carloborgogno
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domenica 20 maggio 2018
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il grande disfacimento
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Film decisamente interessante. L'altra parte del mondo, contigua ma non descritta, ne 'La grande bellezza', ma alterno dal punto di vista 'emotivo'; forse perché la descrizione sottintesa di un paese in disfacimento è troppo sovrastata dall' identificazione pedissequa dei personaggi principali e quindi la sineddoche(scusate :) ) non sempre funziona. Forse non a caso il momento più intenso è quello,finale, in cui le macerie reali del terremoto dell'Aquila diventano la metafora di quelle morali del paese.
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Film decisamente interessante. L'altra parte del mondo, contigua ma non descritta, ne 'La grande bellezza', ma alterno dal punto di vista 'emotivo'; forse perché la descrizione sottintesa di un paese in disfacimento è troppo sovrastata dall' identificazione pedissequa dei personaggi principali e quindi la sineddoche(scusate :) ) non sempre funziona. Forse non a caso il momento più intenso è quello,finale, in cui le macerie reali del terremoto dell'Aquila diventano la metafora di quelle morali del paese.
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carloborgogno
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domenica 20 maggio 2018
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il grande a
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Film decisamente interessante. L'altra parte del mondo, contigua ma non descritta, ne 'La grande bellezza', ma alterno dal punto di vista 'emotivo'; forse perché la descrizione sottintesa di un paese in disfacimento è troppo sovrastata dall' identificazione pedissequa dei personaggi principali e quindi la sineddoche(scusate :) ) non sempre funziona. Forse non a caso il momento più intenso è quello,finale, in cui le macerie reali del terremoto dell'Aquila diventano la metafora di quelle morali del paese.
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lucainvernizzi
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domenica 20 maggio 2018
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era meglio finire con loro 1 - inutile
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Dovrei continuare esattamente la recensione dove l'ho interrotta con Loro 1. Questo Loro 2 non è che una seguito del primo senza soluzione di continuità. Ci si potrebbe chiedere banalmente perché Sorrentino non ha fatto un film di tre ore (o anche meno) senza dividerlo in due? Non è mica Tarantino! E poi Kill Bill con buona pace per il regista italiano era ben altra cosa, senza dubbio sul piano delle idee. Sono proprio le le idee e la sceneggiatura che qui zoppicano troppo e non basta più l'ottimo Servillo a metterci una pezza e nemmeno il tourbillon di tette e culi. Davvero troppi anche quelli. Sorrentino perché non hai fatto un film di 140 minuti più solido e ben montato senza invischiarti in questo guazzabuglio che non è abbastanza coraggioso politicamente e ci racconta cose che verosimilmente è poco probabile che siano accadute nel modo in cui sono state rappresentate? Ciliegina finale la clamorosa quanto improbabile figura di Veronica Lario: ben si nota il credito dovuto dal regista alla ex moglie per le confidenze ricevute.
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maumauroma
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sabato 19 maggio 2018
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loro
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Rappresentazione metafisico allegorica della vita e delle opere del Cavaliere di Arcore risalenti a oltre un decennio fa, gia' da tempo consegnate alla cronache e alle aule di tribunale e abbondantemente stressate dai mass media. Come una sorta di parabola evangelica di un uomo racchiuso e quasi imprigionato nella sua Eburnea Torre, mentre giu' in basso, nell' inferno dei piu', si dibatte adorante, corrompente e tentatore un carnaio festoso di damigelle procaci , di faccendieri di bassa lega, di politici corrotti, tutti vogliosi di ascendere alla stanze dorate del Potere. E, in quelle stanze smisurate, non manca la presenza di una moglie gradevolmente soffocata dalla ricchezza e sgradevolmente soffocante nelle accuse.
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Rappresentazione metafisico allegorica della vita e delle opere del Cavaliere di Arcore risalenti a oltre un decennio fa, gia' da tempo consegnate alla cronache e alle aule di tribunale e abbondantemente stressate dai mass media. Come una sorta di parabola evangelica di un uomo racchiuso e quasi imprigionato nella sua Eburnea Torre, mentre giu' in basso, nell' inferno dei piu', si dibatte adorante, corrompente e tentatore un carnaio festoso di damigelle procaci , di faccendieri di bassa lega, di politici corrotti, tutti vogliosi di ascendere alla stanze dorate del Potere. E, in quelle stanze smisurate, non manca la presenza di una moglie gradevolmente soffocata dalla ricchezza e sgradevolmente soffocante nelle accuse. Ma il tentativo, forse inutile, di una almeno parziale redenzione catartica, spettera' alla fine solo e sorprendentemente al Silvio Nazionale.
