steelkeeper
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venerdì 28 settembre 2018
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un viaggio inaspettato anche per lo spettatore
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Il film racconta dell'inizio e delle prime tappe di un'autentica avventura e di crescita interiore, magistralmente trasposte per un pubblico più adulto rispetto a quello a cui era rivolto il romanzo originale, ma senza perdere quella componente fiabesca che lo contraddistingue dal Signore degli Anelli. Ammetto che alla prima scena cantata dei Nani in casa Baggins ho storto un poco il naso, poiché la chiave di lettura (sbagliata) era quella di uno che ha visto la trilogia del Signore degli Anelli, poiché non mi aspettavo proprio una parte cantata e "goliardica". Poi la cosa si è ripetuta subito dopo con la canzone dei nani, sublime, toccante, bellissima, che è poi il main theme della trilogia trasformandosi da malinconica a epica.
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Il film racconta dell'inizio e delle prime tappe di un'autentica avventura e di crescita interiore, magistralmente trasposte per un pubblico più adulto rispetto a quello a cui era rivolto il romanzo originale, ma senza perdere quella componente fiabesca che lo contraddistingue dal Signore degli Anelli. Ammetto che alla prima scena cantata dei Nani in casa Baggins ho storto un poco il naso, poiché la chiave di lettura (sbagliata) era quella di uno che ha visto la trilogia del Signore degli Anelli, poiché non mi aspettavo proprio una parte cantata e "goliardica". Poi la cosa si è ripetuta subito dopo con la canzone dei nani, sublime, toccante, bellissima, che è poi il main theme della trilogia trasformandosi da malinconica a epica. Poi ancora il momento di quella cantata dal Re dei Goblin, e ciò pone il film su un piano differente rispetto al Signore degli Anelli, forse meno epico e più scanzonato (ma non sempre, diciamo che Jackson trova il giusto equilibrio), e proprio in quel momento mi sono ricordato che il romanzo era davvero pieno di canti e questa opera di Tolkien era davvero più fiabesca: lo spirito è stato colto in pieno. Una volta inquadrato questo concetto a posteriori non ho fatto altro che aumentare la mia critica positiva nei confronti di questa opera, che in ogni caso, mi ha portato ad immergermici fin da subito. Merito di tutto ciò vi è la colonna sonora, le ambientazioni, la bravura smisurata degli attori con cui riescono definire perfettamente i caratteri dei personaggi. E' un film che per quanto mi riguarda, pur conoscendo le battute a memoria, riguarderei altre cento volte. Un po' come mostri sacri tipo "Ritorno al Futuro", è entrato in quella lista di film che non stancano mai, se ciò accade, il film è indubbiamente nella categoria di quelli "Belli" e assolutamente da consigliare a chi non ha mai avuto la fortuna di vederlo! Spesso leggo recensioni negative a film che non mi aspetterei mai di vedere... l'unica spiegazione è che stiano facendo pratica di scrittura giornalistica alle prese con il compitino del giorno "la stroncatura": elencare faziosamente gli elementi negativi di qualcosa e ingigantirli, poi in base alla bontà dello scrittore decidere se concedere un'infiorettatura per sembrare meno cattivi.
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xxseldonxx
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domenica 23 dicembre 2012
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the gollum: il film dalla doppia personalità
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Bilbo Baggins è un hobbit, anzi: è Lo hobbit. Vive tranquillo nella sua "caverna hobbit", quando un giorno si presenta alla sua porta lo stregone Gandalf, sua vecchia conoscenza, che gli propone un'avventura insieme a lui e ad un gruppo di nani: lo scopo del viaggio è la riconquista di Erebor, il regno sotto la montagna, un tempo prospero sotto il governo di Thrór e ora occupato dall'avido drago Smaug. Dopo un iniziale rifiuto, Bilbo decide di partire al seguito della compagnia guidata da Thorin Scudodiquercia, nipote di Thrór e grande guerriero. Ha così inizio un "viaggio inaspettato", in cui i nostri dovranno vedersela con ogni tipo di creatura che popola la Terra Di Mezzo.
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Bilbo Baggins è un hobbit, anzi: è Lo hobbit. Vive tranquillo nella sua "caverna hobbit", quando un giorno si presenta alla sua porta lo stregone Gandalf, sua vecchia conoscenza, che gli propone un'avventura insieme a lui e ad un gruppo di nani: lo scopo del viaggio è la riconquista di Erebor, il regno sotto la montagna, un tempo prospero sotto il governo di Thrór e ora occupato dall'avido drago Smaug. Dopo un iniziale rifiuto, Bilbo decide di partire al seguito della compagnia guidata da Thorin Scudodiquercia, nipote di Thrór e grande guerriero. Ha così inizio un "viaggio inaspettato", in cui i nostri dovranno vedersela con ogni tipo di creatura che popola la Terra Di Mezzo.
