alex tacchini
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mercoledì 25 aprile 2012
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allen: dopo ogni capolavoro, un buon film...
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Alessandro Tacchini
"To Rome with Love": è semplicemente una commedia, anzi, un film che vira a tratti tra il comico e il surreale. Un divertissment in stile "primo Woody Allen". Chi ama la drammaturgia alla "Match Point", ne stia perfettamente lontano. Chi si aspetta una boiata, invece, ne rimarrà piacevolmente sorpreso. La pellicola è ricca di citazioni della filmografia italiana e degli stilemi dello stesso Allen, con una fotografia e una cast di valore assoluto.
Il plot migliore è quello dell'architetto Baldwin, che ricalca la parte di Humprey Bogart nei precedenti alleniani "Provaci ancora Sam" e in "Anything Else", indefesso nel consigliare un giovane architetto che sta per scegliere la ragazza sbagliata (ma eccitante).
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8 minuti fa
Alessandro Tacchini
"To Rome with Love": è semplicemente una commedia, anzi, un film che vira a tratti tra il comico e il surreale. Un divertissment in stile "primo Woody Allen". Chi ama la drammaturgia alla "Match Point", ne stia perfettamente lontano. Chi si aspetta una boiata, invece, ne rimarrà piacevolmente sorpreso. La pellicola è ricca di citazioni della filmografia italiana e degli stilemi dello stesso Allen, con una fotografia e una cast di valore assoluto.
Il plot migliore è quello dell'architetto Baldwin, che ricalca la parte di Humprey Bogart nei precedenti alleniani "Provaci ancora Sam" e in "Anything Else", indefesso nel consigliare un giovane architetto che sta per scegliere la ragazza sbagliata (ma eccitante). Ottimi la Mastronardi e Albanese, geniale l'idea del cantante lirico sotto alla doccia in stile felliniano (così come sono "desichiani" il balcone e la Cruz che omaggia la Loren di Ieri, oggi e domani).
Un po' meno, Benigni, che ce la mette tutta, ma poco assistito da una sceneggiatura stranamente davvero debolina-debolina. Da vedere, comunque, anche per capire come - gli stereotipi sul nostro Paese (ma come ci fa vestire, a noi italiani? E il tentaivo di coletallata della moglie?) - possano far inciampare anche un Grande come Allen. Si esce col sorriso, e di questi tempi non è poco. Sontuosa la fotografia con i grandangoli al tramonto su Colosseo e Trinità dei Monti.
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paraclitus
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mercoledì 25 aprile 2012
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povero tiamaster
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Intanto mettiamo un' altra stella singola che fa media per questo film offensivo.
Mio caro Tiamaster, non è come dici tu, non c' entrano i cinepanettoni; il punto è che esistono le mode e la gente si accoda, tutto qua. Woody Allen ha fatto dei buoni film, con la caratteristica di essere molto personali ma sempre incompleti e per chi sa leggere e interpretare pieni di una profonda cattiveria e aridità umana pienamente. Questo film è una zozzeria in cui Woody ormai vecchio si rivela pienamente per quello che è, se non te ne sai accorgere è un problema tuo.
Se hai bisogno di qualche suggerimento per un buon film puoi chiedere quando vuoi; per intanto ti segnalo uno dei tre film che secondo me è al top assoluto nella storia del cinema che ti piacerà molto e che capirai senza problemi: Kwaidan del 1964.
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Intanto mettiamo un' altra stella singola che fa media per questo film offensivo.
Mio caro Tiamaster, non è come dici tu, non c' entrano i cinepanettoni; il punto è che esistono le mode e la gente si accoda, tutto qua. Woody Allen ha fatto dei buoni film, con la caratteristica di essere molto personali ma sempre incompleti e per chi sa leggere e interpretare pieni di una profonda cattiveria e aridità umana pienamente. Questo film è una zozzeria in cui Woody ormai vecchio si rivela pienamente per quello che è, se non te ne sai accorgere è un problema tuo.
Se hai bisogno di qualche suggerimento per un buon film puoi chiedere quando vuoi; per intanto ti segnalo uno dei tre film che secondo me è al top assoluto nella storia del cinema che ti piacerà molto e che capirai senza problemi: Kwaidan del 1964. Come divertissement sfiziosissimo c' è Il Mistero dei Giardini di Compton House e per un jidaigeki controcorrente ma semplicemente strepitoso guardati Gohatto (mi raccomando in versione originale coi sottotiloli).
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[+] moralismo
(di lauraa)
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zapper
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mercoledì 25 aprile 2012
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critica ingiusta!
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Forse non il capovaloro di Woody, ma rimane comuqnue gradevole e divertente...Critiche degli Italiani ingiuste! Tornate a vedre i film di Moccia e il cinepanettone...Grande Woody!
