giandolmen
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lunedì 20 dicembre 2021
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telefoni a gettoni, neve sporca, walkman e liquoracci fatti in casa
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C'è un film con una donna che viaggia in treno da Mosca a Murmansk, con dei telefoni a gettoni, neve sporca, walkman e liquoracci fatti in casa. C'è anche un vasone gigantesco di cetrioli.
C'è anche un russo, che ricorda Ewan McGregor, ma come solamente un russo può ricordare Ewan McGregor.
Poi arriva anche un finlandese con la chitarra, meno male che se ne va presto.
Il film è "Scompartimento n. 6" e mi pare un film di due che grazie al viaggio scoprono qualcosa, di sè stessi e dell'altro.
Ah, è di un regista finlandese... e anche qui, come ne “Il cieco che non voleva vedere Titanic” di Teemu Nikki, si parla di Titanic
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stellab
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domenica 19 dicembre 2021
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bellissimo
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Una storia poetica e umana che ti coinvolge da subito
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emanuele 1968
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giovedì 9 dicembre 2021
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triste ma curioso
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Allora Laura e una ragazza tipicamente "taragna" di cui pare avere una relazione lgbt non corrisposta, tant'è vero che la sua compagna gli regala un viaggio che dura giorni per visitare un sito archeologico di "pietre" che "guardacaso" in questa parte dell'anno è praticamente irraggiungibile, e qui e sarebbe già un comment. Lungo il viaggio essendo lei profondamente lgbt il destino vuole purtroppo per lei vederla "costretta" a condividere sul treno una cabina con un maschietto tutto sommato caruccio, e pare pure simpatico, che si rivelerà un tipo decisamente pragmatico, questo giovanotto "etero" pare abbia il vizio del bere e fumare, e tiene "contatti" con chi gli presta le macchine.
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Allora Laura e una ragazza tipicamente "taragna" di cui pare avere una relazione lgbt non corrisposta, tant'è vero che la sua compagna gli regala un viaggio che dura giorni per visitare un sito archeologico di "pietre" che "guardacaso" in questa parte dell'anno è praticamente irraggiungibile, e qui e sarebbe già un comment. Lungo il viaggio essendo lei profondamente lgbt il destino vuole purtroppo per lei vederla "costretta" a condividere sul treno una cabina con un maschietto tutto sommato caruccio, e pare pure simpatico, che si rivelerà un tipo decisamente pragmatico, questo giovanotto "etero" pare abbia il vizio del bere e fumare, e tiene "contatti" con chi gli presta le macchine..... Qui sul treno sembrerebbe che nasca un'amore tra i due .......... ma lei essendo profondamente "taragna" ritornera dalla sua compagna che condivide con altre donne, e tutti vissero felici e contenti ?
Che dire......bravo il regista, ci sta tanto in questo film, potrebbe essere tratto da un mix di storie vere, un film che fa riflettere su storie che ci circondano, mah......
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francesca meneghetti
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giovedì 9 dicembre 2021
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se una notte d'inverno una viaggiatrice
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Prima di tutto ti vengono addosso gli odori, come nel famoso romanzo di Suskind, “Il Profumo”, anzi un cocktail insopportabile fatto di fumo di sigaretta, fiati alcolici, latrine, corpi sudati e poco lavati, l’odore ferroso dei binari, lo smog urbano. È insolito che un film solleciti tanto l’olfatto, il più primitivo dei sensi, ma è così in “Scompartimento n. 6 - In viaggio con il destino”. Gli spazi chiusi (abitazioni o scompartimenti di un treno transiberiano), affollati di esseri umani, di capi di vestiario pesanti, di coperte e tessuti che assorbono gli odori, sono contenitori di aria impura, ma sono caldi, e illuminati da luci altrettanto calde. Dagli spazi esterni emana una sensorialità tattile, visiva, acustica: il freddo umido e il gelo artico, il bianco non sempre immacolato della neve, la grigia luce diurna, le nebbie, le tenebre che prevalgono sulla luce, l’ululare di un vento sferzante che agita anche il mare, il rumore assordante degli organi meccanici di una miniera.
