In un mondo migliore

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Un film di Susanne Bier. Con Mikael Persbrandt, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Markus Rygaard, William Jøhnk Nielsen.
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Titolo originale Hævnen. Drammatico, durata 113 min. - Danimarca, Svezia 2010. - Teodora Film uscita venerdì 10 dicembre 2010. MYMONETRO In un mondo migliore * * * - - valutazione media: 3,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   
sergio dal maso domenica 28 giugno 2015
in un mondo migliore Valutazione 4 stelle su cinque
58%
No
42%

Ci vuole molto coraggio per affrontare nello stesso film, in modo diretto e con intenti pedagogici, tematiche complesse e spinose come il disagio esistenziale degli adolescenti, l’incomunicabilità nel rapporto genitori-figli, il valore educativo del perdono e l’inutilità della vendetta. Molto coraggio e una grande sensibilità.
Perché In un mondo migliore della bravissima regista danese Susanne Bier non si ferma in superficie, con una forte tensione etica scandaglia questi temi in profondità, proponendoci differenti chiavi di lettura, su più livelli. Da un lato contrappone realtà sociali completamente diverse come l’apparentemente tranquilla vita di provincia nella civile Danimarca, alternata all’atroce guerra africana nel Darfur, dall’altro cerca di andare alle radici dell’istinto violento e aggressivo insito in tutti gli esseri umani indipendentemente dal benessere economico e dalla realtà culturale che li circonda. [+]

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stefano capasso martedì 2 giugno 2015
il percorsa tra vendetta e perdono Valutazione 3 stelle su cinque
0%
No
100%

Alla morte della madre Christian si trasferisce in Danimarca per continuare gli studi. Nella nuova scuola incontra Elias col quale svilupperà presto un amicizia. Sono due adolescenti molto diversi. Duro e determinato il primo, timido e pauroso il secondo. Anche Elias sta affrontando un periodo difficile vista l’imminente separazione dei genitori. Christian si erge a difensore dei diritti di Elias, usando quella forza fisica che lui non è in grado di imporre, e finendo per estendere questa attitudine anche al padre dello stesso, un uomo che cerca di anteporre sempre il dialogo e la ragione anche quando sembra davvero inopportuno.
In un crescendo di episodi di tensione i due ragazzi finiranno per trovarsi coinvolti in un grave incidente. [+]

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angelo umana martedì 24 febbraio 2015
aggressività e vendette Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
0%

 Love is all you need è un altro film della regista Susanne Bier, più recente di questo Haevnen (Vendetta o In un mondo migliore) del 2010, Oscar come miglior film straniero. Tutto ciò di cui abbisognamo è l’amore, la pace, la fratellanza, porgere magari l’altra guancia perché la violenza chiama altra violenza. E’ quanto succede In un mondo migliore. Una famiglia ha marito e moglie in via di separazione, lui (Mikael Persbrandt) fa la spola tra Danimarca e Somalia dove è medico in un campo profughi. L’altra famiglia è formata dal papà (Ulrich Thomsen) che è spesso in viaggio d’affari, il figlio Christian e la nonna, a casa della quale i due si sono trasferiti dopo la morte per tumore della madre di Christian. [+]

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lisa casotti lunedì 2 settembre 2013
un mondo in equilibrio Valutazione 3 stelle su cinque
67%
No
33%

In un mondo migliore il perdono vince sulla vendetta (Heavnen, uguale vendetta, è infatti il titolo originale danese – che appare non a caso a inizio e a fine pellicola, come a sottolineare il concetto – adattato per la distribuzione e forse per ansia di saltare alle conclusioni in “un mondo migliore”): questo sembra suggerire l’epilogo un po’ semplicistico di un film tutt’altro che semplice e banale perché cerca di indagare l’origine della violenza e la validità della pratica e del messaggio della non violenza.
Ricordo di aver visto In un mondo migliore a una settimana dai fatti di Oslo (l’attentato per opera di Breivik del 22 luglio 2011), il che ne ha amplificato certamente l’effetto. [+]

