fulviowetzl
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venerdì 18 maggio 2018
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arrancare e arraffare contatti e conchiglie
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Quando 15 giorni fa sono uscito dalla proiezione della prima parte, a chi mi chiedeva a botta calda un commento sul film, ho risposto: "Il film è bellissimo perché mi ha fatto schifo". Stavo parafrasando un commento ad un mio film "Prima la musica, poi le parole", fatto da un gruppo di giurati ragazzi, al Giffoni Film Festival nel 1999, dove il film era in concorso: "Il film non ci è piaciuto perché Lanfranco (il padre interpretato da Jacques Perrin) è cattivissimo con il figlio".Tipico dell'infanzia è scambiare il contenuto per la forma, non ci piacciono i personaggi perchè agiscono male nel film, quindi non ci piace il film.
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Quando 15 giorni fa sono uscito dalla proiezione della prima parte, a chi mi chiedeva a botta calda un commento sul film, ho risposto: "Il film è bellissimo perché mi ha fatto schifo". Stavo parafrasando un commento ad un mio film "Prima la musica, poi le parole", fatto da un gruppo di giurati ragazzi, al Giffoni Film Festival nel 1999, dove il film era in concorso: "Il film non ci è piaciuto perché Lanfranco (il padre interpretato da Jacques Perrin) è cattivissimo con il figlio".Tipico dell'infanzia è scambiare il contenuto per la forma, non ci piacciono i personaggi perchè agiscono male nel film, quindi non ci piace il film. E io stavo scambiando il contenuto per la forma. Mi ha fatto schifo perchè quello che vedevo snocciolarsi spietato davanti agli occhi era schifoso, questo rutilante esagitato, a volte esangue, carnevale grottesco di carni al macello, tette e culi, baci saffici e finti pompini, ambienti asettici arredati da architetti compiacenti, come certe cartapeste barocche per l'ingresso dei sovrani, luci da palcoscenico, fish-eye a circoscrivere, aureole al neon, e questo arrancare e arraffare, arrancare e arraffare, contatti e conchiglie oceaniche, sfioramenti e polluzioni, tracheotomie e tosaerbe, strip di coca, e strip tout court, body guard e body builder era nauseante e seducente perché coreografato con sapienza dalle luci di Bigazzi, dai sinuosi e avvolgenti a volte claustrofobici movimenti di sky cam e dolly e droni continui e stordenti. Noi vedevamo "loro" e sulla superficie riflettente dello schermo, vedevamo noi, sì anche noi, la sinistra che per anni "ha graziato Berlusconi", perché una parte della sinistra, quella che ha trasformato la parola socialismo in un insulto, quella che viveva nella Milano da bere, al di sopra di ogni mezzo e ogni decenza, quella che faceva mercimonio di cadaveri e prendeva due terzi degli appalti in tangenti, un terzo per l'opera, la sinistra di Craxi e dei "loro" accoliti, è il brodo di coltura da cui è saltato fuori il girino che meglio ha imparato la lezione, diventando un grande rospo pasciuto a 46 denti pronto a rifilarci appartamenti virtuali e dentiere posticce, sogni e mutui a tasso zero, creando quel fenomeno impressionante e mai prima di allora così coerente e così compiutamente disegnato fin nei più minuti dettagli e optional che è il "berlusconismo" (la Milano da vomitare). Con la nostra compiacenza, confinati orgogliosamente e sterilmente in un Aventino della coscienza etica, abbiamo permesso tutto questo, molti di noi sono scivolati nel whirpool, rimanendo sul bordo della voragine un giro di giostra, due giri e poi giù. Vedere condensato in 3 ore e mezzo di due capitoli, tutto lo schifo che abbiamo permesso e fatto, vedere in due inquadrature complementari simmetriche e frontali il kilomentrico tavolo delle 60 ospiti festanti a villa Certosa, e il pletorico schieramento del governo Berlusconi al giuramento davanti a un Napolitano costernato, è stato devastante. (segue)
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siebenzwerg
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giovedì 17 maggio 2018
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operazione estetica per riabilitare il caimano
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Fare di Berlusconi l’oggetto di un’opera estetica ed estetizzante è mostruoso e surreale come la shock-art dello squalo tranciato in formaldeide di Damien Hirsh. Metto insieme i due film perché abbinati risultano un’apologia di Berlusconi, celebrato non certo come politico, ma come uomo ed eroe dei nostri tempi. E assieme a lui, c’è la glorificazione di un’epoca edonistica, fatta di sesso, droga e musicaccia, tutto sempre e comunque funzionale a vendere la propria vita e comprare vite altrui. Il film consegna all’immortalità il personaggio Berlusconi, accattivante affabulatore della “discesa in campo”, aggiungendo un lato privato romantico elegiaco piuttosto improbabile, specie nella “storia d’amore” con Veronica.
