Titolo originale | Merankorikku |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, Thriller |
Produzione | Giappone |
Durata | 113 minuti |
Regia di | Seiji Tanaka |
Attori | Yôji Minagawa, Yoshitomo Isozaki, Mebuki Yoshida, Mebuki Yoshida, Makoto Hada Masanobu Yada, Yasuyuki Hamaya, Stefanie Arianne, Yûta Ôkubo, Takanori Kamachi, Keiji Yamashita, Hiroko Shinkai. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,30 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 29 aprile 2019
Un ragazzo, intento a dare una svolta alla sua vita, decide di iniziare a lavorare in una piscina pubblica. Dopo l'orario di chiusura, però, lo la piscina si trasforma...
CONSIGLIATO SÌ
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Kazuhiko è un giovane laureato e disoccupato, timido e schivo. A una cena di ritrovo dei compagni di corso viene avvicinato da Yuri e comincia a frequentarla. Yuri gli consiglia un posto di lavoro in un bagno pubblico vicino a casa sua, ma ben presto Kazuhiko scopre che il luogo nasconde una seconda attività, tutt'altro che legale.
Sulla scia della black comedy minimalista che caratterizza molta produzione del cinema giapponese recente indirizzato ai festival, anche il debutto di Seiji Tanaka propone un protagonista taciturno, goffo e impacciato alle prese con una situazione che si fa ben presto più grande di lui.
Kazuhiko sembra una creatura che proviene più dall'universo mangaka che dal mondo reale, una maschera di disagio, calata in un contesto ideale per esasperare le sue difficoltà e, forse, trasformarle in insospettabili virtù. Un mix di generi gestito con abilità da Tanaka, in cui il romance e lo yakuza eiga fanno capolino senza risultare mai il motivo dominante, in cui la familiarità di simboli e avvenimenti non deve dare per scontato il lavoro di rielaborazione degli stessi. Il confronto tra Kazuhiko e il sottobosco criminale, infatti, non segue i binari più prevedibili e riserva svolte narrative e stilistiche sorprendenti. In Melancholic è forte la simmetria, il gioco di riflessi, tra generazioni contrapposte per obiettivi e modo di perseguirli (Azuma e lo yakuza da un lato, Kazuhiko e Matsumo dall'altro). Un ritorno e un contrasto che si riflette anche in accostamenti arditi, come quando il tepore del focolare che riscalda due possibili amanti fa da contraltare alla fornace della scena precedente, dove vengono smaltiti gli "incidenti" del bagno pubblico.
Indizi chiari del ghigno macabro e sardonico del narratore invisibile e onnisciente, che si nasconde sotto l'apparente levità di quello che potrebbe apparire come il grottesco coming of age di un nerd. Melancholic sposa il punto di vista di Kazuhiko e, come tale, articola con apparente fatica il proprio linguaggio, osserva in maniera sghemba e defilata le azioni di strani uomini, smarriti e amorali più che malvagi. Il sottotesto, tutt'altro che edificante, è quello di una società dove la cultura e i titoli universitari sono solo prestigiosa carta straccia. Kazuhiko si sente ripetere in continuazione che ha conseguito un titolo di studio che apparentemente tutti invidiano, ma la separazione netta tra questa visione ideale e il ben più pragmatico mondo reale è nelle cose. Yoji Minagawa, straordinario nei panni di Kazuhiko, è anche produttore e co-autore del soggetto, versione esasperata e arricchita di elementi noir delle vicissitudini del giovane Tanaka, sceneggiatore senza successo in un mondo di vanagloriosi creativi. Un risentimento che spiega l'efficacia della scena della rimpatriata tra studenti, condotta dall'odioso e accentratore collega "vincente". Premio per la miglior regia nella sezione indipendente Japanese Cinema Splash del Tokyo International Film Festival.