renato volpone
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mercoledì 21 novembre 2012
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splendido metaracconto
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Splendido metaracconto questo film di Martin McDonagh. Molto lontano da quello che prospettava il trailer, la storia ha piacevolmente sorpreso un pubblico attento, mentre ha allontanato chi cercava più leggere e superficiali ispirazioni. Violento, irriverente e a tratti dolcissimo, é la storia di uno scrittore ubriacone e perditempo, Colìn Farrel, che tenta di scrivere un romanzo raccontando episodi di vita di alcuni psicopatici. Il romanzo e la realtà nel film sono in continuo intreccio svelando, man mano che la storia procede, la pazzia o la saggezza dei personaggi. Tutti, in fondo, sono psicopatici e affrontano le diverse situazioni creando sempre sorpresa nello spettatore.
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Splendido metaracconto questo film di Martin McDonagh. Molto lontano da quello che prospettava il trailer, la storia ha piacevolmente sorpreso un pubblico attento, mentre ha allontanato chi cercava più leggere e superficiali ispirazioni. Violento, irriverente e a tratti dolcissimo, é la storia di uno scrittore ubriacone e perditempo, Colìn Farrel, che tenta di scrivere un romanzo raccontando episodi di vita di alcuni psicopatici. Il romanzo e la realtà nel film sono in continuo intreccio svelando, man mano che la storia procede, la pazzia o la saggezza dei personaggi. Tutti, in fondo, sono psicopatici e affrontano le diverse situazioni creando sempre sorpresa nello spettatore. Sam Rockwell si trasforma da amico affettuoso in serial killer di serial killer. La trama é complicata, ma non cede mai al banale e ogni accenno e commento viene ripreso e sviluppato in un continuo armonico, anche se a tratti violentissimo, e degno dei migliori "splatter". Attraverso il dolore e la sofferenza inflitta si arriva ad un inno altissimo e delirante alla pace e alla vita. Bellissime alcune riprese, splendida la musica e ottimi gli attori, con una grandissima interpretazione di Christopher Walken. Il film é di un sottilissimo e splendido humour nero che, se ci si lascia coinvolgere, trascina al riso e al sorriso, senza perdere la serietà di una caricatura della realtà basata sull'orgoglio e il desiderio di vendetta. Assolutamente da non perdere per chi ha gusti raffinati, ma anche uno stomaco forte.
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laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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humor particolare che è proprio per questo geniale
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Scritto, diretto e prodotto da McDonagh, il cui precedente In Bruges era passato fin troppo inosservato, 7 psicopatici è un'intelligente e irresistibile commedia condita da buone dosi di violenza e umorismo nero, nella più pura tradizione filo-tarantiniana. Troppo spesso bollato come una semplice e squallida imitazione del suddetto stile, è invece un film tremendamente divertente, per nulla noioso e a sua modo originale, delirante ed eccessivo, ma soprattutto sostenuto alla base da una solida sceneggiatura intrisa del particolarissimo umorismo dell'autore che nulla ha da invidiare allo stile di altri, più celebri registi-sceneggiatori.
E' inoltre aiutato dalla presenza di un'ottima compagnia di attori, fra cui spiccano Rockwell, Walken e Harrelson, che si divertono e divertono nell’interpretare una manica di personaggi assolutamente fuori di testa, da cui (forse) si tira fuori solo il Marty di Farrell.
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Scritto, diretto e prodotto da McDonagh, il cui precedente In Bruges era passato fin troppo inosservato, 7 psicopatici è un'intelligente e irresistibile commedia condita da buone dosi di violenza e umorismo nero, nella più pura tradizione filo-tarantiniana. Troppo spesso bollato come una semplice e squallida imitazione del suddetto stile, è invece un film tremendamente divertente, per nulla noioso e a sua modo originale, delirante ed eccessivo, ma soprattutto sostenuto alla base da una solida sceneggiatura intrisa del particolarissimo umorismo dell'autore che nulla ha da invidiare allo stile di altri, più celebri registi-sceneggiatori.
