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cinephilo
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giovedì 3 ottobre 2019
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un reale e surreale affresco del vecchio continent
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Pittoresco, tragicomico, brillante e tenero sono gli aggettivi più adatti per definire il quadro che Wes Anderson ci propone per ripercorrere tra realtà e (molta) immaginazione il travagliato novecento dell'est Europa. Attraverso la storia del Grand Budapest il regista texano ci riporta alla memoria storie di lavoro, dittature, eredità, amori, amicizie e conflitti. Il tutto con lo stile fiabesco andersoniano fatto di movimenti di camera ortogonali, ricerca spasmodica della simmetria, colori accesi e umorismo pungente. Che gran bel film.
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renatoc.
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venerdì 8 dicembre 2017
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dramma umoristico
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Anche se c'è di mezzo più di un delitto e poi non mancano le scene di suspance, mi pare che ci sia soprattutto dello humor! Monsieur Gustave, come modi di fare ricorda un po' il Phileas Foggs interpretato da David Niven del "Giro del mondo in 80 giorni", con quella sottile ironia inglese! Le scenografie sono anch'esse un misto tra fantasia e realtà! Anche il treno che andava vers.!o la Russia ricordava un po' il "Polar Express" e quello di Harry Potter! Comunque, nel complesso è uno spettacolo piacevole a vedersi.
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supersantos
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lunedì 13 novembre 2017
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il ragazzo con mela
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Visti i tanti riconoscimenti avuti e i tanti premi vinti mi aspettavo qualcosina in più.
Non che tecnicamente non sia da elogiare o non che alcune idee non siano brillanti come letto da più parti,ma a livello empatico non ho provato quel senso di stupore o meraviglia tanto decantato.
Forse la velocità eccessiva di alcuni passaggi narrativi non mi ha fatto assaporare i pregiati dettagli di chi ha scritto la recensione della scheda o forse non tutti i personaggi proposti hanno catturato il mio interesse.
FAtto sta che la copiosa sceneggiatura non ha catturato completamente il mio interesse .
Non dico che il film non sia un prodotto meritevole di attenzione,piuttosto molto semplicemente non ne sono rimasto folgorato,se non nella parte visiva che rimane comunque uno "spicchio"della torta.
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Visti i tanti riconoscimenti avuti e i tanti premi vinti mi aspettavo qualcosina in più.
Non che tecnicamente non sia da elogiare o non che alcune idee non siano brillanti come letto da più parti,ma a livello empatico non ho provato quel senso di stupore o meraviglia tanto decantato.
Forse la velocità eccessiva di alcuni passaggi narrativi non mi ha fatto assaporare i pregiati dettagli di chi ha scritto la recensione della scheda o forse non tutti i personaggi proposti hanno catturato il mio interesse.
FAtto sta che la copiosa sceneggiatura non ha catturato completamente il mio interesse .
Non dico che il film non sia un prodotto meritevole di attenzione,piuttosto molto semplicemente non ne sono rimasto folgorato,se non nella parte visiva che rimane comunque uno "spicchio"della torta.
Consigliabile comunque,ci mancherebbe altro.
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dandy
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giovedì 12 ottobre 2017
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piacevole.
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Un giallo raccontato come una commedia dai toni fiabeschi,filtrato attraverso epoche diverse.Ispirato ai racconti di Stefan Zweig,il film dimostra ancora una volta la capacità di Anderson di creare un mondo surreale dai colori sgargianti e di saper gestire con la consueta poetica leggerezza ed ilarità il viluppo di intrighi,situazioni,sbalzi di tono e colpi di scena.Perfetta come sempre la cura per ogni inquadratura(prospettiva in primis),e per i vari formati a seconda dell'epoca(panoramico per l'85;wide screen per gli anni'60 e academy per gli anni'30).Ma al tempo stesso è proprio l'intrecciarsi dei vari piani temporali ad appesantire il racconto.E non tutto il cast è sfruttato appieno(Brody e Goldlum per esempio).
