flaw54
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giovedì 2 dicembre 2021
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a me sorrentino non piace
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Film vedibile, ma come sempre eccessivo per il gusto estetico, per la ricerca delle particolarità e per le solite concessioni felliniane. Più forma che contenuto e non è colpa mia se esco dalla visione dei film di Sorrentino senza provare particolari sensazioni. I suoi lavori mi sembrano tutti studiati privi di una più definita libertà espressiva.
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clavius
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mercoledì 1 dicembre 2021
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fritto misto napoletano
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La decisione a soli 50 anni di proporre la propria autobiografia al cinema è al contempo un'operazione avventurosa e presuntuosa. Uscendo dalla sala mi sono chiesto fino a che punto fossi interessato all'elaborazione del lutto di Sorrentino, soprattutto se, costruendo il racconto così come ha fatto, non riesce praticamente mai a passare dal particolare all'universale. Sorrentino è un autore coi fiocchi a cui è già capitato in passato (anche recentemente) di sbandare per eccesso di "contenuti" o per barocchismo che appesantiva la narrazione. Ma era un bello sbandare. Qui mi pare che per non sconfinare nel sentimentalismo il film prenda la direzione della didascalia con una prima parte brillante che però ahimè ricorda il cinema di Ozpetek e la seconda che dovrebbe essere più asciutta ma che risulta solo sfilacciata.
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La decisione a soli 50 anni di proporre la propria autobiografia al cinema è al contempo un'operazione avventurosa e presuntuosa. Uscendo dalla sala mi sono chiesto fino a che punto fossi interessato all'elaborazione del lutto di Sorrentino, soprattutto se, costruendo il racconto così come ha fatto, non riesce praticamente mai a passare dal particolare all'universale. Sorrentino è un autore coi fiocchi a cui è già capitato in passato (anche recentemente) di sbandare per eccesso di "contenuti" o per barocchismo che appesantiva la narrazione. Ma era un bello sbandare. Qui mi pare che per non sconfinare nel sentimentalismo il film prenda la direzione della didascalia con una prima parte brillante che però ahimè ricorda il cinema di Ozpetek e la seconda che dovrebbe essere più asciutta ma che risulta solo sfilacciata. Tutto il film sembra avere una scarsa unità, costituito da quadretti di vita napoletana che di autentico hanno ben poco. E' tutto un ammiccare con lo spettatore, è tutto uno sforzo per piacere, è un film paraculo in sostanza. Ecco l'ho detto. Un film paraculo. Questa volta nemmeno il suo storico montatore riesce ad evitare questa impressione finale.
Tecnicamente il film risulta patinato senza la potenza visiva di opere precedenti e la quasi assenza del commento musicale (grande punto di forza del cinema di Sorrentino) l'ho trovata figlia del terrore di trasformare il film in un melò. L'assenza di una colonna sonora adeguata è però un forte limite che finisce con l'assomigliare ad una mutilazione per tutta l'operazione.
Tra gli interpreti mi sento di salvare la sola madre (Teresa Saponangelo). Il giovane e acerbo protagonista è inadeguato, Servillo è chiuso nella sua maschera gigionesca e sembra intrappolato sempre nello stesso ruolo, gli altri attori di contorno sono chiamati a scenette che somigliano a sketch o sono sullo schermo solo per mostrare qualche bruttezza fisica (chi è zoppo, chi è grasso, chi è infermo, chi è muto,...), nessuno di loro diventa personaggio. Devo dire comunque che proprio nelle sequenze nelle quali Sorrentino ha il coraggio di sconfinare nell'onirico/grottesco, il film riesce a graffiare un po' e a non lasciare completamente indifferenti.
Pensare alle autobiografie al cinema fa correre la memoria ad alcuni grandi autori. Si pensa inevitabilmente ad "8 e 1/2" di Fellini (qui richiamato esplicitamente più volte a partire dall'incipit), a "Lo specchio" di Tarkovsky o a "Fanny e Alexander" di Bergman. Tutte opere che pur partendo da una urgenza "privata" dei loro autori, non si limitavano a fungere da seduta psicanalitica, ma ognuno di loro col prorpio stile puntava molto più in alto (o più in profondità se si vuole). Non è questo il caso secondo me. Si aveva il dovere di essere veramente originali. Basta con le citazioni. Basta con gli omaggi.
