ninopollastrini
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domenica 30 agosto 2020
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fin dove può spingersi il cinema
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Non siamo più abituati a vedere l’Italia dare lezione di grande cinema nel mondo.
I dettagli, le situazioni, i dialoghi, è tutto così vero, curato, illuminante e anche spassoso ed emozionante che non ci lascerà come eravamo prima della visione.
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Non siamo più abituati a vedere l’Italia dare lezione di grande cinema nel mondo.
I dettagli, le situazioni, i dialoghi, è tutto così vero, curato, illuminante e anche spassoso ed emozionante che non ci lascerà come eravamo prima della visione.
Fabio e Damiano D’Innocenzo scrivono e dirigono uno degli affreschi più potenti dell’Italia anni ‘00 mai realizzati, in un film che è lezione di vita e monito per tutti noi.
Sono senza parole, guardatelo il prima possibile.
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fedenisi
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mercoledì 22 luglio 2020
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oltre il cinema
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Struggente opera ... la struttura classica della favola viene distrutta da quelle che sono le atmosfere fanciullesche e magiche. Con una regia strepitosa e aliena, vengono proposti colori caldi ma mai accoglienti, vista l'angoscia che ci viene trasmessa dalla visione. Grazie alle interpretazioni accattivanti di ogni singolo attore (che direzione degli attori anche bambini!), l'essere di tutti i personaggi viene reso ben chiaro sin dall'inizio con poche azioni. Sapiente il modo in cui ci viene fatto capire lo stato d'animo instabile dei ragazzi di cui si parla, a volte causato dai genitori, altre dai propri errori.
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Struggente opera ... la struttura classica della favola viene distrutta da quelle che sono le atmosfere fanciullesche e magiche. Con una regia strepitosa e aliena, vengono proposti colori caldi ma mai accoglienti, vista l'angoscia che ci viene trasmessa dalla visione. Grazie alle interpretazioni accattivanti di ogni singolo attore (che direzione degli attori anche bambini!), l'essere di tutti i personaggi viene reso ben chiaro sin dall'inizio con poche azioni. Sapiente il modo in cui ci viene fatto capire lo stato d'animo instabile dei ragazzi di cui si parla, a volte causato dai genitori, altre dai propri errori. Il finale è letteralmente straziante, a tratti disturbante, lasciando spazio ad una riflessione riguardante ciò che accade. Fofi l’aveva scritto, questo film va oltre il capolavoro... come dargli torto?
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massimiliano santucci
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lunedì 27 luglio 2020
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niente favole e carezze
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La mancanza di una trama ed un sonoro (spero) volutamente sgranato non fanno venir meno il messaggio dolente e potente, quasi uno strale, lanciato nei confronti dei genitori, di tutti i genitori. Perchè se quelle raccontate in questa "favolaccia" costituiscono le estreme e poco probabili conseguenze del male di vivere adulto mal digerito da adolescenti tristi, non di meno dobbiamo ricordare che "I bambini ci guardano" (film di De Sica del '44). Guardano le nostre miserie, la nostra irrisolutezza, le nostre insoddisfazioni, la nostra aggressività non sempre repressa. Fingono, a volte, di non capire. Non ci vogliono ferire ma ci giudicano con lo sguardo. Nella peggiore delle ipotesi, come in questo bel film noir, "non val medicina, non giova la China, non si può guarire, bisogna morire" ed è sulle note di "Passacaglia della vita" che si chiude l'ultima sequenza del film.
