andrea di stefano
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lunedì 6 novembre 2006
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il male sembra essere il bene
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SCENEGGIATURA DA OSCAR, LEONARDO DI CAPRIO E' UN PERSONAGGIO AMBIGUO. E' UN RAGAZZO CHE VIENE DA UNA FAMIGLIA DI MALVIVENTI E RIESCE AL MEGLIO A FARE IL LAVORO DEL POLIZIOTTO. VICEVERSA MATT DAMON, UN RAGAZZO ALL'APPARENZA DA IMITARE CON I SUOI VOTI ALTI SIA ALL'UNIVERSITA' CHE A SCUOLA DI POLIZIA, UNA VOLTA TROVATOSI DAVANTI A SITUAZIONI DIFFICILI SI E' RILEVATO DEBOLE. IL MONDO DELLA MALAVITA CON A CAPO UN JACK NICOLSON CON LE SOPRACCIGLIA TIRATE IN SU COME AL SUO SOLITO SEMBRA ESSERE IL DIAVOLO IN PERSONA, IL TEMA DELLA MORTE SEMBRA ESSERE UNA COSA DA POCO, LA GENTE IN AMERICA MUORE IN UNA FRAZIONE DI SECONDO, COME SE NIENTE FOSSE, E IL MONDO CHE CI CIRCONDA CONTINUA A LOTTARE PER CONQUISTARE QUEL POTERE MATERIALE CHE NON TUTTI SI POSSONO PERMETTERE DI AVERE.
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SCENEGGIATURA DA OSCAR, LEONARDO DI CAPRIO E' UN PERSONAGGIO AMBIGUO. E' UN RAGAZZO CHE VIENE DA UNA FAMIGLIA DI MALVIVENTI E RIESCE AL MEGLIO A FARE IL LAVORO DEL POLIZIOTTO. VICEVERSA MATT DAMON, UN RAGAZZO ALL'APPARENZA DA IMITARE CON I SUOI VOTI ALTI SIA ALL'UNIVERSITA' CHE A SCUOLA DI POLIZIA, UNA VOLTA TROVATOSI DAVANTI A SITUAZIONI DIFFICILI SI E' RILEVATO DEBOLE. IL MONDO DELLA MALAVITA CON A CAPO UN JACK NICOLSON CON LE SOPRACCIGLIA TIRATE IN SU COME AL SUO SOLITO SEMBRA ESSERE IL DIAVOLO IN PERSONA, IL TEMA DELLA MORTE SEMBRA ESSERE UNA COSA DA POCO, LA GENTE IN AMERICA MUORE IN UNA FRAZIONE DI SECONDO, COME SE NIENTE FOSSE, E IL MONDO CHE CI CIRCONDA CONTINUA A LOTTARE PER CONQUISTARE QUEL POTERE MATERIALE CHE NON TUTTI SI POSSONO PERMETTERE DI AVERE. LE SCENE SONO COMPOSTE DA INQUADRATURE TOSTE MA CHE NON VIOLENTANO LO SGUARDO MA RIESCONO AD AUMENTARE LA TENSIONE NELLO SPETTATORE.
IL FILM SI IMPOSSESSA DEI SENTIMENTI DELLO SPETTATORE, TOCCANDO IL SUO ORGOGLIO INFATTI ESSO RIESCE AD IMMEDESIMARSI IN PIU PERSONAGGI DEL FILM, IO INCONSCIAMENTE SONO RIUSCITO A SENTIRE L'ANGOSCIA DI DI CAPRIO, LA SICUREZZA APPARENTE DI MATT DAMON E LA CRUDELTA' DI NICOLSON. BRAVO MARTIN
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luigi
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lunedì 6 novembre 2006
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troppi finali
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Film esemplare, bello ed avvicente, ma quanti finali.....