Finalmente approda sul grande schermo la trasposizione cinematografica de "Lo Hobbit". "Finalmente" perchè questo film è il frutto di una produzione decisamente travagliata e burrascosa: Jackson desiderava girarlo fin dal '95 ma solo nel 2006, a seguito dell'enorme successo della "Trilogia degli anelli", la MGM concede l'utilizzo dei diritti del film, che nel 2008 viene affidato alla regia di Guillermo del Toro. Dopo due anni di preparazione tecnica e di scrittura della sceneggiatura il regista messicano abbandona il timone, causa il continuo posticipare le riprese per volere della produzione. Jackson allora decide di tornare in prima persona nel mondo che John Ronald Reuel Tolkien creò nel lontano 1937.
Due sono le principali modifiche apportate dal regista neozelandese rispetto al progetto originale di Del Toro: la prima consiste nel girare il film in tre dimensioni e nel tanto pubblicizzato, criticato e chiaccherato formato di 48 fps (fotogrammi per secondo), rispetto ai canonici 24; la seconda sta nell'inserimento di episodi tratti dalle "Appendici" nella trama del film e nel conseguente aumento della durata della pellicola, i cui sequel diventano due. Non avendo chi scrive testato né il formato HFR né quello 3D, questa recensione tralascerà (come è inevitabile) queste modifiche tecniche per concentrarsi su quelle contenutistiche.
Queste "divagazioni" inserite da Peter Jackson si rivelano, per il numero e per l'altalenante qualità, un importante fattore per la fluidità della narrazione. Se infatti da un lato i flashback sulla storia di Erebor si rivelano decisamente azzeccati dato che riescono a inserire scene di combattimenti di ottima qualità nella prima parte della trama, altrimenti deficitaria sotto questo aspetto, altrettanto non si può dire dell'aggiunta del personaggio di Radagast il Bruno, che, nelle scene in cui appare, finisce per spingere la comicità del film oltre il confine che separa il gradevole dal ridicolo, o della scena della riunione del Bianco Consiglio, che, sebbene prolunghi la permanenza dello spettatore nelle atmosfere magiche di Gran Burrone e mostri alcune vecchie conoscenze per i veterani della Terra Di Mezzo, risulta pesante e non riesce a trovare un'utilità all'interno della trama, se non quella di collegare il film alla saga de "Il Signore degli Anelli".
La prima parte del film si svolge dunque in maniera decisamente troppo lenta (la partenza di Bilbo da casa sua avviene dopo 40 minuti) e discontinua e, nonostante ricordi molto lo stile della precedente trilogia Jacksoniana, sia per quanto riguarda l'atmosfera che per le ampie riprese panoramiche dall'elicottero, non riesce (almeno per la prima metà del film) a elevarsi al suo livello.
Dopo la partenza dalla città elfica, invece, il film cambia completamente registro, assumendo un aspetto più epico e meno umoristico, nonostante non manchi qualche criticità: l'incontro con il Re Goblin, figura decisamente grottesca e stereotipata, forse la peggiore della pellicola, e l'intera scena di fuga dalla caverna goblin, che assume un aspetto e una dinamica che sembrano ricalcare quelli delle sequenze in quick-time event dei videogiochi e che, nonostante l'ottima realizzazione grafica, tocca il punto più basso dell'intero film.
Tolte queste due scene, tuttavia, la seconda parte può vantare alcuni momenti capaci di emozionare: la sequenza dei giganti di roccia, che si mostra in tutta la sua maestosità grazie ad un uso davvero ottimo della computer grafica e si fa apprezzare anche se costituisce una leggera divagazione rispetto al libro di Tolkien; la sfida degli indovinelli tra Gollum e Bilbo, scena di punta del film e splendido dialogo-duello tra due grandi attori e personaggi, a seguito della quale si inizia a vedere la trasformazione psicologica dell'hobbit, che, speriamo, continuerà nei sequel; magnifico anche lo scontro con orchi e mannari alla fine del film, in cui Peter Jackson ritrova finalmente quell'epicità a cui ci aveva abituato con la trilogia de "Il Signore degli Anelli".
