lulumassa
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venerdì 24 dicembre 2021
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e'' stata la mano di federico
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Come volevasi dimostrare. L'ideale viaggio autobiografico di Sorrentino è come al solito un saccheggio autoreferenziale. Si apre con Fellini (il traffico di Otto e 1/2, qui del tutto ingiustificato), si continua con Fellini (un arido pranzo di nozze, tutto il contrario del vitale finale di Amarcord) e si finisce con Fellini (i Vitelloni, Moraldo che lascia Rimini). In mezzo la Ranieri tabaccaiona ("Sportazione") e tante altre scopiazzature gratuite, superficiali, gelide. La lente del ricordo Felliniano - deformante ed evocativa, maschera/che/smaschera, rito eleusino di evocazione dionisiaca e in buona parte mortifera - qui diventa fighetteria edulcorata dalla citazione annacquata, comoda, attualizzata, mai graffiante, sempre "de relato".
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Come volevasi dimostrare. L'ideale viaggio autobiografico di Sorrentino è come al solito un saccheggio autoreferenziale. Si apre con Fellini (il traffico di Otto e 1/2, qui del tutto ingiustificato), si continua con Fellini (un arido pranzo di nozze, tutto il contrario del vitale finale di Amarcord) e si finisce con Fellini (i Vitelloni, Moraldo che lascia Rimini). In mezzo la Ranieri tabaccaiona ("Sportazione") e tante altre scopiazzature gratuite, superficiali, gelide. La lente del ricordo Felliniano - deformante ed evocativa, maschera/che/smaschera, rito eleusino di evocazione dionisiaca e in buona parte mortifera - qui diventa fighetteria edulcorata dalla citazione annacquata, comoda, attualizzata, mai graffiante, sempre "de relato". Anche i tentativi di smuovere qualcosa, come le frasi del regista Capuano prima di finire in acqua come la maggior parte dei personaggi di questo film, non sono così amare come sembrano: hanno il retrogusto dolciastro della commiserazione narcisista. Artificiosa è pure la morte dei genitori, senza lutto, senza disperazione pur con tante urla, senza sincerità. E poi il finale, secondo me dirimente: Moraldo se ne andava da Rimini scappando, con la morte nel cuore. Abbandonava la sua terra come chi aveva perso tutto. Nei Vitelloni viviamo la sua dipartita come un vero strappo, una sconfitta, una morte appunto. Fellini al tempo dei Vitelloni non è ancora il regista icona del cinema mondiale che è diventato poi: il suo film è autobiografico come "i 400 colpi" lo è per Truffaut, qualcosa di necessario, di liberatorio, e cinematograficamente di assai rischioso. Il biografismo di Sorrentino, invece, oggi regista premio Oscar, è solo miserevole autocitazione, una storia che oggi sappiamo tutti come va a finire. la storia di uno che "vuole tutto" e che lo ottiene, a qualunque costo filmico. Alla fine questo non è il racconto di un dolore insanabile, almeno così non appare: è il racconto del proprio successo camuffato da tragedia familiare. Narcisismo ben occultato dietro ai soliti, ormai spompi, fellinismi anaffettivi. La frase di Maradona all'inizio, che sembra evocare una sostituzione del nome del calciatore con quello del regista, ne è muto, triste testimone.
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fabrizio friuli
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mercoledì 22 dicembre 2021
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un piccolo e indispensabile miracolo
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Negli anni '80 , un giovane napoletano nato in una famiglia piuttosto singolare e piuttosto numerosa ha maturato una passione per la squadra del Napoli , oltre a coltivare il sogno di diventare un regista, conduce una vita tranquilla e serena , fino a quando il decesso di entrambi I genitori lo fa sprofondare in un momento di tormento che sembra quasi inestinguibile, sebbene il protagonista è stato salvato da ciò che potrebbe essere definito un intervento divino .
In questo nuovo lungometraggio del prodigioso regista Paolo Sorrentino è presente una componente della sua vita : La perdita di entrambi I genitori, infatti il personaggio principale del film si ispira proprio allo stesso regista , e al tempo stesso potrebbe anche rammentare il protagonista del film Malena , essendo ammaliato dalla sbalorditiva conturbanza di sua zia , impersonata dall'attrice Luisa Ranieri , che viene vista come una squinternata ed ha un pessimo rapporto con il marito .