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Un giallo raccontato come una commedia dai toni fiabeschi,filtrato attraverso epoche diverse.Ispirato ai racconti di Stefan Zweig,il film dimostra ancora una volta la capacità di Anderson di creare un mondo surreale dai colori sgargianti e di saper gestire con la consueta poetica leggerezza ed ilarità il viluppo di intrighi,situazioni,sbalzi di tono e colpi di scena.Perfetta come sempre la cura per ogni inquadratura(prospettiva in primis),e per i vari formati a seconda dell'epoca(panoramico per l'85;wide screen per gli anni'60 e academy per gli anni'30).Ma al tempo stesso è proprio l'intrecciarsi dei vari piani temporali ad appesantire il racconto.E non tutto il cast è sfruttato appieno(Brody e Goldlum per esempio).Molte sequenze e trovate visive degne di nota,e alcuni personaggi di contrno spassosi(Keitel,nel ruolo del detenuto calvo e tatuato[assieme a Murray Abraham,sembra aver ritrovato un pò di dignità dopo quasi 20 anni di film inguardabili];Dafoe,sadico killer inquietante e paranazista;Murray,membro del "club delle chiavi incrociate").Appassionante,ma anche un pò autocompiaciuto.Cammeo per Owen Wilson nel ruolo di Mr.Chuck.Ben accolto dal pubblico.Nove nominations e 4 Oscar(costumi;musiche originali;Trucco e scenografie).
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themaster
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sabato 18 febbraio 2017
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opera estetica e concettualmente coerente
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Wes Anderson gira ogni scena di questo The Grand Budapest Hotel come fosse l'ultima della sua vita,mettendo in scena un'opera estetica e concettualmente coerente,oltre che tecnicamente ineccepibile.
Questa pellicola riesce ad essere sempre incredibilmente ritmata,in ogni suo aspetto,dai dialoghi quasi tarantiniani e scritti con gusto e ironia squisitamente amara,alla regia e al montaggio sempre molto spediti e che caratterizzano dei quadri di una bellezza unica,fino ad arrivare alla violenza a tratti dal gusto pulp che non guasta e una colonna sonora d'eccezione,il tutto nutrito e ingigantito da un cast irripetibile tra cui spiccano un'eccezionale Ralph Fiennes,una incredibile Saoirse Ronan e un Adrien Brody semplicemente fantastico,per non parlare dei camei divertenti e divertiti,di un Willem Dafoe che interpreta un villain geniale e un ancor più geniale Mathieu Amalric che ricopre un ruolo dalla doppia valenza.
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Wes Anderson gira ogni scena di questo The Grand Budapest Hotel come fosse l'ultima della sua vita,mettendo in scena un'opera estetica e concettualmente coerente,oltre che tecnicamente ineccepibile.
Questa pellicola riesce ad essere sempre incredibilmente ritmata,in ogni suo aspetto,dai dialoghi quasi tarantiniani e scritti con gusto e ironia squisitamente amara,alla regia e al montaggio sempre molto spediti e che caratterizzano dei quadri di una bellezza unica,fino ad arrivare alla violenza a tratti dal gusto pulp che non guasta e una colonna sonora d'eccezione,il tutto nutrito e ingigantito da un cast irripetibile tra cui spiccano un'eccezionale Ralph Fiennes,una incredibile Saoirse Ronan e un Adrien Brody semplicemente fantastico,per non parlare dei camei divertenti e divertiti,di un Willem Dafoe che interpreta un villain geniale e un ancor più geniale Mathieu Amalric che ricopre un ruolo dalla doppia valenza.
Non è la forma il cuore di questa pellicola,ma la sua capacità di raccontare il cambiamento e il regresso dell'umanità attraverso il microcosmo grottesco e fintamente inverosimile di questo hotel,un tempo tra i più prolifici e fiorenti e dopo la guerra ridotto quasi a una pensione e il peggioramento delle condizioni dell'hotel Grand Budapest è il deterioramento della storia dell uomo,composta da guerre inutili,atti di violenza ingiustificati,avidità e spocchia,il tutto condito da una tristezza di fondo e da un'amarezza tipici di Wes Anderson.
Malgrado l'estetica coloratissima e le scenografie fortemente allegre,specie nella prima parte,The Grand Budapest Hotel è un film che riflette sulla vita e sugli avvenimenti che ognuno di noi è chiamato ad affrontare,specie quelli spiacevoli,un film che invita lo spettatore a vivere ogni giorno al meglio perchè il destino è sempre in agguato. Simbolica è la relazione tra il personaggio di Zero e quello di Agatha,il cui destino spiazzerà lo spettatore e lo condurrà alla semplice e pura realtà: che la vita nel bene o nel male è sempre foriera di sorprese ed eventi sfortunati ed inaspettati.