E' inoltre aiutato dalla presenza di un'ottima compagnia di attori, fra cui spiccano Rockwell, Walken e Harrelson, che si divertono e divertono nell’interpretare una manica di personaggi assolutamente fuori di testa, da cui (forse) si tira fuori solo il Marty di Farrell.
Non potrà che appassionare e divertire questo 7 psicopatici a patto che si riesca ad entrare in sintonia con il suo particolare mondo e con i personaggi che lo abitano, oltre che ad allinearsi sul suo altrettanto particolare registro ironico, farcito di riferimenti alla cultura popolare e di frecciatine all'ambiente hollywoodiano.
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killbillvol2
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sabato 26 gennaio 2013
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seven psypsychopaths voto reale: 3 e mezzo
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Secondo film di McDonagh, dopo In Bruges (dal quale proviene Farrell), che scrive e dirige una delle commedie nere più riuscite degli ultimi tempi. Infatti supera anche il grande Snatch- Lo Strappo dell' inglese Guy Ritchie, e si avvicina al primo Tarantino de Le Iene, questo film che è una delle più grandi sorprese del 2012. Martin (Farrell), alter ego del regista infatti porta lo stesso nome, è uno sceneggiatore che sta lavorando ad un altro lavoro intitolato 7 Psicopatici, e aiutato da un suo amico ladro di cani (Rockwell) cercherà di portare a termine la sceneggiatura... Se non fosse che Walken e Rockwell rapiscano il cane di un grande boss mafioso interpretato da Harrelson. E a quel punto la situazione precipita, dando però l' opportunità a Martin di incontrare i 7 psicopatici di cui sta scrivendo.
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Secondo film di McDonagh, dopo In Bruges (dal quale proviene Farrell), che scrive e dirige una delle commedie nere più riuscite degli ultimi tempi. Infatti supera anche il grande Snatch- Lo Strappo dell' inglese Guy Ritchie, e si avvicina al primo Tarantino de Le Iene, questo film che è una delle più grandi sorprese del 2012. Martin (Farrell), alter ego del regista infatti porta lo stesso nome, è uno sceneggiatore che sta lavorando ad un altro lavoro intitolato 7 Psicopatici, e aiutato da un suo amico ladro di cani (Rockwell) cercherà di portare a termine la sceneggiatura... Se non fosse che Walken e Rockwell rapiscano il cane di un grande boss mafioso interpretato da Harrelson. E a quel punto la situazione precipita, dando però l' opportunità a Martin di incontrare i 7 psicopatici di cui sta scrivendo. I generi di pazzia ci sono tutti incarnati da più personaggi: da un magistrale e pacifico Christopher Walken, è la pazzia pacata ma vendicativa, mentre Rockwell è quella nascosta, che cerca invano di usarla come "aiuto" nei confronti del protagonista, poi c'è Harrelson, il più divertente di tutti che da sanguinario boss, si riduce a implorare per riavere in dietro il suo orrendo cane, e infine c'è Waits che è la pazzia "giusta", che uccide non per cattiveria ma per fare del bene (a modo suo ricorda le irresistibili vecchiette di Arsenico e Vecchi Merletti), mentre Farrel, unico sano di mente nel cast, va dietro a questi grandi, facendosi sballottare per tutta la città fino al deserto, osservando attonito le assurdità che gli accadono intorno. Alterna thriller e commedia, anche nelle scene più crude e tristi ( SPOILER: come la morte della moglie di Walken), e ne tira fuori un film divertente, esagerato, come la divertente, ma violenta, sequenza della sparatoria immaginaria. Ha dei punti morti nel mezzo, ma quando vediamo l' assassinio del leggendario serial killer Zodiac, raffigurato come un hippy pacifista non si può resistere. Bella colonna sonora, e intelligente pubblicità: sono stati appesi in giro per le varie città dei cartelli con su scritto SE TROVATE LA MIA BONNIE RICOMPENSA, e una foto di Woody Harrelson abbracciato alla Shitzu del film.