Il regista napoletano, dopo il successo piu o meno meritato de La Grande Bellezza ha ormai perso quella magica, misurata essenzialita' espressiva che caratterizzava le sue prime opere. Qui tutto e' ridondante, eccessivo, prolisso, soprattutto nella prima noiosissima parte del film, che avrebbe potuto essere opportunamente tagliata, anche per consentire al pubblico di pagare un solo biglietto. Di pregevole, Loro 1 e 2, ha comunque la fotografia, originalmente appiattita, senza profondita', bidimensionale, chiara e luminosa, paradigma di una realta' senza tempo . La prova di Toni Servillo e' come sempre adeguata. Sa calarsi bene nei panni di B., anche se il suo cantato napoletano cosi' puro e limpido appare troppo ortodosso una volta messo in bocca all' imprenditore milanese. E poi e' quasi inutile rilevare che quello vero, di Silvio, e' un personaggio pressocche' inimitabile
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teresaperna
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venerdì 18 maggio 2018
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brutto
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brutto.....imbarazzante nella sua bruttezza. Immagini piatte. Simbologia al limite dello scontato. Personaggi macchiette. Un film brutto e pretenzioso. Da La grande bellezza in poi una lunga discesa verso l'autocompiaciuta banalità delle immagini patinate. Peccato....era un gran regista.....
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edenartemisio
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venerdì 18 maggio 2018
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tutto non e’abbastanza
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Mentre il film “Loro 1” indugia moltissimo sulla fauna che cerca "Lui" e il protagonista appare soltanto alla fine, come un dio antropomorfo annoiato dalle vicende dei mortali, ma umanamente preso a riconquistare la sua dea tradita e rancorosa, “Loro 2” calca ancor più la mano sullo squallore dei cortigiani, dando maggiore spazio al sovrano. In un episodio degno di nota, il calciatore di colore, rifiuta un vantaggiosissimo contratto con il Milan, dicendo: “Tutto non è abbastanza”. “Lui” incassa il rifiuto e prende quello che può. Ruba quelle parole per ripeterle successivamente in un altro contesto. Quella, però, non è soltanto una frase ad effetto, perché incarna esattamente il principio regolatore di un mondo dove ogni personaggio è disposto a tutto per raggiungere quello che vuole.
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Mentre il film “Loro 1” indugia moltissimo sulla fauna che cerca "Lui" e il protagonista appare soltanto alla fine, come un dio antropomorfo annoiato dalle vicende dei mortali, ma umanamente preso a riconquistare la sua dea tradita e rancorosa, “Loro 2” calca ancor più la mano sullo squallore dei cortigiani, dando maggiore spazio al sovrano. In un episodio degno di nota, il calciatore di colore, rifiuta un vantaggiosissimo contratto con il Milan, dicendo: “Tutto non è abbastanza”. “Lui” incassa il rifiuto e prende quello che può. Ruba quelle parole per ripeterle successivamente in un altro contesto. Quella, però, non è soltanto una frase ad effetto, perché incarna esattamente il principio regolatore di un mondo dove ogni personaggio è disposto a tutto per raggiungere quello che vuole. E’anche scontato che il centro della corte, il sovrano, non possa non avere un ego che sovrasta quello di ogni cortigiano. Con questo film sono offerte allo spettatore immagini che non conducono direttamente a un giudizio sul politico,viene raccontata invece la storia straordinaria e incredibile dell’uomo che si è fatto re regalando sogni. Mille sono le contraddizioni che affliggono il “Lui” della situazione, ma non lo scompongono più di tanto. Quella volontà non riesce a concepire limiti e alcune sconfitte diventano ripartenze. Non mancano neppure momenti di incontro con la verità, come quando Stella (Alice Pagani), una ragazza che rifiuta l’atmosfera della corte e, rivolgendosi al sovrano, senza cattiveria ma con forza gentile, dice: “ha l’alito di mio nonno, che non è né buono, né maleodorante, è solo l’alito di un vecchio”. Anche questo film è costruito con l’originalità a cui Sorrentino ci ha ormai abituati e si presenta in continuità non soltanto con “Loro 1” ma anche con “la grande bellezza”, fornendo vasti affreschi della decadenza non soltanto di Roma, ma di tutto il paese. Servillo è sempre grandissimo e indovinati sono i ruoli degli altri attori e attrici, veramente bravi, dei quali ho particolarmente apprezzato le espressioni degli occhi evidenziate in dettaglio, le occhiate degli animali rapaci.