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Negli anni '80 , un giovane napoletano nato in una famiglia piuttosto singolare e piuttosto numerosa ha maturato una passione per la squadra del Napoli , oltre a coltivare il sogno di diventare un regista, conduce una vita tranquilla e serena , fino a quando il decesso di entrambi I genitori lo fa sprofondare in un momento di tormento che sembra quasi inestinguibile, sebbene il protagonista è stato salvato da ciò che potrebbe essere definito un intervento divino .
In questo nuovo lungometraggio del prodigioso regista Paolo Sorrentino è presente una componente della sua vita : La perdita di entrambi I genitori, infatti il personaggio principale del film si ispira proprio allo stesso regista , e al tempo stesso potrebbe anche rammentare il protagonista del film Malena , essendo ammaliato dalla sbalorditiva conturbanza di sua zia , impersonata dall'attrice Luisa Ranieri , che viene vista come una squinternata ed ha un pessimo rapporto con il marito . Essendo un lungometraggio di Paolo Sorrentino è banalmente lapalissiano che ci sia il talentuoso attore Toni Servillo , che nel film indossa la maschera del padre del protagonista, un buon padre con cui il giovane protagonista ha un buon rapporto, e dice al figlio una cosa molto importante durante uno dei dialoghi : avere il suo primo rapporto carnale , anche con una ragazza priva di bellezza . Un' altra caratteristica di questo film è l'aggiunta di scene dotate di una buona dose di umorismo , e questo garantisce alla pellicola una certa distinzione che è sempre gradita . È ovvio che la sceneggiatura non presenta alcun tipo di sbavatura e anche i dialoghi sono ottimi. Altra componente fondamentale del film è il modo di reagire dei due fratelli , infatti il primo vuole dare una svolta alla sua vita , decidendo di voler percorrere la strada che potrebbe renderlo un regista cinematografico, l' altro invece decide di voler pensare agli amici e al divertimento, dato che ha lasciato ogni speranza ( nel senso che ha deciso di distrarsi e basta , avendo fatto estinguere il suo sogno di essere un attore, dopo essere stato scartato da un provino per un film di Fellini Federico ). Altre componenti di grande rilevanza sono i due personaggi che sono entrati nella vita del giovane protagonista: un contrabbandiere divenuto un amico ed un regista dai modi sgarbati conosciuto come Antonio Capuano , il primo personaggio diventa il suo primo amico e il secondo personaggio gli dice che il suo dolore non potrà essere lenito dal cinema , ed anche di restare a Napoli , affinché possa realizzare il suo sogno senza abbandonare il suo luogo natio , perché Napoli , la città vicina al Monte Vesuvio, può dargli quello di cui ha bisogno per essere un regista. Però, il giovane protagonista, conosciuto come Fabietto Schisa , sale su un treno diretto a Roma e cala il sipario, inoltre , egli riesce perfino a perdere l'innocenza Co una ricca e anziana baronessa , sposata con un ginecologo, e durante il loro coito, lui esclama questo nome : Patrizia.
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rene''''''''52
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mercoledì 22 dicembre 2021
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struggente autobiografia
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Il regista con questa pellicola autobiografica ripercorre i momenti della sua adolescenza vissuti a Napoli, con la sua numerosa famiglia, caratterizzati (ma forse sarebbe meglio di re segnati) da un evento che per quella città ebbe una straordinaria risonanza e cioè l'acquisto da parte della società calcistica di Diego Armando Maradona. Non solo chi non è appassionato di Calcio ma anche gli stessi tifosi di di altre squadre fanno tuttora fatica a capire che cosa ha rappresentato quel fatto non solo per la squadra di Calcio ma per tutta la città. L'aver recentemente intitolato lo stadio 'San Paolo' al fuoriclasse argentino è solo un piccolo esempio della venerazione che i napoletani, soprattutto quelli che vivono nei quartieri più popolari, nutrivano e ancora nutrono per Maradona nel quale,si sono identificati riversando tutta la loro voglia di rivalsa.
