The Forest

Film 2014 | Docu-fiction 73 min.

Anno2014
GenereDocu-fiction
ProduzioneRomania, Serbia
Durata73 minuti
Regia diSinisa Dragin
MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Sinisa Dragin. Un film Genere Docu-fiction - Romania, Serbia, 2014, durata 73 minuti. - MYmonetro 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 2 febbraio 2017

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Documentario Premio della Giuria per il film più innovativo al festival Visions du Réel 2014.
Recensione di Raffaella Giancristofaro
Recensione di Raffaella Giancristofaro

Dicembre 1947: in un'Europa nettamente divisa in blocchi, quello Est fedele all'Unione Sovietica - Josip Broz Tito, leader della Yugoslavia dal 1945 e che resterà tale fino al 1980, si reca per la prima volta in visita ufficiale in Romania. Per accattivarsene le simpatie (e far dimenticare l'alleanza con Hitler) il Partito Comunista gli tributa ogni onore e gli dona un prezioso dipinto del pittore Ion Andreescu. Negli anni '60 il critico d'arte Radu Bogdan, deciso a scrivere una monografia sull'artista, si mette sulle tracce del quadro, che ritrae un paesaggio di bosco spoglio. La ricerca dell'opera finisce con l'intersecare la storia dei rapporti politici tra Romania e Yugoslavia, dall'espulsione della seconda dal Cominform (1948) alla morte di Stalin (1953) fino al riavvicinamento strategico tra i due paesi e alla caduta dei regimi di Tito e Ceausescu (al potere dal 1965 all'89), che proprio nella foresta amavano discutere di politica, cacciare ed esibire i propri trofei. E si scopre che proprio il ritrovamento del quadro, a metà anni '60, informò il leader yugoslavo di essere spiato da tempo, proprio dal suo braccio destro Rankovic, ministro degli Interni dal '46 al '66.
Un articolo di Bogdan, scomparso qualche anno fa, è lo spunto che il regista Sinisa Dragin coglie per ricostruire tali vicende. Con la complicità della moglie di Bogdan, Dalia (che per tutto il film rimane in silenzio), il regista imbarca lo spettatore in un viaggio raccontato in voce off dal critico d'arte. Attraverso un dialogo telefonico tra due coppie di agenti prende vita dal passato un mondo fatto di servizi segreti, consenso unanime al partito unico, raduni oceanici di regime, paternalismo e stato di polizia. È un utilizzo intelligente dei cinegiornali d'epoca, tra cerimonie ufficiali, funerali di stato, parate sportive, e finanche le immagini private di Tito nella sua leggendaria residenza sull'Isola di Brioni (in Croazia), dove il quadro era conservato e dove sfilarono molti capi di stato (e per un attimo s'intravedono anche Sofia Loren e Carlo Ponti).
Diplomato alla scuola di cinema e teatro di Bucarest nel '91, Dragin costruisce il film lavorando contro gli stilemi canonici del documentario storico, a favore di una messa in scena accurata. La regia ricrea diversi artifici: quello sonoro delle conversazioni telefoniche segrete che scorrono su immagini di una foresta disboscata di oggi. Un paesaggio quasi metafisico che rievoca anche quei boschi in cui i partigiani si nascondevano durante la Seconda Guerra (proprio come aveva fatto Tito in Yugoslavia), ravvivato da alcune invenzioni scenografiche. Ma il passato rientra nel presente anche attraverso le immagini storiche che si sovrappongono a ciò che Dalia intravede dal finestrino, mentre due passeggeri - un ex dissidente yugoslavo, l'altro rumeno - portano la loro testimonianza. Il titolo rimanda al quadro, ma paradossalmente nel film non lo vedremo mai.
La sua detection è un raffinato pretesto per parlare d'altro, ripercorrere un'era. Unico neo, la prolissità della voce reinterpretata di Radu Bogdan, che indugia sulle complicate tappe di avvicinamento al dipinto. La scoperta finale è un immaginifico ponte tra Storia e destini individuali, sul quale il regista innesta, con uno scarto improvviso, una micidiale escalation di immagini di insopportabile brutalità, a testimoniare la fine della Yugoslavia e della dittatura comunista in Romania, dalla guerra del Kosovo dell'esecuzione dei coniugi Ceausescu.

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