alessio biancucci
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sabato 4 novembre 2006
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quando scorsese ti rimane addosso
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L'ambiguità, la doppiezza. L'assillo di una società che non contempla coerenza o trasparenza. Nessuno può fidarsi di nessuno. Né tra le guardie, né tra i ladri. Ed è per questo che non appare sempre nitida e perentoria la distinzione tra buoni e cattivi. Soltanto il finale suggerisce un brivido di speranza che però stenta ad essere coinvolgente. Anche perché doveva finire sull'ascensore, questo imperdibile The Departed. Invece Scorsese decide di rassicurare il pubblico americano e in fondo anche se stesso, lasciando morire il cattivo in una sequenza talmente asettica da essere percepita come aliena dal resto del film. Un film comunque molto ispirato, in cui Scorsese decide che è il momento di lavorare sul cinema.
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L'ambiguità, la doppiezza. L'assillo di una società che non contempla coerenza o trasparenza. Nessuno può fidarsi di nessuno. Né tra le guardie, né tra i ladri. Ed è per questo che non appare sempre nitida e perentoria la distinzione tra buoni e cattivi. Soltanto il finale suggerisce un brivido di speranza che però stenta ad essere coinvolgente. Anche perché doveva finire sull'ascensore, questo imperdibile The Departed. Invece Scorsese decide di rassicurare il pubblico americano e in fondo anche se stesso, lasciando morire il cattivo in una sequenza talmente asettica da essere percepita come aliena dal resto del film. Un film comunque molto ispirato, in cui Scorsese decide che è il momento di lavorare sul cinema. Sul linguaggio cinematografico. Piani sequenza avvolgenti, movimenti di macchina impeccabili, soprattutto quando la gru offre il suo indelebile punto di vista sulla realtà. Scelte stilistiche di una qualità che raramente si vede in giro. La colonna sonora non la smette di arricchire la narrazione. Ma anche i dialoghi sono venerabili, incalzanti, puntualmente cuciti addosso ad un cast faraonico. A tal proposito, è vero che Matt Damon è forse il meno brillante, ma anche su Di Caprio bisogna essere chiari: il fatto che qui sia al suo apice d'intensità non significa certo avere di fronte un altro Al Pacino. Jack Nicholson è insuperabile anche quando rischia di tracimare, mentre tutti gli altri, a partire da Martin Sheen, garantiscono un pathos piacevolmente pervasivo.
Il fatto che i due protagonisti condividano la stessa psicanalista (più sul letto che sul lettino) può sembrare una forzatura, utile ad abbassare il ritmo quando si deve procedere in levare, ma comunque risolta con maestria nell'ultima parte. D'altronde in questi casi la semiotica è determinante per lo sceneggiatore: il film è scritto benissimo, nonostante talvolta si rischi il deragliamento per sovraccarico.
Ma quando esci dal cinema e senti che la pellicola ti è rimasta addosso significa che l'arte ha sognato la sua opera.
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giopaci
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venerdì 3 novembre 2006
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il dolore ha una sola voce
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i film davvero belli fanno male. perchè c'è più vita in quella pellicola, in quei personaggi fatti di parole scritte e interpretazioni più o meno buone, per la profondità di significato concentrata in un tempo relativamente breve, per la capacità di comprensione della realtà che ci supera e per la capacità di comunicarcela. scorsese è sempre stato il regista che più di ogni altro è stato in grado di trovare un linguaggio per raccontare le nevrosi con le quali ciascuno di noi si confronta. è il regista che meglio degli altri ha raccontato - senza mai spiegare(nessuno dorvebbe avere la presunzione di farlo) - i "luoghi oscuri", la sofferenza, il tormento e l'estasi - ovvero tutto ciò che da spessore, densità alla vita.
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i film davvero belli fanno male. perchè c'è più vita in quella pellicola, in quei personaggi fatti di parole scritte e interpretazioni più o meno buone, per la profondità di significato concentrata in un tempo relativamente breve, per la capacità di comprensione della realtà che ci supera e per la capacità di comunicarcela. scorsese è sempre stato il regista che più di ogni altro è stato in grado di trovare un linguaggio per raccontare le nevrosi con le quali ciascuno di noi si confronta. è il regista che meglio degli altri ha raccontato - senza mai spiegare(nessuno dorvebbe avere la presunzione di farlo) - i "luoghi oscuri", la sofferenza, il tormento e l'estasi - ovvero tutto ciò che da spessore, densità alla vita. tutto quello che stimola la ricerca di un senso, per quanto questo si nasconda bene. per quanto questo possa non esistere nemmeno. ciascuno di noi è chiamato a creare il proprio. per scorsese, lo sappiamo bene, è fare film.
