Titolo originale | La ciudad de los signos |
Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Spagna, Italia |
Durata | 63 minuti |
Regia di | Samuel Alarcón |
Tag | Da vedere 2009 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,29 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 11 luglio 2016
1980, César Alarcón si reca a Pompei per raccogliere le psicofonie dell'eruzione che distrusse la città. Ma trova altro.
CONSIGLIATO SÌ
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Che cos'è lo schermo cinematografico se non il luogo attraversato dai fantasmi, dagli spettri riflessi che fissano lo scarto e la mancanza? Luogo e simulacro dell'assenza, dove i frammenti impalpabili si muovono nei confini di questo spazio limitato. Quello di Samuel Alcarón è un film di fantasmi e perciò un film sul cinema, un omaggio a Roberto Rossellini e all'eredità della sua arte, non solo circoscritta alla sfera del cinematografico ma con un meticoloso lavoro sullo spazio e su quei luoghi che ancora sentono vibrare la presenza dei corpi eterei dei suoi film, in particolare i doppi femminili di Anna Magnani prima e di Ingrid Bergman poi.
César Alcarón (padre del regista) nel 1980 si reca a Pompei per registrare delle voci provenienti da molto lontano, suoni che risalgono all'eruzione del Vesuvio del 79. d.C. riuscendo però a captare soltanto poche parole pronunciate tra una donna e un uomo. A poco a poco lo studioso di psicofonia comincia a capire: ciò che sente dal magnetofono viene dal capolavoro di Roberto Rossellini Viaggio in Italia.
La ciudad de los signos ripercorre i luoghi del cinema di Rossellini creando un percorso semiotico e una mappatura del cinema italiano che passa per autori come De Sica e Antonioni: Roma, l'Eur, la Cripta dei Cappuccini, Stromboli, gli scavi di Pompei, le figure della Bergman o di Monica Vitti ritornano negli stessi spazi ma in un tempo differente attraverso delle sovraimpressioni che ricalcano l'eternità della materia filmica.
Il lavoro di Alcarón non si limita a ripercorrere le tracce del cinema di Roberto Rossellini, attraverso questa riflessione tende ulteriormente a immergersi in quella che è l'immortalità della settima arte e dei suoi personaggi/fantômes. Non è casuale che il dialogo principale sia proprio con un film come Viaggio in Italia dove le questioni dell'eternità e del perturbante sono due elementi fondanti, Pompei con i suoi calchi è un luogo straniante in cui il tempo cessa di esistere: il momento del ritrovamento di quei corpi genera una crisi nel personaggio della Bergman che la La ciudad de los signos torna a farci rivivere decontestualizzandolo dall'intera opera e creando così un nuovo momento di riflessione. Il percorso, difatti, ci porta a ragionare non solo sul regista qui omaggiato ma su quel cinema che crea pensiero e che crea significati nello spazio e nel tempo a causa del suo essere imperituro e conturbante, i corpi calcificati degli scavi si contrappongono alle figure incorporee dei fantasmi che ripercorrono i luoghi a cui appartenevano dando vita a un elemento perturbante colpisce lo spettatore. La ciudad de los signos ci prende per mano e ci conduce in un meraviglioso viaggio circondati da spettri.