Così, anche i personaggi possono essere divisi in due categorie qualitative completamente differenti: se infatti la pellicola contiene figure infime, non si possono dimenticare quelle che invece sono davvero riuscite, sia per la caratterizzazione psicologica, che per l'abilità di recitazione degli attori. Tralasciando un Gandalf (ben doppiato da Proietti) che si dimostra essere all'altezza di quello del Signore degli Anelli, e Serkis (qui anche in veste di co-regista) che col suo Gollum fa ancora una volta faville, non si possono che lodare Martin Freeman e Richard Harmitage, l'uno per il carattere british con cui ha reso alla perfezione quel Bilbo incerto, impaurito e pantofolaio, l'altro per quello sguardo carico d'odio, fierezza e ricordi che rende lo Shakesperiano Thorin Scudodiquercia forse il miglior personaggio del film.
Ben realizzati sono anche i restanti nani, resi attraverso un trucco e dei costumi veramente ottimi; d'altronde sotto il punto di vista tecnico il film si pone al livello della precedente trilogia, dato che Jackson ha riunito gli stessi collaboratori, ormai ferrati e veterani del mondo creato da Tolkien: oltre agli aspetti appena citati non si può non elogiare la scenografia, per la quale, dove possibile, sono stati usati gli stessi set delle precedenti tre pellicole, e soprattutto le splendide musiche di Howard Shore, che contribuiscono grandemente a riportare lo spettatore nella Terra di Mezzo, lasciata nel 2006.
La sensazione che si prova allo scorrere dei titoli di coda è quella di una grande soddisfazione: questa tuttavia è generata solo dal fatto che nell'ultima parte la qualità del film si rialza coraggiosamente, ma, se si guarda l'opera complessiva con uno sguardo d'insieme, ci si accorge che la debolezza della pellicola consiste principalmente nell'eccessiva dilatazione dei tempi, perlomeno fino alla sequenza dei giganti di roccia; ciò appare come il forzatissimo tentativo di proporre una storia come quella di "Lo Hobbit" in tre film differenti, cercando di mettersi a confronto con "Il Signore degli Anelli" (confronto richiamato anche dai continui riferimenti all'opera maggiore) e di garantire incassi maggiori alle case di distribuzione.
Il risultato è una storia appesantita dai tagli non fatti e pertanto scissa in due diverse personalità, raccontata a due diverse velocità. L'auspicio, l'unico possibile, è che i due sequel, già pronti e in attesa di essere distribuiti, si mantengano all'altezza delle ultime sequenze di questa prima puntata e che l'opera complessivamente possa essere rivalutata positivamente.
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nicola1
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giovedì 10 ottobre 2013
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i goonies contro il signore degli anelli
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Sembra un remake, per la precisione “La compagnia dell'Anello”, ne segue i passi: L'arrivo di Gandalf, il viaggio, l'Aragorn nano c'e' pure (almeno qui non e' innamorato) prima battaglia col nemico (là i Nazgul qui i Three Stooges) l'arrivo a Gran Burrone, il Consiglio, la ripartenza, il cammino sulla montagna (là palle di neve qui rocce lanciate da giganti) la discesa nelle grotte, battaglia con gli orchi, finale aperto. Stilisticamente simile alla prima trilogia pero' portata all'esasperazione (ed esagerazione) posso dire che sembra un incrocio tra "I Goonies" e e gli altri film della trilogia. Quelle epiche riprese aeree dei personaggi in marcia (o in fuga) potevano aver entusiasmato dieci anni fa, poi viste anche in “King Kong”, adesso sono ripetitive e noiose.
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Sembra un remake, per la precisione “La compagnia dell'Anello”, ne segue i passi: L'arrivo di Gandalf, il viaggio, l'Aragorn nano c'e' pure (almeno qui non e' innamorato) prima battaglia col nemico (là i Nazgul qui i Three Stooges) l'arrivo a Gran Burrone, il Consiglio, la ripartenza, il cammino sulla montagna (là palle di neve qui rocce lanciate da giganti) la discesa nelle grotte, battaglia con gli orchi, finale aperto. Stilisticamente simile alla prima trilogia pero' portata all'esasperazione (ed esagerazione) posso dire che sembra un incrocio tra "I Goonies" e e gli altri film della trilogia. Quelle epiche riprese aeree dei personaggi in marcia (o in fuga) potevano aver entusiasmato dieci anni fa, poi viste anche in “King Kong”, adesso sono ripetitive e noiose. Da un punto di vista narrativo e’ invece piu' leggero con battute comiche (ed idiote) a raffica, mi aspettavo di vedere uscire Adam Sandler da un momento all’altro. La noia pervade durante tutto il film. O quasi. Soltanto l'entrata in scena di Gollum lo solleva leggermente da un assopimento generale. Speriamo in meglio per il secondo e soprattutto speriamo che Jackson non emuli il suo idolo (George Lucas) fino in fondo.
