turs
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domenica 26 marzo 2006
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non penso sia un film su berlusconi
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La mia opinione è che non sia un film contro Berlusconi, o su Berlusconi. E' ANCHE un film su di lui, ma raccontato come il PRODOTTO di una crisi culturale, sociale, politica che investe il nostro Paese.
Berlusconi non è assolutamente la causa della nostra involuzione, semmai ne è lo specchio.
Per questo il film racconta principalmente altro, come la banalità di molti divorzi, e la conseguente sofferenza dei figli. La crisi personale di Silvio Orlando si intreccia con quella del Paese: fateci caso, tutti nel film sembrano agire senza aver coscienza di quello che fanno. Si divorzia senza saper bene perchè. Si lavora ma si è persa la passione per il proprio lavoro (vedi l'opportunismo dell'attore-macchietta intepretato da Michele Placido).
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La mia opinione è che non sia un film contro Berlusconi, o su Berlusconi. E' ANCHE un film su di lui, ma raccontato come il PRODOTTO di una crisi culturale, sociale, politica che investe il nostro Paese.
Berlusconi non è assolutamente la causa della nostra involuzione, semmai ne è lo specchio.
Per questo il film racconta principalmente altro, come la banalità di molti divorzi, e la conseguente sofferenza dei figli. La crisi personale di Silvio Orlando si intreccia con quella del Paese: fateci caso, tutti nel film sembrano agire senza aver coscienza di quello che fanno. Si divorzia senza saper bene perchè. Si lavora ma si è persa la passione per il proprio lavoro (vedi l'opportunismo dell'attore-macchietta intepretato da Michele Placido). Si vota e ci si fa eleggere, ma anche lì non si capisce bene il motivo. E' davvero politica? Oppure ormai si recita un copione che fa comodo a entrambi gli schieramenti, a chi detiene un potere e lo vuole mantenere? Si ha, insomma, la coscienza delle nostre azioni? Viviamo o ci lasciamo vivere?
E il cupo finale non è altro che l'amara riflessione di quello che ci aspetta DOPO, dopo il Caimano... Pensate che "quelli di sinistra" aspettino quel momento come una "liberazione"? La visione del film è l'opposto! Sia quelli di sinistra, che quelli di destra, che quelli che non gliene frega nulla dovranno fare i conti con le MACERIE culturali, istituzionali, costituzionali di un Paese che ha vissuto 12 anni spaccato in due, con il clichè del comunista da una parte e il forzista dall'altra che si odiano e si mandano "affa". E la gente che tira le molotov contro i giudici rappresenta lo scollamento che rimane ormai fra noi e le istituzioni, fra noi e lo Stato. Lo Stato... in fondo per noi è solo quel rompiballe che ci chiede le tasse. Il senso di comune rappresentanza, di uguaglianza... Ma che ci frega?
E questa, prima che di Berlusconi, è una colpa nostra.
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riccardo menichetti
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sabato 25 marzo 2006
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un film complesso come la vita
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Sono appena tornato dal cinema e la sensazione prevalente che mi è rimasta dentro è quella di un film difficile ma profondo e umanissimo.
La trama segue stratificazioni diverse e la cosa che colpisce subito è l'emergere della sfera privata della vita del protaginista (Silvio Orlando, un produttore in disgrazia) con il suo dolore, i suoi insuccessi e le sue difficoltà.
L'aspetto politico non è raccontatto tramite l'uso della polimica; Berlusconi resta sullo sfondo e la sua vicenda assumume i caratteri di un sogno/incubo allucinato e allucinannte che arriva -nel finale- ad essere tale anche per lo stesso uomo di Arcore (oltre che per tutti noi).
La frattura fra la vita e le sue frastagliate (e spesso doloroso sfaccetature) e il sogno allucinato di Arcore assurge a simbolo della lontananza di noi tutti da un potere che storicamente oggi è incarnato da un uomo che ha già vinto: ha vinto, come dice, Moretti, perché con le sue televisioni ha cambiato le nostre teste.
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Sono appena tornato dal cinema e la sensazione prevalente che mi è rimasta dentro è quella di un film difficile ma profondo e umanissimo.
La trama segue stratificazioni diverse e la cosa che colpisce subito è l'emergere della sfera privata della vita del protaginista (Silvio Orlando, un produttore in disgrazia) con il suo dolore, i suoi insuccessi e le sue difficoltà.