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filippo catani venerdì 16 agosto 2013
in un mondo migiore la violenza non esisterebbe Valutazione 4 stelle su cinque
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Danimarca. Due bambini con difficoltà simili finiscono per fare amicizia. Uno è timido e introverso e sta soffrendo terribilmente per la separazione dei due genitori. Come se non bastasse il ragazzo è costantemente preso di mira da una banda di bulletti della scuola e il padre è spesso in Africa dove svolge la professione di medico. L'altro ragazzo è violento e sofferente perchè ha visto la madre morire di cancro e il padre è spesso a Londra per lavoro.
Come spesso accade purtroppo l'incontro tra due infelicità finisce con il generare grossi problemi. E' il caso dei due bambini protagonisti della storia che, lontani anni luce dallo stereotipo del bambino buono e bravo, si infileranno in una terribile spirale di violenza che rischierà di fare morti. [+]

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ashtray_bliss domenica 24 febbraio 2013
creare un mondo migliore e' impossibile. Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
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Nonostante il titolo originale sia semplicemente Haevnen, che significa vendetta in lingua danese, (e da non confondersi con la simile parola inglese heaven di tutt'altro significato) Il titolo della verione internazionale In a Better World, e di conseguenza quello della versione italiana In Un Mondo Migliore, funziona paradossalmente, perche' guardando questo film ci si accorge e ci si convince sempre piu' che non potremo mai creare un mondo migliore, un mondo di pace e fratellanza perche' la cattiveria, la rabbia, la voglia di imporsi e pravalere sugli altri (concetto che annulla l'idea di uguaglianza) e' innato nella natura umana e chi piu' chi meno, coesiste in tutti noi. [+]

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q.s.b sabato 14 aprile 2012
per una volta é bello esser "buonisti" Valutazione 4 stelle su cinque
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Vero, il finale conciliante stride... ma la durezza di ciò che il film racconta resta incisa nell'animo dello spettatore, un esempio su tutti, il linciaggio, scena non certo consolatoria.
Forse un finale tragicamente reale non sarebbe servito a nessuno. 

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chaoki21 mercoledì 29 febbraio 2012
un film a metà, ma da vedere Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

 Il film della regista danese Susanne Bier ha il merito di sottolineare agli occhi dello spettatore alcuni elementi non marginali delle nostre società “occidentali“: il difficile rapporto tre i genitori e i figli; la presenza anche tra gli adolescenti di forme di sadismo e di perversione; il rapporto non sempre improntato alla autenticità tra studenti e corpo insegnante. La conclusione del film opera una sorta di riduzione di tutte le lacerazioni evidenziate nei punti sopra elencati, e tuttavia indica l’unica possibile, provvisoria, soluzione alle dinamiche negative interpretate dagli attori.
Sulla difficoltà del rapporto tra genitori e figli la regista coglie due esempi: quello di un orfano, Christian,  che colpevolizza il proprio padre della morte della madre, pensando che il genitore non abbia fatto tutto quanto era possibile per salvarla, e quello di un altro ragazzo, Elias,  che attribuisce, all’inverso, alla madre le responsabilità per l’imminente separazione tra i genitori stessi. [+]

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xquadro lunedì 2 gennaio 2012
vendetta o giustizia? un film ambizioso Valutazione 3 stelle su cinque
0%
No
0%

Fino a che punto è giusto rispettare le regole, se si ritiene di incoraggiare con questo atteggiamento il perpetrarsi di un'ingiustizia? E' l'interrogativo attorno al quale ruota il film di Susanne Bier, brava e ambiziosa regista danese che con questa opera si è imposta all'attenzione della critica mantenendo alto l'interesse per il cinema danese dopo l'exploit - ormai un po' datato - della scuola di Lars Von Trier. La frammentazione delle famiglie e le difficoltà che scontano le istituzioni - scuola e autorità costituita(in questo caso la polizia)- nell'entrare in contatto col mondo dei giovani e con la loro misteriosa psicologia rappresentano certamente un'emergenza del presente, ma sono solo alcuni degli aspetti su cui la regista ha deciso di far sentire la sua voce. [+]

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nigel mansell venerdì 18 novembre 2011
la violenza che non puoi cancellare Valutazione 4 stelle su cinque
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La violenza che non puoi cancellare, anche nelle società apparentemente perfette come quelle del nord europa: e i tragici fatti accaduti quest'anno in Norvegia lo testimoniano.
Il confronto con una patinata Dannimarca ed un'essenziale villaggio africano: nessuno dei due è riuscito ad eliminare la violenza.
Ottima fotografia e tensione che viene mantenuta viva per tutto il film. Qualche attore mi è parso alquanto inespressivo, ma forse la colpa è da imputare al doppiaggio che rende tutto finto o forse al carattere nordico diverso dal nostro.

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