Natale in crociera

Con i film di Natale sfotto la borghesia. E sarei di destra?

I suoi cinepanettoni hanno guadagnato 400 milioni. E con gli spot è diventato ricco. Incontro con un figlio d'arte che ha passato l'infanzia tra i geni. Ma non sa le tabelline...
I film di Natale sono un pacco. Un pacco di Natale con dentro un film-panettone e un film-torrone. E questo, come noto, da quando l'unio mistica Boldi-De Sica è diventata scisma. È il film di Natale bino. Matrimonio alle Bahamas s'intitola quest'anno quello di Boldi (regia di Claudio Risi, uscito strategicamente a metà novembre); Natale in crociera quello di De Sica (regia Neri Parenti, da venerdì 14 dicembre 2007 nei cinema).
La scorsa stagione il primo derby lo stravinse De Sica: oltre 26 milioni di incassi contro i sette del rivale. Da ventitré anni che esiste, il cinepanettone di milioni di euro ne ha guadagnati 400. Ma il vero miracolo dei blockbuster natalizi è un altro: sono l'unico genere che in Italia è stato riabilitato da vivo. . «Persino Mereghetti, che aveva sempre bastonato i miei film, mi ha dato un premio, il Super Ciak d'oro» dice Christian De Sica nella suggestiva abitazione in zona Aventino che fu di papà Vittorio.
Tra i critici, l'unico rimasto a non averla sdoganata è Goffredo Fofi.
«Sì. Lui stronca tutti i film che fanno soldi. Segue un suo principio , francescano».
Meno male che resiste. Almeno tiene vivo il dibattito.
«Una volta fece a pezzi un film che avevo girato con Pozzetto, Ricky e Barabba. Non era nemmeno così brutto. Ma lui non poteva saperlo. Dato che lo recensì senza averlo visto».
Anche con Massimo Boldi i rapporti restano ruvidini.
«Ha detto che il mio ultimo film ha fatto più soldi del suo perché la gente credeva che lui fosse ancora nel cast. Recentemente mi hanno dato il Tapiro. Ma avrebbero dovuto darlo a Boldi, no?».
Per i fan, però, il divorzio è stato uno choc epocale. Un po' come se la Rame avesse piantato Fo per un immobiliarista.
«Se fosse stato davvero così scioccante non sarebbero venuti in così tanti a vedere il mio film».
Chi la stima come attore si dice: la storia del cinema è piena di talenti che fanno film commerciali per poi permettersi quelli seri, De Sica invece fa film commerciali per permettersi altri film commerciali.
«Mica vero. Un esempio: sono in trattativa con Domenico Procacci per un film tratto dal romanzo LEtà dell'oro di Edoardo Nesi. Dovrei recitare la parte di un industriale fallito che scopre di avere il cancro».
Alla faccia delle malelingue.
«Il mio dramma è un altro: è che attiro le stronzate».
Prego?
«Sì. Giornalisti, impresari, produttori... Nessuno ha con me un approccio serio. Chiunque mi si avvicini, viene lì e me dice 'na stronzata».
A cosa attribuisce un handicap tanto condizionante?
«Che ne so. Sarà che non me la tiro. Che non mi prendo sul serio. Mi spiega perché chi fa cinema deve sentirsi 'sto cavolo?».
Boh.
«Ingrid Bergman era una donna di una semplicità imbarazzante. Alfred Hitchcock la domenica andava a messa su Santa Monica Boulevard e poi in pasticceria a comprare le pastarelle. Guardi questa foto... (al muro un'immagine di Jack Lemmon e Tony Curtis già vecchietti, ma travestiti da donna come ai tempi di A qualcuno piace caldo) a quell'età facevano ancora i buffoni. Mentre in Italia senti registi esordienti che già sentenziano: "Non avete capito il mio cinema"... Lo ripeto sempre: siamo attori mica facciamo ricerca sul cancro».