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Fare di Berlusconi l’oggetto di un’opera estetica ed estetizzante è mostruoso e surreale come la shock-art dello squalo tranciato in formaldeide di Damien Hirsh. Metto insieme i due film perché abbinati risultano un’apologia di Berlusconi, celebrato non certo come politico, ma come uomo ed eroe dei nostri tempi. E assieme a lui, c’è la glorificazione di un’epoca edonistica, fatta di sesso, droga e musicaccia, tutto sempre e comunque funzionale a vendere la propria vita e comprare vite altrui. Il film consegna all’immortalità il personaggio Berlusconi, accattivante affabulatore della “discesa in campo”, aggiungendo un lato privato romantico elegiaco piuttosto improbabile, specie nella “storia d’amore” con Veronica. Altrettanto inverosimile è il bel dialogo di reciproche accuse con cui i due mettono fine al loro matrimonio. Grande profusione d’ingegno artistico per sorreggere una sconcertante mancanza di sguardo critico verso la rovina della nostra cultura e civiltà che il ventennio berlusconiano ha causato. Ma forse questa degenerazione culturale è proprio ciò che questo film incarna nella sua essenza profonda.
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alex2044
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giovedì 17 maggio 2018
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patetico e triste : una sentenza ?
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Loro 2 confema le sensazioni positive che mi aveva procurato Loro 1 . Sorrentino ha fatto , ancora una volta un film eccellente, in ogni sua parte , curioso , intrigante , personale . Dimostrandosi uno dei pochi veri autori del cinema italiano . Un suo film è suo e può essere immaginato e costruito solo da lui . Dopo questa visione rimane il quesito sul perchè il film si chiami Loro 1/2 . Perchè se nella prima parte Loro sono per la quasi totalità del tempo i protagonisti assoluti , questa seconda non è altro che un monologo quasi ininterrotto di lui . Con qualche pausa soltanto per gli interventi della moglie , spesso sferzanti e colpevolizzanti , degli amici più cari , Ennio (Doris ?) , talmente complice da proporgli di corrompere dei senatori e del solito codazzo di servi sciocchi e ragazzotte più che disponibili ( " Hai visto è alto slanciato ").
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Loro 2 confema le sensazioni positive che mi aveva procurato Loro 1 . Sorrentino ha fatto , ancora una volta un film eccellente, in ogni sua parte , curioso , intrigante , personale . Dimostrandosi uno dei pochi veri autori del cinema italiano . Un suo film è suo e può essere immaginato e costruito solo da lui . Dopo questa visione rimane il quesito sul perchè il film si chiami Loro 1/2 . Perchè se nella prima parte Loro sono per la quasi totalità del tempo i protagonisti assoluti , questa seconda non è altro che un monologo quasi ininterrotto di lui . Con qualche pausa soltanto per gli interventi della moglie , spesso sferzanti e colpevolizzanti , degli amici più cari , Ennio (Doris ?) , talmente complice da proporgli di corrompere dei senatori e del solito codazzo di servi sciocchi e ragazzotte più che disponibili ( " Hai visto è alto slanciato "). La risposta a questo quesito è una sola : Lui non è altro che la summa di tutti i difetti di Loro . Quindi un loro all'ennesima potenza , da qui il titolo azzeccatissimo . Togliendogli , così, quella'aura di originalità cui tanto crede . Il nostro eroe non è altro che un esecutore dei voleri e dei desideri di Loro . Sorrentino sembra voler umanizzare , un po' , Berlusconi riducendolo a mero esecutore dei desideri altrui .Dandogli la mazzata finale con la scena in cui una ragazzotta , caso raro fra le molte , lo respinge , con una frase che è quasi una sentenza : " Sei un uomo patetico e triste " . Viene da sorridere alla faccia del nostro eroe a sentirsi dare del patetico e passi , ma del triste giammai , sentendosi vitale e allegrissimo .Mia cattiveria:a telecamere accese .Ribadendo la bravura degli attori tutti , la formdabile fotografia , gli ambienti perfetti , le musiche coinvolgenti . Rimane il protagonista assoluto di questa seconda parte e cioè Toni Servillo . Ormai ogni parola di elogio è consumata . In questo film dimostra ulteriormente di essere un gigante . Perfino nei dettagli , passare dall'accento lombardo a quello napoletano . Fino alla doppia parte nel dialogo fra Berlusconi e Ennio (Doris ?), impresa già effettutata nel bellissimo W La Libertà .Per concludere . un film di Sorrentino si può amare o anche disprezzare ma è sempre da vedere . Perchè il cinema ha un bisogno enorme di talento ed il talento qui proprio non manca .