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mario scafidi
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lunedì 6 novembre 2006
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quei bravi defunti
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L'ennesimo polpettone del regista di Taxi Driver approda alle sale cinematografiche col suo abituale seguito di pubblicità, aspettative e spettatori paganti.Le regole del cinema di Scorsese si ripetono, non smentite, anche nel suo ultimo lavoro: a) La durata: se non supera le due ore e trenta il regista non lo firma. Pare che perché un film possa sembrare più importante ed impegnato debba durare molto, in modo che la sensazione di sollievo che prova lo spettatore al termine della proiezione sia inconsciamente confusa con un senso di appagamento per la pellicola vista. Un effetto psicologico sul quale il furbo Martin sembra contare molto, senza riuscire ad emanciparsene (si ricordino gli estenuanti 170 minuti di The Aviator e gli altrettanto incresciosi 160 di Gangs of New York); The Departed sfiora i 150 minuti, stirando a lungo una sceneggiatura che avrebbe benissimo potuto essere contenuta in più modici 90 - 100 minuti; b) Il prologo iniziale, immancabilmente (Taxi Driver e L'Età dell'Innocenza esclusi) rappresentato da una digressione sull'infanzia del protagonista, della quale si mette in evidenza il trauma o il fattore scatenante che giustifichi ed allo stesso tempo legittimi il suo successivo modus operandi e le sue scelte; Insistente messaggio sul fatalismo che condiziona la vita di ciascuno? Direi piuttosto che si tratta di un crollo di fantasia dello sceneggiatore, o di un pigro accomodamento su di un plot ormai collaudato; c)Il sangue: fiumi di sangue schizzato sull'obiettivo della macchina da presa a causa di armi da fuoco, lame affilate o pugni e sberle supersoniche, che farebbero invidia a Mazinga Zeta; d) Il gergo preso (???) dalle strade ed arricchito da disinibite espressioni ripetitive: "pompino, cazzo e fica" quale intercalare di un realismo nei dialoghi ricercato, ma non trovato.
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L'ennesimo polpettone del regista di Taxi Driver approda alle sale cinematografiche col suo abituale seguito di pubblicità, aspettative e spettatori paganti.Le regole del cinema di Scorsese si ripetono, non smentite, anche nel suo ultimo lavoro: a) La durata: se non supera le due ore e trenta il regista non lo firma. Pare che perché un film possa sembrare più importante ed impegnato debba durare molto, in modo che la sensazione di sollievo che prova lo spettatore al termine della proiezione sia inconsciamente confusa con un senso di appagamento per la pellicola vista. Un effetto psicologico sul quale il furbo Martin sembra contare molto, senza riuscire ad emanciparsene (si ricordino gli estenuanti 170 minuti di The Aviator e gli altrettanto incresciosi 160 di Gangs of New York); The Departed sfiora i 150 minuti, stirando a lungo una sceneggiatura che avrebbe benissimo potuto essere contenuta in più modici 90 - 100 minuti; b) Il prologo iniziale, immancabilmente (Taxi Driver e L'Età dell'Innocenza esclusi) rappresentato da una digressione sull'infanzia del protagonista, della quale si mette in evidenza il trauma o il fattore scatenante che giustifichi ed allo stesso tempo legittimi il suo successivo modus operandi e le sue scelte; Insistente messaggio sul fatalismo che condiziona la vita di ciascuno? Direi piuttosto che si tratta di un crollo di fantasia dello sceneggiatore, o di un pigro accomodamento su di un plot ormai collaudato; c)Il sangue: fiumi di sangue schizzato sull'obiettivo della macchina da presa a causa di armi da fuoco, lame affilate o pugni e sberle supersoniche, che farebbero invidia a Mazinga Zeta; d) Il gergo preso (???) dalle strade ed arricchito da disinibite espressioni ripetitive: "pompino, cazzo e fica" quale intercalare di un realismo nei dialoghi ricercato, ma non trovato. e) Ultimo (ormai da tre film a questa parte) il bambolotto Di Caprio, espressivo come Ciccio Bello e motivato dal chiaro intento di stringere tra le paffute dita la statuetta dell'Academy.
La formula Scorsese continua imperterrita. Ma ormai ha stancato
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(di alanis)
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silvia
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lunedì 6 novembre 2006
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no, non ci siamo.
