Titolo originale | Cutie and the Boxer |
Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Zachary Heinzerling |
Attori | Ushio Shinohara, Noriko Shinohara . |
Tag | Da vedere 2013 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 13 novembre 2014
Un documentario che si insinua nelle pieghe del matrimonio tra il pittore boxer Ushio Shinohara e sua moglie Noriko. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Al Box Office Usa Cutie and the Boxer ha incassato 200 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Ushio Shinohara e sua moglie Noriko si sono conosciuti quarant'anni fa, quando lei era una giovane studentessa di arte, trasferitasi dal Giappone a New York, e lui un pittore e scultore già apprezzato, destinato a diventare, negli anni, il più famoso degli artisti che non vendono. Affascinata dalla sua energia e dalla passione con la quale Ushio vive la sua condizione di artista, Noriko intreccia con lui una relazione matrimoniale faticosa e disfunzionale, eppure duratura e vitale.
L'alcolismo di lui, la povertà, lo stile di vita che conduce, pesano su Noriko e su loro figlio, ma lei rimane accanto al suo maestro e lo assiste in ogni modo, nel lavoro e in casa, nonostante la scarsa considerazione di cui gode a parole ("È solo un'assistente. Il mediocre deve sostenere il genio"), apprezzando i momenti in cui non è presente ma correndo ad aprirgli la porta ogni volta che ritorna.
Nato come un progetto la cui star doveva essere Shinohara, il film di Zachary Heinzerling diventa il film di Noriko. È con lei che lo spettatore entra in empatia fin dal primo momento, è la sua bellezza argentea che ammira, è per suo riscatto che fa il tifo, dal primo all'ultimo minuto.
Cutie and the boxer è anche e soprattutto un film d'arte, nel quale le opere di entrambi sono ben posizionate all'interno del documentario come all'interno di uno spazio espositivo, ma alla dimensione freddina del commento critico o del pannello scritto, si sostituisce la dimensione calda e traspirante del cinema. Il racconto del loro lavoro passa dalla fotografia della loro vita, così che nelle loro opere si possono leggere le parole nascoste: frustrazione, furbizia mercantile, sofferenza esibita e sofferenza reale, tenacia, soddisfazione, epifania della comprensione, sorpresa.
Montato con sapienza ed emozione, il documentario di Zachary Heinzerling, anziché commentare i vizi di una relazione di codipendenza ai limiti dell'autodistruzione (vizi che, d'altronde, parlano da soli), illumina il territorio fertile dello scambio: uno spazio che coincide, appunto, con la figura di Noriko, e con le tavole, da lei illustrate, che danno il titolo al documentario.
Sono quei disegni, che il film svela a poco a poco e per i quali impiega la tecnica dell'animazione, che ne illustrano il tema: non l'intrinseco valore artistico, chiaramente opinabile, ma il portato sentimentale, il loro rappresentare, finalmente, la discesa in campo di Noriko contro il suo demone. Una storia d'amore, tra un uomo che si esprime a pugni e una donna che usa con raffinatezza il pennello. Come Ushio ha lottato per una vita con il demone dell'arte, sacrificandogli tutto ma facendone anche un alibi inattaccabile per difendere il proprio egoismo, la bella Noriko lotta sulla parete contro il demone di un marito bullo e ingombrante, eppure amato e ammirato. Dal piccolo di una storia di vicinato (Ushio e Noriko abitano nel quartiere newyorkese del regista) si apre un universo di domande grandi quanto buchi neri sulle relazioni uomo-donna e sul rapporto tra le richieste dell'arte e il livello di sacrificio tollerabile per chi così la intende e così la frequenta.