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francis metal
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lunedì 3 ottobre 2016
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una mezza schifezza
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Se non fosse che effettivamente il romanzo è uscito prima del Signore degli Anelli direi che questo film sembra fatto apposta per riempire un buco tra i fatti di Saruman e quelli di Frodo... è una storia che ha poco a che vedere con quella di Frodo e quel poco che la collega ad essa è forzato o inutile. Forzato perché essendo già scritto come dovevano andare le cose non hai molta libertà di scrivere la storia. Mi chiedo se anche il romanzo sia così scadente.
Quei nani sono simpatici, l'attore che fa Frodo però è fuori luogo, e Gandalf molto invecchiato è un controsenso, per non parlare di Legolas, che dovrebbe essere immortale ma essendo passati 15 anni anche per Orlando Bloom non si poteva fare nulla se non chiamare un altro attore.
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Se non fosse che effettivamente il romanzo è uscito prima del Signore degli Anelli direi che questo film sembra fatto apposta per riempire un buco tra i fatti di Saruman e quelli di Frodo... è una storia che ha poco a che vedere con quella di Frodo e quel poco che la collega ad essa è forzato o inutile. Forzato perché essendo già scritto come dovevano andare le cose non hai molta libertà di scrivere la storia. Mi chiedo se anche il romanzo sia così scadente.
Quei nani sono simpatici, l'attore che fa Frodo però è fuori luogo, e Gandalf molto invecchiato è un controsenso, per non parlare di Legolas, che dovrebbe essere immortale ma essendo passati 15 anni anche per Orlando Bloom non si poteva fare nulla se non chiamare un altro attore....
La storia non appassiona per nulla, è più veloce del Signore degli Anelli, ma non è epica e nemmeno eroica per nulla... Bilbo non stava nemmeno salvando il mondo se non ricordo male, e sapendo che sarebbe vissuto per più di 100 anni non ti sfiora minimamente l'idea che lui possa morire nel film.
Insomma, sono rimasto deluso, per quanto sapessi che il film non poteva avvicinarsi lontaanamente al signore degli anelli.. però gli altri due capitoli di lo Hobbit sono peggiori di questo
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renato c.
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venerdì 18 novembre 2016
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capitolo 1 - trilogia prequel
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Come avevo scritto per la Trilogia dell'Anello, anche qui sarebbe da fare una recensione unica dopo aver visto il 3° film! Certo che questa è decisamente inferiore alla Trilogia dell'Anello, comunque ritrovarne alcuni personaggi richiama ai suoi fasti. Martin Freeman interpreta appastanza bene la parte che da vecchio fu di Ian Holm (che vi appare come narratore della storia a Frodo!)Ritroviamo Gandalf, Elrond, Legolas, Saruman, la bella Galadriel (tutti intrepretati dai medesimi attori!) ed anche il disgustoso Gollum! Però non so se la cosa fa piacere perchè ricorda la bella trilogia originale, oppure ne fa sentire la nostalgia! Come primo film, almeno, non ha la scorrevolezza degli altri, e c'è qualche scena di troppo! Faccio presente che io, personalmente non ho nessuna allergia ai film
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Come avevo scritto per la Trilogia dell'Anello, anche qui sarebbe da fare una recensione unica dopo aver visto il 3° film! Certo che questa è decisamente inferiore alla Trilogia dell'Anello, comunque ritrovarne alcuni personaggi richiama ai suoi fasti. Martin Freeman interpreta appastanza bene la parte che da vecchio fu di Ian Holm (che vi appare come narratore della storia a Frodo!)Ritroviamo Gandalf, Elrond, Legolas, Saruman, la bella Galadriel (tutti intrepretati dai medesimi attori!) ed anche il disgustoso Gollum! Però non so se la cosa fa piacere perchè ricorda la bella trilogia originale, oppure ne fa sentire la nostalgia! Come primo film, almeno, non ha la scorrevolezza degli altri, e c'è qualche scena di troppo! Faccio presente che io, personalmente non ho nessuna allergia ai film di lunga durata, se ben fatti, anzi sono andato ad cercare i DVD con aggiunte sottotitolate di alcuni films come "Lawrence d'Arabia", ma la scena degli orchi che volevano abbrustolire allo spiedo i nani è veramnte interminabile!! In ogni caso il vero protagonista è Gandalf, che la fa da padrone in tutto il film, e, essendo prequel, va nacora d'accordo con Saruman! Penso comunque che chi lo veda senza avere visto la Trologia dell'Anello, lo apprezzi maggiormente!