L'aspetto politico non è raccontatto tramite l'uso della polimica; Berlusconi resta sullo sfondo e la sua vicenda assumume i caratteri di un sogno/incubo allucinato e allucinannte che arriva -nel finale- ad essere tale anche per lo stesso uomo di Arcore (oltre che per tutti noi).
La frattura fra la vita e le sue frastagliate (e spesso doloroso sfaccetature) e il sogno allucinato di Arcore assurge a simbolo della lontananza di noi tutti da un potere che storicamente oggi è incarnato da un uomo che ha già vinto: ha vinto, come dice, Moretti, perché con le sue televisioni ha cambiato le nostre teste. Ecco perché alla fierezza dell'accusa e alla voglia della verità si accosta quasi un senso di rassegnazione.
Il presagio fiale è quanto di più oscuro si può immaginare e spero che davvero l'Italia persegua strade diverse. L'immagine più bella è la rincorsa in macchina dopo il divorzio della coppia protagonista del film (un fantastio Orlando e una vibrante Margherita Buy): un rincorrersi dolce e amaro, dolente come l'esistenza che a volte ci spinge davanti a volte diertro le persone per noi importanti nell'eterno tentativo di non staccarsi, di non perdersi perché anche nel dolore e nel distacco è sempre il bisogno d'amore che, nell'essere umano, vuole essere prevalente.
Film umanissimo, che parla di tutti noi, che accetta l'incompiutezza formale, incompiutezza metaforica dell'imperfezione della vita. Anche se il discorso antiberlusconiano (io direi meglio discorso di verità) è netto, pacato nei toni e chiaro nei contenuti, ciò che mi è rimasto nel cuore, uscito dalla sala, è stata la struggente nostalgia per la vita perfetta che ogniuno vorrebbe. Quella vita che ai più, forse a tutti è negata ma che sempre, da ogniuno di noi, è rincorsa con una dolce disperazione.
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mirko
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sabato 25 marzo 2006
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un bel film. (punto)
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Secondo il mio modesto e personale parere questo di Moretti è un bel film. Sono andato a vederlo quasi certo che non avrei trovato un film di propaganda o contestazione, certo che un artista come Moretti non sarebbe caduto nella maglia mediatica di cui uno schieramento stende la trama e l'altro tesse l'ordito. Così è stato: ho visto un bel film che rappresenta uno spaccato di vita di uomini e donne della nostra società, nella attualità dei giorni nostri così segnata da una persona come il caimano, che come dice Moretti ha già vinto vent'anni fa imponendoci i suoi standard di vita e di pensiero. Uomo le cui citazioni e le cui registrazioni video bastano da sole a rappresentarlo, non serve commento critica o altro basta fare come ha fatto intelligentemente Moretti farle vedere e citarle senza commento se non quello che è una storia che va raccontata, perchè censura e revisionismo storico non ci facciano cadere nell'incubo sapientemente romanzato da Orwell in uno dei suoi più famosi romanzi.
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Secondo il mio modesto e personale parere questo di Moretti è un bel film. Sono andato a vederlo quasi certo che non avrei trovato un film di propaganda o contestazione, certo che un artista come Moretti non sarebbe caduto nella maglia mediatica di cui uno schieramento stende la trama e l'altro tesse l'ordito. Così è stato: ho visto un bel film che rappresenta uno spaccato di vita di uomini e donne della nostra società, nella attualità dei giorni nostri così segnata da una persona come il caimano, che come dice Moretti ha già vinto vent'anni fa imponendoci i suoi standard di vita e di pensiero. Uomo le cui citazioni e le cui registrazioni video bastano da sole a rappresentarlo, non serve commento critica o altro basta fare come ha fatto intelligentemente Moretti farle vedere e citarle senza commento se non quello che è una storia che va raccontata, perchè censura e revisionismo storico non ci facciano cadere nell'incubo sapientemente romanzato da Orwell in uno dei suoi più famosi romanzi. Proprio il finale lo ritengo molto Orwelliano, stupendo, ilfinale è un capolavoro, solo per quello darei anche la quarta stella !!
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domenica 2 aprile 2006
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arte e politica
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Io al film do questo voto.
Perchè al di là degli schieramenti di partito e di conseguenza all'apprezzamento o meno della forza del giudizio morettiano, dico che era un film di cui si aveva bisogno, perchè l'arte, in quanto comunica al popolo inteso come società, è inevitabile che sia politica. (e a chi intende il termine come connotato ai partiti, chiedo una rilettura della voce sul dizionario.)