PS Attendo con speranza un final cut in un unica parte . A quel punto penso che il capolavoro sarà raggiunto !
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michelino
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giovedì 17 maggio 2018
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michelino va al cinema
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Mi aspettavo giochi d'artificioe invece questo è solo un petardo.
Dopo la grande bellezza mi aspettavo la grande bruttezza
ma questo film sembra girato prima della grande bellezza
sembra un provino, un esercizio da perfezionare prima di
arrivare a quel film ultrapremiato.
Sembra che il cinema di Sorrentino si muova a marcia indietro
esattamente come si muove l'Italia di Berlusconi.
Ha proposito di marcia all'indietro; confesso che non ho
ancora visto loro 1 e confesso anche che a questo punto
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Mi aspettavo giochi d'artificioe invece questo è solo un petardo.
Dopo la grande bellezza mi aspettavo la grande bruttezza
ma questo film sembra girato prima della grande bellezza
sembra un provino, un esercizio da perfezionare prima di
arrivare a quel film ultrapremiato.
Sembra che il cinema di Sorrentino si muova a marcia indietro
esattamente come si muove l'Italia di Berlusconi.
Ha proposito di marcia all'indietro; confesso che non ho
ancora visto loro 1 e confesso anche che a questo punto
non so se avrò voglia di vederlo
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ritacirrincione
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giovedì 17 maggio 2018
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lui e gli altri
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Procedendo per “quadri”, una successione di scene compiute, Loro2 continua a delineare il B-pensiero, la sua visione del mondo, il suo modo di relazionarsi con gli altri, spesso utilizzando la forma del dialogo: quello tra B ed Ennio, l’amico imprenditore - suo alter ego - interpretato dallo stesso Servillo; quello telefonico con l’anonima casalinga - quasi un assolo - in cui si esibisce come virtuosistico venditore di sogni; quello con Veronica, drammatico e definitivo; il confronto con la giovanissima ragazza che lo mette di fronte all’inesorabilità della sua vecchiaia; quelli in rapida sequenza con i sei senatori di sinistra da portare dalla propria parte, che cedono uno dopo l’altro con un formidabile effetto strike.
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Procedendo per “quadri”, una successione di scene compiute, Loro2 continua a delineare il B-pensiero, la sua visione del mondo, il suo modo di relazionarsi con gli altri, spesso utilizzando la forma del dialogo: quello tra B ed Ennio, l’amico imprenditore - suo alter ego - interpretato dallo stesso Servillo; quello telefonico con l’anonima casalinga - quasi un assolo - in cui si esibisce come virtuosistico venditore di sogni; quello con Veronica, drammatico e definitivo; il confronto con la giovanissima ragazza che lo mette di fronte all’inesorabilità della sua vecchiaia; quelli in rapida sequenza con i sei senatori di sinistra da portare dalla propria parte, che cedono uno dopo l’altro con un formidabile effetto strike. Ai dialoghi si alternano scene corali come quelle in cui le ragazze sue ospiti fanno fitness o preparano le coreografie per animare le sue feste – quasi un musical. Insieme compongono la sua estetica, fatta di artificialità e di finzione in un costante tentativo di piegare la natura e le cose; il suo porsi ontologicamente come un’entità buona e generosa, dispensatrice di felicità e di armonia, portatrice di ordine e creatrice di bellezza; la sua psicologia che sembra non conoscere crisi, dubbi o incertezze - “Io non mi offendo mai” - quella che lo ha fatto andare avanti come un caterpillar realizzando obiettivi raramente raggiungibili da una sola persona; l'etica totalmente asservita ai suoi obiettivi. Di tanto sesso visto o intravisto in Loro1, qui - quasi obbedendo al precetto del Noli me tangere - nessuna scena erotica, nessun contatto fisico per B, solo lo sguardo, più malinconico che torbido, su corpi omologati e seriali, reclutati ad hoc, fuori da ogni autentica dinamica relazionale. Anche le vicende politiche di B vengono lasciate sullo sfondo. Unica eccezione la scena dell’insediamento del suo nuovo governo mentre giura davanti al Presidente della Repubblica: girata in slow motion e accostata alle scene dei suoi party privati, assume quasi una dimensione onirica.
