
Un film lucido ed empatico che ripercorre la storia di Marghera per riflettere sul rapporto tra scenario politico e natura umana. Recensione di Marzia Gandolfi, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Marghera nel film di Segre appare come un luogo astratto, uno spazio metafisico. La sua immagine speculare è il porto commerciale, caotico e decaduto, dove il regista incontra impiegati in pensione, manager, operai stranieri e la cuoca dell'ultima trattoria rimasta.
Dentro inquadrature desolate, Segre fa l'inventario dei simboli di un'epopea inaugurata nel 1919, anno in cui si posero le basi per la città-fabbrica.
Lucido ed empatico, Il pianeta in mare riflette sul rapporto tra scenario politico e natura umana, isolando alcuni soggetti che testimoniano il cambiamento in atto.
Il regista sembra domandarsi se l'azione dell'integrare non sia spesso priva di una componente del dialogo: l'ascolto. Segre si mette in ascolto, consentendo al dialogo di dispiegarsi muovendo l'immobilità della laguna.
In occasione dell'uscita al cinema di Il pianeta in mare, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Marzia Gandolfi.