è anche una riflessione matura sulla violenza quest'ultimo film, tema sempre presente nel suo cinema, e che ora si scopre come "l'argomento privilegiato" della sua poetica, nel quale si sublima la sua ricerca di una verità che sappia redimere il reale, raggiungere l'assoluto, la catarsi, dio. forse si può considerare, alla luce di quest'ultima opera, come l'inesorabile percorso della sovrabbondanza della vita, in questo del tutto simile all'amore. che non ha volto, ne morale, ne significato ma un'unica voce, quella del dolore.
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diomede917
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venerdì 3 novembre 2006
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essere o non essere
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Dopo aver ispirato i gangster movie dell'oriente Martin Scorsese compie il viaggio al contrario con il remake di un Blockbuster di Hong Kong Infernal Affairs. Una storia molto contorta e per molti aspetti molto Shakesperiana, c'e il tema del doppio (il bene e il male che accompagna il titolo), la perdita dell'identità e per certi versi anche dell'anima, personalità forti che si sostituiscono a padri mai avuti. The departed è molto di più di un poliziesco, è una storia di uomini che cercano di adattare l'ambiente al proprio volere, uomini violenti che hanno un loro codice ma che non riescono ad amare fino in fondo, sono uomini irlandesi che nemmeno la psicanalisi riesce a capire. Sta prorpio lì la vera trovata di Scorsese ambientare questa storia che viene da lontano in una realtà lontana da lui niente mafia italiana neyorkese ma mafia irlandese di Boston, anche lo stile non sembra proprio scorsesiano alcune volte ho avuto la sensazione che fosse Micheal Mann in cabina di regia.
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Dopo aver ispirato i gangster movie dell'oriente Martin Scorsese compie il viaggio al contrario con il remake di un Blockbuster di Hong Kong Infernal Affairs. Una storia molto contorta e per molti aspetti molto Shakesperiana, c'e il tema del doppio (il bene e il male che accompagna il titolo), la perdita dell'identità e per certi versi anche dell'anima, personalità forti che si sostituiscono a padri mai avuti. The departed è molto di più di un poliziesco, è una storia di uomini che cercano di adattare l'ambiente al proprio volere, uomini violenti che hanno un loro codice ma che non riescono ad amare fino in fondo, sono uomini irlandesi che nemmeno la psicanalisi riesce a capire. Sta prorpio lì la vera trovata di Scorsese ambientare questa storia che viene da lontano in una realtà lontana da lui niente mafia italiana neyorkese ma mafia irlandese di Boston, anche lo stile non sembra proprio scorsesiano alcune volte ho avuto la sensazione che fosse Micheal Mann in cabina di regia. Scorsese si appoggia molto sulle sofferenze dei propri personaggi questo anche grazie allo stato di grazia di un Nicholson in formissima e un Di Caprio sempre più maturo in grado di reggere alla grande il confronto, un plauso anche ai caratteristi da Whalberg a un imbolsito Baldwin e a un toccante Martin Sheen.
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stefano
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venerdì 3 novembre 2006
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i cattivi ragazzi di martin scorsese
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Con "The departed", la sua ultima fatica cinematografica in ordine di tempo, il grande regista Martin Scorsese è tornato al genere a lui più congeniale, vale a dire il gangster-movie, chiudendo così la parentesi più tipicamente hollywoodiana che aveva segnato gli ultimi anni della sua produzione, con ambiziosi kolossal quali "Gangs of New York" e "The Aviator". Al contrario "The departed", remake della trilogia orientale "Infernal affairs", è un magnifico, sanguinario, elettrizzante poliziesco in piena regola, con tanto di agenti segreti e spietati criminali. Un film che è una riflessione amara e impietosa sulla violenza metropolitana (proseguendo così il discorso già impostato da Scorsese con film quali "Mean streets" e l'indimenticabile "Taxi driver"), sul mondo del crimine (ricordate i rapaci gangster di "Quei bravi ragazzi"?) e sul difficile rapporto tra individuo e identità (un tema centrale in questa pellicola in cui ogni personaggio nasconde ciò che veramente è).