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e nello scrivere* non ci siamo* mi viene da piangere. Ho negli occhi altri film, ce li ho nell'anima. Il pathos creato da *quei bravi ragazzi*. riuscivano ad essere simpatici quei gangster da quattro soldi, e a momenti patteggiavi per loro, fino al momento in qui massacravano palesemente la vittima di turno...ed allora tornavi sui tuoi passi....insomma, non ti rendevi conto che eri completamente nelle mani del regista che ti prendeva, ti stordiva, poi di biuttava acqua addosso per svegliarti.Faceva di te quello che gli andava. E lo faceva con grande maestria. Ti trasmetteva esattamente cio' che il suo sangue gli indicava, o il suo pisello. Lo stesso.
Che freddezza questo film, che scollegamento.
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e nello scrivere* non ci siamo* mi viene da piangere. Ho negli occhi altri film, ce li ho nell'anima. Il pathos creato da *quei bravi ragazzi*. riuscivano ad essere simpatici quei gangster da quattro soldi, e a momenti patteggiavi per loro, fino al momento in qui massacravano palesemente la vittima di turno...ed allora tornavi sui tuoi passi....insomma, non ti rendevi conto che eri completamente nelle mani del regista che ti prendeva, ti stordiva, poi di biuttava acqua addosso per svegliarti.Faceva di te quello che gli andava. E lo faceva con grande maestria. Ti trasmetteva esattamente cio' che il suo sangue gli indicava, o il suo pisello. Lo stesso.
Che freddezza questo film, che scollegamento. Che sceneggiatura banale ed faticosamente intricata. Ovviamente, Di Caprio o Damon, (ma soprattutto Di Caprio) insegnano a recitare, come sempre. Ma come non mi piace il modo di gesticolare di Nicholson. Un italiano gesticolerebbe cosi'? Ma dai...
Un mafioso venderebbe alla mafia cinese microchip tarocchi e quelli non li controllano? E poi, sfugge a tutti il movente....boh.
La psicologa, ma da dove sbuca, dove vuole andare, che cosa vuole? Si tromba il poliziotto, si tromba l'altro poliziotto, fa un figlio con il primo ma ammicca con il secondo.....bah.
Insomma, spero che Scorsese abbia preso un granchione e se ne accorga e prima possibile sforni qualcosa al SUO livello.
Non basta caro Martin, un cast d'eccezzione.
No.
Silvia
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ellington66
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lunedì 6 novembre 2006
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si salvano solo alcuni attori
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Ma come fate a dire che è il miglior film dell'ultimo Scorsese. Un film di questo livello con una sceneggiatura così scontata e piena di bufale non si era mai visto. Ma vi sembra credibile che a BOSTON (ripeto Boston) vanno a prendere il boss che vende armi alla Cina e non pattugliano il fiume? O che un agente simuli una sparatoria e poi pulisca l'arma da tutte le impronte? E chi avrebbe sparato? L'uomo senza mano? Ed in quella scena due morti su tre non sparano mai, dunque basta una semplice prova stub per capire che c'è qualcosa che non va, altro che medaglia al superstite. Se si vuole fare un film sul bene ed il male e si sceglie lo strumento del thriller bisogna fare una storia un minimo credibile, altrimenti è solo una esercitazione da regista innamorato di se e degli attori.
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turi catania
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domenica 5 novembre 2006
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vite parallele al di là del bene e del male?
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Spettacolo superlativo e imperdibile: incessanti emozioni sgorgano ininterrottmente da immagini e atmosfere magistralmente costruite e da personaggi superbamente interpretati, i tre indimenticabili protagonisti, e fra essi certamente il maestososo e luciferino Nicolson, varcheranno le soglie dell'olimpo cinematografico, precedututi dal loro mentore, Martin Scorsese assiso definitivamente fra i grandi registi del tempo.
La "finzione" narrativa è di estrema ambizione per le implicazioni simboliche che vuole lumeggiare: attreverso la Talpa - piccolo animale che per sopravvivere scava e si nutre di vermi! - Scorsese sembra volerci dire, contro facili e banali manicheismi fra bene e male, che questi due primari protagonisti della vita collettiva e individuale, della Polis e del Cives, non abitano nelle sponde opposte del fiume, l'uno immemore dell'altro, anzi contro l'altro armato, tutt'altro! Ognuno è un inestricabile intreccio di opposte pulsioni e tensioni: si vive in un intercambiabile ruolo ora di vittima ora di carnefice, di se stesso non meno, a volte, che degli altri.