Ripete anche: «Mi piacerebbe morire giocando col trenino elettrico». Poi si lamenta che non la prendono sul serio. A proposito: vota?
«Fino a una certa età non ho votato perché avevo la nazionalità francese».
Poi però ha preso quella italiana e ha continuato a non votare.
«Sì».
Suo padre pianse alla morte di Mussolini, ma poi vegliò la salma diTogliattï. Da che parte stava?
«Era un uomo di sinistra. Guardi che a vegliare Togliatti c'era anche Luchino Visconti, tra i primissimi in Italia ad avere tutto il set delle valigie Louis Vuitton, roba da riempirci un vagone letto».
Lei invece da che parte sta?
«Vengo da una famiglia di sinistra. Sono di sinistra. A diciott'anni Cesare Zavattini mi faceva leggere Il Capitale di Marx, e adesso c'è chi mi accusa di pendere a destra!».
Chi ha osato?
«Un critico. Ha scritto: "Gli attori che fanno spot sono tutti di sinistra, tranne Christian De Sica". E sa perché? Perché faccio il vigile. Porto la divisa».
Allora pure i controllori del metrò, i postini, i pompieri...
«L'ho querelato. Ma il problema sta a monte».
Cioè?
«Pensano che sono di destra perché faccio ridere».
E magari perché è molto ricco. Guadagna di più col cinepanettone o con la pubblicità? «In proporzione, con la pubblicità».
Sappiamo del rapporto allegro di suo padre con il denaro. E lei?
«Spendo tanto. Perciò sono stato "commissariato". È mia moglie Silvia a tenere tutto sotto controllo. Mi dà la paghetta, cento euro a settimana. Non so quanto c'è sul mio conto in banca».
Ci consenta di non crederle.
«Lo giuro. Se è per questo, a 56 anni, non so nemmeno le tabelline. Mi chieda quanto fa 7 per 8».
Mi mette in imbarazzo.
«Me lo chieda».
Sette per otto?
«Non lo so».
Accidenti è proprio vero. Eppure ha fatto ottime scuole. Poi Lettere ma solo pochi esami. Era già preda delle malie dello spettacolo. Debuttò con l'incoraggiamento di Joséphine Baker. Bella partenza.
«Sì, uno show a Montecarlo. Primissimi anni Settanta. Lei era a fine carriera. Dietro le quinte mi vide tesissimo per la Tifa. Mi portò un bícchier d'acqua. In platea c'era gente tipo Nureyev e Gene Kelly».
Fifa? Ma come, lei che dai divissimi s'era fatto svezzare... Montgomery Clift le portava giocattoli.
«Mi regalò un modellino dell'Andrea Doria. Avrò avuto quattro o cinque anni. Stavo sul vasetto. Per una settimana rifiutai di fare la cacca se non in presenza di Montgomery Clift».
Che intanto, pur essendo gay, si innamorava di sua madre.
«Le scrisse una lettera in cui la spronava a seguirlo in America. Si sarebbe fatto carico anche di me e mio fratello. Mio padre intercettò il biglietto. E disse alla mamma: "Ma te li immagini i piccoli? Manuel Clift e Christian Clift. Non funzionerebbe mai"».
Torniamo al cinepanettone. Come si cucina un film di Natale?
«Intorno al dieci gennaio De Laurentiis convoca sceneggiatori e regista e pensano cosa fare. Quindi la sceneggiatura arriva a me che ci rimetto le mani. Il set parte a fine agosto-inizio settembre».
Simulando il Bianco Natal. Lei stavolta che parte fa?
«Un ricco professionista in crociera con l'amante, Aida Yespica. Ma il problema è che sulla nave c'è anche mia moglie, Nancy Brilli. Protagonisti dell'altra storia, più fiabesca, sono Michelle Hunziker e Fabio De Luigi».
De Sica, lei che aveva cominciato con Roberto Rossellini...
«Sì, nel BlaisePascal, anno 1972. Facevo un luogotenente criminale».
E ora sul love boat con Alda Yespica.
«Ma senza di noi chi la racconterebbe la volgarità della borghesia italiana?».
Da Il Venerdì di Repubblica, 7 dicembre 2007

di Marco Cicala, 7 dicembre 2007