Di questo film ho apprezzato l'ironia, che sempre è stato un carattere tipicamente italiano (Ironia dico, non pagliacciaggine, caro signor Presidente) che restituisce con forza l'immagine di un paese dove la moralità sta cadendo, aspettando di schiantarsi al suolo.
E per rispondere a molti commenti di basso spessore che ho letto sul sito dico: la prossima volta non giudicate un film degno dei vostri 7,5 euro solo perchè porta un titolo che vi ispira immagini horror.
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Io al film do questo voto.
Perchè al di là degli schieramenti di partito e di conseguenza all'apprezzamento o meno della forza del giudizio morettiano, dico che era un film di cui si aveva bisogno, perchè l'arte, in quanto comunica al popolo inteso come società, è inevitabile che sia politica. (e a chi intende il termine come connotato ai partiti, chiedo una rilettura della voce sul dizionario.)
Di questo film ho apprezzato l'ironia, che sempre è stato un carattere tipicamente italiano (Ironia dico, non pagliacciaggine, caro signor Presidente) che restituisce con forza l'immagine di un paese dove la moralità sta cadendo, aspettando di schiantarsi al suolo.
E per rispondere a molti commenti di basso spessore che ho letto sul sito dico: la prossima volta non giudicate un film degno dei vostri 7,5 euro solo perchè porta un titolo che vi ispira immagini horror.
Se non siete capaci di apprezzare un film che ha come obbiettivo smuovere il torpore delle menti, l'america sforna continuamente film confezionati apposta per voi. Chiedetevi sempre se non state per andare a vedre un film oltre le vostre capacità, il numero delle delusioni potrebbe diminuire.
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venerdì 29 febbraio 2008
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il finale...
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vale da solo tutto il film.Avevo già commentato Il Caimano dopo averlo visto la prima volta.Ora l'ho comprato e riguardato e secondo me l'ultima
scena è veramente...imponente,carica di tragicità e immensamente significativa.Lasciando per un attimo perdere che ha come protagonista berlusconi,è esemplare:sostituiteci chi volete voi(chi 'odia i comunisti' provi a immaginare la figura che so,di stalin).La scena mostra un fenomeno tanto importante quanto grave,la manipolazione del 'popolo' da parte dei 'potenti'.Certo in questo caso assume una valenza più specifica
che universale,ma quest'ultima possiamo benissimo dargliela noi. Ragioniamo sempre con la nostra testa!Anche se a dirti quello che devi fare è il tuo idolo,il tuo capo indiscusso,la maggiore autorità o la persona migliore del mondo,non fermarti alle apparenze,mettici del tuo.
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vale da solo tutto il film.Avevo già commentato Il Caimano dopo averlo visto la prima volta.Ora l'ho comprato e riguardato e secondo me l'ultima
scena è veramente...imponente,carica di tragicità e immensamente significativa.Lasciando per un attimo perdere che ha come protagonista berlusconi,è esemplare:sostituiteci chi volete voi(chi 'odia i comunisti' provi a immaginare la figura che so,di stalin).La scena mostra un fenomeno tanto importante quanto grave,la manipolazione del 'popolo' da parte dei 'potenti'.Certo in questo caso assume una valenza più specifica
che universale,ma quest'ultima possiamo benissimo dargliela noi. Ragioniamo sempre con la nostra testa!Anche se a dirti quello che devi fare è il tuo idolo,il tuo capo indiscusso,la maggiore autorità o la persona migliore del mondo,non fermarti alle apparenze,mettici del tuo...Il discorso che fa il caimano alla folla è:'Se in una democrazia il popolo vuole un uomo a capo del governo,egli ci deve essere e restare,finchè il popolo lo vuole'.Vero.In una democrazia chi ha il potere?Il popolo,non la magistratura.Vero.Ma andiamo oltre!Il problema è reale perchè ho sentito tanta gente difendere berlusconi con questa giustificazione.Andiamo oltre;se ragioniamo,tutti possiamo giungere a un'idea,che è quella della giustizia,che è superiore a ogni altra e che
dice:tutti devono rispettare ed essere puniti secondo la legge,nessuno escluso.Il tribunale che brucia e i giudici aggrediti fanno vedere la mostruosità dell'idea che porta a sacrificare la giustizia in nome dell'ideologia,ideologia di cui il potere si serve per raggiungere i suoi scopi(siano essi di finalità pubblicistica o..privatistica).Non ci sono le ideologie,i miti,i capi:ci sono le idee,i valori e gli uomini che ricoprono delle cariche.Tutte queste cose per fortuna le possiamo decidere noi,con la nostra testa e il nostro ragionare! L'apocalitticità dell'ultima scena potrà forse apparire eccessiva in riferimento al soggetto in particolare,ma non lo è se trasposta in uno scenario più ampio e universale.