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viktor von doom
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venerdì 13 settembre 2013
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parola d'ordine?noia!
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non posso dire che questo film sia stato una delusione.non perchè mi sia piaciuto ma perchè di dubbi ne avevo un bel pò.a partire dal fatto che fare 3 film su di un libro che conta poco più di 300 pagine mi sembrava una sciocchezza enorme dettata più da ragioni commerciali che altro.il signore degli anelli è un libro con oltre 1200 pagine ed era sensato,doveroso e semplice tirarne fuori 3 film.di fatti il risultato è stato di alta qualità.jackson ha avuto una monumentale opera ricca di materiale e spunti per creare il film che ha fatto incetta di oscar.addirittura ha anzi dovuto togliere qualcosa(non perdono la mancanza di tom bombadil).
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non posso dire che questo film sia stato una delusione.non perchè mi sia piaciuto ma perchè di dubbi ne avevo un bel pò.a partire dal fatto che fare 3 film su di un libro che conta poco più di 300 pagine mi sembrava una sciocchezza enorme dettata più da ragioni commerciali che altro.il signore degli anelli è un libro con oltre 1200 pagine ed era sensato,doveroso e semplice tirarne fuori 3 film.di fatti il risultato è stato di alta qualità.jackson ha avuto una monumentale opera ricca di materiale e spunti per creare il film che ha fatto incetta di oscar.addirittura ha anzi dovuto togliere qualcosa(non perdono la mancanza di tom bombadil).ma in questo "lo hobbit"le cose non vanno altrettanto bene.non sono presenti in questo primo capitolo scene veramente all'altezza della precedente trilogia.la durata del film viene dilatata incomprensibilmente fino a quasi 3 ore portando ad un inevitabile noia.anche tra i protagonisti non ho trovato molto carisma(gandalf a parte che ha però perso molto visto il cambio del doppiatore) e i paesaggi per quanto belli sanno inevitabilmente di già visto.inoltre alcune scelte registiche non hanno portato a creare quel clima di pericolo ed epicità che tanto erano presenti nell'avventura del giovane frodo.tuttto qui,aldilà dei mastodontici mezzi,sà di filmetto e si passa il tempo ad attendere qualcosa di straordinario che,ahimè,finisce per non accadere mai.mancano scene madri davvero valide,il nemico da fronteggiare(come tutti i suoi subordinati) non ha un design degno di nota ne una valida caratterizzazzione.le battaglie(una o due) seppur discrete non eccellono ne tantomeno stupiscono e il protagonista non riesce mai a guadagnarsi la simpatia dello spettatore.insomma,anche senza doverlo paragonare alla saga dell'anello,questo film proprio non riesco a considerarlo buono e tutto il budget richiestoper la sua realizzazione si trasforma in un aggravante non da poco.speriamo che nel secondo capitolo le cose cambino anche se alcune sembrerebbero irrisolvibili.ma forse peter jackson saprà far valere la fama conquistata senza che ancora una volta si debba rimpiangere che non ci siail buon del toro alla regia.secondo me più fantasioso,frizzante e appassionato.
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enrimaso
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giovedì 3 gennaio 2013
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il ritorno nella terra di mezzo
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Nove anni dopo “Il Ritorno del Re” e sessant’anni prima (nella finzione) delle avventure narrate ne “La Compagnia dell’Anello”, Peter Jackson – con la produzione esecutiva, la consulenza visionaria e il contributo allo script di Guillermo del Toro – ci riporta nella Terra di Mezzo.
L’attesa era tanta, sia per poterci rituffare nelle avventure epiche del mondo di Tolkien, sia per la promessa innovazione tecnologica offerta dalla factory di Jackson (uno scintillante 3D girato in 48 fotogrammi al secondo). E questa attesa, solo in parte è stata ripagata.
“Un Viaggio Inaspettato” è solo la prima parte di una nuova trilogia che ci porterà a seguire le avventure di una nuova Compagnia, quella che accompagnerà lo Hobbit Bilbo e il Mago Gandalf alla riconquista della Fortezza dei Nani, liberandola dal giogo del drago Smaug.
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Nove anni dopo “Il Ritorno del Re” e sessant’anni prima (nella finzione) delle avventure narrate ne “La Compagnia dell’Anello”, Peter Jackson – con la produzione esecutiva, la consulenza visionaria e il contributo allo script di Guillermo del Toro – ci riporta nella Terra di Mezzo.