"La vita è scadente" viene detto nel film. Spesso lo è anche il Cinema.
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emanuele 1968
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lunedì 29 novembre 2021
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bello
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3.5 Domenica pomeriggio ore 18:00 sala al completo.
Penso sia un buon film , il primo tempo una commedia a tratti divertenti e contemporaneamente dai risvolti amari ,
il secondo tempo più toccante .
Proprio vero che ognuno di noi tiene i propri strani incomprensibili percorsi della vita.
Nel secondo tempo il contrabbandiere dice in dialetto napoletano a Sorrentino << un orfano la tine sempre la scocciatura >>
penso sia vero , personalmente sono orfano dall'età di 3 anni.
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goldy
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lunedì 29 novembre 2021
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ispirazione smarrita
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Non c'è peggior consiglio di quello che anima unìartista che si impone di creare un capolavoro. Si smarrisce i la forza della libera improvvisazione che detta dentro in modo disordinato magai ma che da forza e verità ai vissuti. Godibile la prima parte che affonda nella tradizione napoletana ma poi tutto si sfilaccia, la narrzione perde fluidità e si ricorre a quadri staccati l'uno dall'altro in una sequenza troppo lunga con episodi anche non signoificativi. L'insistenza su Fellini diventa un obbligo al quale il regista non sa rinunciare. ma in un film come questo mi pare non pertinente.
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Non c'è peggior consiglio di quello che anima unìartista che si impone di creare un capolavoro. Si smarrisce i la forza della libera improvvisazione che detta dentro in modo disordinato magai ma che da forza e verità ai vissuti. Godibile la prima parte che affonda nella tradizione napoletana ma poi tutto si sfilaccia, la narrzione perde fluidità e si ricorre a quadri staccati l'uno dall'altro in una sequenza troppo lunga con episodi anche non signoificativi. L'insistenza su Fellini diventa un obbligo al quale il regista non sa rinunciare. ma in un film come questo mi pare non pertinente. Non è un capolavoro!
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yarince
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lunedì 29 novembre 2021
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un giorno tutto questo dolore gli è stato utile!
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"Gli dei sono stati buoni, l'amore è stato bello e il dolore, il dolore è arrivato a vagonate".
Con questa consapevolezza, firmata Bukowsky, Sorrentino ci consegna il suo nuovo film autobiografico.
A 50 anni, dopo 20 dall'esordio con "L'uomo in più", uno dei suoi film più belli e sinceri, il regista torna a Napoli, nel suo ventre. E il film parte proprio con una bellissima alba sul mare che bagna la città e sul Vesuvio, acqua e fuoco, simboli del ventre materno.
Il film è stilisticamente bello, ogni dettaglio è curato, come Sorrentino ci ha abituato. Una carrellata di personaggi familiari, caricature ironiche, a volte disadattati e sofferenti, come la zia Patrizia, alla maniera Felliniana e di Tornatore, e la napoletanità, che è una filosofia di vita, diventano fucina di lavorazione immaginifica di un adolescente timido che ascolta, osserva e immagazzina.
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"Gli dei sono stati buoni, l'amore è stato bello e il dolore, il dolore è arrivato a vagonate".
Con questa consapevolezza, firmata Bukowsky, Sorrentino ci consegna il suo nuovo film autobiografico.
A 50 anni, dopo 20 dall'esordio con "L'uomo in più", uno dei suoi film più belli e sinceri, il regista torna a Napoli, nel suo ventre. E il film parte proprio con una bellissima alba sul mare che bagna la città e sul Vesuvio, acqua e fuoco, simboli del ventre materno.
Il film è stilisticamente bello, ogni dettaglio è curato, come Sorrentino ci ha abituato. Una carrellata di personaggi familiari, caricature ironiche, a volte disadattati e sofferenti, come la zia Patrizia, alla maniera Felliniana e di Tornatore, e la napoletanità, che è una filosofia di vita, diventano fucina di lavorazione immaginifica di un adolescente timido che ascolta, osserva e immagazzina.
Una narrazione di formazione, il passaggio repentino da un'adolescenza, in un contesto borghese degli anni '80, alla maturità, il passaggio da una "Napule' mille culur" folkloristica ad una " realtà scadente" in cui Fabietto non si sente più di essere felice.