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La mancanza di una trama ed un sonoro (spero) volutamente sgranato non fanno venir meno il messaggio dolente e potente, quasi uno strale, lanciato nei confronti dei genitori, di tutti i genitori. Perchè se quelle raccontate in questa "favolaccia" costituiscono le estreme e poco probabili conseguenze del male di vivere adulto mal digerito da adolescenti tristi, non di meno dobbiamo ricordare che "I bambini ci guardano" (film di De Sica del '44). Guardano le nostre miserie, la nostra irrisolutezza, le nostre insoddisfazioni, la nostra aggressività non sempre repressa. Fingono, a volte, di non capire. Non ci vogliono ferire ma ci giudicano con lo sguardo. Nella peggiore delle ipotesi, come in questo bel film noir, "non val medicina, non giova la China, non si può guarire, bisogna morire" ed è sulle note di "Passacaglia della vita" che si chiude l'ultima sequenza del film. Non c'è spazio per l'ottimismo e la rinascita, lo spettatore è colpito e affondato. il film ottimamamente riuscito.
Mi potrei dilungare con riflessioni socio politiche ma risulterei fazioso nell'affermare che questi adulti irrisolti sono figli del berlusconismo e oggi quasi sicuramente votano Meloni o simpatizzano per Casa Pound ("zecca comunista" è l'epiteto che il vicino di casa assegna ad Elio Germano, salvo poi condividere con lo stesso farfugliatissimi apprezzamenti a sfondo machistico-sessuale nei confronti di una delle mamme alla festa di compleanno della figlia). Tra i due, lo si capisce subito dopo, non c'è contrapposizione ma solo disperazione e rabbia, rabbia che si riversa su di una piscina di plastica, su di un soffocamento mancato, su di un figlio troppo acuto.
L'energia elettrizzante ma negativa del film è sostenuta da un sempre eccellente Elio Germano (ma non sono da meno gli attori ragazzini), da primi piani pasoliniani e da un uso spietato ed efficace del fuori campo. Grande ritorno al cinema realista per un film che di certo non può piacere a tutti, specialmente a coloro che dal grande schermo si aspettano favole e carezze.
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franco django
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lunedì 31 agosto 2020
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bisogna guardare
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Impossibile disconoscere a Favolacce il titolo di miglior film dell'anno. Sul piccolo schermo e poi sul grande, qui parliamo di Cinema con la C maiuscola (come scrisse Mastandrea in tempi non sospetti). Caligari? Pasolini? Io invece ho visto un maestro dell'horror: Dario Argento. Film da esportazione, ma teniamoci stretti i Gemelli D'Innocenzo, unici eredi dell'horror d'autore. Bisogna morire ma prima bisogna guardare.
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s-samanta
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lunedì 31 agosto 2020
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rapita
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Impattante, forte fisicamente, spezzante.
“Favolacce” non lascia spazio all’immaginazione del crudo, scombussolando lo spettatore in più scene. Il momento della cena, con rischiato strozzamento del personaggio di Dennis a causa di un pezzo di bistecca, è l’insieme di più emozioni/rappresentazioni che non possono lasciare indifferenti: il terrore della morte di un figlio, il salvataggio disperato alla bene e meglio, lo scarico di adrenalina, il crollo emotivo di tutta la famiglia, lo scombussolamento post rischiato trauma, la rabbia espressa manifestazione di profondità represse.
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Impattante, forte fisicamente, spezzante.
“Favolacce” non lascia spazio all’immaginazione del crudo, scombussolando lo spettatore in più scene. Il momento della cena, con rischiato strozzamento del personaggio di Dennis a causa di un pezzo di bistecca, è l’insieme di più emozioni/rappresentazioni che non possono lasciare indifferenti: il terrore della morte di un figlio, il salvataggio disperato alla bene e meglio, lo scarico di adrenalina, il crollo emotivo di tutta la famiglia, lo scombussolamento post rischiato trauma, la rabbia espressa manifestazione di profondità represse.
Ogni attore è al suo posto, pienamente a proprio agio con la parte per la quale è stato scelto. La regia dei Fratelli D’Innocenzo è cruda e in grado di cogliere le reazioni dei soggetti a 360 gradi. La colonna sonora, come un velo che cala dolcemente dall’alto, spegne ogni momento di leggerezza.