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cianeto
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mercoledì 25 aprile 2012
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inutile
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Un film senza ne capo ne coda, e con dei contenuti senza senso!!!!!!!!!
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pavuuz
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mercoledì 25 aprile 2012
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arriva in italia woody con un grande film!
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To Rome with Love è il nuovo film di Woody Allen ambientato nella città eterna. La critica italiana è stata subito negativa, come lo era stata all'inizio con Midnight in Paris, ma sinceramente mi sento di affermare l'esatto contrario! Ho trovato il film davvero bello, le musiche come al solito piacevoli, una commedia brillante, ma allo stesso tempo anche morale. Forse è questo che è sfuggito ai giornali. Per me il film è stato eccezionale, se proprio devo criticare qualcosa, mi è parsa un po' esagerata l'insistenza sulle domande inutili dei giornalisti, troppo forzate per me, ma forse il grande Allen ha voluto ottenere proprio questo effetto! Da vedere assolutamente!
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edgar pironti
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mercoledì 25 aprile 2012
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tanti allen, troppo in fretta.
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Il nevrotico cineasta passeggia incerto tra i vicoli della Capitale, i suoi passi sono accompagnati da pochi applausi, da qualche fischio, da molti mormorii.
È difficile orientarsi per le stradine di Roma, senza un buon vigile, senza le sue indicazioni affidabili, è facile perdersi seguendo gli incerti consigli dei passanti, facile perdersi, difficile ritrovarsi, brevi smarrimenti che possono trasformarsi in incontri caratterizzanti un'intera esistenza (l'incontro di Michelangelo e la sua fidanzata americana), in infatuazioni fatali ed adultere (la tresca di Milly e l'attore Salta), in casuali e sorprendenti conoscenze di idoli personali (gli architetti John e Jack) o persino in qualcosa di ancor più strano ed imprevedibile.
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Il nevrotico cineasta passeggia incerto tra i vicoli della Capitale, i suoi passi sono accompagnati da pochi applausi, da qualche fischio, da molti mormorii.
È difficile orientarsi per le stradine di Roma, senza un buon vigile, senza le sue indicazioni affidabili, è facile perdersi seguendo gli incerti consigli dei passanti, facile perdersi, difficile ritrovarsi, brevi smarrimenti che possono trasformarsi in incontri caratterizzanti un'intera esistenza (l'incontro di Michelangelo e la sua fidanzata americana), in infatuazioni fatali ed adultere (la tresca di Milly e l'attore Salta), in casuali e sorprendenti conoscenze di idoli personali (gli architetti John e Jack) o persino in qualcosa di ancor più strano ed imprevedibile.
Seguendo gli intricati percorsi dei vicoli romani sembrano svilupparsi queste quattro vicende, quattro vicende per quattro Allen diversi, blasfemia esclusa, in questa pellicola sembrano quadruplicarsi le nevrosi, le paranoie, le camicie ed i pantaloni larghi, atteggiamenti ed indumenti che si fanno vestire non male dai tre eletti: l'impeccabile Benigni, il riconfermato Eisenberg ed il sorprendente Alessandro Tiberi.
È difficile orientarsi per Roma, ritrovare la strada principale, come è difficile trovare un filo conduttore per queste storie, un senso comune, un unico messaggio. Sarebbe banale leggere tutto secondo le indicazioni di Leopoldo Pisanello (Benigni) che, all'uscita del cinema rimprovera gli altri spettatori di non aver compreso il messaggio dell'autore: È l'incomprensibilità della vita, non capite?
No, in questo film non ci si ferma semplicemente ad osservare titubanti il caos dell'evolversi grottesco di vicende casuali, c'è dell'altro, qualcosa di tipicamente italiano oltre alle marche di salumi e della pasta in bella vista; oltre ai monumenti, al gesticolare, ai soliti luoghi comuni, un fantasma sembra accompagnare tutte le vicende: la fame di fama, l'ambizione.
Talvolta è il punto di partenza, talvolta è solo un attimo illusorio e deludente, altre volte conduce all'adulterio, altre volte ancora si presenta nei panni di un idolo venduto, può persino essere trovata sulle note acquose di un becchino.
" Sei famoso, perché sei famoso. "
" La vita è crudele, che tu sia ricco e famoso o povero e sconosciuto. "
Non sono frasi buttate lì tanto per, come non lo sono i potenti e ricchi - quasi sempre bassi e calvi - così stranamente affascinanti, nemmeno le ballerine sembrano limitarsi a fare da cornice. Sono tanti, troppi elementi che sullo sfondo di vecchi (e sicuramente più nobili) luoghi comuni italiani, emergono come macchie di pomodoro transgenico sulla tovaglia bianca della nonna.
