
Anno | 2022 |
Genere | Avventura, Commedia, Fantasy |
Produzione | Francia |
Durata | 111 minuti |
Regia di | Jean-Pierre Jeunet |
Attori | Dominique Pinon, Alban Lenoir, André Dussollier, Elsa Zylberstein, Isabelle Nanty Claude Perron, Claire Chust, Stéphane De Groodt, Youssef Hajdi, François Levantal. |
MYmonetro | 2,10 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 5 febbraio 2022
Una commedia fantascientifica in cui l'umanità instupidita dalla tecnologia finisce prigioniera delle intelligenze artificiali che ha creato.
CONSIGLIATO NÌ
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In un futuro prossimo iper-tecnologizzato, alcuni umani abituati a farsi servire in tutto e per tutto dall'intelligenza artificiale si ritrova prigioniero di una casa all'avanguardia, vittima di una rivolta dei droni umanoidi Yonyx. A causa di un bug che ha colpito la rete e i sistemi elettronici, robot e dispositivi digitali vanno in tilt e trasformano una normale giornata in un incubo: conflitti, alleanze, rivolte e relazioni fra uomini e donne, adulti e adolescenti, portano a una contro-rivolta verso un ferocissimo agente Yonyx penetrato nella casa, mentre i robot domestici Mecca fanno di tutto per diventare anch'essi umani come i loro padroni. Chi la spunterà?
A sette anni dall'ultimo film Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, Jean-Pierre Jeunet torna con uno strano ibrido di commedia domestica e fantascienza che ironizza sulla società del presente e immagina di conseguenza un futuro in cui l'umanità è piacevolmente soggiogata alla robotica
Idealmente, Big Bug è una versione cinematografica (o meglio, televisiva, vista la produzione e la distribuzione di Netflix) dei Pronipoti, la celebra serie animata di Hanna & Barbera che a metà anni '80 portava la sitcom in un futuro dominato dalla tecnologia e soavemente disumanizzato. I colori pastello, i toni da commedia, l'unità di luogo e di tempo, le atmosfere grottesche e talvolta catastrofiche del film rimandano di fatto a un modello narrativo e a un immaginario televisivo-nostalgico, come se questo futuro con famiglie inebetite dalla tecnologia fosse ancora figlio delle fantasie moderniste di un mondo pre-digitale, divertito e al tempo stesso spaventato dall'ipotesi - un tempo percepite come assurda, oggi considerata assai probabile - di una società di servizi domestici immediati.
Anche nel titolo, che rimanda all'incubo poi rivelatosi infondato del millennium bug, il film, sceneggiato dallo stesso Jeunet, fa pensare a un'ispirazione d'altri tempi, datata e un po' fanciullesca, secondo cui il vero pericolo del mondo a venire sarebbe lo scontro fra l'intelligenza umana e quella artificiale, fra una modalità di pensiero contradditoria, imprevedibile, geniale e autolesionista e una inflessibile, spietata, ottusa nella sua perfezione senza sbavature: roba d'altri tempi, insomma, fantasie e incubi di metà secolo scorso.
Big Bug è una pochade ambientata nel futuro, la commedia stupidina, fatta delle gelosie, degli innamoramenti, delle isterie, delle liti fra i personaggi (una moglie e un marito divorziati, una nuova amante per lui, un nuovo possibile amore per lei, due ragazzini alla scoperta del sesso, una signora non più giovane invaghita di un drone...), di un regista non più giovane, non certo ispirato come un tempo, che oggi si diverte con l'estetica piatta ed evanescente del digitale, così come un tempo si divertiva con le scenografie pesanti, i corpi deformati, gli appetiti carnali di Delicatessen.
Inevitabilmente, l'effetto di Big Bug non può essere più lo stesso dei passati lavori di Jeunet: il grottesco si fa parodia demente, la distorsione surreale una premonizione banale, l'innocenza della fantasia immaginario piatto e, per l'appunto, vecchiotto.