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Con "The departed", la sua ultima fatica cinematografica in ordine di tempo, il grande regista Martin Scorsese è tornato al genere a lui più congeniale, vale a dire il gangster-movie, chiudendo così la parentesi più tipicamente hollywoodiana che aveva segnato gli ultimi anni della sua produzione, con ambiziosi kolossal quali "Gangs of New York" e "The Aviator". Al contrario "The departed", remake della trilogia orientale "Infernal affairs", è un magnifico, sanguinario, elettrizzante poliziesco in piena regola, con tanto di agenti segreti e spietati criminali. Un film che è una riflessione amara e impietosa sulla violenza metropolitana (proseguendo così il discorso già impostato da Scorsese con film quali "Mean streets" e l'indimenticabile "Taxi driver"), sul mondo del crimine (ricordate i rapaci gangster di "Quei bravi ragazzi"?) e sul difficile rapporto tra individuo e identità (un tema centrale in questa pellicola in cui ogni personaggio nasconde ciò che veramente è). Ma "The departed" è anche e soprattutto un appassionante e formidabile thriller a base di doppi giochi e di raggiri mortali, una partita a scacchi che inchioda lo spettatore alla poltrona con una serie di colpi di scena e di sequenze mozzafiato. Ed è, in fondo, un ironico gioco di specchi tra i due protagonisti / antagonisti, il tormentato Billy Costigan, agente FBI dal fosco passato infiltrato nel mondo del crimine di Boston, e il rampante e ambizioso poliziotto Colin Sullivan, braccio destro del boss Frank Costello (un mefistofelico Jack Nicholson in stato di grazia, alle prese con un eccezionale ruolo da cattivo); al punto che il titolo più congeniale sarebbe potuto essere proprio "La talpa". E infatti, i due rivali non faranno altro che rincorrersi e sfidarsi a colpi di astuzia, nel reciproco tentativo di smascherarsi, per tutto il corso del film. E come nei classici del vecchio Hitchcock, anche in questo caso sarà un singolo oggetto (il cosiddetto McGuffin) a scoprire il gioco dei due protagonisti, determinando il precipitare degli eventi (e non vi nascondo con orgoglio che guardando il film io avevo già previsto, con una geniale intuizione, quello che sarebbe accaduto di lì a poco a causa di quest'oggetto - ma non aggiungo altro per non rovinarvi la sorpresa). L'unico appunto, secondo me, riguarda invece il finale: ovvio aspettarsi un esito drammatico, più che giusto dato il tono del film, ma negli ultimi minuti la storia perde decisamente di ritmo e la trama si aggroviglia un po' su se stessa, dando luogo a una serie eccessiva di colpi di scena e lasciando qualche interrogativo irrisolto... e d'accordo che il titolo del film è più o meno "Il defunto", ma c'era proprio bisogno di una morìa di personaggi sulla falsariga di "Amleto"? A parte questa parentesi, "The departed" resta comunque un film di altissimo livello, ricco di tensione, ben scritto, superbamente recitato da tutto il cast (Jack Nicholson e Leonardo DiCaprio sopra tutti), e magistralmente diretto da Mr. Scorsese, che con quest'ennesima prova del suo indiscusso talento quest'anno è in pole position per aggiudicarsi finalmente un meritatissimo premio Oscar come miglior regista (sarebbe il primo della sua carriera). Dunque, non ci resta che fare il tifo per lui, augurandogli che nei prossimi anni continui a regalarci altri gioielli di questo calibro. Nel frattempo, andate al cinema a godervi questo imperdibile thriller, e mi raccomando... occhio alla talpa!
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gulliver
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giovedì 2 novembre 2006
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finale ridicolo
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Per quasi tutto il tempo, è un film notevole: una storia di doppia infiltrazione, uno sbirro (di CAprio) nell'organizzazione criminale e un criminale faccia d'angelo ( Damon) nella polizia.
Il film fila liscio e intrigante fino alla morte di F.C. ; dopodichè, il vero marasma. Di CAprio ha le prove per incastrarlo, lì e ora, alla polizia, ma non lo fa. Si procura prove migliori ( come?) e invece di mandarle alla polizia le spedisce alla fidanzata. Poi pretende di arrestarlo, chiama il primo venuto perchè si fida di lui (?!?) e salta fuori una terza talpa, la quale non s'è vista per tutto il film, non si sa chi l'ha chiamata, uccide tutti senza motivo e viene ucciso giustamente da DAmon ( "questo è scemo, meglio farlo fuori) In mezzo minuto si crea un mucchietto di cadaveri che nemmeno Tarantino in vena di scherzi.
