La ciudad de los signos

Film 2009 | Documentario +13 63 min.

Titolo originaleLa ciudad de los signos
Anno2009
GenereDocumentario
ProduzioneSpagna, Italia
Durata63 minuti
Regia diSamuel Alarcón
TagDa vedere 2009
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 3,29 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Samuel Alarcón. Un film Da vedere 2009 Titolo originale: La ciudad de los signos. Genere Documentario - Spagna, Italia, 2009, durata 63 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,29 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 11 luglio 2016

1980, César Alarcón si reca a Pompei per raccogliere le psicofonie dell'eruzione che distrusse la città. Ma trova altro.

Consigliato sì!
3,29/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,07
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La ciudad de los signos ripercorre i luoghi del cinema di Rossellini creando un percorso semiotico e una mappatura del cinema italiano.
Recensione di Andreina Di Sanzo
Recensione di Andreina Di Sanzo

Che cos'è lo schermo cinematografico se non il luogo attraversato dai fantasmi, dagli spettri riflessi che fissano lo scarto e la mancanza? Luogo e simulacro dell'assenza, dove i frammenti impalpabili si muovono nei confini di questo spazio limitato. Quello di Samuel Alcarón è un film di fantasmi e perciò un film sul cinema, un omaggio a Roberto Rossellini e all'eredità della sua arte, non solo circoscritta alla sfera del cinematografico ma con un meticoloso lavoro sullo spazio e su quei luoghi che ancora sentono vibrare la presenza dei corpi eterei dei suoi film, in particolare i doppi femminili di Anna Magnani prima e di Ingrid Bergman poi.
César Alcarón (padre del regista) nel 1980 si reca a Pompei per registrare delle voci provenienti da molto lontano, suoni che risalgono all'eruzione del Vesuvio del 79. d.C. riuscendo però a captare soltanto poche parole pronunciate tra una donna e un uomo. A poco a poco lo studioso di psicofonia comincia a capire: ciò che sente dal magnetofono viene dal capolavoro di Roberto Rossellini Viaggio in Italia.
La ciudad de los signos ripercorre i luoghi del cinema di Rossellini creando un percorso semiotico e una mappatura del cinema italiano che passa per autori come De Sica e Antonioni: Roma, l'Eur, la Cripta dei Cappuccini, Stromboli, gli scavi di Pompei, le figure della Bergman o di Monica Vitti ritornano negli stessi spazi ma in un tempo differente attraverso delle sovraimpressioni che ricalcano l'eternità della materia filmica.
Il lavoro di Alcarón non si limita a ripercorrere le tracce del cinema di Roberto Rossellini, attraverso questa riflessione tende ulteriormente a immergersi in quella che è l'immortalità della settima arte e dei suoi personaggi/fantômes. Non è casuale che il dialogo principale sia proprio con un film come Viaggio in Italia dove le questioni dell'eternità e del perturbante sono due elementi fondanti, Pompei con i suoi calchi è un luogo straniante in cui il tempo cessa di esistere: il momento del ritrovamento di quei corpi genera una crisi nel personaggio della Bergman che la La ciudad de los signos torna a farci rivivere decontestualizzandolo dall'intera opera e creando così un nuovo momento di riflessione. Il percorso, difatti, ci porta a ragionare non solo sul regista qui omaggiato ma su quel cinema che crea pensiero e che crea significati nello spazio e nel tempo a causa del suo essere imperituro e conturbante, i corpi calcificati degli scavi si contrappongono alle figure incorporee dei fantasmi che ripercorrono i luoghi a cui appartenevano dando vita a un elemento perturbante colpisce lo spettatore. La ciudad de los signos ci prende per mano e ci conduce in un meraviglioso viaggio circondati da spettri.

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