È stata la mano di Dio a salvarlo dall' incidente che ha visto coinvolti i genitori, ma è la stessa mano che lo spinge in mare e lo costringe a nuotare senza saperlo fare.
Credo che ci siano destini grandiosi e quello di Sorrentino è uno di questi: un giorno, tutto questo dolore gli è stato sicuramente utile.
Chapeau.
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antonio
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domenica 28 novembre 2021
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penso di volerti davvero bene, paolo.
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Entri e ti siedi nel mormorìo generale.
Le luci si spengono e le immagini di una città dalle fattezze immacolate portano silenzio e stupore.
C’è veramente tanto in questo film. Forse tutto.
Un film che ti sequestra i sensi e te li restituisce a fasi alterne e in ordine sparso.
C’è la luce che attraversa i vicoli, malinconica e timida. Timida come i baci dei giovani appoggiati ai muri sgarrupati, di una strada che trasuda storie da raccontare, ma dove non passa nessuno.
C’è la Napoli pulita e la Napoli selvaggia.
Ci sono gli orpelli, le macchiette, le risate, la teatralità, il dramma ed il grottesco.
C’è la vita col suo flusso incerto e scostante, fatto di ritmo e pause.
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Entri e ti siedi nel mormorìo generale.
Le luci si spengono e le immagini di una città dalle fattezze immacolate portano silenzio e stupore.
C’è veramente tanto in questo film. Forse tutto.
Un film che ti sequestra i sensi e te li restituisce a fasi alterne e in ordine sparso.
C’è la luce che attraversa i vicoli, malinconica e timida. Timida come i baci dei giovani appoggiati ai muri sgarrupati, di una strada che trasuda storie da raccontare, ma dove non passa nessuno.
C’è la Napoli pulita e la Napoli selvaggia.
Ci sono gli orpelli, le macchiette, le risate, la teatralità, il dramma ed il grottesco.
C’è la vita col suo flusso incerto e scostante, fatto di ritmo e pause.
Ci sono i richiami d’amore di Maria e Saverio, che bastano da soli a spazzare via ogni incertezza.
C’è Marchino, che con la sua faccia convenzionale da cameriere di Anacapri, tutta sta voglia di perservare e guardare avanti con convinzione non ce l’ha proprio.
C’è la Signora Gentile, che arroccata nella sua armatura di pelliccia e affossata dal peso delle colpe, tenta di rifuggirle spartendosele con chiunque le capiti a tiro.
C’è Armando, che vive ogni istante come fosse l’ultimo. Immaginando un giorno tra un “tuf….tuf…” e l’altro, di veder realizzato un futuro migliore.
Ci sono le Zizze di Patrizia e la “spaccatura” sua e della Baronessa, ad alleggerire il peso di un’esistenza presa per i capelli e trascinata nel domani.
C’è Marettiello che si, è vero, vive in un mondo tutto suo…ma da quel mondo è sempre in grado di tirar fuori un pensiero per tutti.
Ci sono l’incertezza che ci spaventa e quel costante senso di inadeguatezza….ma anche la rivoluzione, il genio, la volontà di stravolgere e di non rassegnarsi, che possono salvarci la vita.
C’è l’onirismo ad abbracciare una realtà che rifiuta ogni filtro e che necessita di un finale migliore. Un finale che sia in grado di eluderla…questa realtà così scadente.
C’è lo spaccato di vita di un uomo decisamente destinato alla sensibilità.
C’è Fabio, che pur di raccontarci qualcosa che ci consenta di non disunirci dinanzi alla paura di ciò che c’è dopo, decide di guardarsi dentro e mostrarci la sua storia. Quello che era e quello che è stato, senza filtri, senza fronzoli. Sospeso tra sogni e incubi che rivelano la medesima capacità di realizzazione.
Ci fa vedere quello che insomma, tra rumori, clacson, suoni ovattati e silenzi assoluti..lo ha portato ad arrivare fino a qui.
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[+] bravo, ci hai messo il cuore
(di jack beauregard)
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alessandro
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domenica 28 novembre 2021
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non male...però...