è difficile spiegare le emozioni che questa pellicola mi ha sprigionato,dalle risate alle riflessioni di cui sopra per poi sprofondare in un'amarezza e in una sensazione di vulnerabilità che solamente pochi film sanno offrire,un'opera che è degna di essere ricordata negli anni per quello che è ovvero un film stratosferico,un'opera che si pianterà nel cuore dello spettatore sensibile e che sa dare tantissimo.
Tanti complimenti a Wes Anderson e concludo con il dire che se siete all'interno di una relazione amorosa e guarderete questo film,una volta giunti ai titoli di coda non potrete fare altro che aumentare l'intesa che avete con il vostro o la vostra partner in quanto il film è un'inno all'amore che non ha età,all'amore che trascende ogni cosa,sia essa la guerra o un'eredità inaspettata e riesce a farlo in pochissime inquadrature,nella voce narrante del protagonista Zero e nelle espressioni di quest'ultimo e Agatha senza mai risultare melassoso o telefonato.
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domenico
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venerdì 30 dicembre 2016
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un cast corale per un film molto originale
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Film favolistico che intrattiene egregiamente lo spettatore grazie ad una trama brillante, scenografie originali, umorismo e un cast d'eccezione.
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biso 93
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giovedì 13 ottobre 2016
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la meraviglia di anderson
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Grand Budapest Hotel è un film del 2015 diretto e sceneggiato da Wes Anderson e ad oggi secondo me è il suo film più riuscito. Brillante sotto ogni punto di vista, Grand budapest hotel fonde in sè tante influenze cinematografiche pur sempre incarnando lo stile sempre coerente del proprio autore. Un film ricco di spunti, di scene divertenti e di una spiccata ironia, traghettata da un fantastico e ricchissimo cast ( si potrebe definire un film corale), capeggiato da un grande Ralph Fiennes, in gran rispolvero. Ciò che fa grande questa pellicola di Wes Anderson è che riesce a narrare della storia, dell'avidità, della guerra, della ricchezza e dell'amicizia con grande maestria, in una perfetta alchimia di elementi rimanendo ancorata allo stile registico dell' autore.
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Grand Budapest Hotel è un film del 2015 diretto e sceneggiato da Wes Anderson e ad oggi secondo me è il suo film più riuscito. Brillante sotto ogni punto di vista, Grand budapest hotel fonde in sè tante influenze cinematografiche pur sempre incarnando lo stile sempre coerente del proprio autore. Un film ricco di spunti, di scene divertenti e di una spiccata ironia, traghettata da un fantastico e ricchissimo cast ( si potrebe definire un film corale), capeggiato da un grande Ralph Fiennes, in gran rispolvero. Ciò che fa grande questa pellicola di Wes Anderson è che riesce a narrare della storia, dell'avidità, della guerra, della ricchezza e dell'amicizia con grande maestria, in una perfetta alchimia di elementi rimanendo ancorata allo stile registico dell' autore. Sceneggiatura brillantissima, regia frenetica ma allo stesso tempo puntigliosa grazie anche ad un sapiente utilizzo del grandangolo. Degno avversario di Birdman e Whiplash agli oscar 2015, GBH è un piccolo gioiello da non perdere.
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great steven
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martedì 19 aprile 2016
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stranissimo concierge & valletto ultra-fedele.
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GRAND BUDAPEST HOTEL (USA, 2014) diretto da WES ANDERSON. Interpretato da RALPH FIENNES, TONY REVOLORI, ADRIEN BRODY, OWEN WILSON, TILDA SWINTON, SAOIRSE RONAN, BILL MURRAY, EDWARD NORTON, F. MURRAY ABRAHAM, HARVEY KEITEL, JUDE LAW, JASON SCHWARTZMAN, WILLEM DAFOE, LEA SEYDOUX, TOM WILKINSON, BOB BALABAN, MATHIEU AMALRIC, JEFF GOLDBLUM, KARL MARKOVICS, FLORIAN LUKAS, GISELDA VOLODI
Con 21 attori famosi in ruoli di primo o secondo piano. Nel 1985 un giovane scrittore arriva al Grand Budapest Hotel, sito nell’immaginaria repubblica di Zumbrowka, e inizia a conversare con Zero Mostafa, proprietario di fatto dell’albergo da quando Monsieur Gustave, il carismatico ed eccentrico concierge, negli anni 1930 gliene lasciò il comando dopo averlo assunto a tempo pieno come valletto (o lobby boy, come viene puntualmente e ironicamente denominato nell’avvicendarsi della storia).