“Favolacce” merita di essere visto, ma riconoscendo dall’inizio la forza delle immagini incontro alle quali si va.
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salcat
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sabato 18 luglio 2020
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italian beauty
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Il film radicalizza l'incolmabile vuoto della società contemporanea portandolo a conseguenze estreme e poco credibili. Da qui (forse) il titolo "favolacce" e tutto l'incipit iniziale. Il tema è già stato oggetto di pellicole che hanno fatto la storia del cinema, una su tutte "American Beauty". L'errore sta proprio qui: voler ripercorrere quel sentiero con conclusioni ancor più spiazzanti. Ottima la regia... ma lo stesso messaggio poteva "passare", a parer mio, con una storia un po' più credibile e meno metaforica. Molto probabilmente, oggi, abbiamo bisogno di una "favola" per comprendere gli aspetti negativi della nostra società.
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Il film radicalizza l'incolmabile vuoto della società contemporanea portandolo a conseguenze estreme e poco credibili. Da qui (forse) il titolo "favolacce" e tutto l'incipit iniziale. Il tema è già stato oggetto di pellicole che hanno fatto la storia del cinema, una su tutte "American Beauty". L'errore sta proprio qui: voler ripercorrere quel sentiero con conclusioni ancor più spiazzanti. Ottima la regia... ma lo stesso messaggio poteva "passare", a parer mio, con una storia un po' più credibile e meno metaforica. Molto probabilmente, oggi, abbiamo bisogno di una "favola" per comprendere gli aspetti negativi della nostra società. Peccato.
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emanuele27087
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mercoledì 1 luglio 2020
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un disegno praticamente perfetto
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La pellicola compie una netta linea tra i genitori disillusi, incompiuti e violenti - basti pensare alla scena dei feroci commenti sessuali alla festa dei bambini - e un gruppo di ragazzini sperduti, quasi mai accompagnati da genitori, lasciati in balia di stimoli e pulsioni sessuali e violente senza una guida. L'impossibilità di incanalare queste sensazioni porta a scene davvero riuscite, come quella del sesso nel campo (piuttosto coraggiosa devo dire). La loro crisi esistenziale è suggerita sin da inizio film, cosa che rende funzionale il finale estremo; meraviglioso nell'utilizzo del fuori campo e del sonoro.
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La pellicola compie una netta linea tra i genitori disillusi, incompiuti e violenti - basti pensare alla scena dei feroci commenti sessuali alla festa dei bambini - e un gruppo di ragazzini sperduti, quasi mai accompagnati da genitori, lasciati in balia di stimoli e pulsioni sessuali e violente senza una guida. L'impossibilità di incanalare queste sensazioni porta a scene davvero riuscite, come quella del sesso nel campo (piuttosto coraggiosa devo dire). La loro crisi esistenziale è suggerita sin da inizio film, cosa che rende funzionale il finale estremo; meraviglioso nell'utilizzo del fuori campo e del sonoro. Unica pecca: un audio sgranato in più di una sequenza, mentre il romano è digeribilissimo anche per chi come me vive al Sud.
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fabiofeli
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giovedì 25 giugno 2020
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la malattia di vivere si cura morendo
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Qualcuno trova un diario dove fatti di ogni giorno si affastellano insieme dipingendo un poco memorabile posto come può essere Spinaceto; lo sfoglia pigramente con l’intento di proseguire nel riempire le pagine che si interrompono. Ma i fatti che vengono narrati sono meritevoli di essere ricordati? Non si direbbe: cosa c’è di particolare in una festa di compleanno filmata in un video? Oppure nella lettura delle pagelle di due bambini monotonamente costellate di 10, nonostante lo scarso genio dei genitori. Neanche una piscina gonfiabile che diventa il luogo degli scherzi e dei giochi d’acqua di tutti, senza bisogno di recarsi in spiaggia qualche chilometro più in là, può essere qualcosa di speciale, addirittura una specie di status symbol, se si esclude che in certi periodi, grazie alla vicinanza promiscua, ci si possono scambiare i pidocchi.