Le terribili scene di devastazione del terremoto dell’Aquila fanno da epilogo al dittico. Al di là della facile metafora del berlusconismo, l’evento del sisma vede ancora una volta un B che, più che governare la ricostruzione, mette in atto i suoi metodi da venditore di sogni o da carrambate televisive, con gesti a effetto per colpire l’immaginario dei suoi elettori. Ed ecco che fa recapitare in un prezioso astuccio una dentiera nuova fiammante alla vecchina che l’aveva persa nel sisma o che consegna con orgoglio ed entusiasmo quasi infantili le case prefabbricate, moderne, funzionali e munite dell’immancabile TV. Incapace di cogliere la dimensione profonda e tragica dell’esistenza, incomprensibili gli rimangano i volti scavati e sofferenti degli anziani che hanno ancora negli occhi le vecchie case di pietra e non riescono ad immaginare le loro vite in quelle “scatole” anonime e senza storia. Il loro sguardo si rivolge a quel Cristo di marmo che i vigili del fuoco, nella lunga scena finale, estraggono dalle rovine di una chiesa e adagiano con cura su un drappo rosso tra le macerie, sola speranza di rinascita.
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[+] bel commento, rita!
(di xerox)
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maramaldo
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mercoledì 16 maggio 2018
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ad un detrattore di sorrentino
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Caro Markwillis, devi fartene una ragione. Se partorisci qualcosa che valga qualcosa qualcuno ne profitterà. Pensa, scippano anche a me ideuzze e parole strane. Non ti conosco nè so di che parli ma se sei un artista un riguardo per il talento devi averlo. Sorrentino è come uno chef rinomato, non vale per dove ha preso gli ingredienti (che possono essere scadenti o scaduti) ma per come te li cucina.
Se non ti convince il creativo apprezza il regista, il filmmaker. Interpreti, che in mano ad un altro sarebbero rimasti allo stadio di caratteristi e macchiette, qui acquistano rilievo di attori. La Sofia Ricci è "Lei" o almeno come se la figura il popolo.
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Caro Markwillis, devi fartene una ragione. Se partorisci qualcosa che valga qualcosa qualcuno ne profitterà. Pensa, scippano anche a me ideuzze e parole strane. Non ti conosco nè so di che parli ma se sei un artista un riguardo per il talento devi averlo. Sorrentino è come uno chef rinomato, non vale per dove ha preso gli ingredienti (che possono essere scadenti o scaduti) ma per come te li cucina.
Se non ti convince il creativo apprezza il regista, il filmmaker. Interpreti, che in mano ad un altro sarebbero rimasti allo stadio di caratteristi e macchiette, qui acquistano rilievo di attori. La Sofia Ricci è "Lei" o almeno come se la figura il popolo. Perfino Scamarcio, in due o tre occasioni, "esprime".
L'esercizio inconcludente di una satira abusata e logora qui diviene una "imagerie" vibrante, una parabola allucinata e pregnante.
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(di markwillis)
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alesimoni
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mercoledì 16 maggio 2018
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lui non è un divo..
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In questo secondo atto del film, Sorrentino ha usato due registri che si sposano e intrecciano bene tra loro: una parte satirica molto divertente e una più intimista e riflessiva.Nella prima è riuscito con merito a mettere in ridicolo Lui e quindi ciò che rappresenta, il potere. In questo una gran parte del merito va alla strepitosa interpretazione di Sorrentino, fantastico quando si sdoppia in Ennio Doris! La rappresentazione farsesca è sempre però permeata da una sensazione di malinconia, come se Lui dovesse perennemente riempire un vuoto, nonostante lo sfarzo e gli eccessi di cui si circonda. Significativo che nella parte più politica del film Sorrentino affidi le critiche più feroci a Lui e anche alla sua filosofia di vita, proprio a Veronica, che interpreta quindi una ribellione della donna al ruolo di oggetto che è onnipresente (anche troppo) nel film.