In questo film c'è la nostra Italia di oggi, dove il famoso è quasi sempre il minus habens e dove per fama si arriva a tradire il proprio marito o ad abbassarsi i pantaloni in mezzo al traffico.
In questo film c'è l'italia di oggi, resa con amore, resa forse con troppa superficialità e fretta, la fretta di chi in poco più di 100 minuti si perde e si ritrova attraversando tutti i vicoli di Roma, ma senza soffermarsi sui particolari, senza studiare bene il dettaglio, dimenticando di dare il giusto valore alle piccole cose e forse questo, noi italiani, per fortuna, sappiamo ancora farlo.
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mimesis
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mercoledì 25 aprile 2012
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una roma che non esiste
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Woody Allen mette in scena una commedia con qualche tratto decisamente esilarante, e un incrocio di storie che però ricorda soprattutto il blockbuster comico-sentimentale di hollywood. Infatti, mi pare che - salvo qualche rara battuta interessante, come quella su Freud - il film rimanga una storiella senza pretese, ambientata casualmente a Roma, ma che sarebbe risultata identica se fosse stata ambientata a Parigi, o a New York, o chissà. Roma, poi, mi è sembrata svuotata. Dove sono i romani? Trastevere è solo una gabbietta per turisti e suonatori di fisarmonica? In quale città sono stati? Ho un'idea di Roma in estate decisamente più caotica, ma più vera. Allen scatta una fotografia da cartolina che è credibile solo per un turista che ci ha passato qualche giorno, trent'anni fa.
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Woody Allen mette in scena una commedia con qualche tratto decisamente esilarante, e un incrocio di storie che però ricorda soprattutto il blockbuster comico-sentimentale di hollywood. Infatti, mi pare che - salvo qualche rara battuta interessante, come quella su Freud - il film rimanga una storiella senza pretese, ambientata casualmente a Roma, ma che sarebbe risultata identica se fosse stata ambientata a Parigi, o a New York, o chissà. Roma, poi, mi è sembrata svuotata. Dove sono i romani? Trastevere è solo una gabbietta per turisti e suonatori di fisarmonica? In quale città sono stati? Ho un'idea di Roma in estate decisamente più caotica, ma più vera. Allen scatta una fotografia da cartolina che è credibile solo per un turista che ci ha passato qualche giorno, trent'anni fa. "Volare" apre il film, accompagnando i titoli di testa, e piano, piano, tra fisarmoniche sovrabbondanti e arie d'opera tagliate per compiacere un pubblico che non conosce la lirica, alla fine torna nuovamente la musica di Modugno, suonata da una banda in piazza. Penso a "Manhattan", che mi aveva commosso, perché "New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata". Roma no.
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ellill�
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mercoledì 25 aprile 2012
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una delusione inaspettata
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Nonostante io sia una grande fan di Woody Allen, sia come attore sia come regista, non mi aspettavo di poter restare tanto deluso da un suo film. All'intervallo ero seriamente indecisa se uscire dalla sala. Sembra di vedere un documentario mal fatto su Roma, con tutti i clichè più banali sull'Italia e gli italiani. La trama poi non è niente di speciale, alcune storie, come quella di Luigi Pisanello (Roberto Benigni), non solo non sono per niente divertenti, ma al limite del demenziale. Inoltre, gli attori recitano davvero male (lo stesso Allen dà prova di essere molto invecchiato) e il doppiaggio è impreciso in modo imbarazzante. Decisamente sconsigliato, per quanto mi riguarda, non vale neanche il prezzo del biglietto.
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chiara.assante
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mercoledì 25 aprile 2012
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dov'è finito woody allen?
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Intercalato nello scenario suggestivo della città eterna, appare con prepotenza lo stereotipo italiano che da troppo tempo alberga nella mentalità d'oltreoceano. L'intreccio di diverse storie d'amore che ruotano tutte sul medesimo centro focale getta le basi per una critica più che aspra, la pillola addolcita dal contesto magico di un Italia a tinte pittoresche. Un Woody Allen notevolmente invecchiato sceglie un cast misto per la rappresentazione di quella che vorrebbe essere una commediola italiana rivestita di un significato più ampio, ma la scelta si rivela poco felice dal momento che sottopone lo spettatore a scene infarcite di personaggi più o meno noti, per un pastiche di tutti gli emergenti italiani, adatti ad attrarre il pubblico duttile delle sitcom della domenica sera, ma per niente capaci di salire il gradino del grande schermo, o meglio, di una produzione internazionale.
