The Iron Lady |
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Un film di Phyllida Lloyd.
Con Meryl Streep, Jim Broadbent, Olivia Colman, Roger Allam, Susan Brown (II).
continua»
Biografico,
durata 105 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 27 gennaio 2012.
MYMONETRO
The Iron Lady
valutazione media:
2,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ritratto sfocato di vecchia signoradi gianleo67Feedback: 61482 | altri commenti e recensioni di gianleo67 |
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mercoledì 9 maggio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Brillante e ambiziosa figlia di un bottegaio politicante di Grantham riesce in una luminosa carriera che la porterà a divenire l'unico Primo ministro donna che il Regno Unito abbia mai avuto. Dalla giovinezza ad una decadente senilità. Biopic che alterna necessariamentela la dimensione pubblica e quella privata della più celebre statista britannica. Lo fa in verità in modo furbetto e disorganico, non riuscendo a miscelare in modo equilibrato gli ingredienti di una pietanza comunque difficile da digerire. L'aspetto della vita pubblica non viene adeguatamente circoscritto alla realtà socio-economica di un paese (l'Inghilterra degli anni '80) che affrontava i grandi cambiamenti e le difficili sfide di un'epoca improntata al liberismo selvaggio e ad una affermazione internazionale con forti tentazioni nazionalistiche. Passaggi fondamentali come la crisi occupazionale e industriale, il terrorismo interno e le tensioni internazionali sono rappreserntati con un distacco documentaristico da viodeoclip che rende la materia astratta e frammentata, ovvero calata in una visione soggettiva che sembra sminuirli in un formalismo da ordinaria amministrazione (dello Stato).L'aspetto della vita privata invece appare sfocato e poco coinvolgente seppur nella lodevole intenzione di descriverne gli aspetti cogliendo una personalità complessa e minata dal progredire inesorabile della malattia senile. L'interpretazione della Streep è volutamente e adeguatamente misurata e sottotono e questo attenua la naturale tendenza all'agiografia.Che il pubblico possa premiare operazioni del genere (vedi 'The King's speech') è il frutto dell'indefesso ottimismo di un sistema produttivo e promozionale miope e a corto di idee. Nel complesso un'opera scialba che lascia freddi e distaccati, a riconferma che il grande cinema non si nutre necessariamente di grandi storie.
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