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In questo secondo atto del film, Sorrentino ha usato due registri che si sposano e intrecciano bene tra loro: una parte satirica molto divertente e una più intimista e riflessiva.Nella prima è riuscito con merito a mettere in ridicolo Lui e quindi ciò che rappresenta, il potere. In questo una gran parte del merito va alla strepitosa interpretazione di Sorrentino, fantastico quando si sdoppia in Ennio Doris! La rappresentazione farsesca è sempre però permeata da una sensazione di malinconia, come se Lui dovesse perennemente riempire un vuoto, nonostante lo sfarzo e gli eccessi di cui si circonda. Significativo che nella parte più politica del film Sorrentino affidi le critiche più feroci a Lui e anche alla sua filosofia di vita, proprio a Veronica, che interpreta quindi una ribellione della donna al ruolo di oggetto che è onnipresente (anche troppo) nel film. La sequenza riflessiva e struggente è quella del terremoto e della ricostruzione, in cui leggo un’ulteriore, fortissima critica a una politica dell’Immagine che nasconde dietro al velo patinato delle new town, un enorme cumulo di macerie in cui giace un Paese spossato, rappresentata nella scena più bella,commovente e amara del film con una delicatezza senza uguali. In conclusione il film è assolutamente eccessivo e ridondante nella prima parte, ben riuscito nella seconda. Non c’era bisogno di farne due, sembra solo un’operazione commerciale. Il confronto, naturale, col Divo è impari per freschezza, novità e divertimento. Ottimo lavoro come sempre di Bigazzi alla fotografia, bravo anche Scamarcio.
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angeloumana
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martedì 15 maggio 2018
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loro2 - l'epilogo
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Con la seconda parte di Loro il film di Sorrentino si compie, si conclude ed è un prodotto finito. Loro1 era preparatorio ma è in questa seconda parte che viene fuori la vera anima del nostro (o loro) protagonista, i 6 senatori comprati che gli permetteranno ancora una volta di guidare il Paese come ho guidato le aziende, cosa che in quel momento di depressione non gli “permettevano”, la separazione dalla seconda moglie, le cene eleganti (e grottesche, o “burlesque”). Negli avvertimenti d'apertura il film dice di non avere “scopi cronachistici” ma altro non può essere se non una rappresentazione delle caratteristiche umane dell'ometto coi tacchi, accessorio proprio di uno che tiene all'apparenza, preoccupato della rappresentazione di sé stesso, che ha vissuto in una lunghissima messinscena, una vita somigliante a fiction,un bambino che ha paura di morire (gli uomini sono limitati schiavi di tentazioni puerili, gli fa dire Sorrentino), tutto preso dalfare innamorare, imbroglione (Montanelli che lo conobbe bene disse di lui: “Ha l'allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne”), affetto da un gigantesco complesso d'inferiorità, interessato a sé e agli amici “compagni di merende”, che cadono in disgrazia se sviano da una condotta contraria alla sua “causa”.
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Con la seconda parte di Loro il film di Sorrentino si compie, si conclude ed è un prodotto finito. Loro1 era preparatorio ma è in questa seconda parte che viene fuori la vera anima del nostro (o loro) protagonista, i 6 senatori comprati che gli permetteranno ancora una volta di guidare il Paese come ho guidato le aziende, cosa che in quel momento di depressione non gli “permettevano”, la separazione dalla seconda moglie, le cene eleganti (e grottesche, o “burlesque”). Negli avvertimenti d'apertura il film dice di non avere “scopi cronachistici” ma altro non può essere se non una rappresentazione delle caratteristiche umane dell'ometto coi tacchi, accessorio proprio di uno che tiene all'apparenza, preoccupato della rappresentazione di sé stesso, che ha vissuto in una lunghissima messinscena, una vita somigliante a fiction,un bambino che ha paura di morire (gli uomini sono limitati schiavi di tentazioni puerili, gli fa dire Sorrentino), tutto preso dalfare innamorare, imbroglione (Montanelli che lo conobbe bene disse di lui: “Ha l'allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne”), affetto da un gigantesco complesso d'inferiorità, interessato a sé e agli amici “compagni di merende”, che cadono in disgrazia se sviano da una condotta contraria alla sua “causa”. Il suo grande amico Doris gli dice all'inizio di questa seconda parte che il loro egoismo deve apparire come la migliore forma di altruismo, solo così può essere ben spacciato, se convinti della bontà dei nostri sogni … Ci è riuscito benissimo, ha realizzato tutto quanto ha voluto e ha goduto delle opportunità della vita, ma c'è da meravigliarsi, o atterrire, che i cittadini del “Paese che ama” (Loro, a cui il film è dedicato) glielo abbiano permesso. Ma lui questo è stato, un ottimo piazzista (“il più grande del mondo”, disse il solito Montanelli, “se un giorno si mettesse a produrre vasi da notte, farebbe scappare la voglia di urinare a tutt'Italia”) un magnifico venditore, il migliore, di quelli che non si alzano dal tavolo se il cliente non ha prima firmato il contratto. E “Il Venditore” s'intitola il bel libro di Giuseppe Fiori del 2004, storia di B. e della Fininvest (beh, non si può dire che non abbia creato lavoro, sia a compiacenti sia a detrattori).