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Per quasi tutto il tempo, è un film notevole: una storia di doppia infiltrazione, uno sbirro (di CAprio) nell'organizzazione criminale e un criminale faccia d'angelo ( Damon) nella polizia.
Il film fila liscio e intrigante fino alla morte di F.C. ; dopodichè, il vero marasma. Di CAprio ha le prove per incastrarlo, lì e ora, alla polizia, ma non lo fa. Si procura prove migliori ( come?) e invece di mandarle alla polizia le spedisce alla fidanzata. Poi pretende di arrestarlo, chiama il primo venuto perchè si fida di lui (?!?) e salta fuori una terza talpa, la quale non s'è vista per tutto il film, non si sa chi l'ha chiamata, uccide tutti senza motivo e viene ucciso giustamente da DAmon ( "questo è scemo, meglio farlo fuori) In mezzo minuto si crea un mucchietto di cadaveri che nemmeno Tarantino in vena di scherzi.
E così diventa una farsa: non torna più niente, nulla ha più senso. Alla fine il povero Damon viene ucciso, perchè il cattivone non può restare impunito.
E allora, alla luce di un finale così balordamente ridicolo e privo di senso al mondo, rivaluti tutto il film in negativo: perchè, se Nicholson è convinto che Di caprio è la talpa non lo uccide? E perchè Damon provoca una retata che li fa fuori tutti, dopo aver cercato di proteggerli un momento prima? E poi tutta lì l'organizzazione criminale tremenda? Sei persone? Perchè fanno fuori Charlie Sheen, ce l'hanno con lui per APocalipse now?
Si esce dalla sala con la sensazione che la trama ha più buchi del groviera. GRande colonna sonora, comunque.
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gulliver
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giovedì 2 novembre 2006
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finale ridicolo
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Per quasi tutto il tempo, è un film notevole: una storia di doppia infiltrazione, uno sbirro (di CAprio) nell'organizzazione criminale e un criminale faccia d'angelo ( Damon) nella polizia.
Il film fila liscio e intrigante fino alla morte di F.C. ; dopodichè, il vero marasma. Di CAprio ha le prove per incastrarlo, lì e ora, alla polizia, ma non lo fa. Si procura prove migliori ( come?) e invece di mandarle alla polizia le spedisce alla fidanzata. Poi pretende di arrestarlo, chiama il primo venuto perchè si fida di lui (?!?) e salta fuori una terza talpa, la quale non s'è vista per tutto il film, non si sa chi l'ha chiamata, uccide tutti senza motivo e viene ucciso giustamente da DAmon ( "questo è scemo, meglio farlo fuori) In mezzo minuto si crea un mucchietto di cadaveri che nemmeno Tarantino in vena di scherzi.
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Per quasi tutto il tempo, è un film notevole: una storia di doppia infiltrazione, uno sbirro (di CAprio) nell'organizzazione criminale e un criminale faccia d'angelo ( Damon) nella polizia.
Il film fila liscio e intrigante fino alla morte di F.C. ; dopodichè, il vero marasma. Di CAprio ha le prove per incastrarlo, lì e ora, alla polizia, ma non lo fa. Si procura prove migliori ( come?) e invece di mandarle alla polizia le spedisce alla fidanzata. Poi pretende di arrestarlo, chiama il primo venuto perchè si fida di lui (?!?) e salta fuori una terza talpa, la quale non s'è vista per tutto il film, non si sa chi l'ha chiamata, uccide tutti senza motivo e viene ucciso giustamente da DAmon ( "questo è scemo, meglio farlo fuori) In mezzo minuto si crea un mucchietto di cadaveri che nemmeno Tarantino in vena di scherzi.
E così diventa una farsa: non torna più niente, nulla ha più senso. Alla fine il povero Damon viene ucciso, perchè il cattivone non può restare impunito.