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GRAND BUDAPEST HOTEL (USA, 2014) diretto da WES ANDERSON. Interpretato da RALPH FIENNES, TONY REVOLORI, ADRIEN BRODY, OWEN WILSON, TILDA SWINTON, SAOIRSE RONAN, BILL MURRAY, EDWARD NORTON, F. MURRAY ABRAHAM, HARVEY KEITEL, JUDE LAW, JASON SCHWARTZMAN, WILLEM DAFOE, LEA SEYDOUX, TOM WILKINSON, BOB BALABAN, MATHIEU AMALRIC, JEFF GOLDBLUM, KARL MARKOVICS, FLORIAN LUKAS, GISELDA VOLODI
Con 21 attori famosi in ruoli di primo o secondo piano. Nel 1985 un giovane scrittore arriva al Grand Budapest Hotel, sito nell’immaginaria repubblica di Zumbrowka, e inizia a conversare con Zero Mostafa, proprietario di fatto dell’albergo da quando Monsieur Gustave, il carismatico ed eccentrico concierge, negli anni 1930 gliene lasciò il comando dopo averlo assunto a tempo pieno come valletto (o lobby boy, come viene puntualmente e ironicamente denominato nell’avvicendarsi della storia). Insieme, i due si conoscono e si guadagnano la reciproca stima e fiducia, e soprattutto Zero viene a conoscenza del libertinaggio spudorato del suo datore di lavoro, un uomo che non si fa scrupoli a sedurre signore ricche ben più anziane di lui al solo scopo di averle come clienti fisse dell’albergo e dunque impinguare alacremente gli incassi dello stesso. Ma quando l’ottuagenaria e misteriosa Madame D. muore e viene aperto pertanto il suo testamento, Gustave progetta, insieme al fido subalterno, di rubarne il prezioso quadro Ragazzo con mela, per paura che le disposizioni testamentarie della donna possano svantaggiarlo e gettarlo sul lastrico. Parte una spietata caccia all’uomo da parte delle forze di polizia di Zumbrowka e del relativo esercito, che porterà Gustave a passare qualche tempo in cella, e causerà non poche peripezie al suo irriducibile e quanto mai fedele valletto. Al termine di tutte queste disavventure, Gustave riprenderà il suo ruolo all’interno della struttura ma, stanco di intrighi e intrallazzi, cederà il posto al promettente Mostafa. Come contorno di questa bizzarra ma straordinaria vicenda, ci sono una carrellata imperdibile di personaggi, impersonati da attori che recitano anche solo per pochi minuti, ma la cui apparizione è stupendamente utile quantomeno per infondere vivacità e sprint ad uno script che, fin dal principio, rivela le sue doti eccellenti di racconto di formazione camuffato da commedia slapstick. Fra i caratteri più azzeccati ed esilaranti, segnalo volentieri: il Dmitri di A. Brody, erede arrabbiato e più abile con la tenacia della lingua che con l’utilizzo delle armi; la Madame D. di una T. Swinton superbamente invecchiata (il che non cambia il suo abituale fascino interpretativo di fondo); il comandante delle forze dell’ordine col volto insolitamente baffuto di E. Norton (ottima presa in giro dell’ordine costituito, come tutti i poliziotti e soldati raffigurati nel film: con pungente sarcasmo); l’avvocato occhialuto dalla barba grigia ispida di J. Goldblum, strenuo difensore dei diritti di Gustave e destinato ad una fine che prevede per lui anche la perdita di quattro dita di una mano; l’Agatha della giovane S. Ronan (sempre più brava per ogni film che passa e con un crescente occhio di riguardo al suo carisma divistico), fornaia fanciullesca che crede nell’amore; il Serge X dello stralunato M. Amalric (la cui mimica facciale non si smentisce mai, insieme alle movenze meravigliosamente espressive), capocuoco infingardo la cui infedeltà verrà duramente punita; e, in ultimo, anche l’autore rampante di J. Law, perfetto sia nella vasca da bagno che a tavola con lo Zero invecchiato (un magistrale Abraham), intento a raccoglierne le memorie in un possibile, futuro best-seller. Insieme a I Tenenbaum (2001), è il risultato cinematografico più apprezzabile di Anderson: una commedia che non perde un colpo né in fatto di