Il film non è “cronachistico” perché Sorrentino lo realizza da buon ultimo, quando ormai la parabola delpersuasore è in caduta e diversi altri film più contemporanei al tempo della cronaca sono usciti. Lui lo rende eccessivo, grottesco, ci mette dentro degli scherzi perfino, la tragedia trasformata in farsa: il mieloso inno di FI, immancabilmente cantato dalle sue ammiratrici prezzolate e scoscianti non può che far sorridere, Viva l'Italia (loro) che ha scelto di credere in questo sogno. Piccola riflessione a margine: ma se così tanto pubblico femminile si offre volentieri alle fauci del drago quanto è credibile il MeToofuori tempo massimo?
Ha lasciato gente svuotata attorno a sé: l'ape regina Sabina Began (magnifica attrice e avvenente Kasia Smutniak) dice nel film di sentirsi scema, dopo tutto quel lavoro di procacciatrice, lo stesso Tarantini (Scamarcio) e moglie (Euridice Axen, pepata al punto giusto) hanno lo sguardo spento e vuoto dopo le loro pubbliche relazioni. Svuotati e, pare, con un leggero senso di presa per il sedere appaiono gli abitanti de L'Aquila nelle loronew town, onorati del G8 del 2009, iniziativa pubblicitaria che rientra in quell'egoismo venduto per altruismo di cui s'è detto. Abitanti rimasti soli con le loro macerie: i boati del terremoto abruzzese Sorrentino li sistema proprio durante il giuramento per il 3° governo, dopo la compera dei 6 senatori; succede lo stesso nei film della crocefissione, quando Gesù Cristo spira si scatena il terremoto, e del resto B. era l'unto del Signore.
In questa seconda parte molti minuti sono dedicati ai discorsi tra i due coniugi in separazione, forse troppi, ma la domanda che Silvio fa a Veronica, Come mai sei stata tanti anni accanto a un essere così banale?, resta inevasa da parte di lei. Già, come mai? Eppure lei, all'inizio di Loro2, scuote la testa all'ennesima esibizione del suo “soubrettone”, canta Malafemmina applaudito dagli amici in Villa Certosa. Lo conosceva bene, ma sembra aver rinunciato all'impossibile compito di riportarlo alla realtà, Qui non sei a Porta a Porta!.
“La voce dell'innocenza” si direbbe quella di una ventenne invitata una volta alle cene eleganti, Stella (Alice Pagani) che non si diverte - osserva distaccata e scettica le esibizioni delle altre partecipanti, tutte sul mercato - la quale mette il 70enne Silvio di fronte alla realtà, dopo la inutile tentata seduzione: e dopo?, lei ha l'alito di mio nonno, mi sembra tutto così patetico e triste. Bello che se ne vada in fretta col suo trolley, una preda che non s'è data, una ragazzina inarrivabile che l'anziano forse ancora cerca. Il lavoro di Sorrentino ha senso infine, s'è davvero compiuto: viene rappresentata la deposizione di un Cristo morto estratto dalle macerie di una chiesa ad opera dei vigili del fuoco. Ecco: una deposizione avviene, certo avverrà in un tempo non lontano quella del protagonista assoluto, ha il suo mausoleo bell'e pronto.
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roberteroica
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lunedì 14 maggio 2018
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una vita (senza) copione: fine di un piazzista (e
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Nel dialogo tra un marito e una moglie, lei ad un cero punto fa: “da dove sono arrivati tutti questi soldi ?”. E lui risponde: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.” Lei è Veronica Lario, Lui è Silvio Berlusconi. Sorrentino ci impiega oltre dieci anni per non arrivare a quello che Nanni Moretti, con un certo coraggio visionario, metteva in scena nel suo “Caimano”. E dire che “Loro 2” arriva dopo un fuoco d’artificio di sentenze, che anche un Di Battista qualunque ci ricorda spiattellandole un giorno si e uno no in televisione e sui giornali. Ma si dirà, Sorrentino vuole rappresentare uno spaccato grottesco dell’Italia dei primi anni 2000, nane e cortigiani, puttane e ballerini.