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Il regista con questa pellicola autobiografica ripercorre i momenti della sua adolescenza vissuti a Napoli, con la sua numerosa famiglia, caratterizzati (ma forse sarebbe meglio di re segnati) da un evento che per quella città ebbe una straordinaria risonanza e cioè l'acquisto da parte della società calcistica di Diego Armando Maradona. Non solo chi non è appassionato di Calcio ma anche gli stessi tifosi di di altre squadre fanno tuttora fatica a capire che cosa ha rappresentato quel fatto non solo per la squadra di Calcio ma per tutta la città. L'aver recentemente intitolato lo stadio 'San Paolo' al fuoriclasse argentino è solo un piccolo esempio della venerazione che i napoletani, soprattutto quelli che vivono nei quartieri più popolari, nutrivano e ancora nutrono per Maradona nel quale,si sono identificati riversando tutta la loro voglia di rivalsa. L'ansia, la speranza, la trepidazione che contraddistinsero il periodo prima che venisse dato l'annuncio ufficiale dell'acquisto sono rappresentati magnificamente da Sorrentino in un dipinto della città che oltre a esporre le sue bellezze naturali con degli squarci incantevoli, entra anche nella particolarità dei personaggi, con la loro mimica, la loro ironia (tipica napoletana) ma anche con le loro esagerazioni ed esasperazioni (“Se non arriva Maradona, io mi uccido capito?” si sente dire il giovane protagonista da un membro della famiglia) riuscendo a rendere gradevoli e umani anche personaggi della piccola malavita locale. Le volgarità, peraltro poche, pronunciate da questi personaggi non solo non risultano sgradevoli all'orecchio ma riescono a identificare bene la natura degli stessi . Il titolo fa riferimento ad un episodio di una partita di calcio dei Mondiali del 1986 durante la quale Maradona segnò un gol con la mano e da qui la frase 'E' stata la mano di Dio': Non solo Calcio (che poi è un pretesto per spazi molto più ampi) in questo film, ma anche tanto sentimento, non sempre positivo, una tragedia e tanto Cinema. Il più volte citato Fellini sembra ispirare alcune scene della pellicola, come ne“La grande bellezza” un altro capolavoro di Sorrentino con l'augurio che possa bissare lo stesso successo nella serata degli Oscar.
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roberta to
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domenica 19 dicembre 2021
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più noioso o "falso"?
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Un film noioso, zeppo di stereotipi e imprecisioni, un quadretto di Napoli che conferma l'autocompiacimento per le proprie criticità. Vogliamo passare qualunque sciocchezza sotto l'alibi dell'onirico? Fellini è morto e sepolto, lasciamolo riposare in pace. Il protagonista di rara bruttezza e inespressività davvero imbarazzanti spero si metta seriamente a studiare. Vogliamo parlare della marmellata tra Maradona, genitori ipocriti, finte contesse che si fanno pettinare innominabili parti del corpo per offrirsi come nave scuola per ragazzotti oberati dalla propria verginità? In conclusione, questo film che cosa voleva dire? Grazie ai fondi per il sostegno al cinema il signor Sorrentino certamente ha avuto più benefici che non da ripetute sedute psicoterapeutiche.
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Un film noioso, zeppo di stereotipi e imprecisioni, un quadretto di Napoli che conferma l'autocompiacimento per le proprie criticità. Vogliamo passare qualunque sciocchezza sotto l'alibi dell'onirico? Fellini è morto e sepolto, lasciamolo riposare in pace. Il protagonista di rara bruttezza e inespressività davvero imbarazzanti spero si metta seriamente a studiare. Vogliamo parlare della marmellata tra Maradona, genitori ipocriti, finte contesse che si fanno pettinare innominabili parti del corpo per offrirsi come nave scuola per ragazzotti oberati dalla propria verginità? In conclusione, questo film che cosa voleva dire? Grazie ai fondi per il sostegno al cinema il signor Sorrentino certamente ha avuto più benefici che non da ripetute sedute psicoterapeutiche... ma a noi che cosa interessa?
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pino balestrieri
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domenica 19 dicembre 2021
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un film senza racconto
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Film che ha ricevuto la spinta pubblicitaria della critica, ma in sostanza non dice nulla.
Un film che evidenzia lacune sotto l’aspetto del racconto.
Un film che mi ha deluso.
Le note positive del film:
L’attore protagonista è promettente;
La fotografia;
Una bellissima Luisa Ranieri che fa sfoggio della sua sensualità.
Voto 5
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dan76rm
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domenica 19 dicembre 2021
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il sogno che diventa realtà...
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Sorrentino ci catapulta nel suo "gioco" onirico, fin dalle prime immagini. La narrazione, così come la fotografia e la scenografica tornano agli albori de "L'UOMO IN PIÙ", la sua prima pellicola. Senza sofismi (eccetto l'incontro "surreale" con San Gennaro, compresa la sua abitazione), cui eravamo abituati nei film precedenti, rendendo nell'insieme un'estetica semplice. Così come la fotografia, questa volta di una donna (Daria D'antonio), non ricerca più l'esasperazione dei movimenti di macchina, cui ci aveva abituato Luca Bigazzi per necessità narrativa. Ora tutto torna più semplice. Siamo negli anni Ottanta. Il film ci rimanda a ricordi adolescenziali cui tutti possono identificarsi. Il tema centrale è quello del sogno, inteso anche come desiderio e ambizione.