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sillogistico
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domenica 26 marzo 2006
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un ottimo moretti
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Uno dei migliori Moretti. La regia e gli attori sono superlativi e senza pecche. Il ritmo incalzante e non annoia. E' un bel prodotto di cinema 'Civile' e non di vuota propaganda. Come dice Moretti durante il film : "Già si sa tutto, Chi voleva informarsi si è già informato, chi non vuole capire peggio per lui.." Insomma un lavoro assolutamente necessario, che più che denunciare, riassume le vergogne e le mediocrità di questi anni.
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giuseppe pastore
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domenica 26 marzo 2006
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ottimo, il miglior moretti
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Nel 2001 Berlusconi vinceva le elezioni e Nanni Moretti si consolava con la Palma d'Oro per "La stanza del figlio". Cinque anni e un'elezione dopo, ritorna col suo Caimano (definizione di Franco Cordero, da "Repubblica" dell'11 aprile 2004) e si chiede: dove siamo finiti?, e molte altre cose. Infatti il film pone continuamente, con angoscia e rabbia sempre crescente, domande: a cui rispondono sorrisini di circostanza, sguardi evasivi, gente che allarga le braccia rassegnata. E' un film nel film: a parte gli inserti con Elio De Capitani che fa il Caimano, fino a cinque minuti dalla fine è una commedia contemporanea dall'ilarità surreale tipica di Moretti, con irresistibili pastrocchi d'antan (l'indefinibile "Cataratte", chef-d'oeuvre della cinematografia del protagonista) e divertite partecipazioni di molti attori e registi (Virzì, Mazzacurati, Catania, Mastandrea, Bertorelli, Montaldo, Sorrentino e tanti altri ancora).
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Nel 2001 Berlusconi vinceva le elezioni e Nanni Moretti si consolava con la Palma d'Oro per "La stanza del figlio". Cinque anni e un'elezione dopo, ritorna col suo Caimano (definizione di Franco Cordero, da "Repubblica" dell'11 aprile 2004) e si chiede: dove siamo finiti?, e molte altre cose. Infatti il film pone continuamente, con angoscia e rabbia sempre crescente, domande: a cui rispondono sorrisini di circostanza, sguardi evasivi, gente che allarga le braccia rassegnata. E' un film nel film: a parte gli inserti con Elio De Capitani che fa il Caimano, fino a cinque minuti dalla fine è una commedia contemporanea dall'ilarità surreale tipica di Moretti, con irresistibili pastrocchi d'antan (l'indefinibile "Cataratte", chef-d'oeuvre della cinematografia del protagonista) e divertite partecipazioni di molti attori e registi (Virzì, Mazzacurati, Catania, Mastandrea, Bertorelli, Montaldo, Sorrentino e tanti altri ancora). Fino a cinque minuti dalla fine, fa ridere e indignare sull'Italia e sul suo cinema, e non dubitiamo che molte delle grottesche situazioni rappresentate sullo schermo Moretti o chi per lui le abbiano vissute veramente. Fino a cinque minuti dalla fine, è - finalmente! - un film italiano immerso nella realtà: e cioè privo di tutti quei dialoghi assurdi sul senso della vita e sull'indecifrabilità dell'amore e tutte quelle scemenze, ma in cui i bambini giocano finalmente a calcetto invece che essere assaliti continuamente dagli incubi;e poi un film che fa i nomi e i cognomi, cita i Previti, i Montanelli, i Dell'Utri, i tragicomici discorsi al Parlamento Europeo. Fino a cinque minuti dalla fine è un bellissimo film di un grande regista, che entra di precisione sull'Italia berlusconizzata, avvalendosi di uno strepitoso Silvio Orlando (grandissimo, perchè non fa più film?) e di grandi comprimari: su tutti un magnificamente viscido Michele Placido.