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joker91
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venerdì 18 maggio 2018
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non ci siamo per niente
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Come per Loro 1 anche qui non ci siamo per niente. Non racconta nulla sull'ascesa di questo personaggio. Dove sono i rapporti con la P2 di Licio Gelli? dove sono i rapporti con il potere finanziario sionista atlantista?da dove vengono veramente tutti i suoi soldi?non dice nemmeno una parola sul piano di rinascita democratica del massone Licio Gelli((vorrei ricordare che il piano di rinascita democratica è stato attuato per lo più tramite Berlusconi). Una pellicola inutile che può piacere a coloro che non conoscono la storia e si accontentano di poco. Deludente,velleitario con scene prolisse e noiose. Dialoghi imbarazzanti(i due coniugi in cucina),film senza brio che non racconta nulla.
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Come per Loro 1 anche qui non ci siamo per niente. Non racconta nulla sull'ascesa di questo personaggio. Dove sono i rapporti con la P2 di Licio Gelli? dove sono i rapporti con il potere finanziario sionista atlantista?da dove vengono veramente tutti i suoi soldi?non dice nemmeno una parola sul piano di rinascita democratica del massone Licio Gelli((vorrei ricordare che il piano di rinascita democratica è stato attuato per lo più tramite Berlusconi). Una pellicola inutile che può piacere a coloro che non conoscono la storia e si accontentano di poco. Deludente,velleitario con scene prolisse e noiose. Dialoghi imbarazzanti(i due coniugi in cucina),film senza brio che non racconta nulla. Caro Sorrentino hai toppati,mi aspettavo un film più coraggioso e invece tu hai fatto la classica scemenza di sinistra raccontando il personaggio solo in superficie. Piacerà agli ignoranti
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flyanto
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venerdì 18 maggio 2018
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il secondo atto dell'ex-premier italiano
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Ecco che in questi giorni è uscito nelle sale cinematografiche italiane "Loro 2", la seconda parte del film del regista Paolo Sorrentino sul personaggio di Silvio Berlusconi. In questo secondo capitolo si assiste all'ascesa politica dell'ex-Premier ed alla fine del suo matrimonio con la moglie Veronica Lario, oltre che ai suoi scandali legati alle feste popolate, come sempre, da giovani e belle ragazze. Anche in questa pellicola il modo in cui Sorrentino presenta Berlusconi è ironico, per non dire, a volte, anche grottesco, ma il tono è più smorzato e, pertanto, le immagini sono meno esagerate rispetto a quelle della prima parte. Anche in questa versione numero 2 si possono identificare personaggi legati all'ambiente della politica come a quello della televisione immersi in un mondo sempre all'insegna dell'eccesso, del ridicolo, a guisa di baraccone dove lo sfarzo e la mancanza di morale non hanno limiti ed, anzi, vengono ostentati quasi con orgoglio.
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Ecco che in questi giorni è uscito nelle sale cinematografiche italiane "Loro 2", la seconda parte del film del regista Paolo Sorrentino sul personaggio di Silvio Berlusconi. In questo secondo capitolo si assiste all'ascesa politica dell'ex-Premier ed alla fine del suo matrimonio con la moglie Veronica Lario, oltre che ai suoi scandali legati alle feste popolate, come sempre, da giovani e belle ragazze. Anche in questa pellicola il modo in cui Sorrentino presenta Berlusconi è ironico, per non dire, a volte, anche grottesco, ma il tono è più smorzato e, pertanto, le immagini sono meno esagerate rispetto a quelle della prima parte. Anche in questa versione numero 2 si possono identificare personaggi legati all'ambiente della politica come a quello della televisione immersi in un mondo sempre all'insegna dell'eccesso, del ridicolo, a guisa di baraccone dove lo sfarzo e la mancanza di morale non hanno limiti ed, anzi, vengono ostentati quasi con orgoglio. Insomma, il ritratto di una Società in generale che è in profonda decadenza e che certamente non promette nulla di buono per il futuro.
