Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Stefano Coletta |
Attori | Ricky Tognazzi, Antonio Catania, Giulio Scarpati, Maddalena Crippa, Beppe Fiorello Karin Giegerich, Marina Rocco. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 marzo 2015
CONSIGLIATO SÌ
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Una cena a casa di Lisa e Alfonso, lei casalinga, lui professore universitario invaghitosi di una studentessa, fa esplodere le dinamiche nascoste di un gruppo di amici che si frequentano da decenni. Ci sono Laura e Marco, commerciante e avvocato che di nascosto va dalla psicanalista tre volte a settimana, e Luciano, un regista teatrale alle prese con una prostituta con la quale ha un rapporto sempre più intenso. Intorno al mondo di questi adulti insoddisfatti si muovono anche il sensibile Stefano e la rancorosa Eleonora, figli di Alfonso e Laura.
A Stefano Coletta, direttore della fotografia qui alla sua prima regia, non interessa imbastire l'ennesima declinazione italiana di Il grande freddo come potrebbe sembrare dall'occasione quasi proverbiale della cena tra amici. Sarebbe sufficiente l'incontro iniziale dei tre protagonisti maschili in un bar gestito da un quarto conoscente nostalgico del Partito comunista per capire quanto il modello ricercato sia quello della commedia all'italiana più matura e autocritica: risulta quasi impossibile, infatti, non pensare al cinema di Ettore Scola tanto la sceneggiatura sembra essere un impasto di spunti estrapolati, nello specifico, da C'eravamo tanto amati e La terrazza, con riprese a livello di schema generale e citazioni visivo-letterali. Frasi come "Siete solo degli intellettuali con tutte le insopportabili insoddisfazioni degli intellettuali" vanno in questa precisa direzione, rimarcando ciò che è già chiaro dalle azioni, dai lavori svolti dai personaggi, dai castelli di illusioni in rapido disfacimento di un gruppo di cinquantenni annoiati, ex sessantottini lamentosi e incapaci di apprezzare il presente. Al disegno iniziale, all'incrocio di amorazzi e incomprensioni che un cast capace porta avanti per una buona metà con disinvolta scioltezza, segue una seconda parte in cui i nodi non riescono a venire al pettine.
Purtroppo è proprio il momento cruciale della cena, quando il marcio dovrebbe venire a galla, a non risultare sorretto da una scrittura sufficientemente affilata, a non mantenere le promesse di un film ben fatto che, in alcuni casi, avrebbe fatto meglio ad usare il salvagente dell'ironia dei suoi stessi modelli.
Di certo, il regista e sceneggiatore vuole metterci del suo, cercando di attualizzare, contestualizzando il presente con caratteri giovani che dovevano avere più centralità: il silenzio della nuova generazione verso quella degli adulti è espresso attraverso le fugaci apparizioni di Stefano, studente di lettere omosessuale a cui è affidato il racconto in voce off, e Eleonora, che si oppone a una diffusa mancanza di direzione attraverso il consumo di rapporti fugaci con i coetanei.
Il bel titolo è lo stesso di una poesia di Vittorio Sereni dedicata a Stefano dal ragazzo che ama. Efficace fotografia del veterano Franco Di Giacomo. Fugace apparizione di Beppe Fiorello.
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