
Un film sul'impatto del più celebre poema beat sulla società benpensante di fine anni '50.
di Tirza Bonifazi Tognazzi
Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia
Nell'anno in cui sono iniziate le riprese della riduzione cinematografica del più celebre romanzo della Beat Generation (Sulla strada) un'altra grande opera beat è stata adattata per il grande schermo: Urlo. Il caso vuole che anche a distanza di più di mezzo secolo dalla loro pubblicazione, la trasposizione del poema di Allen Ginsberg esca un anno prima di quella del romanzo autobiografico di Jack Kerouac. «Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi nelle strade all'alba in cerca di droga rabbiosa» scriveva Ginsberg nell'estate del '55; qualche mese dopo il poema veniva esibito per la prima volta alla Six Gallery di San Francisco in un reading ideato dal pittore Wally Hedrick; il giorno successivo un altro grande protagonista della Beat Generation, Lawrence Ferlinghetti, mandò all'autore di L'urlo un telegramma in cui si offriva di pubblicarlo.
Questioni di censura
Ma non è stata tanto l'iter creativo di quello che è considerato un capolavoro della letteratura americana ad aver catturato l'interesse e lo sguardo di Rob Epstein e Jeffrey Friedman (registi di Urlo) quanto il suo impatto sulla società benpensante e nello specifico il processo intentato due anni dopo l'uscita di L'urlo di Ginsberg. Tra le accuse mosse contro il poema è il contenuto osceno: riferimenti a droghe illecite e a pratiche di natura quanto eterosessuale che omosessuale. Uno dei versi incriminati ("che si lasciarono fottere in culo da santi motociclisti, e strillarono di gioia") provocò la censura di oltre cinquecento copie del poema nei primi mesi dei '57 e la causa contro Lawrence Ferlinghetti in quanto editore. Tuttavia il giudice incaricato del processo decise che il poema era di "importanza sociale riedificante". Ovviamente la questione sollevò l'interesse pubblico con una conseguente diffusione su ampia scala del poema e il riconoscimento da parte di esperti di letteratura. Il tema, nella sua esplorazione dei limiti della libertà di espressione, è attualissimo ancora oggi e offre innumerevoli spunti di riflessione.
La Beat Generation secondo Ginsberg
In una delle interviste che Allen Ginsberg diede quando ancora era in vita ricordò di come sovente si ritrovava con i suoi amici e colleghi beat per cenare, bere caffè e fumare erba. "Credo che la chiave alla Beat Generation fosse la liberazione spirituale. Subito dopo vennero la libertà di parola, la battaglia contro la censura, la libertà sessuale, ma tutto iniziò con la liberazione spirituale. Ho sempre pensato che l'Urlo fosse un poema esuberante, positivo, divertente. Ma all'epoca venne preso per il delirio di uno stupido ribelle pieno di rabbia".