Titolo originale The Last Legion.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- USA, Gran Bretagna, Francia, Slovacchia, Italia 2007.
- 01 Distribution
uscita venerdì 14settembre 2007.
MYMONETROL'ultima legione
valutazione media:
1,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Ho letto il libro (in realtà credo di averli letti tutti) e conosciuto di persona in un'occasione particolare l'autore. La mia impressione è che si tratti di una persona fantastica ed anche molto disponibile.
Chiesi direttamente a lui se il film tratto dal suo romanzo fosse di prossima uscita e lui (si parla del 20 dicembre u.s.) mi parlò di Pasqua. Successivamente ho letto di almeno altri due spostamenti temporali ed a oggi mi risulta che l'uscita in Italia sia prevista per il 14 settembre 2007.
Il libro è molto bello e coinvolgente, si legge di un fiato ed è a parer mio assolutamente chiaro ed istruttivo, oltrechè rigoroso dal punto di vista scientifico, su un periodo storico che purtroppo si conosce assai poco.
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Ho letto il libro (in realtà credo di averli letti tutti) e conosciuto di persona in un'occasione particolare l'autore. La mia impressione è che si tratti di una persona fantastica ed anche molto disponibile.
Chiesi direttamente a lui se il film tratto dal suo romanzo fosse di prossima uscita e lui (si parla del 20 dicembre u.s.) mi parlò di Pasqua. Successivamente ho letto di almeno altri due spostamenti temporali ed a oggi mi risulta che l'uscita in Italia sia prevista per il 14 settembre 2007.
Il libro è molto bello e coinvolgente, si legge di un fiato ed è a parer mio assolutamente chiaro ed istruttivo, oltrechè rigoroso dal punto di vista scientifico, su un periodo storico che purtroppo si conosce assai poco...Spero solo che i ritardi sopra segnalati non siano indice di un qualche problema, così come mi auguro che gli americani siano riusciti a dare alla storia cinematografica lo stesso respiro ed il medesimo sentimento che il grandissimo V.M.Manfredi ha dato al racconto scritto: il fatto che l'autore abbia comunque collaborato alla sua stesura dovrebbe ridurre i timori in proposito.
Infine un ultimo appunto: "King Arthur", peraltro un evidente tentativo di sfruttare l'onda del momento, si fa vedere ma se le speranze saranno rispettate "L'ultima Legione" promette di essere ben altra cosa...
Francesco da Modena
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Se prendiamo come valutazione solo il film senza aver letto il Romanzo si può giudicare la pellicola sufficente ma appena appena, diciamo un sei stiracchiato, se invece si confronta il film con il romanzo non c'e paragone quest'ultimo e da 9 mentre il film pultroppo con una sceneggiatura in alcuni punti scandalosa non merita di rappresentarlo visto le molte imprecisioni e cambiamenti della storia.
Per non parlare poi del cambio di alcuni personaggi, delle date(romolo regno per quasi un'anno e non per pochi giorni per non parlare che era il 476 l'anno della sua deposizione e non il 460), dei luoghi(capitale dell'impero a quel tempo era Ravenna e non Roma)e molti altri errori che rendono inverosimile e pasticciata la storia(come per esempio i costumi che sono un'aglomerato di periodio dell'impero romano) in definitiva se fatto meglio e con più accortezza il film sarebbe venuto molto piu bello e godibile.
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Premetto che non ho letto il romanzo, quindi, la mia opinione riguarda soltanto il film.
Noioso, con personaggi senza un profilo definito, stereotipati e senza personalità, dialoghi piatti e poco credibili. Niente emozioni con una storia d’amore nata dal nulla fra un Aurelio che non convince nessuno, senza carattere nè personalità che più che un generale sembra un fruttivendolo, e una Livia che rappresenta lo stereotipo della donna-guerriera (ben riuscito nel film Pirati dei Carabi) ma senza personalità e senza uno scopo preciso.