L’attesa era tanta, sia per poterci rituffare nelle avventure epiche del mondo di Tolkien, sia per la promessa innovazione tecnologica offerta dalla factory di Jackson (uno scintillante 3D girato in 48 fotogrammi al secondo). E questa attesa, solo in parte è stata ripagata.
“Un Viaggio Inaspettato” è solo la prima parte di una nuova trilogia che ci porterà a seguire le avventure di una nuova Compagnia, quella che accompagnerà lo Hobbit Bilbo e il Mago Gandalf alla riconquista della Fortezza dei Nani, liberandola dal giogo del drago Smaug. Il film parte lentamente, con una lunga (e ridondante) introduzione su come la Compagnia si riunisce a casa del disorientato Bilbo e su come lui stesso viene faticosamente convinto a partire per una Grande Avventura. Poi la storia prende slancio e ritmo: l’incontro con i Troll, la visita a Gran Burrone, l’attraversamento delle Montagne Nebbiose e lo scontro fra i Giganti di Pietra, la fuga dall’antro degli Orchi. Il tutto culmina nel momento più atteso: l’incontro di Bilbo con Gollum, la sfida a colpi di indovinelli e l’entrata in possesso da parte di Bilbo dell’Anello. Questa è sicuramente la parte più riuscita del film: Gollum è un personaggio impareggiabile, la cui personalità multiforme è resa alla perfezione grazie agli strepitosi effetti speciali del team di Joe Letteri ma, soprattutto, grazie alla straordinaria mimica di Andy Serkis, primo attore che meriterebbe l’Oscar per la miglior interpretazione in “tuta e sensori” (per la successiva elaborazione digitale in Motion Capture). Poi, il film scivola un po’ stancamente verso un finale inevitabilmente sospeso, con l’occhio di Smaug che ci introduce alla prossime due avventure; dovremo aspettare un altro anno per la prossima.
Ovviamente, Peter Jackson dirige con maestria attori in carne ed ossa (e tanto latex, visti gli stupefacenti trucchi che permettono le trasformazioni in orchi, troll, goblin e altre straordinarie creature) e personaggi digitali, all’interno di splendidi scenari; padroneggia sapientemente la tecnica (il 3D girato in 48 fotogrammi al secondo dà un’impressione di profondità alla scena veramente definita e realistica).
Tuttavia, il limite principale della nuova trilogia sta nella sua origine letteraria: mentre Il Signore degli Anelli è una saga straripante di eventi, personaggi e storie, Lo Hobbit descrive una vicenda più semplice e lineare, con meno epica e complessità narrativa. Ricavarne una nuova trilogia sembra francamente un’operazione azzardata, che rischia il seriale ed il già visto.
Ma ora che siamo tornati nella Terra di Mezzo, non vogliamo più lasciarla!
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donni romani
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venerdì 21 dicembre 2012
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jackson torna nella terra di mezzo con bilbo
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Peter Jackson torna nella Terra di Mezzo e ci trascina con lui in una girandola di avventura, azione ed emozione di cui sentivamo la mancanza sin dall'ultima scena del terzo film dedicato al "Signore degli Anelli" di Tolkien di cui "Lo Hobbit" è idealmente il prequel, anche se il tempo è un dettaglio trascurabile nel mondo fantasy. Sicuramente non ci possiamo aspettare lo stesso stupore estetico e la stessa meraviglia visiva provate al primo apparire di Frodo e compagni, ma un piacevole senso di "ritorno a casa" con le prime bucoliche scene nel paese degli Hobbit non si può non ammetterlo, e le successive due ore e mezzo abbondanti di film saranno un tripudio di effetti, scene spettacolari, personaggi buffi, confronti drammatici e battaglie finali che finali non sono, perchè il difetto dei film ad episodi è proprio questo, che lo scontro fra i protagonisti è demandato al capitolo successivo, lasciandoci un po' delusi e un po' felici perchè la vittoria dei buoni è solo rimandata.