Sfugge il senso di un'operazione come Big Bug, se non come presa in giro dell'ossessione tutta contemporanea per le distopie: Jeunet sembra quasi sperare che l'umanità del futuro sia ridotta in cattività dai robot, protagonista suo malgrado di un reality show in cui uomini e donne denudati sono trattati come animali da circo da spietati droni col sorriso malefico. Non c'è però satira, non c'è cupezza, non c'è nemmeno orrore o grandiosità scenografica (il film ha avuto diverse difficoltà produttive, poi risolte dall'intervento di Netflix): in Big Bug c'è giusto l'esibizione di una società digitalizzata e iperrealistica che finisce fatalmente per mettersi in gabbia da sola, salvo alla fine - com'è giusto che sia nella commedia - salvarsi per il rotto della cuffia e proseguire felice per il suo cammino suicida.
Niente di nuovo, naturalmente, così come già visto è lo scontro tra i Mecca e gli Yonyx, i robot umanizzati e gli umanoidi robotici (pensiamo ad esempio a Humandroid), a ribadire un discorso di fondo comunque umanista: perché anche nel futuro anestetizzato di Big Bug, il segreto della conservazione è l'imprevedibilità delle emozioni umane (ridere, piangere, desiderare, arrabbiarsi, ragionare, reagire), che nessuna intelligenza artificiale potrà mai creare spontaneamente, finendo dunque per copiare anche la rivolta da quel padrone che vorrebbe tanto trasformare nel proprio schiavo.
un film stravagante ma molto poco originale, annoia fin da subito, una scenografia affascinante non basta per sopperire ad una sceneggiatura sterile ed infantile, noioso
ricco di effetti ma spoglio di contenuti. Con un non finale.
Siamo lontani dai livellli della trilogia Delicatessen-Amelie-Domenica di passioni che il regista francese ci ha regalato nel passato.. Big Bug rispolvera il datato tema della rivolta delle macchine in chiave terzo millennio con il consueto senso estetico e ltipologia dei suoi personaggi, ma il risultato è deludente. Il film non brilla quasi mai, per non dire che annoi.
Inutile anche spendere troppe parole. Film inutile, all'inizio incuriosisce la scelta stilistica ma dopo non molto annoia e delude perchè sotto il vestito digitale non c'è niente. Addio Amelie !
Jean-Pierre Jeunet formato Netflix è di una malinconia senza fine. Se avete amato Amélie tenetevi alla larga da questa cosa. In una serata di una noia totale, per di più visivamente infastidita da effettazzi anni Ottanta, l'unica nota lieta la lettura dell'ottima scheda di Manassero che condivido in ogni suo passaggio (non nel voto comunque pluristellato).
Procede da sempre per accumulo il cinema di Jeunet. Stipa le inquadrature di cose e di corpi e indulge volentieri negli elenchi e nelle liste (ricordate Amélie?), con l'ossessione di non lasciare niente fuori. È un robivecchi degli immaginari, che scava nel passato, rétro pure nel presente, paradossalmente anche di più quando guarda al futuro, come dimostrano il suo Alien - La clonazione e più ancora [...] Vai alla recensione »
Probabilmente il cinema di Jean-Pierre Jeunet si è fermato per sempre a Il favoloso mondo di Amélie. Certo, poi ha girato altri tre film prima di Big Bug ma il suo immaginario, tra frammenti di cinema d'animazione, videogiochi, videoclip, pittura e tracce di una poesia realistica, si è soltanto stancamente riciclato. Il suo nuovo film Netflix è il tentativo impossibile di ritornare lì in una chiave [...] Vai alla recensione »
Molti famosi autori decidono di fare film per le piattaforme di streaming con l'obiettivo di arrivare all'Oscar. Il regista del Favoloso mondo di Amélie sbarca su Netflix con un'altra idea in testa: divertirsi. I personaggi di Bigbug sembrano quelli di una sitcom (il vicino, la vicina, una famiglia allargata) e l'ambientazione quella di un loft dove si realizza un reality show, ma con l'aria condizionata [...] Vai alla recensione »