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Intercalato nello scenario suggestivo della città eterna, appare con prepotenza lo stereotipo italiano che da troppo tempo alberga nella mentalità d'oltreoceano. L'intreccio di diverse storie d'amore che ruotano tutte sul medesimo centro focale getta le basi per una critica più che aspra, la pillola addolcita dal contesto magico di un Italia a tinte pittoresche. Un Woody Allen notevolmente invecchiato sceglie un cast misto per la rappresentazione di quella che vorrebbe essere una commediola italiana rivestita di un significato più ampio, ma la scelta si rivela poco felice dal momento che sottopone lo spettatore a scene infarcite di personaggi più o meno noti, per un pastiche di tutti gli emergenti italiani, adatti ad attrarre il pubblico duttile delle sitcom della domenica sera, ma per niente capaci di salire il gradino del grande schermo, o meglio, di una produzione internazionale. Il ritratto di un paese che ruota intorno al concetto della fama per un giorno, è tanto crudo quanto veritiero, la critica al disperato bisogno di apparire piuttosto che essere, apparire ed essere riconosciuti riconoscendosi nel giudizio altrui sembra però non portare nemmeno la firma sarcastica di un autore capace di critiche ben più taglienti e di conseguenza più interessanti e profonde. Dell'Italia rimangono gli stereotipi, fiat e vespe, il bel canto, negli occhi, direbbe Manzoni, "il misero orgoglio d'un tempo che fu". Se la trama risulta di per sè banale e già vista (basterebbe pensare ad un excursus della commedia dell'intreccio da duemila anni a questa parte) i personaggi statici senza un margine di cambiamento psicologico, interpretati per la maggior parte in maniera pessima, non fanno che affossare il film e offuscare la vivacità intellettuale che contraddistingue il regista.
La conclusione porta un messaggio di ampio respiro che coinvolge sia i famosi, sia gli assetati di fama, sia il pubblico che sta alla base di questo tipo di fenomeni rendendoli possibili. Giuseppe Verdi, l'italiano che rivoluzionò a suo tempo le fondamenta del mondo musicale inserendosi nel panorama mondiale eterno (la fama che rimarrà, la trasposizione dell'eternità nell'unico modo che la psiche umana può concepire e cioè l'arte) presta al regista i suoi Pagliacci per chiudere il cerchio degli intrecci con il messaggio che li lega: maschere di cera che si sciolgono sotto la luce dei riflettori della ribalta e forse anche della realtà e della vita, burattini di un pubblico che ne gestisce finanche le emozioni.
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[+] documentarsi please...
(di alexis 80)
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faboj
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mercoledì 25 aprile 2012
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allen riprova con le lenti offuscate
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L'ultimo lavoro di Allen approdato nei cinema di tutta Italia è rimasto coerente con il titolo ''To Rome with Love'': l'imagine della'Italia, di Roma rimane impregnata di un colore americano, un colore di melodramma ricercato, di stereotipo oggettivato nel mito della città eterna. Solo alcuni brevissimi cenni della capitale permettono allo spettatore di godere della sua magnifica architettura, senza però alcuna vena di realismo, di descrittività, di oggettivismo. Ma è Allen! Certamente il grande regista ha creato più che un capolavoro, ma il suo nome, affiancato ad un cast di eccezione, è tutto quello che resta di attrattivo, tutto quello che può fare botteghino.
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L'ultimo lavoro di Allen approdato nei cinema di tutta Italia è rimasto coerente con il titolo ''To Rome with Love'': l'imagine della'Italia, di Roma rimane impregnata di un colore americano, un colore di melodramma ricercato, di stereotipo oggettivato nel mito della città eterna. Solo alcuni brevissimi cenni della capitale permettono allo spettatore di godere della sua magnifica architettura, senza però alcuna vena di realismo, di descrittività, di oggettivismo. Ma è Allen! Certamente il grande regista ha creato più che un capolavoro, ma il suo nome, affiancato ad un cast di eccezione, è tutto quello che resta di attrattivo, tutto quello che può fare botteghino. Non basta un viaggio episodico-onirico per rendere onore ad una grande metropoli o per rendere oggettivo il personaggio romano. Nessun accenno di dialetto romano (a Roma!) nella versione italiana, è una pecca. Gli americani sono ora architetti (in studio o voce della coscienza) ora timidi amanti ora star delle relazioni ora geni della musica ora psicanalisti; gli italiani possono invece trovare il loro spazio solamente nella semplicità (quasi atemporalmente anni '50, fre costumi, sfondi, bande e scene) dell'impiegato spaesato, della coppia del nord, del titolare di pompe funebri le cui figure oltrepassano il velo di ironia fino a sfociare in assurdità. Il senso sentimentale del film si ritrova solamente nell'amore giovanile e nel'aduilterio, fin troppo stereotipato; il senso culturale non è dato dai personaggi nè da sperute citazioni dislocate sporadicamente per alcuni episodi (alcune giustamente auto-criticate) ma dal poco ambiente cittadino romano.
To Rome with love insomma vede un insano accostamento: Roma, accennata, percorsa dalle figure dell'Americano esaltato e dall'Italiano stereotipato.
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