Un Ambrosius per metà filosofo per metà stregone che non ha ragione di essere se non alla fine del film.
L’unico che si salva è il ragazzino che interpreta Romolo Augusto, bravissimo, espressivo e credibile.
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Premetto che non ho letto il romanzo, quindi, la mia opinione riguarda soltanto il film.
Noioso, con personaggi senza un profilo definito, stereotipati e senza personalità, dialoghi piatti e poco credibili. Niente emozioni con una storia d’amore nata dal nulla fra un Aurelio che non convince nessuno, senza carattere nè personalità che più che un generale sembra un fruttivendolo, e una Livia che rappresenta lo stereotipo della donna-guerriera (ben riuscito nel film Pirati dei Carabi) ma senza personalità e senza uno scopo preciso.
Un Ambrosius per metà filosofo per metà stregone che non ha ragione di essere se non alla fine del film.
L’unico che si salva è il ragazzino che interpreta Romolo Augusto, bravissimo, espressivo e credibile.
Poche comparse, battaglie (se così possiamo chiamarle) senza emozione con poche comparse e effetti speciali scadenti che non rappresentano, neanche minimamente, la grandezza dell’esercito romano.
Un film da evitare o, al limite, aspettare che lo trasmetta Italia Uno per avere la possibilità di cambiare canale!
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Si tratta della trasposizione dell'omonimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi (libera trasposizione, ma fino ad un certo punto, visto che lo stesso Manfredi ha partecipato alla sceneggiatura), che affronta un periodo storico davvero poco battuto dai registi e produttori, ovvero il Basso Impero. Nel 474 il generale Odoacre ha spodestato l'imperatore romano Romolo Augusto, ultimo discendente dei Cesari, e vuole sedersi sul trono dell'allora ancora florida Italia, bramando di arrivare con un colpo di mano a capo, lui, imperatore dei Goti, un popolo barbaro, della culla della civiltà. Ma gli eventi gli saranno contrari, perchè un nugolo di eroi, tra cui un legionario romano (Aureliano, Colin Flirt), una bellissima guerriera indiana (Aishwaria Rai), inviata dritta dritta da Costantinopoli, un precettore un po' mago un po' straccione (Ambrosino, Ben Kingsley) tenteranno di riportare il piccolo imperatore sul suo trono, contando sull'appoggio dell'ultima legione, quella di stanza nella remota Bretannia, dopo che ormai tutte si erano arrese alla furia dei barbari.
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Si tratta della trasposizione dell'omonimo romanzo di Valerio Massimo Manfredi (libera trasposizione, ma fino ad un certo punto, visto che lo stesso Manfredi ha partecipato alla sceneggiatura), che affronta un periodo storico davvero poco battuto dai registi e produttori, ovvero il Basso Impero. Nel 474 il generale Odoacre ha spodestato l'imperatore romano Romolo Augusto, ultimo discendente dei Cesari, e vuole sedersi sul trono dell'allora ancora florida Italia, bramando di arrivare con un colpo di mano a capo, lui, imperatore dei Goti, un popolo barbaro, della culla della civiltà. Ma gli eventi gli saranno contrari, perchè un nugolo di eroi, tra cui un legionario romano (Aureliano, Colin Flirt), una bellissima guerriera indiana (Aishwaria Rai), inviata dritta dritta da Costantinopoli, un precettore un po' mago un po' straccione (Ambrosino, Ben Kingsley) tenteranno di riportare il piccolo imperatore sul suo trono, contando sull'appoggio dell'ultima legione, quella di stanza nella remota Bretannia, dopo che ormai tutte si erano arrese alla furia dei barbari. Il film, è un po' retrò, e in questo si vede la produzione di uno storico produttore quale Dino De Laurentiis, mentre gli attori non sono certo avvantagiati dalle parti che recitano, così chiuse tra l'esotismo e la retorica....Francamente non mi è piaciuto, e neanche la componente onirico-magica l'ho gradita, anche perchè non c'entrava tanto con una vicenda storica realmente accaduta. Mi tradisce il mio approccio realistico......
