I Am Michael

Film 2015 | Drammatico 98 min.

Regia di Justin Kelly. Un film con Daryl Hannah, James Franco, Zachary Quinto, Emma Roberts, Avan Jogia, Charlie Carver. Cast completo Genere Drammatico - USA, 2015, durata 98 minuti. - MYmonetro 2,93 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 10 gennaio 2017

La vita di Michael Glatze dall'attivismo per i diritti degli omosessuali alla fine degli anni '90 fino alla creazione di una propria chiesa.

Consigliato sì!
2,93/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,86
CONSIGLIATO SÌ
Un esordiente che eccede in dettagli, non maneggia bene il ritmo ma centra perfettamente lo sguardo.
Recensione di Gabriele Niola
mercoledì 11 febbraio 2015
Recensione di Gabriele Niola
mercoledì 11 febbraio 2015

La storia di Michael Glatze ha tutte le caratteristiche di eccezionalità che gli eventi reali devono possedere per esigere un trattamento cinematografico. Omosessuale che alla fine degli anni '90 fondò YGA (Young gay America), Glatze, assetato di nuove esperienze e di condividere quello che pensa, sente e crede, si imbarca in un viaggio dentro l'America assieme al suo fidanzato ed un ragazzo cooptato in un bar per filmare i giovani omosessuali americani. Proprio in quel viaggio entra in contatto con lo spiritualismo cristiano di chi crede che credere in Gesù non sia in contraddizione con l'essere gay. In seguito ad un presunto infarto si avvicina allo spiritualismo e decide di cambiare la sua vita. Dapprima concilia omosessualità e dettami religiosi ma con il tempo radicalizza le sue idee e diventa eterosessuale. Dopo poco però anche la dottrina ufficiale cattolica gli comincia ad andare stretta e viene cacciato dal seminario per diventare pastore dopo aver cominciato a radunare altri studenti attorno alle proprie idee. Di lì a poco fonderà la sua chiesa, assieme a sua moglie.
Con il tono tranquillo che aspira ad una narrazione chiara e pacata Justin Kelly dirige il proprio esordio, mancando l'appuntamento con il capolavoro per la troppa voglia di raccontare. Incapace a gestire una materia molto vasta e desideroso di inserire molti dettagli, di narrare ogni passaggio e dilungarsi quanto serva, il regista più volte perde il ritmo giusto. Ed è un peccato perchè invece il suo sguardo sugli eventi è di una lucidità esemplare.
La prima cosa che colpisce della storia di Michael Glatze è il radicale cambio di opinione e la dedizione con la quale ha sempre veicolato le proprie idee, prima e dopo il cambio di orientamento. A Justin Kelly, regista esordiente, sembra invece essere rimasto impresso soprattutto il modo in cui il suo protagonista abbia sempre trattato con il massimo della sincerità e dell'etica personale le proprie idee. Una sincerità d'animo sottolineata nelle moltissime scene in cui condivide il proprio pensiero sugli editoriali delle riviste da lui dirette o sul suo blog. All'esposizione dei fatti della sua vita è dedicato il medesimo spazio che viene poi riservato alle scene in cui lui condivide i suoi pensieri con gli altri in tutte le maniere possibili. Se Glatze è un predicatore, lo era nell'era della carta e in quella dei blog, lo è con la parola e con le azioni.
La conversione cristiana e la frequentazione degli ambienti più radicali certo non mancano di essere guardati con un po' di umorismo a discapito dei tipici ragazzi di chiesa, eppure Kelly dimostra una sana forma di curiosità nei confronti delle idee di Glatze che scongiura qualsiasi rischio di facile derisione.
Con la schiena dritta e la consapevolezza che la storia di I am Michael non sia una favola per mettere in guardia o una triste parabola (come invece la vedono molti protagonisti della sua vita omosessuale) ma una di incredibile coerenza ed invidiabile audacia, a prescindere dalla condivisione o meno degli esiti, Kelly ha sempre lo sguardo giusto, con tenera partecipazione tradisce la sua empatia verso le vere vittime del protagonista (i suoi fidanzati e fidanzate, sballottati tra discorsi che spesso non riescono a capire) e non manca mai di ammirare la profonda umanità del suo antieroe sempre pronto a lottare per quello in cui crede, oscillando tra tolleranza e intolleranza.
Alla stessa maniera l'esordiente regista dirige il presenzialista del cinema autoriale James Franco: impedendogli di esagerare, allontanando quanto più è possibile ogni rischio di trasformare il film in un suo show e mettendo il suo fisico dai tratti rassicuranti a servizio sia di una personalità dolcemente a metà tra maschile e femminile che poi serenamente in pace spirituale, sia dei piccoli momenti in cui quel fuoco interiore che ne alimenta i cambi di opinione e le imprese si manifesta.

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