Spettacolo superlativo e imperdibile: incessanti emozioni sgorgano ininterrottmente da immagini e atmosfere magistralmente costruite e da personaggi superbamente interpretati, i tre indimenticabili protagonisti, e fra essi certamente il maestososo e luciferino Nicolson, varcheranno le soglie dell'olimpo cinematografico, precedututi dal loro mentore, Martin Scorsese assiso definitivamente fra i grandi registi del tempo.
La "finzione" narrativa è di estrema ambizione per le implicazioni simboliche che vuole lumeggiare: attreverso la Talpa - piccolo animale che per sopravvivere scava e si nutre di vermi! - Scorsese sembra volerci dire, contro facili e banali manicheismi fra bene e male, che questi due primari protagonisti della vita collettiva e individuale, della Polis e del Cives, non abitano nelle sponde opposte del fiume, l'uno immemore dell'altro, anzi contro l'altro armato, tutt'altro! Ognuno è un inestricabile intreccio di opposte pulsioni e tensioni: si vive in un intercambiabile ruolo ora di vittima ora di carnefice, di se stesso non meno, a volte, che degli altri.
Mi appartiene e mi consola questa illuministica visione delle vita e degli uomini, questo spettacolare monito contro i pre-giudzi fra i buoni e i cattivi: i primi non lo sono sempre e comunque i secondi non sono definitivamnte tali. Meno consolante, ma purtroppo concreta e vera, l'idea che gli uomini o la sorte non operino sottili distinguo, ed emettono la stessa eguale condanna di morte per i giusti e gli ingiusti (rectius:per coloro che hanno cercato di far prevalere il bene, rispetto a chi è stato maggiormente o definitivamnete soggiogato dal male).
Il male trionfa, non il bene, e nella sua forma peggiore, nell'atto di vendetta privata, che chiude ingloriosamente il film: la civiltà costruita sul monopolio della forza statuale, per quanto imperfetta e talvolta censurabile fino all'esecrazione, è tuttavia preferiibile all'inciviltà rozza e e oscurantista del farsi "giustizia" da sè, salvo il naturale e incoercibile diritto di difesa legittima contro un attacco ingiusto e attuale.
Infine, se non ci seducono i luccichii delle cupole dorate, chè, anzi vivificano e sollecitano la sensibilità critica contro le false apparenze e le vanità del mondo, con maggior forza vorremmo uccidere, e con noi crediamo anche l'eccellente Scorsese, tutti gli immondi topi, che dentro e fuori di noi, vorrebbero rodere la nostra umanissima capacità di amare e di volere bene, e senza distinzioni, l'Altro.
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bucuje
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sabato 11 novembre 2006
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povero scorsese
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Il battage pubblicitario mi ha spinto a vedere il film. Che pena! Dov'è finito lo Scorsese di Mean Streets, Taxi Driver, Goodfellas? Una trama ridicola ed improponibile, un finale alla spaghetti-western (morti a catena). Ma quale capolavoro?
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stella5
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lunedì 13 novembre 2006
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cosa intendi per spaghetti-western?
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Se per spaghetti-western intendi i film di Sergio Leone...beh è tutt'altro che una critica quella che fai! I film di Leone sono dei capolavori!...come lo è questo grande film
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cinemacinico
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martedì 14 novembre 2006
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nicholson, con l'h!
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A parte la retorica. Ma più che altro NICHOLSON si scrive con l'h. Altrimenti puoi tranquillamente curarti la meningite.
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turi
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mercoledì 15 novembre 2006
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x cinemacinico (rectius :asino ragliante)
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bene, bravo sai scrivere correttamente nicolson: puoi considerarti appagato, inutile coltivare altre aspirazioni, per te sarebbero comunque ultra vires:
P.S. per la tua idiozia non ci sono cure idonee
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felix
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giovedì 16 novembre 2006
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per cinemacinico
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per cinemacinico.
Trovo il commento di Turi Catania di particolare interesse e spunto per profonde riflessioni. Sarebbe interessante conoscere il concetto di retorica di cinemacinico, possibilmente con frasi che contemplino il soggetto.
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paolo
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domenica 26 novembre 2006
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francamente...
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...il film è carino, nulla di più, nulla di meno.
tarantino è alcune migliaia di chilometri più in la, leone in un altro mondo.
chi non capisce la differenza tra l'originale e la copia si appenda contento una bella gioconda in cucina.
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roberto
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martedì 24 aprile 2007
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beh...mi sembra in pò retorica la tua recensione
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se quelli sono il bene e il male, allora io sono DIo! scusami, ma questo film è un polpettone, pura fiction poliziesca che non riesce però ad elevarsi ad alto intrattenimento, inoltre la sceneggiatura è mal gestita, con contraddizioni ebuchi enormi.
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mr. distopia
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mercoledì 11 giugno 2014
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l'illusione del dualismo tra bene e male
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Quello che mi ha colpito di più di questo film sta nel fatto che non è affetto dalla banalità dei ruoli del bene e del male, durante tutto il film si confondono fino a collidere. Il personaggio di Matt Damon potrebbe essere visto all'inizio del film come il buono e viceversa per quello di Di Caprio, ma il genio sta proprio in questo: confondere i ruoli, mai cadere nella banalità, perché nella realtà è proprio così, il confine tra bene e male quasi non esiste più.Comunque grande prova attoriale per Di Caprio.
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