maramaldo
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venerdì 11 maggio 2018
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riparliamone tra venti/trent'anni.
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Il "dittico" ha ormai significanza storica. Condividerne il giudizio/condanna che sia morale e non attualmente politico richiede che tutti "Loro" siano divenuti storici. Oggi, quando tornati a casa possiamo vederli in TV, "un'ermeneutica" elegante vuole che ci si astenga da valutazioni che non siano puramente estetiche.
A me, per esempio, Sorrentino ricorda Picasso. L'idea m'è venuta osservando La Fillette, il quadro da poco battuto record a New York. Come il Pablo andaluso, il Paolo napoletano in fondo non piace a nessuno, anzi c'è chi proprio non lo può soffrire, ma si rimane soggiogati dalla potenza evocatrice del suo tratto deformante, dal suo talento nel destrutturare suggestivamente persone, cose, pensieri.
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Il "dittico" ha ormai significanza storica. Condividerne il giudizio/condanna che sia morale e non attualmente politico richiede che tutti "Loro" siano divenuti storici. Oggi, quando tornati a casa possiamo vederli in TV, "un'ermeneutica" elegante vuole che ci si astenga da valutazioni che non siano puramente estetiche.
A me, per esempio, Sorrentino ricorda Picasso. L'idea m'è venuta osservando La Fillette, il quadro da poco battuto record a New York. Come il Pablo andaluso, il Paolo napoletano in fondo non piace a nessuno, anzi c'è chi proprio non lo può soffrire, ma si rimane soggiogati dalla potenza evocatrice del suo tratto deformante, dal suo talento nel destrutturare suggestivamente persone, cose, pensieri.
Al primo episodio sono andato curioso e riguardoso. Non mi ha deluso nè ...sorpreso. Coreografie affollate fatte da tribù di nudi tatuati, maschere fantasiose, figure sconce; facce grottesche; copulazioni ritmate; oscenità surreali e misteriose. Ecco - mi son detto - Fellini che "risale", come ora nel simbolismo sconsolato e apocalittico del finale 2.
Tornando al n. 1, il racconto s'incammina sulla vicenda della "Malcontenta", chiamiamo così la principessa sfortunata e triste, prigioniera del drago che ne disconosce sensibilità d'artista e istanze di dignità. La faccenda prosegue nel n. 2 così da far pensare che come delle leggi esistano cammei filmici "ad personam".
Servillo rappresenta un caso. Apprezzato lo sdoppiamento, un virtuosismo che già gli era riuscito in Viva la Libertà, spesso si rivela un problema nella percezione dello spettatore. Questi è da anni avvezzo a veder sbeffeggiato dai vignettisti un piccoletto rotondeggiante e, comunque, nonostante lo spesso strato di cerone, intravede sempre il ghigno inconfondibile di Toni. Aggiusta il tutto la dote canora che ricalca le performances del tycoon quando si proponeva come intrattenitore. Pur nell'intento denigratorio c'è fedeltà a questa vena autentica del soggetto. Si rispolverano ragionamenti e battute vintage, si mostra la sua sincera voglia di piacere.
Grosso lavoro di un visionario. L'Autore ha in comune con la sua creatura qualche inclinazione morbosetta. Sotto quest'aspetto lo spettacolo è assicurato.
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[+] all'anima della destrutturazione
(di markwillis)
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johnny1988
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venerdì 11 maggio 2018
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affamato
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Stanco, lo confesso, della dilagante presunzione di una buona fetta di pubblico che si intellettualizza con la semplicità di un click e una prima ricerca su Google, spezzo una lancia a favore di Sorrentino, il che non equivale a santificarlo, anzi.
LORO, infatti, non si salva a questo giro dal patibolo della critica, tuttavia merita la visione. Non tanto e solo perché Sorrentino è un autore ITALIANO che va visto, ma anche perché offre uno scarto estetico e di contenuto ben visibili, credo, dal cinema degli ultimi 30 anni.
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Stanco, lo confesso, della dilagante presunzione di una buona fetta di pubblico che si intellettualizza con la semplicità di un click e una prima ricerca su Google, spezzo una lancia a favore di Sorrentino, il che non equivale a santificarlo, anzi.