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Nel dialogo tra un marito e una moglie, lei ad un cero punto fa: “da dove sono arrivati tutti questi soldi ?”. E lui risponde: “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.” Lei è Veronica Lario, Lui è Silvio Berlusconi. Sorrentino ci impiega oltre dieci anni per non arrivare a quello che Nanni Moretti, con un certo coraggio visionario, metteva in scena nel suo “Caimano”. E dire che “Loro 2” arriva dopo un fuoco d’artificio di sentenze, che anche un Di Battista qualunque ci ricorda spiattellandole un giorno si e uno no in televisione e sui giornali. Ma si dirà, Sorrentino vuole rappresentare uno spaccato grottesco dell’Italia dei primi anni 2000, nane e cortigiani, puttane e ballerini. Non una denuncia, non un atto d’accusa contro uno specifico sistema di potere. Come già era “Il divo”. Sarà, ma qui funziona davvero poco, anche da quella prospettiva. E non basta restituire l’umanità e il punto di vista delle vittime e dei veri salvatori, nella silenziosa chiusura tra le macerie aquilane. Oltre tre ore (se ci mettiamo anche il pessimo “Loro 1”) per mettere in scena l’arte affabulatoria di un piazzista, deformando la forma cinema per ripiegarla alle esigenze dello spettacolo-cabaret tra Busby Berkeley e il Bagaglino, risulta davvero un’operazione insensata e fine a se stessa, con una megalomania che scombina immagini e sonoro simile a quella dell’ultimo Malick (mentre le sequenze del sisma sono pornografia pura, dove il dolore è ridotto a barzelletta su una dentiera perduta). Berlusconi ha la maschera dell’eterno carnevale nel quale sembra immerso e nel miglior paragone possibile sembra uno dei fantocci ferini che dettavano il gioco della Storia nel dimenticato “Il potere” di Augusto Tretti. Un film del 1972 molto più nuovo della roba che Sorrentino usa credendo di stupirci.
#FILMDAGUSTARE
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loland10
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lunedì 14 maggio 2018
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lui...e il vuoto.
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“Loro 2” (2018) è l’ottavo (bis) lungometraggio del regista-sceneggiatore napoletano Paolo Sorrentino.
Il dittico sorrentiniano si apre con una depilazione e si chiude con delle rovine. Dal futile che più non si può fino ad un dramma che è ancora lì e non aspetta altro che il nostro coraggio di persone. Dal clamore festaiolo al rumore silenzioso del sisma che ha piegato e distrutto la città de L’Aquila.
Un film che avrebbe potuto essere unico accorciandolo in alcune parti: già tre ore sembrano eccessive figurarsi oltre duecento minuti. Comunque Sorrentino si conferma regista di razza un po' meno nel raccontare storie o meglio nel saperle gestire con sceneggiature affilianti e tagliate.
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“Loro 2” (2018) è l’ottavo (bis) lungometraggio del regista-sceneggiatore napoletano Paolo Sorrentino.
Il dittico sorrentiniano si apre con una depilazione e si chiude con delle rovine. Dal futile che più non si può fino ad un dramma che è ancora lì e non aspetta altro che il nostro coraggio di persone. Dal clamore festaiolo al rumore silenzioso del sisma che ha piegato e distrutto la città de L’Aquila.
Un film che avrebbe potuto essere unico accorciandolo in alcune parti: già tre ore sembrano eccessive figurarsi oltre duecento minuti. Comunque Sorrentino si conferma regista di razza un po' meno nel raccontare storie o meglio nel saperle gestire con sceneggiature affilianti e tagliate. Un buon scrittore di cinema potrebbe dargli il la per sfornare film di livello. Ma chi? Esatto chi oggi in Italia sa scrivere di cinema....in un modo (o nei modi) per seguire un regista come Sorrentino.
