Anno | 2018 |
Genere | Commedia |
Produzione | Canada |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Carly Stone |
Attori | Sarah Armstrong, Daina Barbeau, Jessica Barden, Vinnie Bennett, Alexandre Bourgeois Annie Clark, Brett Dier, Darren Eisnor, Janet Hilliard, Greg Hovanessian, Hayley Law, Camila Mendes, Timm Sharp, Avan Jogia, Ivy Matheson, Eva Link, Deklon Roberts, Matt Lishman, Sebastian Pigott, Josh Bainbridge, Kamilla Kowal, Alexander Wong. |
MYmonetro | 2,71 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 29 ottobre 2018
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CONSIGLIATO SÌ
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Blake Conway è una studentessa universitaria canadese all'ultimo anno di college, con la passione del giornalismo. La sua rubrica sull'amore però non entusiasma i lettori né il direttore del giornale studentesco, perché riflette la delusione di Black nei confronti dei coetanei, incapaci di romanticismo. Una combinazione di ragioni personali e professionali la spinge così a diventare una "sugar baby", e cioè ad uscire con un uomo più grande e facoltoso in cambio di aiuti economici e regali. Documenterà l'esperienza per tentare di vincere un premio giornalistico, ma finirà anche per "diventare" la sua storia e farsi cambiare da essa.
Pur teorizzando la morte della tenerezza, non c'è dubbio che la giovane Blake sogni per sé la più tenera delle commedie romantiche e il film di Carly Stone è fatto per accontentarla.
Ma prima di trovare il proprio stile, occorre procedere per imitazione, imparare ad andare in profondità, sperimentare in prima persona la verità della propria ipotesi teorica.
La star di The End of the F***ing World Jessica Barden presta i suoi occhioni curiosi e la sua fisicità ancora morbida e immatura al personaggio di una ragazza che ha perso fiducia nell'amore e nel sesso, che sogna le conversazioni e le coincidenze delle sceneggiature di Nora Ephron, ma vive in un tempo in cui i suoi compagni non sanno nemmeno chi sia la Efron, o al massimo credono si tratti della madre di Zac (per citare una delle battute più divertenti del film).
Più che sulla falsariga della rom-com, però, in tutta la prima parte il film della Stone gioca con i dettami del cosiddetto "gonzo journalism", intitolando a Hunter S. Thompson il premio agognato da Blake e ideando una bella sequenza con lei e il suo compagno di redazione, l'impacciato Jacob, entrambi vestiti come personaggi di Paura e delirio a Las Vegas, nella versione per lo schermo di Terry Gilliam.
Intriso di dialoghi brillanti e di una freschezza palpabile, film e protagonista non arrivano mai a provocare come minacciano e il cinismo di Blake è chiaramente soltanto una posa. Il lato "gonzo" della regia e della sceneggiatura di Carly Stone si trova piuttosto nella cura dello stile e nella descrizione tutta soggettiva degli umori di Blake, meglio se distorti dal consumo di qualche sostanza. L'esperienza da sugar baby della protagonista è osservata in maniera più zuccherosa che tagliente e, anche se alla fine chiede il conto, non fa poi così male, perché, come in ogni Rom-Com che si rispetti, l'amore vero è a un passo, basta imparare a riconoscerlo.