Sorrentino, in conclusione, presenta l'Italia in rovinosa caduta ma nonostante tutto, in maniera emblematica e toccante, termina la propria opera cinematografica riscattandone il valore artistico e, dunque, la bellezza della sua creatività, mediante la scena finale del film in cui viene mostrato il rinvenimento di una bellissima statua in mezzo alle macerie provocate dal terribile terremoto della città dell'Aquila
Sempre ottimo, ovviamente l'attore Toni Servillo nel ruolo di Silvio Berlusconi che, ripeto, viene da lui impersonato in maniera alquanto simile (seppure un poco calcata) all'immagine reale attraverso la gestualità e soprattutto l'intonazione della voce.
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fulviowetzl
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venerdì 18 maggio 2018
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il potere salvifico dell'arte, non è più possibile
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(segue) O la sequenza presa di peso dalle telenovelas, girata in campo-controcampo-campo a due come nel più classico dei posti al sole, della notte dei lunghi coltelli tra Silvio e la Veronica (questa volta a rivelare - forse nel senso di velare due volte, senza lasciare tracce di Sindoni), con i dialoghi espiciti e torniti, senza ombra di allusione, condotti da principio alla fine, del discorso e del rapporto come in un"incantesimo a Dallas. Anche se gli spazi immensi - le distanze tra i due, evocano l'immensa villa stracolma di costosi ammennicoli, che è forse il modello culturale ed esistenziale sia di Berlusconi che di Sorrentino, la villa circondata da no-trespassing dove l'immenso Welles litiga con la moglie, mediocre soprano tanto quanto Veronica era una mediocre attrice, in Quarto Potere.
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(segue) O la sequenza presa di peso dalle telenovelas, girata in campo-controcampo-campo a due come nel più classico dei posti al sole, della notte dei lunghi coltelli tra Silvio e la Veronica (questa volta a rivelare - forse nel senso di velare due volte, senza lasciare tracce di Sindoni), con i dialoghi espiciti e torniti, senza ombra di allusione, condotti da principio alla fine, del discorso e del rapporto come in un"incantesimo a Dallas. Anche se gli spazi immensi - le distanze tra i due, evocano l'immensa villa stracolma di costosi ammennicoli, che è forse il modello culturale ed esistenziale sia di Berlusconi che di Sorrentino, la villa circondata da no-trespassing dove l'immenso Welles litiga con la moglie, mediocre soprano tanto quanto Veronica era una mediocre attrice, in Quarto Potere. Il potere salvifico dell'arte, sembra dire Sorrentino, non è più possibile, un film, un libro o una mostra di un grande della pittura (magari senza commenti fuorvianti di Sgarbi) non riescono più a "pulirci le testine" ossidate da orge di cattivo gusto, inquadrature sbilenche, tagli e dettagli rabberciati di mani gesticolanti nel tg della sera, non c'è epifania, riscatto finale, c'è apocalisse, la terra trema, un Cristo vola come nell'incipit de La dolce Vita, ma per atterrare su un fianco in una coperta rossa sul cumulo di macerie de L'Aquila. Non c'è più un lunghissimo camera boat a ritroso sotto i ponti del Tevere all'alba a nutrirci di ineffabile bellezza "eterna" ma un analogo carrello sui volti attoniti di sfollati e protettori civili seduti sui muri rabberciati, alle 4 di una notte maligna. Dicevo dell'analogia tra modelli culturali ed esistenziali tra Sorrentino e Berlusconi e mi è venuto come un flash, una proporzione simil matematica: vedendo l'agitarsi delle centinaia di comparse prima nelle ville affittate da Morra - Tarantino intorno a Villa Certosa, per esibire carni tette e cosce ad usum di Lui, poi direttamente in villa ad usum delle sue mani e delle sue voglie, e l'impegno che questi ragazzi scritturati da Sorrentino mettono nelle coreografie instancabili, nell'esprimere sguardi ammiccanti e trasognanti a Lui e a noi, e il gusto con cui il regista percorre corpi e pubi, depilati e non, non sarà che Sorrentino sta a chi ha scritturato per il suo film, come Berlusconi sta a chi ha scritturato per le sue feste? C'è poi molta differenza tra il bailamme chiassoso del cinema, lo sgomitare per esser scelti a tutti i costi di comparse e attori, e il tour de force estenuante delle mille veline, escort, zoccole e magnaccia, per essere invitati a corte? Non sarà che a Sorrentino nel descrivere con lucidità entomologica un universo deviato come quello di Lui, sia sfuggita la mano, come successe a Renzo De Felice nello stilare per Einaudi la monumentale biografia di Mussolini, da rimanerne affascinato se non addirittura innamorato?