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Peter Jackson torna nella Terra di Mezzo e ci trascina con lui in una girandola di avventura, azione ed emozione di cui sentivamo la mancanza sin dall'ultima scena del terzo film dedicato al "Signore degli Anelli" di Tolkien di cui "Lo Hobbit" è idealmente il prequel, anche se il tempo è un dettaglio trascurabile nel mondo fantasy. Sicuramente non ci possiamo aspettare lo stesso stupore estetico e la stessa meraviglia visiva provate al primo apparire di Frodo e compagni, ma un piacevole senso di "ritorno a casa" con le prime bucoliche scene nel paese degli Hobbit non si può non ammetterlo, e le successive due ore e mezzo abbondanti di film saranno un tripudio di effetti, scene spettacolari, personaggi buffi, confronti drammatici e battaglie finali che finali non sono, perchè il difetto dei film ad episodi è proprio questo, che lo scontro fra i protagonisti è demandato al capitolo successivo, lasciandoci un po' delusi e un po' felici perchè la vittoria dei buoni è solo rimandata. La storia prende il via in casa Beggins, come sempre, e vede Bilbo intento a scrivere il resoconto di una sua vecchia avventura, mentre Frodo, partecipazione speciale e piacevole di Elijah Wood, si aggira per casa con i suoi piedoni pelosi. Il viso di Bilbo si intenerisce al ricordo di ciò che successe 60 anni prima e di lì a poco sapremo perchè: nella sua linda casetta, ordinata e precisa, si presentano improvvisamente un gruppo di nani, disordinati, confusionari e caotici, raggiunti di lì a poco da Gandalf, che li dovrà guidare alla riconquista del regno perduto a causa del drago Smaug. Lo stupore e il leggero disgusto di Bilbo per le maniere dei nani si trasforma in puro orrore quando apprende da Gandalf che anche lui dovrà far parte de gruppo, salvo poi decidere di voler partecipare ad una grande avventura, almeno una volta nella vita e trovare quindi il coraggio di partire con loro. E dunque avventura sia, perchè Jackson non risparmia nulla, le battaglie con gli orchi e con i giganti di pietra, l'incontro con i troll simpatici e tonti che ricordano Polifemo, perfidi re che vengono appellati dai sudditi "Sua malevolenza", la presenza di Radagast, mago dei boschi circondato da ricci e coniglietti al pari di Biancaneve, una visita al regno degli Elfi dove con piacere Gandalf ritrova la Galadiel di Cate Blanchette e soprattutto Gollum comprimario che come sempre ruba la scena a tutti con le sue smorfie e i suoi indovinelli, schizofrenica, primordiale, psicanalitica creatura che fa salire il tono della pellicola al suo apparire. Tono che resta sempre un po' scherzoso tranne in alcuni momenti di intensa drammaticità, quasi che Jackson volesse una leggerezza di fondo ad accompagnare il percorso dei nani, rissosi, orgogliosi ma anche un po' infantili, che a tavola non vogliono "cibo verde" ma patatine fritte come tutti i bambini. Certe scene potrebbero risultare dilatate oltre misura, ma per godere appieno quest'avventura inaspettata ci si deve abbandonare completamente all'epica, alla mitologia, al lento fluire di storie e leggende, di incantesimi e magie, e sentirsi parte di un grande viaggio visivo e sonoro, con tanto, in sottofinale, di volo a cavallo di enormi uccelli, scena che ricorda "La storia infinita", altro grande fantasy del passato. Perchè, come dice Gandalf "... sono le piccole cose, le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l'oscurità, semplici atti di gentilezza e amore...", e noi quei semplici atti, compiuti da Bilbo, dal re dei nani Thorin o da Gandalf, ce li godiamo con occhi avidi, appagati da effetti speciali, 3D, riproduzione a 48 fotogrammi, ma soprattutto dalla deliziosa personalità dei piccoli abitanti della Terra di Mezzo.
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renato volpone
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domenica 23 dicembre 2012
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un altro viaggio a puntate
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Peter Jackson ci riporta nel mondo del “Signore degli anelli” e tra gli “hobbit”. Mescolando i racconti di Tolkien ne trae un polpettone a puntate. Lo spettatore in questo primo film arriva ad un finale sull’orlo di un precipizio con i personaggi a cui si è affezionato nelle quasi tre ore di film e si rende conto che da lì partirà sicuramente una seconda puntata. La storia è coinvolgente e in un crescendo di avventura ci porta a ritrovare personaggi che avevamo lasciato nella ormai vecchia trilogia. Paesaggi mozzafiato, buone musiche e personaggi forse un po’ troppo caricaturali e sanguigni. A tratti alcune scene con l’effetto tridimensionale danno la cattiva sensazione di vedere gli attori muoversi nelle sale di ripresa con le immagini che scorrono sullo fondo.
