carloalberto
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lunedì 1 novembre 2021
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un altro finale è sempre possibile
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McDonagh opera per contaminazioni stilististiche e sovrapposizione di contenuti in un plot stratificato e polisemico, in cui le storie dei personaggi si intrecciano in un continuo rinvio reciproco fino all’imprevedibile esito metafilmico. L’utilizzo mimetico parodistico di stilemi filmici tarantiniani, con sequenze di violenza gratuita e dialoghi ironicamente surreali, e le allusioni omaggianti allo spaghetti western di Leone, con la sparatoria-duello all’ultimo sangue come quella dello stallo messicano del Il buono, il brutto, il cattivo, sono serventi rispetto allo scopo del regista. Il fine di McDonagh è trattare i temi dell’amicizia, dell’amore coniugale, del dolore della perdita, della morte, intesa come estremo mezzo di riscatto, intessuti in un’indagine, che funge da filo conduttore, sul rapporto dell’autore con la sua opera, affrontata, attraverso il suo alter ego, interpretato da Farrell; lo scrittore che lavora ad una sceneggiatura con l’intenzione di parlare di pace universale e si ritrova immerso, suo malgrado, in una storia di serial killer psicopatici.
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McDonagh opera per contaminazioni stilististiche e sovrapposizione di contenuti in un plot stratificato e polisemico, in cui le storie dei personaggi si intrecciano in un continuo rinvio reciproco fino all’imprevedibile esito metafilmico. L’utilizzo mimetico parodistico di stilemi filmici tarantiniani, con sequenze di violenza gratuita e dialoghi ironicamente surreali, e le allusioni omaggianti allo spaghetti western di Leone, con la sparatoria-duello all’ultimo sangue come quella dello stallo messicano del Il buono, il brutto, il cattivo, sono serventi rispetto allo scopo del regista. Il fine di McDonagh è trattare i temi dell’amicizia, dell’amore coniugale, del dolore della perdita, della morte, intesa come estremo mezzo di riscatto, intessuti in un’indagine, che funge da filo conduttore, sul rapporto dell’autore con la sua opera, affrontata, attraverso il suo alter ego, interpretato da Farrell; lo scrittore che lavora ad una sceneggiatura con l’intenzione di parlare di pace universale e si ritrova immerso, suo malgrado, in una storia di serial killer psicopatici.
Lo sdoppiamento del finale in due sequenze speculari, nelle quali il vietnamita è sia un terrorista che vuole vendicarsi dei familiari uccisi dai soldati americani, sia un monaco buddista che si dà fuoco immolandosi per la pace, rende emblematicamente il paradossale capovolgimento di senso della mitologia cinematografica sia dei western che dei gangster movies americani, riproposti nella forma delle sterili esaltazioni estetiche tarantiniane dei due generi, risolvendo l’impulso omicida del sentimento di revenge, motivo dominante nella epopea hollywoodiana, nel sacrificio individuale della vita per una ideale società utopica senza guerre.
In discussione è l’autonomia dell’autore rispetto alla propria opera ed ai suoi personaggi. Lo scrittore deve liberarsi dai condizionamenti del già prodotto e dai topoi dei generi e dai moderni miti degli eroi di celluloide, entrati a far parte dell’immaginario collettivo, confondendosi con la vita reale a tal punto da diventare aspettative emozionali di un pubblico spettatore sempre più omologato alle fantasie degli screewriters, incarnate da due dei suoi personaggi, Rockwell ed il suo naturale antagonista Harrelson. La svolta giunge inaspettata dai suggerimenti di un altro personaggio, Walken, che detterà, post mortem, all’autore il finale della storia nell’ultimo messaggio inciso sul registratore vocale, prima di sacrificarsi in nome dell’amicizia.
Il tema del suicidio, inteso come gesto emblematico della soppressione dell’Io individuale e dei suoi egoismi per un ideale superiore, già presente nel suo esordio alla regia, In Bruges - La coscienza dell’assassino, ritorna ossessivamente nell’opera di McDonagh, anche nel suo ultimo film, Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Il finale vero è il frutto di una scelta autoriale che discerne il bene dal male, sposando la tesi di un personaggio piuttosto che quella di un altro, entrambi partoriti dalla sua mente. Dopo i titoli di coda, la pellicola si interrompe per un attimo bruciandosi. Si introduce così un ulteriore elemento meta filmico che è spunto di riflessione sulla capacità degli spettatori di fruire dell’opera senza esserne condizionati, influenzando il modo corrente di pensare il mondo.
McDonagh vuole dirci che è sempre possibile immaginare autonomamente un modo diverso di intendere il mondo, che non sia necessariamente il luogo-non luogo, creato dagli altri, ad esempio dalla fabbrica dei sogni dell’industria cinematografica, dove far abitare la nostra emotività che potrebbe, in alternativa, animare personaggi fantasmatici che liberati dagli stereotipi della sottocultura filmica ci suggeriscano un altro finale per la nostra vita. Un Walken abita in ognuno di noi.