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Spettacolo superlativo e imperdibile: incessanti emozioni sgorgano ininterrottmente da immagini e atmosfere magistralmente costruite e da personaggi superbamente interpretati, i tre indimenticabili protagonisti, e fra essi certamente il maestososo e luciferino Nicolson, varcheranno le soglie dell'olimpo cinematografico, precedututi dal loro mentore, Martin Scorsese assiso definitivamente fra i grandi registi del tempo.
La "finzione" narrativa è di estrema ambizione per le implicazioni simboliche che vuole lumeggiare: attreverso la Talpa - piccolo animale che per sopravvivere scava e si nutre di vermi! - Scorsese sembra volerci dire, contro facili e banali manicheismi fra bene e male, che questi due primari protagonisti della vita collettiva e individuale, della Polis e del Cives, non abitano nelle sponde opposte del fiume, l'uno immemore dell'altro, anzi contro l'altro armato, tutt'altro! Ognuno è un inestricabile intreccio di opposte pulsioni e tensioni: si vive in un intercambiabile ruolo ora di vittima ora di carnefice, di se stesso non meno, a volte, che degli altri.
Mi appartiene e mi consola questa illuministica visione delle vita e degli uomini, questo spettacolare monito contro i pre-giudzi fra i buoni e i cattivi: i primi non lo sono sempre e comunque i secondi non sono definitivamnte tali. Meno consolante, ma purtroppo concreta e vera, l'idea che gli uomini o la sorte non operino sottili distinguo, ed emettono la stessa eguale condanna di morte per i giusti e gli ingiusti (rectius:per coloro che hanno cercato di far prevalere il bene, rispetto a chi è stato maggiormente o definitivamnete soggiogato dal male).
Il male trionfa, non il bene, e nella sua forma peggiore, nell'atto di vendetta privata, che chiude ingloriosamente il film: la civiltà costruita sul monopolio della forza statuale, per quanto imperfetta e talvolta censurabile fino all'esecrazione, è tuttavia preferiibile all'inciviltà rozza e e oscurantista del farsi "giustizia" da sè, salvo il naturale e incoercibile diritto di difesa legittima contro un attacco ingiusto e attuale.
Infine, se non ci seducono i luccichii delle cupole dorate, chè, anzi vivificano e sollecitano la sensibilità critica contro le false apparenze e le vanità del mondo, con maggior forza vorremmo uccidere, e con noi crediamo anche l'eccellente Scorsese, tutti gli immondi topi, che dentro e fuori di noi, vorrebbero rodere la nostra umanissima capacità di amare e di volere bene, e senza distinzioni, l'Altro.
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cla
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domenica 5 novembre 2006
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eccellente !!
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Bello....interessante..non ti lascia un momento di respiro .... finale shock....da vedere
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marco roma
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domenica 5 novembre 2006
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capolavoro!
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Straordinario!!! Davvero un filmone tutto bello a partire dalla sceneggiatura x finire con delle interpretazioni sublimi!Jack Nicholson doppiato da Giancarlo Giannini è la chicca di un film che và oltre e che ci fà amare il cinema!
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totò
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sabato 4 novembre 2006
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peccato gli ultimi minuti!
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Fosse finito pochi secondi prima avrebbe strappato una stellina in più! Forse l'aspetto meno convicente è la sceneggiatura: parte male -l'inizio fa pensare a tutt'altro genere di film-, si riprende alla grande, ti incolla alla sedia e poi si incarta, si smonta e finisce in maniera scontata facendoti alzare con in gola un bel " ma vaffa...!"
Ma dov'è finito il vero Scorsese?!
[+] 2,5/3
(di umbè)
[ - ] 2,5/3
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er cicoriaa
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sabato 4 novembre 2006
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aoh
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Aoh Ma sto filme spakka popio E' come a macina : Decappio è mitico artro Ke lorenzOlivier
[+] bella zi!!!!!!
(di er bietaaa)
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(di marydee)
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