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Onestamente sono stato positivamente sorpreso dal film che etichetterei come quei film che andrebbero visti esclusivamente sul grande schermo una volta nelle vita. i dialoghi hanno un taglio quotidiano, la trama di per sè non è molto complicata. la bravura dei regista e del cast sta proprio quella di tenere alta l'attenzione dello spettatore per tutta la durata del film con delle scene grossomodo slegate tra di loro ma che comunque non danno mai la sensazione di vuoto bensì sono cariche di attesa. i silenzi sono pieni di emozioni, stati d'animo e sentimenti e riflessioni. consigliato sì, però un pò lungo, venti minuti di scene in meno soprattutto nella parte conclusiva del film, a mio parere, non avrebbero modificato l'impianto del film.
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Onestamente sono stato positivamente sorpreso dal film che etichetterei come quei film che andrebbero visti esclusivamente sul grande schermo una volta nelle vita. i dialoghi hanno un taglio quotidiano, la trama di per sè non è molto complicata. la bravura dei regista e del cast sta proprio quella di tenere alta l'attenzione dello spettatore per tutta la durata del film con delle scene grossomodo slegate tra di loro ma che comunque non danno mai la sensazione di vuoto bensì sono cariche di attesa. i silenzi sono pieni di emozioni, stati d'animo e sentimenti e riflessioni. consigliato sì, però un pò lungo, venti minuti di scene in meno soprattutto nella parte conclusiva del film, a mio parere, non avrebbero modificato l'impianto del film.
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nzaiel
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domenica 28 novembre 2021
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ottimo!
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Davvero un buon film, autobiografico, trama coinvolgente, emozionante ma ricco di umorismo sagace fatto di immagini. Bravo il giovane attore Filippo Scotti; Toni Servillo in grandissima forma, mi era mancato francamente, dopo la scarsa riuscita del precedente Ariaferma. Ottimo lavoro anche da parte del resto del cast: ogni personaggio ricopriva un ruolo chiave nella narrazione, e tutti sono stati in grado di dare la giusta caratterizzazione. Regia ottima, Sorrentino non si è smentito.
Uno dei migliori film visto al cinema negli ultimi 4/5 anni, merita di essere apprezzato.
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angelo umana
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sabato 27 novembre 2021
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vita = sogno - cinema = sogno - la vita è un film
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E' stata la mano di dio, un dio qualsiasi, pagano, più utile alla nostra vita e alla nostra memoria di paese italiano, a regalarci un regista come Sorrentino, gli sia dolce il prossimo Oscar al miglior film internazionale che confermerebbe il suo precedente e tutti gli altri premi già raccolti in una vita ancor giovane di 50enne. Questo è tra i suoi film quello più direttamente autobiografico, è lui stesso il ragazzo protagonista e sognatore che osserva tanto, che da grande vuol fare il regista andandosene a Roma, dopo aver tratto dalla sua Napoli la maggior parte delle storie, dei modi e dei personaggi: figure quasi mitologiche, a volte mostruose, esagerate, sicuramente irridenti o irrise dalla realtà che le circonda.
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E' stata la mano di dio, un dio qualsiasi, pagano, più utile alla nostra vita e alla nostra memoria di paese italiano, a regalarci un regista come Sorrentino, gli sia dolce il prossimo Oscar al miglior film internazionale che confermerebbe il suo precedente e tutti gli altri premi già raccolti in una vita ancor giovane di 50enne. Questo è tra i suoi film quello più direttamente autobiografico, è lui stesso il ragazzo protagonista e sognatore che osserva tanto, che da grande vuol fare il regista andandosene a Roma, dopo aver tratto dalla sua Napoli la maggior parte delle storie, dei modi e dei personaggi: figure quasi mitologiche, a volte mostruose, esagerate, sicuramente irridenti o irrise dalla realtà che le circonda. “Oneste a livello interiore” dice Servillo/Schisa, l'amato papà del ragazzo e con lui spettatore o autore di scherzi atroci a danno della varia umanità che vive o sopravvive, magari aspettando di fare la comparsa per un film di Fellini o altri registi che da quella città sempre hanno tratto figure e dicerie. Sarebbe per la massa ignota un passettino verso la notorietà.