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laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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humor particolare che è proprio per questo geniale
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Scritto, diretto e prodotto da McDonagh, il cui precedente In Bruges era passato fin troppo inosservato, 7 psicopatici è un'intelligente e irresistibile commedia condita da buone dosi di violenza e umorismo nero, nella più pura tradizione filo-tarantiniana. Troppo spesso bollato come una semplice e squallida imitazione del suddetto stile, è invece un film tremendamente divertente, per nulla noioso e a sua modo originale, delirante ed eccessivo, ma soprattutto sostenuto alla base da una solida sceneggiatura intrisa del particolarissimo umorismo dell'autore che nulla ha da invidiare allo stile di altri, più celebri registi-sceneggiatori.
E' inoltre aiutato dalla presenza di un'ottima compagnia di attori, fra cui spiccano Rockwell, Walken e Harrelson, che si divertono e divertono nell’interpretare una manica di personaggi assolutamente fuori di testa, da cui (forse) si tira fuori solo il Marty di Farrell.
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Scritto, diretto e prodotto da McDonagh, il cui precedente In Bruges era passato fin troppo inosservato, 7 psicopatici è un'intelligente e irresistibile commedia condita da buone dosi di violenza e umorismo nero, nella più pura tradizione filo-tarantiniana. Troppo spesso bollato come una semplice e squallida imitazione del suddetto stile, è invece un film tremendamente divertente, per nulla noioso e a sua modo originale, delirante ed eccessivo, ma soprattutto sostenuto alla base da una solida sceneggiatura intrisa del particolarissimo umorismo dell'autore che nulla ha da invidiare allo stile di altri, più celebri registi-sceneggiatori.
E' inoltre aiutato dalla presenza di un'ottima compagnia di attori, fra cui spiccano Rockwell, Walken e Harrelson, che si divertono e divertono nell’interpretare una manica di personaggi assolutamente fuori di testa, da cui (forse) si tira fuori solo il Marty di Farrell.
Non potrà che appassionare e divertire questo 7 psicopatici a patto che si riesca ad entrare in sintonia con il suo particolare mondo e con i personaggi che lo abitano, oltre che ad allinearsi sul suo altrettanto particolare registro ironico, farcito di riferimenti alla cultura popolare e di frecciatine all'ambiente hollywoodiano.
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emmep
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martedì 30 maggio 2017
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grande cast per un piccolo film
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Black comedy che vive sul filo dell’ambiguità della narrazione che si intreccia con il film che sta scrivendo il protagonista del film (anche questa scelto non particolarmente originale).
Malgrado il cast di assoluto valore, il film nel complesso non raggiunge la sufficienza.
Senza una grande storia, anche i singoli espedienti su cui si dipana il film non sono né particolarmente originali, né divertenti.
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vincent__vega
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martedì 2 febbraio 2016
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un gioiellino purtroppo semi-sconosciuto
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Scoperto quasi per caso, 7 psicopatici mi ha conquistato già nei primi 10 minuti. La sceneggiatura che Marty inizia a scrivere si sovrappone e si sostituisce a quella del film, rendendo questa originalissima pellicola Puro Metacinema. L'umorismo è sottile e non pecoreccio, e chi non l'ha gradito probabilmente è più abituato al secondo. Dialoghi e scene di violenza molto Tarantiniani, e i 4 protagonisti sono Favolosi. Oltre a tutto questo, regala anche 2-3 spunti di riflessione per nulla banali, inseriti incredibilmente in un intreccio di situazioni assurde ed irresistibili. Da vedere a tutti i costi!
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ultimoboyscout
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giovedì 22 gennaio 2015
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un nonsense poco riuscito.
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Martin McDonagh, qualche anno dopo "in Bruges", torna alla commedia nera, con la storia di Marty, sceneggiatore in crisi, tormentato dal film noir che non riesce a sviluppare. L'ispirazione gli torna frequentando Billy che rapisce cani e li riconsegna per ottenere ricompense. Tutto procederebbe per il meglio finchè non rapisce il docile e impettito Shih tzu di un gangster. Cast notevolissimo con Rockwell e Walken a fare da spalla a Marty/Farrell, Tom waits è fantastico col suo coniglio e Harrelson, il criminale, ha invece sostituito un altro big come Mickey Rourke. La sceneggiatura di questa pellicola (non di quella del protagonista) è piuttosto discontinua e poco efficace, schiacciata dalle ambizioni del regista che con la sua storia vorrebbe alludere e citare ma gli riescono solo qualche buona battuta e un paio di scene comunque memorabili.
