Il traditore |
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Un film di Marco Bellocchio.
Con Pierfrancesco Favino, Maria Fernanda Cândido, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 148 min.
- Italia 2019.
- 01 Distribution
uscita giovedì 23 maggio 2019.
MYMONETRO
Il traditore
valutazione media:
3,89
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bellocchio vince la sfida con la mafia
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Il cinema di Marco Bellocchio contro il gran teatro di Cosa Nostra. Il regista dell'inconscio, dei sogni, delle verità nascoste, contro una delle peggiori macchine di morte e menzogna mai concepite. Le forze aere e dell'immaginazione contro quelle terrestri (e scolpite nella memoria) del crimine e del suo rovescio, la giustizia, con relativi apparati: il maxiprocesso, Falcone, le intemerate in aula, i messaggi cifrati, i Tg. Ancor prima che una rievocazione della parabola di Buscetta, reinventato con maestria da un poderoso Pierfrancesco Favino, "Il traditore" è un duello. Di qua uno dei nostri registi più liberi e visionari. Di là una vicenda così gonfia di sangue e di fatti che poteva essere paralizzante o spingere verso la serie "crime". Sfida vinta, almeno ai punti. Bellocchio ricapitola snodi e figure fondamentali ma tiene lo sguardo fisso sulle ombre, interiori e politiche. Il rimorso incurabile per i figli uccisi dagli ex compari, che appaiono come spettri sull'aereo in volo per l'Italia. L'odio per i mafiosi che non solo lo vogliono morto ma hanno tradito il codice d'onore, costruzione forse necessaria ad autogiustificare il tradimento. La passione insaziabile e umana troppo umana per le donne («Riina dice che comandare è meglio che fottere, per me è il contrario»). La fedeltà all'unico amico che gli resti dopo il tradimento, Totuccio Contorno (spiritato, memorabile Luigi Lo Cascio). E poi naturalmente il rapporto con Falcone (un ruvido, perfetto Fausto Russi Alesi), i battibecchi in aula col detestato Calò (sprezzante Fabrizio Ferracane), l'ombra lunga di Andreotti (inquietante Pippo Di Marca) che appare in mutande ma al momento giusto saprà rovinarlo con uno scoop pilotato. Tutto senza privarsi di scene d'azione talvolta surreali, anche se agli atti, mentre il contatore delle vittime gira all'impazzata sgranando i nomi e il numero dei morti. Dal prete ucciso da finti frati, alla moglie sospesa nel vuoto dall' elicottero per farlo confessare. Fino a quel folle "ballet mécanique" dei mafiosi in cella visti tutti insieme sulla parete del controllo video: grottesco panopticon che fonde a meraviglia cronaca e invenzione ed è quasi la sigla di un film più personale di quanto sembri, anche se non cerca chiavi pop o punk come Sorrentino nel "Divo". Ma mette beffardamente Michel Butor in bocca a uno dei boss.
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