Titolo originale | Lao Pao Er |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 135 minuti |
Regia di | Guan Hu |
Attori | Feng Xiaogang, Hanyu Zhang, Yi Feng Li, Kris Wu, Qing Xu, Liu Hua Liang Jing, Bai Jugang, Yu Hewei, Lian Yiming. |
Tag | Da vedere 2015 |
MYmonetro | 3,45 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 3 marzo 2016
Lao Pao Er non detta più legge per le strade del quartiere, ma sa di essere disposto a tutto per proteggere suo figlio. Il film ha ottenuto 4 candidature a Asian Film Awards, Al Box Office Usa Mr. Six ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 1,3 milioni di dollari e 375 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Mr. Six da giovane è stato un noto e temuto gangster di strada. Ora, trent’anni dopo, soffre di disturbi cardiaci e trascorre una vita solitaria dopo che Bobby, il figlio adolescente, se n’è andato di casa. Mr. Six ha un piccolo negozio e vive nel ricordo di regole di convivenza che ora sembrano totalmente disattese e forse neppure conosciute. Un giorno però il ragazzo viene preso in ostaggio da una banda di ricchi figli di papà il cui capo, Kris, ha il genitore che è un importante figura governativa. Mr.Six cerca di ragionare con la banda per ottenere la liberazione di Bobby ma viene umiliato davanti a lui. A quel punto decide di scegliere di adottare un metodo molto diverso.
Guan Hu realizza con questo Mr. Six uno dei più importanti film che la cinematografia cinese degli ultimi anni abbia proposto. Dove risiede l’importanza? Nel fatto che, con la collaborazione dello straordinario collega/attore Feng Xiaogang, e di un cast di giovani che si presentano come certezze per il futuro, offre un’opera di sicuro intrattenimento che è al contempo di elevata qualità sia estetica che morale. La figura di Mr. Six si staglia sullo sfondo del vicolo in cui abita come quella di colui che non ha un passato immacolato ma ha conservato dei principi che il nuovo corso della società ha dissolto in un cinismo privo di qualsiasi punto di riferimento che non sia quello della prevaricazione e della ricerca ossessiva della ricchezza a scapito del ‘popolino’. Il drago a due teste della società cinese (struttura politica dirigista e liberismo economico sfrenato) si ripresenta in questo film con una forza espressiva in più che si rivela fondamentale.
Siamo dinanzi a un’opera che sa come parlare a un vasto pubblico e che, al contempo, non ha alcun timore reverenziale nei confronti dell’establishment e del deterioramento di qualsiasi moralità sia nelle relazioni interpersonali che sul piano dell’economia. La ricerca dei vecchi appartenenti alla gang rivela un microcosmo sociale in cui le differenze di ceto si rivelano in tutta la loro cogente quotidianità. Così come il rapporto tra le generazioni che sembra quasi impossibile da ricucire a causa di un consumismo che divora i cuori e le coscienze. Guan Hu, anche quando si concede a situazioni mèlo sa come contenerle nella giusta misura in funzione del disegno complessivo. Un italiano poi non può che essere piacevolmente sorpreso quando, nel bel mezzo del film, sente fischiettare “Bella ciao”.