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filmtalker 98
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domenica 20 gennaio 2013
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opera originale e "celebrativa", ma discreta
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di certo mi sono reso conto che 7 psicopatici non è un filmone, alla Tarantino o simili, con trama complessa ed intrigante. Ma è un'idea carina e originale, un omaggio ad un cast fatto davvero apposta per il film( specialmente Christopher Walken). L'umorismo del film non è male , ma non mi ha fatto impazzire. Bello il finale, realistico e conciso, giusto e coerente: certo non avremmo potuto pensare che gli psicopatici si sarebbero trovati a bere una birra in compagnia e avrebbero vissuto lunghi giorni felici , inoltre il finale ha unche' di western che non guasta! forse questo regista-sceneggiatore ( Martin MacDonagh) migliorerà col tempo, visto che è il suo secondo film (dopo in bruges), infatti non ha ancora delineato precisamente un suo stile oltre ai criminali pentiti o in crisi, che ritroviamo anche in 7 psicopatici.
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di certo mi sono reso conto che 7 psicopatici non è un filmone, alla Tarantino o simili, con trama complessa ed intrigante. Ma è un'idea carina e originale, un omaggio ad un cast fatto davvero apposta per il film( specialmente Christopher Walken). L'umorismo del film non è male , ma non mi ha fatto impazzire. Bello il finale, realistico e conciso, giusto e coerente: certo non avremmo potuto pensare che gli psicopatici si sarebbero trovati a bere una birra in compagnia e avrebbero vissuto lunghi giorni felici , inoltre il finale ha unche' di western che non guasta! forse questo regista-sceneggiatore ( Martin MacDonagh) migliorerà col tempo, visto che è il suo secondo film (dopo in bruges), infatti non ha ancora delineato precisamente un suo stile oltre ai criminali pentiti o in crisi, che ritroviamo anche in 7 psicopatici. insomma un film non troppo lungo(circa 100 min.) , con un cast particolare e ben scelto , alcune trovate non male sia come umorismo sia come trama e un finale coerente. penso sia un film coerente, intelligiente e con un suo scopo e non uno di quei film che vogliono essere originali "a tutti i costi".
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maiomon78
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domenica 6 gennaio 2013
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fantasticamente folle
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"Gli psicopatici sono fortemente propensi ad assumere comportamenti devianti e a compiere atti aggressivi nei confronti degli altri, nonché a essere orientati alla criminalità più violenta. "il problema è come poter fare un film senza banalizzarne i ruoli,e qui ci troviamo dinanzi a una gran dose di coraggio,spregiudicatezza,follia .
un film apparentemente banale,che muta col passare del tempo,e come il personaggio principale che all inizio è vittima di se stesso e della societa' in cui vive,cosi' gli interpreti sembran tutti emarginati,sfigati,pazzi compulsivi...,la metamorfosi,avviene lenta,inesorabile.
gli sfigati mostran chi in realta' sono,degli psicopatici,e farrel ritrova il suo essere di scrittore;nello svolgimento assistiamo a diversi film dentro il film,in realta'quindi è un opera che ognuno di noi puo' far deviare dove piu' gli piace,seguendo l istintinto psicotico che tutti abbiamo,ma che è ormai sopito da troppe banalita'.
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"Gli psicopatici sono fortemente propensi ad assumere comportamenti devianti e a compiere atti aggressivi nei confronti degli altri, nonché a essere orientati alla criminalità più violenta. "il problema è come poter fare un film senza banalizzarne i ruoli,e qui ci troviamo dinanzi a una gran dose di coraggio,spregiudicatezza,follia .
un film apparentemente banale,che muta col passare del tempo,e come il personaggio principale che all inizio è vittima di se stesso e della societa' in cui vive,cosi' gli interpreti sembran tutti emarginati,sfigati,pazzi compulsivi...,la metamorfosi,avviene lenta,inesorabile.
gli sfigati mostran chi in realta' sono,degli psicopatici,e farrel ritrova il suo essere di scrittore;nello svolgimento assistiamo a diversi film dentro il film,in realta'quindi è un opera che ognuno di noi puo' far deviare dove piu' gli piace,seguendo l istintinto psicotico che tutti abbiamo,ma che è ormai sopito da troppe banalita'.
un film che dimostra come ci sian ancora infinite possibilita'per gli autori,basta aver coraggio,e se non bastasse ancora..un po' di pejote aiuta sempre...