A questa varia umanità, a questa città, si avvicina ad inizio film dal mare il rumore assordante del rotore di un elicottero, che sembra voglia perlustrarla, ma poi quel fragore si trasforma in silenzio e ci dà una panoramica semovente della città, la Napoli chiacchierona e i suoi abitanti con le loro vite variegate. Sorrentino ci trascina nel suo “brodo caldo”, nella vita delle persone, ci intrattiene, ci affascina o sorprende. Non può non far parte del suo racconto il monachielloche predice una gravidanza alla zia Patrizia - destinataria dei sogni di amplessi del 17enne Fabietto - una giovane moglie bella, libera e disallineata da internare - e come non pensare, per similitudine, alla “santa” suor Maria 104enne che saliva la “scala santa” a Roma, o al santone che distribuiva botulino a 700€ al colpo ne La grande bellezza.Eppoi la (apparente) pazza di questo film, con la pelliccia in estate, libera di “vafangulizzare” e lanciare improperi nostrani agli irriverenti. E la baronessa che col pretesto del pipistrello da cacciare si assume il compito di iniziare al sesso Fabietto, che per eccitarsi introducendosi nella stagionata “superfessa” baronile (o spaccatura?) pensa alle fattezze di zia Patrizia.
Dice il regista che dalla tristezza per la morte dei suoi genitori nella casa di Roccaraso, avvenuta ad opera del monossido di carbonio, reso più drammatico dal non poter vedere il corpo dei suoi, spera di aver fatto un'opera che diverta. Lui evitò la gita per via di un incontro Empoli-Napoli impreziosito dalla presenza di Maradona. Era stato proprio il suo papà, impiegato del Banco di Napoli, ad annunciargli che il mito era stato ingaggiato con una fidejussione di 3 miliardi di lire concessa al presidente della squadra partenopea Ferlaino, notoriamente a corto di denaro. Evviva!!!, altra occasione di festa collettiva o miracolo, come la liquefazione del sangue di San Gennaro.
Il regista-sceneggiatore fà chiedere a Fabietto, dal dissacrante e provocatorio critico di recitazione nel finale, che devi far cinema solo se A tieni na cosa da raccontare?,che il cinema è preferibile a certe realtà, quando la vita vera non è molto bella.
Ma in fondo la vita è sogno, il cinema è sogno, ergo la vita è un film. Pieno di suggestioni come i film di Sorrentino. E, lo canta Pino Daniele in coda, Napule è mille culure.
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francesco izzo
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sabato 27 novembre 2021
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divertente ed emozionante, ma niente di speciale
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Insomma. Il film è un pò troppo lungo (tutta la parte con l'anziano regista e col contrabbandiere secondo me lo sovraccarica).E',soprattutto nella prima parte, pieno di colore, di vita napoletana e di battute esilaranti: non lo definirei però certo "un capolavoro", come pure ho sentito dire in questi giorni.
Autobiografico così come felliniano al 100%, con richiami secondo me anche morettiani nel Fabietto che riflette sul costone del vulcano a Stromboli, ha una bellissima fotografia e stupende inquadrature. Ma alla fine quello che voleva dire poteva esser detto in tempi molto più ristretti , e pecca anche del solito manierismo che, abbiamo oramai capito, è un'altra cifra costante di Sorrentino.
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Insomma. Il film è un pò troppo lungo (tutta la parte con l'anziano regista e col contrabbandiere secondo me lo sovraccarica).E',soprattutto nella prima parte, pieno di colore, di vita napoletana e di battute esilaranti: non lo definirei però certo "un capolavoro", come pure ho sentito dire in questi giorni.
Autobiografico così come felliniano al 100%, con richiami secondo me anche morettiani nel Fabietto che riflette sul costone del vulcano a Stromboli, ha una bellissima fotografia e stupende inquadrature. Ma alla fine quello che voleva dire poteva esser detto in tempi molto più ristretti , e pecca anche del solito manierismo che, abbiamo oramai capito, è un'altra cifra costante di Sorrentino. Certo quando si parla di Napoli è difficile fare un film che non piace, visto che storia, dramma e poesia sono insite nella città stessa e nella sua vita. Aggiungici Maradona e lo scudetto del Napoli, l'intervista di Galeazzi che fa anch'essa malinconìa, la musica di Pino Daniele, il sole meraviglioso ed il blu cobalto del mare, ed ecco che il film va da sè. Ma il genio di Sorrentino, se davvero c'è, qui non si è visto poi così tanto.
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