felicity
|
martedì 23 agosto 2022
|
una storia semplice, senza tempo e universale
|
|
|
|
La trama è prevedibile, la costruzione drammaturgica un poco schematica e in fondo Compartment No. 6 ha tutti i cliché più tipici del road movie.
Ma a contare nel film non è tanto quello che si racconta, quanto tutto ciò che quel racconto evoca. Proprio come in una favola sono infatti i personaggi, le loro storie, i rapporti fra essi e lo spazio che li circonda a diventare importanti. Il regista sospende la storia in una temporalità imprecisata togliendo ogni punto di riferimento e racconta un’epoca che potrebbe essere la nostra ma allo stesso tempo appare lontana, perduta nel passato.
E se è difficile capire quando siamo, allo stesso modo lo è il dove.
[+]
La trama è prevedibile, la costruzione drammaturgica un poco schematica e in fondo Compartment No. 6 ha tutti i cliché più tipici del road movie.
Ma a contare nel film non è tanto quello che si racconta, quanto tutto ciò che quel racconto evoca. Proprio come in una favola sono infatti i personaggi, le loro storie, i rapporti fra essi e lo spazio che li circonda a diventare importanti. Il regista sospende la storia in una temporalità imprecisata togliendo ogni punto di riferimento e racconta un’epoca che potrebbe essere la nostra ma allo stesso tempo appare lontana, perduta nel passato.
E se è difficile capire quando siamo, allo stesso modo lo è il dove. Certo, sappiamo da dove parte il treno e qual è la destinazione, ma in quei due giorni e mezzo di viaggio nel nulla dell’inverno russo ogni riferimento si smarrisce e, proprio come il tempo, anche lo spazio sembra diventare immutabile.
Lì, dentro a un treno a lunga percorrenza con i tappeti stesi nei corridoi degli scompartimenti, i bicchieri da tè in vetro con i supporti in metallo, le vecchiette sedute nei vagoni e i controllori in rigida divisa militare, sembra che tutto sia indefinibilmente bloccato fra l’epoca sovietica e la tradizione.
Nulla di particolarmente originale dunque, eppure un messaggio che colpisce nel profondo e in modo universale. E non tanto per un’idea romantica di libertà cui il topos del viaggio tradizionalmente rimanda, ma perché probabilmente un viaggio del genere nel profondo lo sogniamo o lo abbiamo fatto tutti e, proprio come il film, è un sogno che non passa mai.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a felicity »
[ - ] lascia un commento a felicity »
|
|
d'accordo? |
|
greta nika
|
martedì 2 agosto 2022
|
bellissimo e intenso
|
|
|
|
Film molto ben fatto, attori bravissimi (Yuriy Borisov veramente da capogiro, è riuscito davvero a dare una profondità e una intensità al suo personaggio notevoli), ambientazione e connubio fra i due interpreti perfetto, unica piccola pecca: credo ci sia un errore storico, ossia se la storia è ambientata sul finire degli anni '80/ primi anni '90, la citazione del film Titanic con Jack e Rose (film del 1997, uscito nel 1998 credo) è un po' troppo fuori fase, no? Dettagli a parte, bellissimo, merita.
|
|
[+] lascia un commento a greta nika »
[ - ] lascia un commento a greta nika »
|
|
d'accordo? |
|
duellante
|
mercoledì 23 marzo 2022
|
come si dice "ti amo" in finlandese? duellante
|
|
|
|
Come si dice "ti amo" in finlandese?
"Haista vittu" [Vaffanculo]
SCOMPARTIMENTO N°6
F O L G O R E
di Salvo Grammatico
Duellante (Fb/Google)
Il_duellante (Inst.
[+]
Come si dice "ti amo" in finlandese?
"Haista vittu" [Vaffanculo]
SCOMPARTIMENTO N°6
F O L G O R E
di Salvo Grammatico
Duellante (Fb/Google)
Il_duellante (Inst.am)
Sto guardando un film brutto e inutile mentre scrivo e penso ancora cosa ho di meglio visto.
Non dirò quale è il film brutto, dopotutto mi è servito a pensare ancora all'intimo e ottimo "Scompartimento n.6" del finlandese Juho Kuosmanen.
E che è di fatto un film russo.
Russo è Ljoha,un ragazzo a tratti spigoloso,invadente,eccessivo come lo sono le persone ferite e sole,qui magnificamente interpretato dal russo-ancora- Jurij Borisov.
In Russia poi ancora lo porta quel treno e al freddo,al silenzio,alla fatica prossima di un lavoro duro, ma forse chissà anche a credere nella fiducia.