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vjarkiv
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martedì 26 novembre 2013
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commedia nera, intelligentemente divertente.
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Commedia nera, intelligentemente divertente. Il film pensato per l'home video (la miopia dei produttori e distributori è planetaria!), venne poi distribuito nei cinema a livello mondiale, quando si riscontrò il notevole favore del pubblico nelle poche sale americane dove era in visione. Stesso favore riscontrato al Toronto Film Festival dove il film venne premiato. Il regista Martin McDonagh, classe 1970, commediografo inglese di successo, al suo secondo lungometraggio, confeziona in maniera brillante una architettura narrativa in cui invita il pubblico a scoprirne i singoli elementi. Il risultato è veramente interessante grazie ad una sceneggiatura impeccabile scritta dallo stesso regista e alla scelta di attori in stato di grazia: Walken/Hans il cui intimismo emoziona; Rockwell/Billy credibile nella sua follia amicale; Farrell/Marty, sceneggiatore con connotazioni autobiografiche, alla ricerca di una normale quanto impossibile serenità; Harrelson/Charlie sempre perfetto "Natural Born Killer"; Waits/Zachariah già psicopatico di suo!
Film da non perdere assolutamente.
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Commedia nera, intelligentemente divertente. Il film pensato per l'home video (la miopia dei produttori e distributori è planetaria!), venne poi distribuito nei cinema a livello mondiale, quando si riscontrò il notevole favore del pubblico nelle poche sale americane dove era in visione. Stesso favore riscontrato al Toronto Film Festival dove il film venne premiato. Il regista Martin McDonagh, classe 1970, commediografo inglese di successo, al suo secondo lungometraggio, confeziona in maniera brillante una architettura narrativa in cui invita il pubblico a scoprirne i singoli elementi. Il risultato è veramente interessante grazie ad una sceneggiatura impeccabile scritta dallo stesso regista e alla scelta di attori in stato di grazia: Walken/Hans il cui intimismo emoziona; Rockwell/Billy credibile nella sua follia amicale; Farrell/Marty, sceneggiatore con connotazioni autobiografiche, alla ricerca di una normale quanto impossibile serenità; Harrelson/Charlie sempre perfetto "Natural Born Killer"; Waits/Zachariah già psicopatico di suo!
Film da non perdere assolutamente.
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valentinad84
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giovedì 13 marzo 2014
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il film che non ti aspetti!
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Decisamente un film che non ci si aspetta di vedere dopo aver letto la trama. Particolare e vieni sorpreso non tanto dallo sviluppo della trama, ma nel modo in cui si sviluppa! Contorto è anche il modo in cui riesco a commentarlo ma è decisamente un film da vedere...magari non per chi vuole un film tipico. Me ne andrò a dormire felice di averlo visto, anche perchè nonostante tutto ti lascia andare con un sorriso assurdo sulle labbra.
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enzo70
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martedì 13 gennaio 2015
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cast clamoroso per un film ben oltre le righe
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Un romanzo di psicopatici per 7 psicopatici. Il primo elemento di questo lavoro è il cast messo in campo dal regista Martin McDonagh: Colin Farrell, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Tom Waits e Christopher Walken, quattro star assolute clamorosamente a loro agio nell’interpretare ruoli al di sopra delle righe. La capacità del regista di tirare fuori da attori straordinari il meglio in un film che alla fine intende far sorridere lo spettatore, anche se in maniera irriverente, è il punto di forza di questo bel film. Uno sceneggiatore irlandese alcolizzato, interpretato da Colin Farrell, non riesce a definire il suo nuovo progetto editoriale, dal titolo, per l’appunto sette psicopatici.
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Un romanzo di psicopatici per 7 psicopatici. Il primo elemento di questo lavoro è il cast messo in campo dal regista Martin McDonagh: Colin Farrell, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Tom Waits e Christopher Walken, quattro star assolute clamorosamente a loro agio nell’interpretare ruoli al di sopra delle righe. La capacità del regista di tirare fuori da attori straordinari il meglio in un film che alla fine intende far sorridere lo spettatore, anche se in maniera irriverente, è il punto di forza di questo bel film. Uno sceneggiatore irlandese alcolizzato, interpretato da Colin Farrell, non riesce a definire il suo nuovo progetto editoriale, dal titolo, per l’appunto sette psicopatici. Alla ricerca dell’ispirazione l’autore si imbatte in tre psicopatici veri che, man mano, sveleranno la loro natura. Ed il problema allora non sarà tirare fuori il libro, ma mettere al riparo la vita.