Poi arriva il finale. Durissimo, pessimista, disperato, tremendo. Giustamente i giornalisti dell'anteprima si sono detti "raggelati", non solo per la notevole sorpresa; perchè fa proprio venire i brividi. E non è un finale "comunista", dove sarebbero potuti cadere le decine di registi di sinistra del nostro cinema. Soprattutto, avanza sinistramente l'ipotesi che il 9 e 10 aprile non sia il punto d'arrivo; che possa, insomma, non finire più. Fa paura.
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(di riccardo menichetti)
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viandante
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domenica 26 marzo 2006
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si parla del futuro...
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Interessante il contrasto tra "il mucchio di soldi di non ben identificata provenienza" del Caimano, e l'essere squattrinato del regista Bonomo, ma sopratutto i diversi modi di poter voler bene ai figli, tradizionalmente moderno (da separati), e contemporaneamente nuovo (da coppia di fatto): ecco "Il Caimano", come film nel film, come sceneggiatura presentata da teresa-Trinca a Bonomo-Orlando, come elemento contingente ad una storia portante che è quella di questo non riuscito produttore cinematografico (che contrasta con un altro produttore, questa volta televisivo, che propina anche lui Trash, ma...con maggiore fortuna) e della sua famiglia, che morbidamente scivola in un altra dimensione, quella della separazione dei coniugi, in contrasto con una felice nuova famiglia, che per poter esser tale deve giocare di sponda con l'Olanda.
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Interessante il contrasto tra "il mucchio di soldi di non ben identificata provenienza" del Caimano, e l'essere squattrinato del regista Bonomo, ma sopratutto i diversi modi di poter voler bene ai figli, tradizionalmente moderno (da separati), e contemporaneamente nuovo (da coppia di fatto): ecco "Il Caimano", come film nel film, come sceneggiatura presentata da teresa-Trinca a Bonomo-Orlando, come elemento contingente ad una storia portante che è quella di questo non riuscito produttore cinematografico (che contrasta con un altro produttore, questa volta televisivo, che propina anche lui Trash, ma...con maggiore fortuna) e della sua famiglia, che morbidamente scivola in un altra dimensione, quella della separazione dei coniugi, in contrasto con una felice nuova famiglia, che per poter esser tale deve giocare di sponda con l'Olanda.
Moretti parla dell'Italia di oggi: visivamente ne subiamo le macerie, i fumi delle molotov, di questa Italia di oggi, ma nell'Amore di Teresa-Trinca, della sua compagna, e della loro figlioletta io credo si debba scovare la speranza del futuro, si possono scovare gli attori del prossimo atto della nostra società.
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luca
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domenica 26 marzo 2006
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molto bello
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Il film è molto bello, drammatico affresco dell'Italia della crisi di identità da telefonino (quanti ne suonano durante il film), melanconicamente spiazzante quando sacrifica la politica e si concentra sui sentimenti, cosa in cui riesce benissimo, che piaccia o no. La faccenda Berlusconi resta sullo sfondo, una ricostruzione pensata quasi per sembrare "a posteriori": è come se il regista, anticipando i tempi e i modi, si rivolgesse ad un personaggio del passato e ci facesse un film. In un certo senso è un film-esorcismo, permeato della consapevolezza che, per una ragione o per l'altra, qualcosa cambierà, non foss'altro perchè i figli crescono e superano gli incubi dei genitori. Mi pare un Moretti del surreale e dell'ironia come quello di "Sogni d'oro", un bel ritorno al film di impegno sociale con l'aggiunta di una grande esperienza maturata nell'arte di denunciare senza perdere il controllo sulle cose.
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Il film è molto bello, drammatico affresco dell'Italia della crisi di identità da telefonino (quanti ne suonano durante il film), melanconicamente spiazzante quando sacrifica la politica e si concentra sui sentimenti, cosa in cui riesce benissimo, che piaccia o no. La faccenda Berlusconi resta sullo sfondo, una ricostruzione pensata quasi per sembrare "a posteriori": è come se il regista, anticipando i tempi e i modi, si rivolgesse ad un personaggio del passato e ci facesse un film. In un certo senso è un film-esorcismo, permeato della consapevolezza che, per una ragione o per l'altra, qualcosa cambierà, non foss'altro perchè i figli crescono e superano gli incubi dei genitori. Mi pare un Moretti del surreale e dell'ironia come quello di "Sogni d'oro", un bel ritorno al film di impegno sociale con l'aggiunta di una grande esperienza maturata nell'arte di denunciare senza perdere il controllo sulle cose. Da vedere.