Laura è la sua coinquilina in quel vagone e proprio come la sua interprete Seidi Haarla,è invece finlandese e non è un caso.
Non può e non deve essere stato un caso ed il regista lo avrà calcolato in ogni suo verso.
Ora il film,rispetto al romanzo di Rosa Liksom (finlandese di origine ma che di Russia da tempo scrive),prende parecchie
distanze e non del tutte riuscite peraltro: Ljoha violento e assai misogino nel libro,qui è meno marcato e chissà forse forse è un bene pure,mentre invece l'idea di attribuire una storia lesbo e oramai al capolinea alla protagonista,resta alquanto
banale senza meno,ovvero,una
scelta quasi ormai dovuta in un cinema europeista omologato, ma che qui non arricchisce alcunché.
Fortuna vuole che presto la si dimentica come farà pure pian piano Laura durante il tragitto ed il film viaggerà stazione dopo stazione su altro,l'altro,l'altrove.
Dovrebbe vincerlo per davvero l'Oscar per miglior film straniero se solo ci fosse...e di gran lunga preferirlo agli altri della lista,ma qualcosa di preventivo e ancor peggio cautelativo,dice invece che stride oggi questa marcatura russa ed è un grave e ulteriore torto allora ad un cinema che attraversa la sua storia proprio perché è di lì e di nessun altro luogo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a duellante »
[ - ] lascia un commento a duellante »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
martedì 22 marzo 2022
|
il treno, la notte, la vita
|
|
|
|
Sembra quasi di avvertire la nostalgica consapevolezza del disagio cechoviano in Scompartimento No. 6, presentato in concorso al Festival di Cannes 2021 e tratto dal romanzo di Rosa Liksom. Ma se nel narratore russo, il mondo della grande madre patria appariva umanità dolente e rassegnata in uno stallo da cui non pareva esserci una via d’uscita, nel film di Juho Kuosmanen, l’irrequietezza malinconica diviene disagio e incertezza negli alvei di un viaggio lunghissimo da Mosca a Murmansk, all'estremità nord-occidentale della Russia europea a due passi dal Mar di Barentz.
Due i protagonisti a dividere le notti livide e fredde di un viaggio metafora di un’esistenza ingrigita e tormentata: da un lato Laura (Seidi Haarla), una timida e silenziosa ragazza finlandese, diretta senza la sua fidanzata, l’insegnante Irena, alla visita dei petroglifi, incisioni rupestri millenarie e dall’altro Ljoha (Yuriy Borisov), un ragazzo russo pieno di rabbia, dolore represso, in fuga da quell’URSS appena demolita (siamo ad inizi anni ’90) verso un lavoro di minatore.
[+]
Sembra quasi di avvertire la nostalgica consapevolezza del disagio cechoviano in Scompartimento No. 6, presentato in concorso al Festival di Cannes 2021 e tratto dal romanzo di Rosa Liksom. Ma se nel narratore russo, il mondo della grande madre patria appariva umanità dolente e rassegnata in uno stallo da cui non pareva esserci una via d’uscita, nel film di Juho Kuosmanen, l’irrequietezza malinconica diviene disagio e incertezza negli alvei di un viaggio lunghissimo da Mosca a Murmansk, all'estremità nord-occidentale della Russia europea a due passi dal Mar di Barentz.
Due i protagonisti a dividere le notti livide e fredde di un viaggio metafora di un’esistenza ingrigita e tormentata: da un lato Laura (Seidi Haarla), una timida e silenziosa ragazza finlandese, diretta senza la sua fidanzata, l’insegnante Irena, alla visita dei petroglifi, incisioni rupestri millenarie e dall’altro Ljoha (Yuriy Borisov), un ragazzo russo pieno di rabbia, dolore represso, in fuga da quell’URSS appena demolita (siamo ad inizi anni ’90) verso un lavoro di minatore.
Due solitudini a incrociarsi in uno scompartimento dove la privacy non esiste, due solitudini che cozzano, litigano, si amano, in un mondo a cui non appartengono ma nel quale, lottano per esistere, contro il freddo, i ghiacci, le convenzioni sociali. Le stesse che spingono, nel corso della festa di intellettuali moscoviti, Laura a partire senza la sua amata raggiunta al telefono in laconiche comunicazioni, di pari e opposta tensione, Ljoha a migliorare le sue condizioni di vita all'alba della caduta del comunismo. Di sfondo, il paesaggio di una steppa desolata, fatta di incontri con compagni di viaggio non sempre piacevoli, di silenzi innevati, territori primigeni e pudici come il rapporto fragile e del resto quasi commovente che si verrà a creare tra i due nel corso della vicenda.