ritmo né per quanto concerne la gestione del materiale narrativo, un gioiello inattaccabile di ironia, armonia, figuratività e buoni sentimenti che colpisce fin dalla prima visione, per quanto rivederlo serva comunque a coglierne i numerosi aspetti, pur sempre impeccabili, che al tentativo precedente sfuggono inevitabilmente. I duetti Fiennes-Revolori (il secondo al suo debutto sul grande schermo) danno l’acqua della vita ad un prodotto di precipua qualità, che fa sue le lezioni dei grandi maestri del genere, in particolar modo Billy Wilder ed Ernst Lubitsch, benché qualche accenno non troppo velato a Benny Hill, Terence Hill & Bud Spencer o addirittura a Jackie Chan contribuisca ad avvantaggiare l’opera, inserendola in un magnifico quadro dove tutto è calcolato e tutto funziona con la puntualità di una pentola a pressione. Immagini di incontestabile bellezza, colonna sonora (Alexandre Desplat, come non accorgersene!) altrettanto suggestiva e d’atmosfera, montaggio che si adegua ai ritmi veloci e pragmatici che la trama richiede e scenografia, ispirata alle opere di Stefan Zweig, che armonizza con efficacia le forme coi colori, affibbiando ad entrambe le categorie un equilibrio a dir poco intoccabile, per quanto rasenta la sublimità. Una delle sorprese inattese nelle sale in tutto il 2014. Un R. Fiennes in forma smagliante, che sa confermarsi con preponderanza anche come attore comico. Quattro Oscar: costumi, scenografia, trucco e colonna musicale. Gran premio della giuria al Festival di Berlino.
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cinestabe
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giovedì 21 gennaio 2016
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grand budapest hotel _ wes anderson è un genio.
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Si poteva già notare dal suo film d'esordio, che Wes Anderson aveva qualcosa di unico.
Nessuno, però, poteva prevedere che, con il passare degli anni, quella "particolarità" del
regista (relativa alla regia e alla sceneggiatura), sarebbe divenuta un "marchio di fabbrica".
Le inquadrature fisse su determinati oggetti, i dialoghi assurdi e profondi (oltre che
spassosissimi), le problematiche dei protagonisti, le musiche particolari: questi quattro
elementi, hanno reso, con il passare degli anni, Wes Anderson come uno tra i maggiori talenti
(non solo) Americani degli anni '2000. E' riuscito a concatenare film bellissimi e Capolavori
come pochi altri registi hanno saputo fare.
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Si poteva già notare dal suo film d'esordio, che Wes Anderson aveva qualcosa di unico.
Nessuno, però, poteva prevedere che, con il passare degli anni, quella "particolarità" del
regista (relativa alla regia e alla sceneggiatura), sarebbe divenuta un "marchio di fabbrica".
Le inquadrature fisse su determinati oggetti, i dialoghi assurdi e profondi (oltre che
spassosissimi), le problematiche dei protagonisti, le musiche particolari: questi quattro
elementi, hanno reso, con il passare degli anni, Wes Anderson come uno tra i maggiori talenti
(non solo) Americani degli anni '2000. E' riuscito a concatenare film bellissimi e Capolavori
come pochi altri registi hanno saputo fare. Ma il suo apice, lo ha raggiunto con quello che è (al
momento) il suo ultimo film: il divertentissimo ed originalissimo GRAND BUDAPEST HOTEL.
E' il 1968. Un giovane scrittore (un ottimo Jude Law), si reca al Grand Budapest Hotel nella città
Zubrowka, intento a richiedere informazioni che possano essergli utili per poter scrivere il suo
possibile Capolavoro, intitolato, appunto, "Grand Budapest Hotel". Incontra Zero Moustafa (un
grandissimo F. Murray Abraham), anziano signore che pare essere il proprietario dell'hotel.
Zero, senza eccessive insistenze da parte dello scrittore, deciderà di aiutarlo.