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carloalberto
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lunedì 1 novembre 2021
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un altro finale è sempre possibile
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McDonagh opera per contaminazioni stilististiche e sovrapposizione di contenuti in un plot stratificato e polisemico, in cui le storie dei personaggi si intrecciano in un continuo rinvio reciproco fino all’imprevedibile esito metafilmico. L’utilizzo mimetico parodistico di stilemi filmici tarantiniani, con sequenze di violenza gratuita e dialoghi ironicamente surreali, e le allusioni omaggianti allo spaghetti western di Leone, con la sparatoria-duello all’ultimo sangue come quella dello stallo messicano del Il buono, il brutto, il cattivo, sono serventi rispetto allo scopo del regista. Il fine di McDonagh è trattare i temi dell’amicizia, dell’amore coniugale, del dolore della perdita, della morte, intesa come estremo mezzo di riscatto, intessuti in un’indagine, che funge da filo conduttore, sul rapporto dell’autore con la sua opera, affrontata, attraverso il suo alter ego, interpretato da Farrell; lo scrittore che lavora ad una sceneggiatura con l’intenzione di parlare di pace universale e si ritrova immerso, suo malgrado, in una storia di serial killer psicopatici.
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McDonagh opera per contaminazioni stilististiche e sovrapposizione di contenuti in un plot stratificato e polisemico, in cui le storie dei personaggi si intrecciano in un continuo rinvio reciproco fino all’imprevedibile esito metafilmico. L’utilizzo mimetico parodistico di stilemi filmici tarantiniani, con sequenze di violenza gratuita e dialoghi ironicamente surreali, e le allusioni omaggianti allo spaghetti western di Leone, con la sparatoria-duello all’ultimo sangue come quella dello stallo messicano del Il buono, il brutto, il cattivo, sono serventi rispetto allo scopo del regista. Il fine di McDonagh è trattare i temi dell’amicizia, dell’amore coniugale, del dolore della perdita, della morte, intesa come estremo mezzo di riscatto, intessuti in un’indagine, che funge da filo conduttore, sul rapporto dell’autore con la sua opera, affrontata, attraverso il suo alter ego, interpretato da Farrell; lo scrittore che lavora ad una sceneggiatura con l’intenzione di parlare di pace universale e si ritrova immerso, suo malgrado, in una storia di serial killer psicopatici.
Lo sdoppiamento del finale in due sequenze speculari, nelle quali il vietnamita è sia un terrorista che vuole vendicarsi dei familiari uccisi dai soldati americani, sia un monaco buddista che si dà fuoco immolandosi per la pace, rende emblematicamente il paradossale capovolgimento di senso della mitologia cinematografica sia dei western che dei gangster movies americani, riproposti nella forma delle sterili esaltazioni estetiche tarantiniane dei due generi, risolvendo l’impulso omicida del sentimento di revenge, motivo dominante nella epopea hollywoodiana, nel sacrificio individuale della vita per una ideale società utopica senza guerre.
In discussione è l’autonomia dell’autore rispetto alla propria opera ed ai suoi personaggi. Lo scrittore deve liberarsi dai condizionamenti del già prodotto e dai topoi dei generi e dai moderni miti degli eroi di celluloide, entrati a far parte dell’immaginario collettivo, confondendosi con la vita reale a tal punto da diventare aspettative emozionali di un pubblico spettatore sempre più omologato alle fantasie degli screewriters, incarnate da due dei suoi personaggi, Rockwell ed il suo naturale antagonista Harrelson. La svolta giunge inaspettata dai suggerimenti di un altro personaggio, Walken, che detterà, post mortem, all’autore il finale della storia nell’ultimo messaggio inciso sul registratore vocale, prima di sacrificarsi in nome dell’amicizia.
