
Una storia di strazi privati e pubbliche negligenze che ci ricorda che il male peggiore è l'indifferenza. In anteprima alla Festa del Cinema di Roma.
di Paola Casella
È stata un’ottima idea ambientare “La peste” nella Napoli blindata dal lockdown da parte di Francesco Patierno che firma la regia e la sceneggiatura insieme allo scrittore napoletano Andrej Longo e a Francesco Di Leva, che interpreta il ruolo centrale del medico. Patierno sa dove posizionare la cinepresa e i suoi attori, soprattutto Di Leva e Antonino Iuorio, sanno come calarsi nel dramma interiore come in quello che li circonda. Insieme restituiscono per dialoghi e immagini lo scoramento di fronte all’inimmaginabile, e comunicano un messaggio di solidarietà e di resistenza al male peggiore di tutti, l’indifferenza.
La Napoli desertificata dal Covid è coprotagonista di questa storia di strazio privato e pubbliche negligenze, che non fa sconti all’omertà con cui la pandemia è stata accolta e all’opportunità politica in nome della quale è stata minimizzata, nel momento in cui sono mancate “regole, permessi, uomini, tempi”.