Kuosmanen con solerte capacità, filma questo rapporto, ci pone ad altezza degli sguardi della coppia, negli scompartimenti che ricordano tanti i treni anni ’90 Milano-Palermo, colmi di un’umanità invadente e al tempo stesso affiatata. Il gusto dell’inquadratura è volutamente mirato a sottolineare il grande “mare bianco” che i due affrontano, prima separandosi, poi ritrovandosi al termine del loro viaggio, senza retorica, senza stucchevoli frasi d’amore, inframezzate da un vaffanculo pronunciato nel medesimo modo. No, solo con l’ambizione di voler raccontare, come ogni cinema dovrebbe fare, unastoria (per dirla alla Gipi), di un viaggio al termine del quale, indipendentemente dalla destinazione, i due non saranno più come prima.
Forse perché entrambi impareranno ad ascoltare con decisione, l'animale che si portano dentro, per citare Battiato, in una notte calviniana fatta di binari, silenzi, vodka e tanto coraggio. Quello di accettare di essere invece, almeno in parte, uguale a ciò che si rifiutava a priori prima.
E questa consapevolezza, dona il quid di ogni senso di viaggio, dove la destinazione è solo l’inizio di una nuova tappa. Tutta da vivere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
anna rosa
|
venerdì 4 marzo 2022
|
ai confini del mondo per ritrovare l''innocenza
|
|
|
|
Film di un regista coraggioso nella misura in cui non adotta nessuno stratagemma per colpire lo spettatore, quali colonna sonora nonché accumulazione di eventi e loro rapido susseguirsi, e neanche "spiega" quel che racconta facendoli parlare molto (vedi i film americani), ma lascia che noi spettatori capiamo da noi stessi i sentimenti che provano i suoi personaggi semplicemente mostrandoceli, facendoceli vedere: mentre sono soli, mentre guardano fuori da un finestrino, mentre dicono grazie a litigano, mentre dicono un semplice grazie. Insomma, è cinema cinema, non un fotomanzo animato. Peraltro, basandosi il film su un romanzo, l'operazione è stata ancora più difficile perché data la materia del "racconto", il regista non poteva certo ritagliare i momenti clou del libro e metterli uno accanto all'altro, come spesso avviene.
[+]
Film di un regista coraggioso nella misura in cui non adotta nessuno stratagemma per colpire lo spettatore, quali colonna sonora nonché accumulazione di eventi e loro rapido susseguirsi, e neanche "spiega" quel che racconta facendoli parlare molto (vedi i film americani), ma lascia che noi spettatori capiamo da noi stessi i sentimenti che provano i suoi personaggi semplicemente mostrandoceli, facendoceli vedere: mentre sono soli, mentre guardano fuori da un finestrino, mentre dicono grazie a litigano, mentre dicono un semplice grazie. Insomma, è cinema cinema, non un fotomanzo animato. Peraltro, basandosi il film su un romanzo, l'operazione è stata ancora più difficile perché data la materia del "racconto", il regista non poteva certo ritagliare i momenti clou del libro e metterli uno accanto all'altro, come spesso avviene. Scompartimento n.6 racconta infatti molto poco sul piano dei fatti, ma tanto per altro verso, giacché l'azione consiste nel lunghissimo viaggio in treno di un giovane russo e di una giovane finlandese attraverso lo sconfinato territorio russo da Mosca a Murmansk, ultimo avamposto della civiltà umana prima del nulla del mare Artico. All'inizio del film qualcuno dice "Bisogna conoscere il passato per capire il presente", e queste parole ripete la giovane archeologa, dal sorriso bellissimo, per spiegare cosa la spinge a quel viaggio così faticoso pur di vedere i petroglifi incisi da uomini di 10.000 anni fa. Ora, a me sembra che l'intento del regista sia fondamentalmente di mostrarci quanta umanità ci sia sotto la scorza ruvida di quegli uomini costretti da sempre a misurarsi con la durezza di un ambiente così ostile e sterminato, e trattandosi di Russia, la durezza è anche quella di tutti I regimi che questa nazione ha sperimentato. Si pensi all'agente ferroviaria, solo apparentemente gelida, ma soprattutto, ovviamente, al giovane Lioha, cosi fragile e sotto la sua aggressività. Ecco, se non ho dato il massimo dei voti a questo film così paziente verso i suoi personaggi, è perché non ha rivelato nulla sul passato di Lioha che rivelasse le cause della sua aggressività, più spiccata che in altri personaggi. Insomma, per essere franchi, quando è scappato sconvolto alla richiesta della sua compagna di viaggio di scrivere il suo indirizzo, mi aspettavo di apprendere per esempio che era figlio di ex- forzati o cose di questo genere. Però siccome il finale è aperto - si rivedranno? non si rivedranno? -, penso che prima o poi lo dirà all'amica finlandese con la quale ha ritrovato la via dell'autostima. Aggiungo solo un'altra cosa: bella la scena in cui i due giovani si rotolano nella neve come fanno i giovani cani, semplicemente godendo del gioco. Almeno in quel momento il cucciolo che è in ognuno, come dice l'anziana donna presso cui dormono una notte, li ha liberati dei panni vecchi che la vita ha messo sulle loro spalle e ha reso loro l'innocenza dell'infanzia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a anna rosa »
[ - ] lascia un commento a anna rosa »
|
|
d'accordo? |
|
robertola
|
martedì 11 gennaio 2022
|
concilia solo il sonno
|
|
|
|
Film sopravvalutato, triste , brutto , noioso , senza storia, poco plausibile .Talmente grigio che pensavo di avere gli occhiali appannati , perdipiù girato in uno dei posti più brutti e lugubri del pianeta. . Forse l'ho trovato pessimo perchè gli altri 4 amici sono almeno riusciti a dormire, ma io fino alla fine ho resistito nella speranza che ci fosse un cambio di ritmo, una trovata. Come si può recensire positivamente un film con i colori e il ritmo della corazzata potiomkin ?