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Prima di tutto ti vengono addosso gli odori, come nel famoso romanzo di Suskind, “Il Profumo”, anzi un cocktail insopportabile fatto di fumo di sigaretta, fiati alcolici, latrine, corpi sudati e poco lavati, l’odore ferroso dei binari, lo smog urbano. È insolito che un film solleciti tanto l’olfatto, il più primitivo dei sensi, ma è così in “Scompartimento n. 6 - In viaggio con il destino”. Gli spazi chiusi (abitazioni o scompartimenti di un treno transiberiano), affollati di esseri umani, di capi di vestiario pesanti, di coperte e tessuti che assorbono gli odori, sono contenitori di aria impura, ma sono caldi, e illuminati da luci altrettanto calde. Dagli spazi esterni emana una sensorialità tattile, visiva, acustica: il freddo umido e il gelo artico, il bianco non sempre immacolato della neve, la grigia luce diurna, le nebbie, le tenebre che prevalgono sulla luce, l’ululare di un vento sferzante che agita anche il mare, il rumore assordante degli organi meccanici di una miniera. Questi sono gli scenari che fanno da sfondo alla vicenda narrata, con prevalenza degli spazi chiusi nella prima parte del film, di quelli esterni nella seconda. Due i protagonisti: Laura (Seidi Haarla), che fin dalle prime scene ambientate nell’appartamento moscovita di Irina, sembra Janis Joplin spettinata, e Ljoha (Jurij Borisov, astro nascente del cinema russo, occhi azzurri, bel nasino, zigomi sporgenti, cranio angoloso). Lei studentessa di archeologia, appassionata di videoriprese, determinata a vedere i petroglifi (incisioni rupestri) di Murmansk. Lui tamarro, rasato, ubriacone, diretto alla stessa città, posta molto a nord ovest, nel circolo polare artico, per un umile e duro lavoro manuale. L’incontro non è dei più felici, e la convivenza forzata, per diversi giorni, nello scompartimento 6, non facilita certo le cose. Laura, che sta rimuginando dentro di sé pensieri che seguono a una delusione amorosa, non ha molta voglia di parlare, specie con uno come lui. Guarda i finestrini appannati, filma qualche bufera, cerca di sopportare storicamente la presenza del giovane e di altri viaggiatori ingombranti. Poi il gelo del suo cuore si scioglie e accetta gli inviti di Ljoha, anche di trascorrere una notta (in concomitanza di una sosta del treno) a casa di una signora, forse madrina del ragazzo (il quale compie un gesto affettuoso nei suoi riguardi). Questa prima parte è lenta, talora anche noiosa, e claustrofobica quel tanto che serve a rendere realisticamente l’idea di questo viaggio in treno da Mosca a Murmansk in pieno inverno, in una Russia dei primi anni ’90, dove le persone, private dei miti del comunismo, sembrano svuotate, inerti, condannate alla solitudine e all’alcolismo. Va da sé che il treno è altresì evocatore dei valori simbolici assunti da questo mezzo nella letteratura russa (a partire da Anna Karenina). Forse simbolo del destino che travolge e trascina. Con l’arrivo alla destinazione, che decreta anche la separazione dei due, ormai amici e forse più, si entra nella fase più dinamica e aperta, quanto a spazialità. Qui si concentra la parte più emozionante ed avventurosa del film, in un ambiente veramente polare. Le difficoltà incontrate da Laura a raggiungere il proprio obiettivo, la porteranno a cercare Ljoha, che sembrava perso, e a vivere con lui un ultimo viaggio, sentimentale e fisico, attraverso la neve e il ghiaccio. Urge un vin brulè dopo la visione del film
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[+] freddezza emotiva
(di goldy)
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goldy
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sabato 4 dicembre 2021
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imprevedibilità feconda
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Per la serie “mai fermarsi alle apparenze” il film conferma la validità dell’affermazione.
Su un treno della linea ferroviaria Mosca-Murmansk verso l’estremo Nord della Russia inizia e prende corpo la storia tra due passeggeri che con premesse scoraggianti perviene a una conclusione meravigliosamente vera quanto rara. La capacità di contribuire alla felicitàdell’altra senza aspettarsi niente in cambio. Una sensibilità rara che incanta.
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