E allora, alla luce di un finale così balordamente ridicolo e privo di senso al mondo, rivaluti tutto il film in negativo: perchè, se Nicholson è convinto che Di caprio è la talpa non lo uccide? E perchè Damon provoca una retata che li fa fuori tutti, dopo aver cercato di proteggerli un momento prima? E poi tutta lì l'organizzazione criminale tremenda? Sei persone? Perchè fanno fuori Charlie Sheen, ce l'hanno con lui per APocalipse now?
Si esce dalla sala con la sensazione che la trama ha più buchi del groviera. GRande colonna sonora, comunque.
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(di stefano)
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mr.kubrick
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giovedì 2 novembre 2006
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splendido
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Opera sublime.Finalmenteun film degno,gli attori sono bravissimi soprattutto Jack Nicholson che non delude mai le aspettative.Un plauso anche a Martin Scorsese che di questi tempi è uno dei pochi registi che sa fare ancora del cinema.
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nignamorena
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giovedì 2 novembre 2006
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the departed
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BEL FILM DAVVERO NEL PANORAMA DEL NONNULLA DI QUESTA STAGIONE,A PARTE QUALCHE COMMEDIA CARINA MA NIENTEDICHE, FINALMENTE UN BEL FILM,PUò SEMBRARE LUNGO MA NON CI SI ANNOIA FINO ALLA FINE,MAI SCONTATO NEMMENO NEI TITOLI DI CODA!
VIOLENZA POI QUELLA GIUSTA CHE NON DISGUSTA.
GLI ATTORI MOLTO CONVINCENTI E JACK NICHOLSON SEMPRE IN GRANDE FORMA.INSOMMA MOLTO SODDISFATTA,E LO DICE UNA CHE ODIA QUESTO GENERE.SICURAMENTE DA VEDERE.SCONVOLGENTE IL FINALE!!!!!
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nastri
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giovedì 2 novembre 2006
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chi è il regista che ha voluto imitare scorsese
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scorrevano i titoli di coda e scuotevo la testa. mi domandavo chi fosse il regista che imitava SCORSESE. ho trovato il film ottimamente girato, bella la sceneggiatura, che ricordo non essere di Scorsese, quindi non un suo merito, montaggio efficace...però..non prendetemi in giro..Nicholson (che adoro)gigioneggia con tutto il repertorio di faccette, senza contare i ridicoli tentativi di renderlo più malvagio(la mano mozzata, la cocaina in faccia, la camicia sporca di sangue). Di Caprio non durerebbe 20 minuti nel giro della malavita organizzata. Matt Damon trova un nuovo ruolo quello del giovane intelligente che finge(il talento di mr Ripley, bounrn identity, genio ribelle, il giocatore). Certo i ragazzi riempiono le sale.
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scorrevano i titoli di coda e scuotevo la testa. mi domandavo chi fosse il regista che imitava SCORSESE. ho trovato il film ottimamente girato, bella la sceneggiatura, che ricordo non essere di Scorsese, quindi non un suo merito, montaggio efficace...però..non prendetemi in giro..Nicholson (che adoro)gigioneggia con tutto il repertorio di faccette, senza contare i ridicoli tentativi di renderlo più malvagio(la mano mozzata, la cocaina in faccia, la camicia sporca di sangue). Di Caprio non durerebbe 20 minuti nel giro della malavita organizzata. Matt Damon trova un nuovo ruolo quello del giovane intelligente che finge(il talento di mr Ripley, bounrn identity, genio ribelle, il giocatore). Certo i ragazzi riempiono le sale. sono tornato a casa e ho rivisto Quei bravi ragazzi...non scherziamo vi prego.
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[+] si e no
(di marydee)
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marco
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giovedì 2 novembre 2006
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the departed e scorsese ci lascia? ...no...
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Quanti di voi credono che realmente il grande Martin lasci la sua seggiola da regista? Io mi schiero con i no...
Leonardo, Jack & Matt. Solo a leggere il nome di Jack Nicholson sale un brivido lungo la schiena sia per chi se lo ricodrda sotto le vesti del Dr. Buddy (Terapia d'urto)o chi (con un po' di capelli bianchi in testa) se lo ricorda sotto la direzione di Stanley Kubrick (The Shining). Leonardo & Matt devono essere orgogliosi di loro stesso affiancati da Jack e diretti da Martin non possono altro che fare un figurone.
E non ci resta che avviarci verso il cinema sperando che Scorsese abbia dichiarato di "DIPARTIRSI" dalla seggiola solo per aumentare l'audience...
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