|
|
[+] lascia un commento a robertola »
[ - ] lascia un commento a robertola »
|
|
d'accordo? |
|
robertola
|
martedì 11 gennaio 2022
|
difficile non addormentarsi
|
|
|
|
Apprezzabile solo al frase iniziale del regista, poi 100 minuti di buio , grigio sporco , triste viaggio in uno dei posti più tristi ed angoscianti del mondo. Io l'ho trovato pessimo e noioso , gli altri amici invece si sono addormentati . TROPPO SOPRAVVALUTATO
|
|
[+] lascia un commento a robertola »
[ - ] lascia un commento a robertola »
|
|
d'accordo? |
|
giovanni_b_southern
|
giovedì 23 dicembre 2021
|
una perla da vedere
|
|
|
|
Nessuna recensione. Gli ottimi giornalisti di Mymovies sono preposti a questo. Da spettatore una cosa : una perla. Da vedere punto
|
|
[+] lascia un commento a giovanni_b_southern »
[ - ] lascia un commento a giovanni_b_southern »
|
|
d'accordo? |
|
athos
|
lunedì 20 dicembre 2021
|
sliding doors
|
|
|
|
Di questo film ricorderò le porte, reali e metaforiche. Le porte dell'esistenza di Laura, aperte poi chiuse poi riaperte, e le porte della carrozza del treno che porta a Murmansk. Aperte e chiuse e poi riaperte su nuove sensazioni. I film nordici sono densi e silenziosi, con sfumature delicate e notturne. Una bella storia d'amore dove nulla è scontato.
|
|
[+] lascia un commento a athos »
[ - ] lascia un commento a athos »
|
|
d'accordo? |
|
giandolmen
|
lunedì 20 dicembre 2021
|
telefoni a gettoni, neve sporca alcol scadente
|
|
|
|
E' un film con una donna che viaggia in treno da Mosca a Murmansk. Ci sono dei telefoni a gettoni, tanta neve sporca, uno walkman e bottiglie di liquoracci fatti in casa. C'è anche un vasone gigantesco di cetrioli.
A tutto questo si aggiunge un russo, che ricorda Ewan McGregor, ma come solamente un russo può ricordare Ewan McGregor.
Poi arriva anche un finlandese con la chitarra, meno male che se ne va presto.
Il film è "Scompartimento n. 6" e mi pare un film di due che grazie al viaggio scoprono qualcosa, di sè stessi e dell'altro.
Ah, è di un regista finlandese.
[+]
E' un film con una donna che viaggia in treno da Mosca a Murmansk. Ci sono dei telefoni a gettoni, tanta neve sporca, uno walkman e bottiglie di liquoracci fatti in casa. C'è anche un vasone gigantesco di cetrioli.
A tutto questo si aggiunge un russo, che ricorda Ewan McGregor, ma come solamente un russo può ricordare Ewan McGregor.
Poi arriva anche un finlandese con la chitarra, meno male che se ne va presto.
Il film è "Scompartimento n. 6" e mi pare un film di due che grazie al viaggio scoprono qualcosa, di sè stessi e dell'altro.
Ah, è di un regista finlandese... e anche qui, come ne “Il cieco che non voleva vedere Titanic” di Teemu Nikki, si parla di Titanic
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giandolmen »
[ - ] lascia un commento a giandolmen »
|
|
d'accordo? |
|
|