Il tema del suicidio, inteso come gesto emblematico della soppressione dell’Io individuale e dei suoi egoismi per un ideale superiore, già presente nel suo esordio alla regia, In Bruges - La coscienza dell’assassino, ritorna ossessivamente nell’opera di McDonagh, anche nel suo ultimo film, Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Il finale vero è il frutto di una scelta autoriale che discerne il bene dal male, sposando la tesi di un personaggio piuttosto che quella di un altro, entrambi partoriti dalla sua mente. Dopo i titoli di coda, la pellicola si interrompe per un attimo bruciandosi. Si introduce così un ulteriore elemento meta filmico che è spunto di riflessione sulla capacità degli spettatori di fruire dell’opera senza esserne condizionati, influenzando il modo corrente di pensare il mondo.
McDonagh vuole dirci che è sempre possibile immaginare autonomamente un modo diverso di intendere il mondo, che non sia necessariamente il luogo-non luogo, creato dagli altri, ad esempio dalla fabbrica dei sogni dell’industria cinematografica, dove far abitare la nostra emotività che potrebbe, in alternativa, animare personaggi fantasmatici che liberati dagli stereotipi della sottocultura filmica ci suggeriscano un altro finale per la nostra vita. Un Walken abita in ognuno di noi.
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ultimoboyscout
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giovedì 22 gennaio 2015
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un nonsense poco riuscito.
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Martin McDonagh, qualche anno dopo "in Bruges", torna alla commedia nera, con la storia di Marty, sceneggiatore in crisi, tormentato dal film noir che non riesce a sviluppare. L'ispirazione gli torna frequentando Billy che rapisce cani e li riconsegna per ottenere ricompense. Tutto procederebbe per il meglio finchè non rapisce il docile e impettito Shih tzu di un gangster. Cast notevolissimo con Rockwell e Walken a fare da spalla a Marty/Farrell, Tom waits è fantastico col suo coniglio e Harrelson, il criminale, ha invece sostituito un altro big come Mickey Rourke. La sceneggiatura di questa pellicola (non di quella del protagonista) è piuttosto discontinua e poco efficace, schiacciata dalle ambizioni del regista che con la sua storia vorrebbe alludere e citare ma gli riescono solo qualche buona battuta e un paio di scene comunque memorabili.
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Martin McDonagh, qualche anno dopo "in Bruges", torna alla commedia nera, con la storia di Marty, sceneggiatore in crisi, tormentato dal film noir che non riesce a sviluppare. L'ispirazione gli torna frequentando Billy che rapisce cani e li riconsegna per ottenere ricompense. Tutto procederebbe per il meglio finchè non rapisce il docile e impettito Shih tzu di un gangster. Cast notevolissimo con Rockwell e Walken a fare da spalla a Marty/Farrell, Tom waits è fantastico col suo coniglio e Harrelson, il criminale, ha invece sostituito un altro big come Mickey Rourke. La sceneggiatura di questa pellicola (non di quella del protagonista) è piuttosto discontinua e poco efficace, schiacciata dalle ambizioni del regista che con la sua storia vorrebbe alludere e citare ma gli riescono solo qualche buona battuta e un paio di scene comunque memorabili. La noia prende il sopravvento dal viaggio nel deserto in poi e a ben vedere non tutti i personaggi funzionano: onore a Sam Rockwell per l'interpretazione di un altro personaggio sballato, perfettamente fuori di testa e su di giri, Waits, come detto, è bravissimo ma il suo personaggio è vuoto e totalmente fine a se stesso. Lo scenario è folle ed esasperato, il regista è bravo a depistare e stravolgere rapidamente la situazione, ad incastrare storie che combaciano senza comunque avere un senso compiuto, chi guarda spesso è però più indispettito che spiazzato e il film appare più grottesco ed eccentrico che graffiante ed elegante (come probabilmente McDonagh voleva). Oltre al notevole cast, colpisce il sarcasmo pungente e anche un filino sofisticato, dotato di un cinismo a tratti irriverente e spassoso ma soprattutto pulp. la pellicola non c'entra però il bersaglio, non riuscendo a rendersi disturbante come dovrebbe e forse vorrebbe.
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