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fulviowetzl
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venerdì 18 maggio 2018
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di fronte alla grande bruttezza
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(segue) Sono tornato stasera a vedere per la seconda volta Loro 2, e l'ho trovato potente e annientante. Ho pensato che i nostri supereroi, i nostri Avengers, i nostri Marvel, usciti ad occupare in due militarmente il 90 % delle sale, lo stesso giorno, sono questi, questi Sergio Morra, questi Santini, Cupe, questi topi grandi come nutrie che fanno deragliare ed esplodere camion della monnezza sui fori imperiali, questi agnelli sacrificali che muoiono assiderati dall'aria condizionata a palla o perché non sanno scegliere su quale monitor vedere il quizzone di Mike, questi Apicella e Fabi Concati, e fischiatrici che hanno fatto il master a Dubai, e soprattutto questo cerone ambulante modellato da madame Tussauds sul modello di Spock (quanto era umano lui, pur con le orecchie a punta in sù), questa attricetta emiliana, diventata antroposofa sulla via di Bangkok.
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(segue) Sono tornato stasera a vedere per la seconda volta Loro 2, e l'ho trovato potente e annientante. Ho pensato che i nostri supereroi, i nostri Avengers, i nostri Marvel, usciti ad occupare in due militarmente il 90 % delle sale, lo stesso giorno, sono questi, questi Sergio Morra, questi Santini, Cupe, questi topi grandi come nutrie che fanno deragliare ed esplodere camion della monnezza sui fori imperiali, questi agnelli sacrificali che muoiono assiderati dall'aria condizionata a palla o perché non sanno scegliere su quale monitor vedere il quizzone di Mike, questi Apicella e Fabi Concati, e fischiatrici che hanno fatto il master a Dubai, e soprattutto questo cerone ambulante modellato da madame Tussauds sul modello di Spock (quanto era umano lui, pur con le orecchie a punta in sù), questa attricetta emiliana, diventata antroposofa sulla via di Bangkok. Questi Bertolasi, Bondi, Doris, Confalonieri... I nostri supereroi, quelli che ci meritiamo ora come allora, ora che lo abbiamo "riabilitato". Il moralismo e il giudizio, l'indignazione e il disgusto lo esprimo io, Sorrentino non lo fa, il suo è uno sguardo fenomenologico e beffardo, e, guardato attentamente come ho fatto stasera il suo è un grande film sperimentale. Lui riesce a ricreare mimeticamente lo stile degradato che le televisioni commerciali, scimmiottate quasi da subito dalle tv di Stato, hanno imposto fino a corrompere il nostro sguardo, il nostro gusto, la nostra percezione, la nostra cultura dell'immagine, ammesso che mai l'abbiamo avuta. Basti vedere la sequenza in cui lo schermo si divide in due, quattro, forse otto split screen, con tutte le oscene fiction che il gigantesco (d'altezza) Max Tortora, propone a Silvio, e propina a noi, per culminare con la sintesi delirante di Lady Diana smanacciata dal "negretto" nella capanna, in "Congo Diana", per credere alla copia pantografata dell'estetica berlusconiana, che non è ahimè molto distante dall'estetica di "Gomorra" e "Suburra" le serie, che ho smesso o forse non ho mai iniziato a vedere, stufo di entrare nelle ville hollywoodiane con impluvi pompeiani e cascatelle al neon dell'ennesimo capo della Camorra a Casal di Principe. Perché devo sorbirmi quest'orgia di cattivo gusto, che tracima dal mio computer e mi sporca e inquina lo sguardo e la coscienza etica ed estetica? Non voglio fare la fine della pecorella smarrita di Loro 1, annientata come il giapponese di fronte a La grande Bellezza, di fronte alla grande bruttezza. (segue)
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