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Sorrentino ci catapulta nel suo "gioco" onirico, fin dalle prime immagini. La narrazione, così come la fotografia e la scenografica tornano agli albori de "L'UOMO IN PIÙ", la sua prima pellicola. Senza sofismi (eccetto l'incontro "surreale" con San Gennaro, compresa la sua abitazione), cui eravamo abituati nei film precedenti, rendendo nell'insieme un'estetica semplice. Così come la fotografia, questa volta di una donna (Daria D'antonio), non ricerca più l'esasperazione dei movimenti di macchina, cui ci aveva abituato Luca Bigazzi per necessità narrativa. Ora tutto torna più semplice. Siamo negli anni Ottanta. Il film ci rimanda a ricordi adolescenziali cui tutti possono identificarsi. Il tema centrale è quello del sogno, inteso anche come desiderio e ambizione. Cui l'uomo, come essere umano è portato d'indole ad aspirare. Sorrentino mette sapientemente sullo stesso piano, questi tre stadi che si articolano rendendo una narrazione complessa, fluente, nitida e asciutta, che colpisce dritto al cuore. Il sogno è quello di Fabietto (Paolo adolescente interpretato dal bravo Filippo Scotti), che ripercorre i ricordi, che sono e resteranno per sempre ben saldi nella sua mente, dei suoi genitori e dei momenti spensierati trascorsi insieme. Ma il sogno diventa desiderio sessuale, quando vede la zia "pazza" (Luisa Ranieri) denudarsi. In parallelo viaggia il desiderio, che vale più del puro atto sessuale, di vedere Diego Armando Maradona vestire la maglia del Napoli. Quasi un'ambizione che diventa riscatto, del popolo partenopeo, tutto. Ma l'ambizione, diventa necessità, quando Fabio (non più Fabietto) decide di staccare il cordone ombelicale con la famiglia, che rimarrà per sempre dentro di se. E a differenza del fratello maggiore Marchino (Marlon Joubert), che deve ancora capire cosa vuole fare da grande, lui già lo sa. Decide quindi di andare a Roma per fare il cinema e raccontarsi. "È STATA LA MANO DI DIO", che ci ha dato la possibilità di vedere quest'opera...
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augustodaroma
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domenica 19 dicembre 2021
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non è un bel film...
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Non è un bel film e a questo punto, ricordando anche La Grande Bellezza, mi domando se Sorrentino non sia sopravvalutato, spero che nel prossimo film lasci in pace Fellini.
Comica la parte del pranzo per festeggiare il fidanzamento della sorella...ma poi???
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johseph
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domenica 19 dicembre 2021
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senza senso
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Un film a mio avviso inutile, senza senso. Sorrentino sulle ceneri di Fellini racconta una storia che non ha mordente. Da evitare.
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rossella
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domenica 19 dicembre 2021
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troppa testa, poca pancia
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Seguo Sorrentino fin dai suoi primi film e conosco le sue varie evoluzioni e periodi creativi. Trovo che sia un regista bravissimo, elegante nei movimenti di macchina e capace di trasmettere intense emozioni in ciascuna inquadratura. Ma, ed è un 'ma' a mio avviso molto importante, la sua presenza nei film risulta davvero ingombrante. In questo suo ultimo lavoro, infatti, la sua voce soffoca decisamente la storia e i personaggi. Il plot secondo me è buono, la storia è carica di elementi e di pathos, i personaggi sono iconici e, anche se a tratti risultano stucchevoli, sono ben delineati. Secondo me si può anche lasciar passare la scelta discutibile di una rappresentazione stereotipata della napoletanità e, più in generale, dell'italianità, perché alla fine trovo che sia una scelta stilistica ormai adottata già in alcuni dei suoi film.
