Barbie

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QUESTO FILM PROCLAMA VALORI TRADIZIONALI Valutazione 3 stelle su cinque

di fabriziog


Feedback: 5087 | altri commenti e recensioni di fabriziog
venerdì 4 agosto 2023

Mi sono chiesto e mi hanno chiesto come mai il film “Barbie” di Greta Gerwig sta sbancando al botteghino come terzo film più visto nelle sale dopo le riaperture post pandemia. La risposta è semplice e basta guardare la pellicola con attenzione, scrutando i dettagli sino alla fine.“Barbie” è un lavoro cinematografico di liberazione dello spettatore dalla opprimente imposizione fluida, liquida, queer egender. È esaltata la “Bellezza” femminile, la bellezza di donne vere, non frutto del laboratorio transgender. Le differenze corporee e psicologiche dei due sessi, maschio e femmina, sono marcate, in chiave ovviamente macchiettistica, in modo chiaro e senza equivoci.
Nel mondo irreale e plastificato di Barbie - quello della bambola immessa in commercio il 9 marzo 1959 - la felicità è artefatta perché vissuta da donne irreali, prive di vagina, in quanto tali incomplete, e l’elemento maschile è un optional, un Ken, un maschio finto, senza il pene.
Il maschio vive di riflesso alla femmina: Ken vive per farsi notare da Barbie. Maschile e femminile sono in contrapposizione secondo la concezione vetero-femminista. La Barbie soppianta le bambole di un tempo che aiutavano le donne, sin dalla loro infanzia, a divenire buone mogli e breve madri.
Barbierivoluziona la percezione delle donne nella società, strumento ludico di lotta alla discriminazione.
Barbieè una wasp. È bianca, americana, bionda, molto californiana, bella e sexy: è femmina, parecchio femmina. Questa femminilità non smette mai di esistere e di imporsi per tutta la durata della proiezione, con i tacchi o con le orribili Birkenstock, con o senza trucco: Margot Robbie - l’attrice che veste i panni della creazione di Ruth Handler - è bellissima. La femminilità, l’essere donna, sono l’autentico leitmotiv della trama. Non si può essere donna senza il reale, senza l’umanità ed i suoi risvolti negativi, senza il pianto, il dolore e la morte. Barbie vuole questo per essere vera, completa, tutta ragazza, tutta essere umano. Barbie, così, decide di fare parte di quella Umanità composta di uomini con il pene e donne con la vagina. I dettagli sono fondamentali. Le ultime immagini mostrano una bambola Barbie con il bambino da inserirle nella pancia. La vagina è aperta alla vita e Barbie si reca dal ginecologo perché, in quanto donna e per volontà della natura, è potenzialmente madre. Non v’è alcuna concessione agli LGBT. Alcuna. Gli uomini e le donne sono complementari, non gli uni contro le altre: solo complementari realizzano se stessi, completano se stessi e possono cercare di migliorare l’esistenza umana, perpetuandone la specie.
Questo film è l’esaltazione della normalità e della naturalità e avversa gli stereotipi. Il pianto non appartiene solo all’ “altra metà del cielo” ma anche all’uomo, che non perde la propria mascolinità versando lacrime.
Ad essere preso in giro è chi qualifica “fascista” tutto ciò che non rientra fra le sue idee, ma v’è salvezza anche per lui. L’adolescente woke, eternamente triste e arrabbiata, ritroverà il sorriso e l’amore per la madre proprio entrando in contatto con il mondo leggero e “curvilineo” di Barbie.
Le citazioni sono numerose: dalle scene iniziali di “2001: Odissea nello spazio” con lo splendido brano “Così parlò Zarathustra” ai musical di Broadway (penso a “Tommy” degli Who), sino ai cantanti rock e rapper anni ’70 e ’80 con la pelliccia sopra il petto nudo (segno di virilità non di altro come taluni, inventando, hanno ideologicamente affermato).
Secondo me si sono sbagliati a produrre questa pellicola: proclama, in modo esplicito o subliminale, valori tradizionali.
Fabrizio Giulimondi
 
 

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shagrath mercoledì 9 agosto 2023
prospettiva femminista corretta
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A mio avviso la morale della favola è molto più semplice e lineare. "Barbie Stereotipo" cessa di essere uno stereotipo. E con lei il femminismo stesso cessa di essere uno stereotipo. Per chi non ha mai conosciuto il mondo di Barbie, questa bambola rappresenta "una cultura sbagliata", "consumismo rampante" e addirittura "fascismo" (tutte cose di cui è accusata Barbie Stereotipo), così come chi non ha mai capito il femminismo pensa le stesse cose delle femministe. Stereotipi appunto. Il femminismo visto come una minaccia per l''identità dell''uomo, rilegato nel mondo di Barbie a un accessorio della donna. Stereotipi tuttavia falsi, impossibili, fuorvianti e frutto di ignoranza e incomprensione: questo è quello che capisce Barbie e che dovrebbe capire anche lo spettatore. [+]

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claudio domenica 13 agosto 2023
hai ragione.
100%
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0%

IL film, terribile, noioso, e con un format nazi-femminista.
Invece di provare a spingere verso una vera parità di genere, si macchietta l''uomo, stereotipato all''eccesso.
La realtà del film di Barbie è quella del 1950, non nostra (ricordo che siamo, nel film, in California, non in qualche oscuro paese ). Invece nel monologo di Gloria, se ne esce con un discorso senza senso, come il mondo fosse fermo nel 1950.
Sopratutto alla fine, il mondo Barbieland è lo stesso Mondo Reale del film ma rovesciato. Tanto è criticato ma identico. Senza senso.
Avrebbero potuto far capire che l''uomo e donna possono convivere insieme, che non vi è differenza di diritti tra uomo e donna. Che dei KEN poteva far qualcosa, oltre alla sabbia. [+]

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