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Peter Jackson ci riporta nel mondo del “Signore degli anelli” e tra gli “hobbit”. Mescolando i racconti di Tolkien ne trae un polpettone a puntate. Lo spettatore in questo primo film arriva ad un finale sull’orlo di un precipizio con i personaggi a cui si è affezionato nelle quasi tre ore di film e si rende conto che da lì partirà sicuramente una seconda puntata. La storia è coinvolgente e in un crescendo di avventura ci porta a ritrovare personaggi che avevamo lasciato nella ormai vecchia trilogia. Paesaggi mozzafiato, buone musiche e personaggi forse un po’ troppo caricaturali e sanguigni. A tratti alcune scene con l’effetto tridimensionale danno la cattiva sensazione di vedere gli attori muoversi nelle sale di ripresa con le immagini che scorrono sullo fondo. Il fenomeno si ripete un po’ troppo spesso. Gli effetti speciali, però, sono molto buoni e animali e mostri fantastici sono quanto mai reali. Forse solo la discesa di Gandalf dall’uccello gigante è un po’ troppo scivolosa. Il film non annoia, anzi, per capire meglio gli spazi temporali entro cui si muovono i personaggi ti invoglia ad andarlo a rivedere perché alcune cose lasciano perplessi. E nonostante il film non sia eccezionale lo si può rivedere volentieri, soprattutto per gli appassionati del genere.
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chiarachiti
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giovedì 27 dicembre 2012
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aldilà di piedoni e strane magie...
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Ancestrale desiderio di pace, innata appartenenza ad una terra, senso di amichevole fratellanza : è di questo che parla il film. Il più bello è scritto fra le righe, è nascosto tra una battaglia e l'altra e si coglie benissimo dallo sguardo dei personaggi nei momenti più critici. Sono toccanti le scene in cui i vecchi nemici di Thorin lo guardano dritto negli occhi, ripetendo, con una solennità indicibile, la schiera dei coraggiosi avi del capo dei nani, che ricambia lo sguardo, smettendo di combattere, se stava combattendo, di fuggire, se stava fuggendo, di tremare, se avvertiva paura. Erebor è invocata, desiderata, agognata e, quasi alla fine, anche il giovane "mezz'uomo" Bilbo Baggins riconosce l'eroicità dell'impresa di quel gruppo di cui da poco fa parte: sa bene quanto sia importante avere una casa a cui ritornare, lui che da sempre ce l'aveva e per la prima volta l'aveva lasciata.
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Ancestrale desiderio di pace, innata appartenenza ad una terra, senso di amichevole fratellanza : è di questo che parla il film. Il più bello è scritto fra le righe, è nascosto tra una battaglia e l'altra e si coglie benissimo dallo sguardo dei personaggi nei momenti più critici. Sono toccanti le scene in cui i vecchi nemici di Thorin lo guardano dritto negli occhi, ripetendo, con una solennità indicibile, la schiera dei coraggiosi avi del capo dei nani, che ricambia lo sguardo, smettendo di combattere, se stava combattendo, di fuggire, se stava fuggendo, di tremare, se avvertiva paura. Erebor è invocata, desiderata, agognata e, quasi alla fine, anche il giovane "mezz'uomo" Bilbo Baggins riconosce l'eroicità dell'impresa di quel gruppo di cui da poco fa parte: sa bene quanto sia importante avere una casa a cui ritornare, lui che da sempre ce l'aveva e per la prima volta l'aveva lasciata. L'esperienza dei nani è in contrasto con quella dello hobbit: quest'ultimo dimostra la sua grandezza nel lasciare il suo nido, gli altri la affermano tornando in quella città che da 60 anni non possono più chiamare "patria". Ed è proprio per questo che non condivido la scelta del regista di introdurre l'avventura come un flashback, come un racconto a posteriori da parte di un Bilbo Baggins ormai invecchiato: sono state penalizzate la freschezza e l'eroicità delle imprese, banalizzandole fino a renderle "ricordo di...". La regia si è ripresa con la meravigliosa caratterizzazione dei personaggi, tra cui spicca, tra gli altri il mago Radgast il Bruno, che, aldilà della sua eccentricità, invita a cercare la fonte dei problemi fuori e dentro di noi: nel suo caso, attraverso una natura che lui conosce a fondo, che ha fatto propria, vivendo da eremita; senza parlare poi della fine introspezione psicologica del personaggio di Gandalf il Grigio e di Bilbo Baggins, che fin da subito instaurano un legame molto intimo. Da sogno la colonna sonora di Howard Shore, impreziosita da alcuni canti interpretati direttamente dai personaggi che ricordano vagamente le sonorità irlandesi. Film ben costruito, senza però eccellere nel suo genere a causa di banali errori e di una sceneggiatura che non dà giustizia alla grandezza delle gesta.
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