Film disfunzionale (nell'insieme), non lineare, asimmetrico, volubile, scabroso, irritante, mielose, ironico, commediante, pensoso e arioso. Un film in cui il lascito è ampio e dove ogni giro di manovella è misero di gestione, iperbolica-mente funambolico e scontrosamente terreno. Il napoletano regista e l'altro napoletano attore che, come Totò e Peppino, incontrano il milanese (in Villa Certosa) con un escamotage (ir)riverente facendo proferire il canto partenopeo che pargola il viso di Servillo. Manca la lettera, in ripresa, e il gioco è fatto: un riso e un sorriso mentre il cuore de L'Aquila è sventrato.
La vista è un punto di vista. All'inizio come uno sconquasso amatoriale sembra un omaggio, voltagabbana- minuetto, ad un potere di una certa altezza. Un metro e settanta è l'altezza della cinepresa del regista. Mai un centimetro in più e alla fin fine neanche un centimetro in meno. Tutto appare un rito risaputo o quasi idillico nei volti da ricostruire. Sembra quasi di aspettare le inquadrature per capire chi fa compagnia al Servillo-Cavaliere per un trucco compiacente e delle facce da comprimari. Da Paolo a Mike, da una velina all'altra, da una produzione ad una fiction, il quiz è tolto come le nomee di una TV culturale. E il parlare pre-divorzio Veronica-Silvio nel film appare una soap di un livello non molto elevato. Bravi si...ma pare inutilmente per attirarci nel rivederli. Così è se vi pare (da chi di teatro ne capiva).
Finale felliniano doc con un silenzio e un mutismo che fa sensazione rispetto a tutto la scorribanda iniziale. La statua ‘salvata’ dai Vigili del Fuoco e dai Volontari del ‘Cristo morto’ ha la sembianza di un innocente reso colpevole e di un paragone (ir)riverente verso il Berlusconi(smo) come di un piacere filmico verso il Riminese (impagabile e non pagabile). Tutto si promette anche una dentiera di fronte allo sventramento e alle polveri. Una donna e il suo povero cibo: il demiurgo del tutto fare.
Orge o balletti, ostinato o banchetto, ballo o baldanza. In una villa piena di tutto. Qui non manca niente ripete il Lui a tutto spiano. Anche per i senatori da convincere a passare dalla sua parte per far cadere il governo. Intento riuscito dopo incontri su incontri, aperitivi, goduria e aerei privati. Un Servillo a trentadue-denti finti o meglio sbiancanti (il Tom Cruise si ridesta per uno smalto che aveva perso nonostante l'età ...) che intona musica e sopratutto canta da par suo (si intende l'attore) con 'malafemmina' raggiunge la teatralità di una messa in scena in continuo spolvero. Ecco il film va visto per lui, si intende Toni, che ci mette anima e core, per un'interpretazione surreale, viva, posticcia, saporita, zuccherosa e, forse, maliziosa.
Rito e rituale il cinema di Sorrentino, arricciato, fastoso è fastidioso. Ma un modo di farlo che è sopra le righe, nel senso letterale ma anche, e soprattutto, sopra i modi convenzionali di altri. Certo non soddisfa lo strafare ma certamente il palato
Omissioni di molto e aggroviglio di (in)utile; per una festa riuscita e una sfilza di ragazze mentre il Toni-Silvio racconta la barzelletta che più facile non si può. I comunisti ci sono. E nel mentre a tutto non sa rispondere perché 'i suoi sogni sono il suo incubo', il Mike nazionale fa il ' finto-tonto' mentre si intrattiene con Lui senza sapere (o forse sa già tutto) che l'auditel del quiz è in calo per lui. Il suo gioco è in ribasso. Ma non certamente per le promozioni.
2, cioè due parole senza parafrasi per i gli abbienti. Per i ricchi che hanno tutto. Ma la ventenne velina, una vale l'altra, dice di non sentirsi a proprio agio con un settantenne che la corteggia. Il boy-perenne, non si offende mai come dice spesso, ma ha dall'altra parte qualche neurone che non si svende e i svende. Il tutto non basta per un corpo.
Il cast si dimena in grande spolvero e le recitazione è una somma, invereconda e tortuosa, tra una fiction e un grande film, una soap amena è un filmone con amen, una chiacchierata pazzeggiante e una retorica politicante. Un Toni Servillo che si diverte e si vede e una Elena Sofia Ricci che si dimena e si vede anche. Il gioco finisce e il dramma scalza ogni diceria. Il Goffo e la Riffa, l'Istrione e la Torva.
Regia alimentare e allegorica, colorata e avvenente di un film gioiosamente frizzante e comicamente demodé.
Voto: 6,5/10 (***).
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