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Qualcuno trova un diario dove fatti di ogni giorno si affastellano insieme dipingendo un poco memorabile posto come può essere Spinaceto; lo sfoglia pigramente con l’intento di proseguire nel riempire le pagine che si interrompono. Ma i fatti che vengono narrati sono meritevoli di essere ricordati? Non si direbbe: cosa c’è di particolare in una festa di compleanno filmata in un video? Oppure nella lettura delle pagelle di due bambini monotonamente costellate di 10, nonostante lo scarso genio dei genitori. Neanche una piscina gonfiabile che diventa il luogo degli scherzi e dei giochi d’acqua di tutti, senza bisogno di recarsi in spiaggia qualche chilometro più in là, può essere qualcosa di speciale, addirittura una specie di status symbol, se si esclude che in certi periodi, grazie alla vicinanza promiscua, ci si possono scambiare i pidocchi. In quel caso il rimedio è il taglio totale dei capelli e il mascheramento con una parrucca, oppure l’utilizzo di un insetticida come il Malathion, un organothiofosfato ultimamente dichiarato sospetto agente cancerogeno. In quel modo si guastano le amicizie e non resta che bucare la piscina gonfiabile. Altra cosa è l’avvenimento di qualcuno che prende il morbillo ed allora si fanno stare i bambini vicini se c’è qualcuno che non l’ha ancora preso. Niente di memorabile, anche se un uomo vive con il figlio in una roulotte ed è felice di avere due ingressi; ma la vera felicità di questo uomo esplode quando scopre che il taciturno figlio, magro da far spavento perché quasi non mangia, guida il pick up come fosse Hamilton impegnato in un circuito con mille curve. Piccoli flirt tra i ragazzi con innamoramenti improvvisi. Una ragazza un po’ più grande, sui 16 anni, non sa che rispondere alla domanda diretta di un bambino chiaramente affascinato che le chiede se voleva veramente avere il bambino che porta in grembo; e lei si infuria. Ma il malessere creato da domande dirette esplode anche dove sembra che tutto funzioni … Il primo film dei fratelli D’Innocenzo, gemelli con meno di 32 anni, La terra dell’abbastanza non aveva convinto appieno: una vicenda priva di una bussola morale, ma con spunti interessanti che si concludeva tragicamente. La collaborazione con Garrone in Dogman ha maturato le loro qualità cinematografiche di sceneggiatori e registi. Non è solo merito della grande bravura di Elio Germano se il loro film ha raccolto l’Orso d’argento a Berlino, perché la recitazione di tutto il gruppo, segnatamente gli adolescenti, fila liscia come l’olio verso la drammatica conclusione, perché la malattia di vivere si cura e si vince solo morendo. L’augurio ai due gemelli è di continuare con la stessa bravura il loro sodalizio, già carico di frutti. Un film duro, asciutto da seguire sequenza per sequenza. Valutazione **** FabioFeli
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francesca97
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giovedì 3 settembre 2020
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miracolo italiano
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Credo che da "appassionata-ignorante" del mondo del cinema possa aggiungere ben poco a tutto ciò che è stato già detto su ‘Favolacce’. Dopo averlo visto per la prima volta ciò che ho provato come prima reazione generale è stato un profondo senso di smarrimento e incertezza. Con le visioni successive ho maturato un'elaborazione un po' più sofisticata, riuscendo a soffermarmi anche sui brevi momenti rappresentati a suon di immagini, senza alcuna parola, e addentrandomi con più sicurezza nelle conversazioni, talvolta taglienti e squarcianti, che regnano indiscusse nell'intero film.