LORO, infatti, non si salva a questo giro dal patibolo della critica, tuttavia merita la visione. Non tanto e solo perché Sorrentino è un autore ITALIANO che va visto, ma anche perché offre uno scarto estetico e di contenuto ben visibili, credo, dal cinema degli ultimi 30 anni. Lui, insieme ad altri 4 circa che si affacciano sul mercato globale.
Se da un lato sono fiero di un autore italiano contemporaneo che ha la grinta e le palle di rappresentare un paese con una proposta professionale di qualità intellettuale e visionaria che non ha nulla di cui vergognarsi, dall'altro confesso con amarezza di essere rimasto deluso da LORO.
Benché Sorrentino sappia scoprire e far recitare anche il più sottovalutato degli attori e costruisca dei dialoghi di intensità ipnotica, in questo caso i personaggi di rilievo si perdono di vista, l'estetica che contraddistingue Sorrentino - e che infastidisce tanto quelli che vogliono saperne sempre più degli altri - si vaporizza, il "fascino" di cui il personaggio di Servillo si investe perde china fino a un finale che lascia contraddetti e affamati.
Allora emerge il dubbio se in fondo Sorrentino, da uno sguardo più lontano, finora non abbia voluto parlare dell'evanescenza, della vacuità malinconica e irreversibile con cui l'uomo, che sia piccolo e invisibile come nelle Conseguenze dell'Amore o epico come in Young Pope, deve ineluttabilmente fare i conti sul viale del tramonto. Oppure che stavolta non abbia saputo strutturare un racconto capace di cambiare il tempo che trova.
Per intenderci, funziona il soggetto di una sedicente divinità erede della tragedia greca peccatrice di ubris e mendace maschera fenomenica del Nulla che cerca di riconoscere la Sostanza negli altri - LORO - , il Noumeno, che in fondo ha sempre respinto per scelta politica e narcisistica, la cui profondità risiede solo nelle pieghe rugose di una fronte piallata, incapace di reggere il confronto con l'uomo vero, poetico, incarnato nello sfollato muto - neorealista - che non salverà dalle macerie il ricordo di Silvio, ma la statua del vero figlio di Dio. Ma è un titanic sorretto su tacchi di gesso. Che non debba far riflettere anche questo? Boh.
Che sia ostentato o barocco, condivisibile o meno, credo che Sorrentino abbia davvero qualcosa da raccontare, più di altri registi decantati come Tornatore, che ha avuto il vero profondo merito di farci riconoscere all'estero con il balcone della Bellucci e operette diabetiche come La Leggenda del Pianista sull'Oceano (azzannatemi, forza!).
Crozza che ha creato Sonlentino è geniale, è vero, ha inquadrato un personaggio nel suo fenomeno mediale più esauriente e macchiettistico. Ma Sorrentino deve solo ringraziarlo. E lo sa.
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no_data
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venerdì 11 maggio 2018
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recensione satura
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Si dice sempre che un’ opera artistica abbia nell’ ermeneutica il suo vero potere espressivo. Con questa recensione ho per la prima volta, quel senso di sazietà tipico di un pasto che non manca di nulla. Complimenti, per come in così poco tempo di elaborazione si è arrivati ad una così lucida analisi sintetica quanto approfondita. Chapeau
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goldy
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giovedì 10 maggio 2018
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semplicità e altruismo
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Decisamente più omogeneo . lineare i incisivo della prima parte è un film che soprattutto coloro che hanno creduto nell'uomo politico dovrebbero andare a vedere. Probabilmente vista l'abbandanza di tette e culi ci andranno per davvero ma è probabile che usciranno sghigbnazzando dalla sala ma è uno sghignazzo che lascia il segno .
A favore del film non potrei dire niente di meglio di quanto già scritto da Paola Casella nella scheda del sito.
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melagrana
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domenica 6 maggio 2018
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un film migliore di questa recensione inutilmente erudita.
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Gentilissima, mi perdoni ma la sua recensione è poco empatica: sfoggia erudizione fine a se stessa e non trasmette - invece - il desiderio o la curiosità di andare al Cinema. A me "Loro1" è piaciuto: non mi dilungo sui vari perchè, ma- fra tutto -per le efficaci metafore più o meno esplicite di un ispirato Sorrentino, che ci fanno capire che "LORO" siamo tutti noi nel momento in cui accettiamo il demone della corruzione. Andrò a vedere "Loro2" nonostante la sua recensione.
[+] gentilissima
(di johnny1988)
[ - ] gentilissima
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