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Martin McDonagh, qualche anno dopo "in Bruges", torna alla commedia nera, con la storia di Marty, sceneggiatore in crisi, tormentato dal film noir che non riesce a sviluppare. L'ispirazione gli torna frequentando Billy che rapisce cani e li riconsegna per ottenere ricompense. Tutto procederebbe per il meglio finchè non rapisce il docile e impettito Shih tzu di un gangster. Cast notevolissimo con Rockwell e Walken a fare da spalla a Marty/Farrell, Tom waits è fantastico col suo coniglio e Harrelson, il criminale, ha invece sostituito un altro big come Mickey Rourke. La sceneggiatura di questa pellicola (non di quella del protagonista) è piuttosto discontinua e poco efficace, schiacciata dalle ambizioni del regista che con la sua storia vorrebbe alludere e citare ma gli riescono solo qualche buona battuta e un paio di scene comunque memorabili. La noia prende il sopravvento dal viaggio nel deserto in poi e a ben vedere non tutti i personaggi funzionano: onore a Sam Rockwell per l'interpretazione di un altro personaggio sballato, perfettamente fuori di testa e su di giri, Waits, come detto, è bravissimo ma il suo personaggio è vuoto e totalmente fine a se stesso. Lo scenario è folle ed esasperato, il regista è bravo a depistare e stravolgere rapidamente la situazione, ad incastrare storie che combaciano senza comunque avere un senso compiuto, chi guarda spesso è però più indispettito che spiazzato e il film appare più grottesco ed eccentrico che graffiante ed elegante (come probabilmente McDonagh voleva). Oltre al notevole cast, colpisce il sarcasmo pungente e anche un filino sofisticato, dotato di un cinismo a tratti irriverente e spassoso ma soprattutto pulp. la pellicola non c'entra però il bersaglio, non riuscendo a rendersi disturbante come dovrebbe e forse vorrebbe.
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enzo70
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martedì 13 gennaio 2015
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cast clamoroso per un film ben oltre le righe
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Un romanzo di psicopatici per 7 psicopatici. Il primo elemento di questo lavoro è il cast messo in campo dal regista Martin McDonagh: Colin Farrell, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Tom Waits e Christopher Walken, quattro star assolute clamorosamente a loro agio nell’interpretare ruoli al di sopra delle righe. La capacità del regista di tirare fuori da attori straordinari il meglio in un film che alla fine intende far sorridere lo spettatore, anche se in maniera irriverente, è il punto di forza di questo bel film. Uno sceneggiatore irlandese alcolizzato, interpretato da Colin Farrell, non riesce a definire il suo nuovo progetto editoriale, dal titolo, per l’appunto sette psicopatici.
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Un romanzo di psicopatici per 7 psicopatici. Il primo elemento di questo lavoro è il cast messo in campo dal regista Martin McDonagh: Colin Farrell, Sam Rockwell, Woody Harrelson, Tom Waits e Christopher Walken, quattro star assolute clamorosamente a loro agio nell’interpretare ruoli al di sopra delle righe. La capacità del regista di tirare fuori da attori straordinari il meglio in un film che alla fine intende far sorridere lo spettatore, anche se in maniera irriverente, è il punto di forza di questo bel film. Uno sceneggiatore irlandese alcolizzato, interpretato da Colin Farrell, non riesce a definire il suo nuovo progetto editoriale, dal titolo, per l’appunto sette psicopatici. Alla ricerca dell’ispirazione l’autore si imbatte in tre psicopatici veri che, man mano, sveleranno la loro natura. Ed il problema allora non sarà tirare fuori il libro, ma mettere al riparo la vita.
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iron79
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domenica 9 novembre 2014
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divertente, originale e fuori di testa!
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Personalmente uno dei migliori film che ho visto negli ultimi anni. Da gustare dall'inizio alla fine!Dialoghi e personaggi fuori di testa(attori azzeccatissimi), storia divertente e originale. La parte finale con i protagonisti nel deserto è la ciliegina sulla torta
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mat251
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sabato 26 aprile 2014
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7 psicopatici sottovalutati
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C'é rimarrà molto deluso nel vedere questo film, e chi (come il sottoscritto) piacevolmente sorpreso.
Il motivo é che "7 Psicopatici" si discosta di parecchio dalle aspettative, creando un umorismo particolare e non digeribile da tutti.
Io ho trovato il film divertente, ben interpretato, e girato magistralmente da questo talentuoso Regista, Martin McDonagh.
Bella sorpresa.
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valentinad84
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giovedì 13 marzo 2014
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il film che non ti aspetti!
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Decisamente un film che non ti aspetti di vedere dopo che hai letto la trama. Particolare e divertente per certi versi. Sarebbe contorto anche il mio modo di commentarlo oltre che la trama, di certo non è un film che consiglierei di vedere a chi vuole un film tipico, ma mi lascia andare a dormire con un sorriso assurdo sulle labbra.
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valentinad84
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giovedì 13 marzo 2014
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il film che non ti aspetti!
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Decisamente un film che non ci si aspetta di vedere dopo aver letto la trama. Particolare e vieni sorpreso non tanto dallo sviluppo della trama, ma nel modo in cui si sviluppa! Contorto è anche il modo in cui riesco a commentarlo ma è decisamente un film da vedere...magari non per chi vuole un film tipico. Me ne andrò a dormire felice di averlo visto, anche perchè nonostante tutto ti lascia andare con un sorriso assurdo sulle labbra.
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