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Quando è uscito il film ero reduce dalla lettura dell'ottimo romanzo; già quando ho visto il trailer ho temuto il peggio dato che, in certi casi, Hollywood ne azzecca una su dieci, specie se la produzione si basa su un libro non americano. Vedere la boiata che ne è uscita fuori non è stata dunque una grande sorpresa per me. Ecco quindi sfilare fin dal primo minuto strafalcioni che perfino un bambino dell'asilo avrebbe potuto evitare: la data che è 460 anziché 476, la scena dell'attacco a Roma (o quella che dovrebbe essere Roma, dato che prima c'è la prateria, poi, in un'inquadratura seguente, la città in fiamme con tanto di statua alta cinquanta metri messa lì solo per fare scena), indiane esperte di arti marziali (non era meglio ingaggiare una cinese già che c'erano?), nomi storpiati e chi più ne ha più ne metta.
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Quando è uscito il film ero reduce dalla lettura dell'ottimo romanzo; già quando ho visto il trailer ho temuto il peggio dato che, in certi casi, Hollywood ne azzecca una su dieci, specie se la produzione si basa su un libro non americano. Vedere la boiata che ne è uscita fuori non è stata dunque una grande sorpresa per me. Ecco quindi sfilare fin dal primo minuto strafalcioni che perfino un bambino dell'asilo avrebbe potuto evitare: la data che è 460 anziché 476, la scena dell'attacco a Roma (o quella che dovrebbe essere Roma, dato che prima c'è la prateria, poi, in un'inquadratura seguente, la città in fiamme con tanto di statua alta cinquanta metri messa lì solo per fare scena), indiane esperte di arti marziali (non era meglio ingaggiare una cinese già che c'erano?), nomi storpiati e chi più ne ha più ne metta. Fra scene d'azione che non sono nulla di fico né di spettacolare ma che vorrebbero esserlo e dialoghi di cui è meglio tacere, una regia piatta affidata a un incompetente (perfino Dragonheart 2, dello stesso regista, è meglio di questo!) e scenografie decisamente pasticciate, per non parlare di attori fuori posto, il film si lascia dimenticare prima ancora che sia finita la visione.
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La mancata realizzazione dell'attesissimo kolossal "Aléxandros" -per il quale la De Laurentiis Productions aveva a suo tempo contattato nientemeno che Baz Luhrmann come regista, nonché Leonardo DiCaprio e Nicole Kidman come attori protagonisti- ha costituito una grave delusione per i cinefili appassionati di storia antica e in particolare per gli estimatori di Valerio Massimo Manfredi, autore del fortunatissimo bestseller su cui il film si sarebbe dovuto basare. Oggi, la casa di produzione tenta di farsi perdonare lanciando la trasposizione cinematografica di un altro apprezzato romanzo storico dello scrittore e archeologo modenese, "L'ultima legione" (Mondadori 2002).
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La mancata realizzazione dell'attesissimo kolossal "Aléxandros" -per il quale la De Laurentiis Productions aveva a suo tempo contattato nientemeno che Baz Luhrmann come regista, nonché Leonardo DiCaprio e Nicole Kidman come attori protagonisti- ha costituito una grave delusione per i cinefili appassionati di storia antica e in particolare per gli estimatori di Valerio Massimo Manfredi, autore del fortunatissimo bestseller su cui il film si sarebbe dovuto basare. Oggi, la casa di produzione tenta di farsi perdonare lanciando la trasposizione cinematografica di un altro apprezzato romanzo storico dello scrittore e archeologo modenese, "L'ultima legione" (Mondadori 2002).