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salvatore scaglia
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domenica 3 gennaio 2010
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il berlusconismo: antropologia del paese
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Tanto reclamizzato, esaltato e contestato, "Il caimano" narra la vicenda personale di un produttore cinematografico, Bruno Bonomo (Silvio Orlando), alla deriva: lavorativa, familiare e psicologica. La moglie Paola (Margherita Buy), ex attrice, non lo comprende e lui, quasi accidentalmente, scopre una giovane e talentuosa sceneggiatrice, Teresa (Jasmine Trinca), che intende esordire con un film engagé, sulle dinamiche del paese negli ultimi anni, di cui è protagonista, comunque, il premier (interpretato, alla fine, dal regista Nanni Moretti).
Sennonché proprio l’oggetto della pellicola (classico film nel film) determina problemi di ogni tipo: << su Berlusconi ormai si sa tutto >>, dice un possibile finanziatore; un noto attore si defila in extremis optando per un lavoro meno compromettente; e le risorse economiche sono così esigue da far girare solo su un momento, seppur capitale, della carriera dell’uomo di Arcore.
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Tanto reclamizzato, esaltato e contestato, "Il caimano" narra la vicenda personale di un produttore cinematografico, Bruno Bonomo (Silvio Orlando), alla deriva: lavorativa, familiare e psicologica. La moglie Paola (Margherita Buy), ex attrice, non lo comprende e lui, quasi accidentalmente, scopre una giovane e talentuosa sceneggiatrice, Teresa (Jasmine Trinca), che intende esordire con un film engagé, sulle dinamiche del paese negli ultimi anni, di cui è protagonista, comunque, il premier (interpretato, alla fine, dal regista Nanni Moretti).
Sennonché proprio l’oggetto della pellicola (classico film nel film) determina problemi di ogni tipo: << su Berlusconi ormai si sa tutto >>, dice un possibile finanziatore; un noto attore si defila in extremis optando per un lavoro meno compromettente; e le risorse economiche sono così esigue da far girare solo su un momento, seppur capitale, della carriera dell’uomo di Arcore.
Il lungometraggio è indubbiamente ispirato all’irresistibile ascesa al potere di Berlusconi, a far tempo dagli anni ’70-’80, caratterizzati da oscuri foraggiamenti alle sue imprese edilizie e televisive. Base poi della sua "discesa in campo" (politico) della metà degli anni ’90. Il personaggio tratteggiato da Moretti è sprezzante di ogni regola, etica e legale; autocratico, ma è anche l’icona di un’Italia - di basso profilo esistenziale, che vivacchia e si accontenta di ballerine sculettanti - versione aggiornata di quella bisognosa di "panem et circenses" (Giovenale, Satire, X, 81).
Un secondo livello d’analisi cinematografica, tuttavia, non può non evidenziare le molte questioni aperte della società odierna, che emergono dalla trama del film: la crisi della famiglia (rappresentata dalla separazione del produttore dalla consorte); la presenza delle convivenze, anche omosessuali (Teresa sta con una donna ed ha un figlio: << non mi dite come, non lo voglio sapere ! >>, esplode Bonomo); una forte incidenza demografica degli stranieri (simboleggiati dal gelataio asiatico); ma anche il trapasso dalla I alla II Repubblica, in cui impresentabili "democristiani, fascisti e leghisti" sono riciclati dall’abilità berlusconiana, incapace tuttavia di creare una classe dirigente nuova e di risolvere (anzi innestandovisi a proprio vantaggio) il vuoto valoriale conseguente al tramonto delle cosiddette ideologie.
In questo senso le ricorrenti inquadrature delle costruzioni dei figlioletti di Bruno e Paola sono eloquente metafora di un paese ‘a pezzi’, in cui è arduo trovare l’elemento che serva da filo conduttore per una riedificazione morale e civile. In questo senso i magistrati che, tra virtualità e realtà, condannano il Presidente del consiglio sono, a seconda delle prospettive, eroi o sovversivi, nelle cui mani supplenti sono riposte le sorti politiche italiane. Per cui le fiamme finali, alle spalle del "caimano" (nell’auto blu, non si sa se in trionfo o in fuga), sono appiccate, più che al tribunale, alla democrazia. Vera vittima dell’uso interessato delle istituzioni.
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