Ora, è il 1932. I protagonisti, sono il garzoncello Zero (il giovane Tony Revolori); e Monsieur
Gustave (un ineccepibile Ralph Fiennes). Gustave, il concierge, abile oratore che adora la poesia
e ama intrattenere rapporti (in tutti i sensi) con anziane clienti dell'hotel, è costretto a salutare la sua
ricca amante Madame D. (una sublime ed irriconoscibile Tilda Swinton), donna anziana innamorata
perdutamente di lui, convinta di morire entro breve tempo. Gustave non le crede e, scettico, la
lascia partire. Poco tempo dopo la partenza dell'anziana signora, l'eccentrico concierge apprende
la terribile notizia che D. è morta come ella aveva previsto. Decide, così, di assumere il "garzoncello"
Zero come tuttofare durante il suo viaggio per verificare se veramente Madame D. sia deceduta.
Effettivamente, è proprio così. Durante la lettura del testamento dell'anziana, si scopre che ella
ha lasciato proprio a Gustave il "tesoro" più ambito da tutti i suoi parenti più e meno stretti, ovvero
il dipinto Ragazzo Con Mela. Questa scelta, non va particolarmente a genio al figlio Dmitri (un
bravissimo Adrien Brody), che, durante la perplessità dei vari familiari e la baraonda causata dalle loro
voci, scatena tutta la sua rabbia. Nel frattempo, Gustave e Zero, di nascosto, prendono il dipinto
Capolavoro, lo sostituiscono con un dipinto osceno di Schiele; fanno incartare Ragazzo Con Mela dal
maggiordomo Serge X. (un simpaticissimo Mathieu Amalric) e fuggono a gambe levate, intenti a fare
ritorno al Grand Budapest Hotel. Peccato che non tutto è così semplice come si potrebbe pensare: Dmitri
farà di tutto, pur di recuperare Ragazzo Con Mela. E' disposto anche ad uccidere.
Questo è l'incipit di uno tra i film più belli che si siano visti dal 2000 in avanti. Una Pellicola
che trasuda genialità ed originalità in ogni sua scena, non solo per via della spettacolare
ed artistica fotografia (Robert Yeoman) e della meravigliosa e memorabile Colonna
Sonora (Alexandre Desplat), ma soprattutto per via della sceneggiatura (tanto esilarante
quanto appassionante) e delle scenografie che non si possono non definire perfette.
Il cast è da Antologia: Ralph Fiennes; F. Murray Abraham; Tilda Swinton; Mathieu Amalric;
Adrien Brody; Jude Law; Saoirse Ronan; Bill Murray; Edward Norton; Harvey Keitel; Jason
Schwartzman; Willem Dafoe; Léa Seydoux; Owen Wilson; Tom Wilkinson; Bob Balaban; e
Jeff Goldblum. Insomma, un cast davvero epocale che vede, come attori principali e
secondari, attori e attrici di primo ordine, che hanno dato vita a personaggi indimenticabili.
GRAND BUDAPEST HOTEL, vincitore di quattro meritatissimi premi Oscar (Migliori Costumi;
Migliore Scenografia; Miglior Trucco; Miglior Colonna Sonora) e di tantissimi altri premi, è uno
tra i film più incredibili che gli occhi di uno spettatore possano vedere. Wes Anderson è riuscito
a superarsi, riuscendo a convincere totalmente Pubblico e Critica, con un'avventura che racchiude
in sè lo stile Andersoniano e diversi generi cinematografici (quali il Carcerario; l'Avventura; l'Azione;
la Commedia; il Drammatico; il Grottesco), riuscendo comunque a dirigere una Pellicola profonda
e anche commovente. Si tratta di un Capolavoro sotto ogni punto di vista, non solo per cinefili.
Consigliato a chiunque abbia voglia di vedere un film originale e davvero unico.
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aristoteles
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martedì 5 gennaio 2016
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stupenda prima parte poi......
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Grand Budapest Hotel è innegabilmente un buon film.
Tuttavia dopo una prima parte che mi aveva conquistato per dinamicità, verve,una stupenda fotografia ed accattivanti personaggi,la parte finale mi ha trasmesso un profondo senso di noia e confusione.
Tutte la sequenza sulla neve,in particolare,mi ha ricordato Benny Hill(un mito)ma in termini di schizofrenia negativa.
Una favola surreale che a volte incanta,altre volte si impantana nell'autocompiacimento grottesco.
Tutti i premi ricevuti non mi sembrano meritati ma ovviamente sono gusti personali.
Bravi gli attori principali.
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