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Credo che da "appassionata-ignorante" del mondo del cinema possa aggiungere ben poco a tutto ciò che è stato già detto su ‘Favolacce’. Dopo averlo visto per la prima volta ciò che ho provato come prima reazione generale è stato un profondo senso di smarrimento e incertezza. Con le visioni successive ho maturato un'elaborazione un po' più sofisticata, riuscendo a soffermarmi anche sui brevi momenti rappresentati a suon di immagini, senza alcuna parola, e addentrandomi con più sicurezza nelle conversazioni, talvolta taglienti e squarcianti, che regnano indiscusse nell'intero film. Obbligo la visione, ma con le dovute cautele da pensatori.
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denilson
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domenica 28 marzo 2021
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favola nera troppo carica nella forma
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"Favolacce" si presenta con grandi ambizioni ma purtroppo finisce per tracimare di presunzione. Siamo subito condotti in un vicolo cieco di disperazione e disillusione a partire da forme che sembrerebbero prefigurare un mondo spensierato. La periferia di Roma non è mai stata così simile alla borghesia annoiata di "American Beauty", che vive nell'apparente calma di prati verdi e staccionate colorate.. persino tra i meno abbienti, nelle roulotte, il design viene prima di tutto. L'intento di mescolare questo mood con la favola nera è lodevole, specie se a provarci sono due giovani registi italiani. In altre parole, è l'intento di costruire un modo e una narrazione davvero originali. Ho respirato a tratti il clima de "Il giardino delle Vergini suicide", sebbene i fratelli D'innocenzo abbiano provato a risettarlo in un contesto ancora più fiabesco e surreale, con scene al limite del grottesco (la spremitura di latte sul Ringo.
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"Favolacce" si presenta con grandi ambizioni ma purtroppo finisce per tracimare di presunzione. Siamo subito condotti in un vicolo cieco di disperazione e disillusione a partire da forme che sembrerebbero prefigurare un mondo spensierato. La periferia di Roma non è mai stata così simile alla borghesia annoiata di "American Beauty", che vive nell'apparente calma di prati verdi e staccionate colorate.. persino tra i meno abbienti, nelle roulotte, il design viene prima di tutto. L'intento di mescolare questo mood con la favola nera è lodevole, specie se a provarci sono due giovani registi italiani. In altre parole, è l'intento di costruire un modo e una narrazione davvero originali. Ho respirato a tratti il clima de "Il giardino delle Vergini suicide", sebbene i fratelli D'innocenzo abbiano provato a risettarlo in un contesto ancora più fiabesco e surreale, con scene al limite del grottesco (la spremitura di latte sul Ringo...), caricature esasperate di una Roma borghese di periferia (ma non troppo) e l'apatia ineluttabile di alcuni personaggi. C'è solo l'intento del film della Coppola però.. in poco più di 90 minuti ci si perde tra decine di personaggi caricature di loro stessi e ripetitivi, che non trasmettono nulla se non stizza e repressione: il maschio volgare e spregiudicato, con un impercettibile retaggio di innocenza romana; la moglie rassegnata; il bambino inquietante (dis)interessato al sesso e sommessamente superiore agli adulti. Non si riesce a intravedere un barlume di speranza e alla lunga il livore di cui ogni frammento di film è permeato si trasferisce osmoticamente nello spettatore, il quale purtroppo o perfortuna, nel 2021, non è così sopreso da inquadrature ardite e dai pur alti valori estetici della rappresentazione. Questo passaggio di sentimenti (esclusivamente negativi) avviene senza che i protagonisti ci rendano partecipi del loro dramma, senza condivisione, perché appunto sostanzialmente evanescenti, non empatici e avulsi dal tessuto stesso delle relazioni che il film ci propone.. quasi che ogni personaggio parlasse con se stesso anche quando dialoga con gli altri. Ne risulta una spirale di nevrosi, espressa o repressa, tutto sommato male giustificata. Rimane una bella cornice che la ripetitività e il peso del contenuto ci rendono inutile.
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