Diciamo subito che, rispetto al respiro epico e alla profondità di analisi storico-antiquaria del libro, il film si presenta come un prodotto realizzato in tono minore, per la regia piuttosto anonima di Doug Lefler ("Hercules e il cerchio di fuoco" [1994], "Dragonheart 2: il destino di un cavaliere" [2000]) e con un cast nel complesso poco convincente, incluso il protagonista Colin Firth (Aurelio Ambrosio); perfino il 'mostro sacro' Ben Kingsley (qui nella parte di Meridio Ambrosino) dà l'impressione di non prendersi troppo sul serio, limitandosi a caratterizzare il proprio personaggio con simpatica (e inopinatamente acrobatica) disinvoltura.
La vicenda è ambientata all'epoca della caduta dell'impero romano di Occidente (476 d. C.). A Ravenna, il nobile Oreste ha collocato sul soglio imperiale il proprio protegé (e figlio naturale) Romolo Augusto, appena tredicenne. Ma le orde dei Goti, guidate dal feroce e ambizioso Odoacre, irrompono nella pianura padana e occupano la capitale, dove, nonostante i prodigi di valore del legionario Aurelio Ambrosio, i genitori di Romolo Augusto vengono barbaramente assassinati e il fanciullo fatto prigioniero assieme al proprio precettore, il carismatico e misterioso Meridio Ambrosino.
In attesa di ottenere l'appoggio di Zenone, imperatore d'Oriente, Odoacre fa relegare Romolo Augusto e Meridio Ambrosino nel palazzo di Tiberio a Capri. Ma Aurelio e alcuni suoi compagni d'armi si recano sull'isola per liberare l'imperatore, che nel frattempo è entrato in possesso dell'antica spada di Cesare, denominata "Ensis Caliburnus" e destinata ad avere un ruolo determinante nel finale. La rocambolesca impresa ha successo, grazie anche all'aiuto della bella Mira, una guerriera al servizio di Zenone, il quale nel frattempo ha tradito la causa ratificando le pretese di Odoacre.
Spinta dal proprio innato senso di giustizia, ma anche dall'amore per Aurelio, Mira (che nel film prende il posto della nobile romana Livia Prisca, conosciuta da Aurelio a Ravenna) si aggrega ai fuggiaschi in un avventuroso viaggio che, attraverso le Alpi e la Gallia, si concluderà con lo sbarco sul suolo della Britannia. Qui apprendiamo che proprio la Britannia è la patria di Meridio Ambrosino, la cui vera identità a poco a poco si delinea più chiaramente. Dopo altre peripezie, dovute soprattutto alla presenza degli Angli e dei Sassoni che minacciano la popolazione romano-britannica, ha luogo la battaglia decisiva che vede l'"ultima legione" romana, la legione del drago, impegnata in un sanguinoso combattimento con i barbari invasori, sino allo spettacolare (e per molti sorprendente) finale.
La battaglia conclusiva è quella di Mons Badonicus (Mount Badon), variamente datata dagli storici negli ultimi decenni del V secolo, in cui, secondo alcune fonti medioevali, le truppe romano-britanniche sarebbero state guidate da un certo Artorius Castus, identificato con re Artù. Naturalmente, l' "Ensis Caliburnus" o spada d'acciaio non è altro che la mitica Excalibur, cui nel finale del libro e del film viene fatto esplicito riferimento. Analogamente, Meridio Ambrosino non è altro che il calco romano di Myrdin Emreis, nome celtico di Merlino.
Rispetto al libro, che presuppone un'accurata analisi delle fonti storiche e contiene, fra l'altro, interessanti e dettagliate descrizioni topografiche, il film, fin dalle prime sequenze, si rivela una facile scorciatoia, destinata ad accontentare le aspettative di un vasto pubblico di famiglie e di giovanissimi (come dimostra anche l'esclusione di scene erotiche o troppo cruente). Nella prima parte prevalgono le tradizionali imprese di 'cappa e spada', con molti duelli ben coreografati ma non essenziali ai fini dello sviluppo della narrazione, mentre nella seconda la pellicola sconfina fatalmente nel fantasy, con anacronistiche fortezze di aspetto medieval-disneyano ed effetti speciali realizzati nell'ormai collaudato stile del "Signore degli Anelli".