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Seguo Sorrentino fin dai suoi primi film e conosco le sue varie evoluzioni e periodi creativi. Trovo che sia un regista bravissimo, elegante nei movimenti di macchina e capace di trasmettere intense emozioni in ciascuna inquadratura. Ma, ed è un 'ma' a mio avviso molto importante, la sua presenza nei film risulta davvero ingombrante. In questo suo ultimo lavoro, infatti, la sua voce soffoca decisamente la storia e i personaggi. Il plot secondo me è buono, la storia è carica di elementi e di pathos, i personaggi sono iconici e, anche se a tratti risultano stucchevoli, sono ben delineati. Secondo me si può anche lasciar passare la scelta discutibile di una rappresentazione stereotipata della napoletanità e, più in generale, dell'italianità, perché alla fine trovo che sia una scelta stilistica ormai adottata già in alcuni dei suoi film. Diciamo che lo si può accettare nell'ottica in cui si tratta del 'suo punto di vista', ognuno di noi rappresenta il mondo nel modo in cui lo sente e lo vede, e Sorrentino evidentemente ama rappresentare l'Italia e gli italiani attraverso quei tic e caratteristiche che ci accomunano in modo culturale e che si trasformano in un'immagine da cartolina quando siamo osservati dallo sguardo di uno straniero. Diciamo che questo lo comprendo. Quello che però ad un regista bravo come Sorrentino non posso proprio lasciar passare è questa sua ossessione di fare bella figura e prendere un 'voto alto'. Diciamo che secondo me è più concentrato sul fare colpo sulla critica che sull'espressione ciò che sente davvero. E da un bravo regista, che fra l'altro si ispira a Fellini, che nei suoi film metteva davvero tutto se stesso, non mi aspetto questa attitudine. La differenza tra un bravo regista e un ottimo regista secondo me sta proprio qui. Il regista ottimo ad un certo punto molla la presa, e lascia parlare la storia e i suoi personaggi restando, proprio come fa Fabietto in tutto il film, in disparte ad osservare. Ecco, forse Sorrentino potrebbe imparare di più dai suoi personaggi più che dai grandi registi. Forse così inizierebbe ad essere un ottimo regista.
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robert1948
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domenica 19 dicembre 2021
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quando la zuppa di latte diventa poesia.
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In "Natale in casa Cupiello" Tommasino per alzarsi dal letto reclama la zuppa di latte. E' una sorta di ricatto. Ma la madre non cede; replica che lui non ha servitori e che se la vuole se la va a prendere in cucina con le sue mani.
Quando la madre in occasione del suo compleanno, gli chiede se vuole mangiare qualcosa di particolare, Fabietto le suggerisce semplicemente una zuppa di latte. E aggiunge che per lui è una pietanza speciale perché gli ricorda quando era piccolo ed in particolare quando il padre partiva per lavoro e lei non aveva voglia di cucinare. Ma in ricompensa gli preparava la zuppa di latte e lo faceva dormire sul suo letto.
Sarà anche a tratti manierista dei grandi maestri del cinema - e che male c'è ? - , avrà anche disturbato qualche palato sopraffino alla vista dell'amplesso con l'anziana Baronessa - ma quale adolescente eterosessuale con il peso quotidiano di tanto, tanto testosterone, non avrebbe reagito alla visione della "spaccatura" ? - , ma Sorrentino ci racconta anche una sua versione originale dell'amore di un figlio per la madre con la "poesia" della zuppa di latte.
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In "Natale in casa Cupiello" Tommasino per alzarsi dal letto reclama la zuppa di latte. E' una sorta di ricatto. Ma la madre non cede; replica che lui non ha servitori e che se la vuole se la va a prendere in cucina con le sue mani.
Quando la madre in occasione del suo compleanno, gli chiede se vuole mangiare qualcosa di particolare, Fabietto le suggerisce semplicemente una zuppa di latte. E aggiunge che per lui è una pietanza speciale perché gli ricorda quando era piccolo ed in particolare quando il padre partiva per lavoro e lei non aveva voglia di cucinare. Ma in ricompensa gli preparava la zuppa di latte e lo faceva dormire sul suo letto.
Sarà anche a tratti manierista dei grandi maestri del cinema - e che male c'è ? - , avrà anche disturbato qualche palato sopraffino alla vista dell'amplesso con l'anziana Baronessa - ma quale adolescente eterosessuale con il peso quotidiano di tanto, tanto testosterone, non avrebbe reagito alla visione della "spaccatura" ? - , ma Sorrentino ci racconta anche una sua versione originale dell'amore di un figlio per la madre con la "poesia" della zuppa di latte. Per chi la sa scovare ce n'é tanta di poesia nel film. E non solo nella scena del compleanno di Fabié.
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(di lulumassa)
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