Ma al genere fantasy appartengono, oltre alle canoniche ambientazioni, anche i prevedibili sortilegi di Meridius e la stessa inserzione della guerriera esotica, la cui bellezza impeccabile e sempre intatta, così nell'abbigliamento come nel trucco, appare piuttosto old fashioned e fa pensare ai film di intrattenimento degli anni '50 -'60, le cui protagoniste, pur tra mille vicissitudini, non avevano mai un capello fuori posto.
Il cast, come già si è accennato, è piuttosto incolore, nonostante la presenza di Colin Firth (il Valmont di Milos Forman [1989]), che non sembra del tutto a proprio agio nel ruolo di Aurelio, e addirittura di Ben Kingsley. Il solo interprete notevole, a giudizio di chi scrive, è Thomas Sangster nella parte di Romolo Augusto, il piccolo imperatore che, secondo la tradizione, avrebbe finito tristemente i suoi giorni nell'isola di Capri e che invece, ne "L'ultima legione", appare destinato ad un avvenire esaltante e glorioso.
Sebbene nel film il carattere del personaggio sia meno sfumato rispetto al libro (in cui Romolo Augusto è preso spesso da crisi di sconforto), tuttavia l'espressione gentile, ma anche fiera e dignitosa, dell'ultimo imperatore di Roma rappresenta efficacemente il 'cruciale' momento in cui la più grande potenza dell'antichità, giunta ormai al termine della sua storia, cede il testimone ad una nuova grande potenza ancora agli albori. [-]
[+] lascia un commento a andyflash77 »[ - ] lascia un commento a andyflash77 »
L'episodio chiave, ovvero la storica deposizione di Romolo Augusto da parte di Odoacre, avvenne nel "palativm" di Ravenna.
Roma, saccheggiata tre volte in mezzo secolo, era un macello a cielo aperto, ma già da secoli non era più la capitale: nel 286 venne trasferita a Milano da Diocleziano, poi nel 402 da Onorio a Ravenna.
L'adolescente Romolo Augusto, ribattezzato ironicamente Augustolo per la sua esile figura, secondo i cronisti dell'epoca venne esiliato a Neapolis, sull'isola di Megaride, oggi nota come Castel dell'Ovo a Napoli, e non a Capri, residenza dell'esilio auto-impostasi dall'imperatore Tiberio 400 anni prima.
Non sono licenze da poco, soprettutto la prima: non ho letto il libro di Manfredi ma dubito che sia stato lui a prendersele, mentre l'invenzione della spada che va da Cesare a Re Artù ci sta, nulla di storico è manomesso, la saga di Camelot è leggenda.
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L'episodio chiave, ovvero la storica deposizione di Romolo Augusto da parte di Odoacre, avvenne nel "palativm" di Ravenna.
Roma, saccheggiata tre volte in mezzo secolo, era un macello a cielo aperto, ma già da secoli non era più la capitale: nel 286 venne trasferita a Milano da Diocleziano, poi nel 402 da Onorio a Ravenna.
L'adolescente Romolo Augusto, ribattezzato ironicamente Augustolo per la sua esile figura, secondo i cronisti dell'epoca venne esiliato a Neapolis, sull'isola di Megaride, oggi nota come Castel dell'Ovo a Napoli, e non a Capri, residenza dell'esilio auto-impostasi dall'imperatore Tiberio 400 anni prima.
Non sono licenze da poco, soprettutto la prima: non ho letto il libro di Manfredi ma dubito che sia stato lui a prendersele, mentre l'invenzione della spada che va da Cesare a Re Artù ci sta, nulla di storico è manomesso, la saga di Camelot è leggenda.
Per il resto il film è francamente easy, da divano con famiglia, nulla più. [-]
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