Drammatico,
durata 165 min.
- Danimarca, Francia, Svezia, Norvegia 2003.
MYMONETRODogville
valutazione media:
3,99
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Quando si parla di Lars Von Trier non può non venirti in mente la follia. Quella che filtrata attraverso la sapiente conoscenza umana, ti tiene a galla facendoti vedere l'uomo senza quella tara culturale che ben pochi percepiscono. Bene, in Dogville tutto è tolto. Tutto è netto, scenografia compresa. I personaggi scarnificati dalla loro finta moralità comunitaria, si trasformano in orchi avidi e bramosi, portando lo spettatore fino all'ultimo dentro un vortice malato e compromesso. Sarà Grace (interpretata magistralmente da una delicata N.
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Quando si parla di Lars Von Trier non può non venirti in mente la follia. Quella che filtrata attraverso la sapiente conoscenza umana, ti tiene a galla facendoti vedere l'uomo senza quella tara culturale che ben pochi percepiscono. Bene, in Dogville tutto è tolto. Tutto è netto, scenografia compresa. I personaggi scarnificati dalla loro finta moralità comunitaria, si trasformano in orchi avidi e bramosi, portando lo spettatore fino all'ultimo dentro un vortice malato e compromesso. Sarà Grace (interpretata magistralmente da una delicata N. Kidman) a toglierci dal disagio, dalla frustrazione e lo farà a "suo" modo. Eruttivo.[-]
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Quando si parla di Lars Von Trier non può non venirti in mente la follia. Quella che filtrata attraverso la sapiente conoscenza umana, ti tiene a galla facendoti vedere l'uomo senza quella tara culturale che ben pochi percepiscono. Bene, in Dogville tutto è tolto. Tutto è netto, scenografia compresa. I personaggi scarnificati dalla loro finta moralità comunitaria, si trasformano in orchi avidi e bramosi, portando lo spettatore fino all'ultimo dentro un vortice malato e compromesso. Sarà Grace (interpretata magistralmente da una delicata N.
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Quando si parla di Lars Von Trier non può non venirti in mente la follia. Quella che filtrata attraverso la sapiente conoscenza umana, ti tiene a galla facendoti vedere l'uomo senza quella tara culturale che ben pochi percepiscono. Bene, in Dogville tutto è tolto. Tutto è netto, scenografia compresa. I personaggi scarnificati dalla loro finta moralità comunitaria, si trasformano in orchi avidi e bramosi, portando lo spettatore fino all'ultimo dentro un vortice malato e compromesso. Sarà Grace (interpretata magistralmente da una delicata N. Kidman) a toglierci dal disagio, dalla frustrazione e lo farà a "suo" modo. Eruttivo.[-]
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La bella Grace arriva Dogville, cittadina nelle Montagne Rocciose americane, inseguita dai gangster. Per restare deve guadagnarsi la fiducia degli abitanti (15) assumendo lavori servili inutili, con buona volontà e spirito di sottomissione. Quando la comunità le volterà la faccia, facendola prigioniera, e denunciandola ai gangster la verità che verrà alla luce non potrà essere più crudele e meritata. Von Trier ha anatemizzato il dogma stesso di cui si era fatto promotore (e fondatore) e il rusultato è, quasi, suprema nitidezza dell'impresa filmica. Saggio completo sul superfluo e come combatterlo. Moralmente dissacrante pone la questione della via di azione della giustizia e il ruolo del potere.
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La bella Grace arriva Dogville, cittadina nelle Montagne Rocciose americane, inseguita dai gangster. Per restare deve guadagnarsi la fiducia degli abitanti (15) assumendo lavori servili inutili, con buona volontà e spirito di sottomissione. Quando la comunità le volterà la faccia, facendola prigioniera, e denunciandola ai gangster la verità che verrà alla luce non potrà essere più crudele e meritata. Von Trier ha anatemizzato il dogma stesso di cui si era fatto promotore (e fondatore) e il rusultato è, quasi, suprema nitidezza dell'impresa filmica. Saggio completo sul superfluo e come combatterlo. Moralmente dissacrante pone la questione della via di azione della giustizia e il ruolo del potere. Psicologicamente ineccepibile e congruente costruito meticolosamente nei dettagli, anche se può non sembrare. Poderosi i costanti rimandi musicali che aprono uno squarcio ancora più diretto sull'interpretazione del film. Oltre all'ouverture composta appositamente percorsa da una sottile incurante malinconia quasi disinteressata, torna spesso il Cum dederit dal salmo 127 Nisi Dominus musicato da Antonio Vivaldi. La scelta della musica lascia trasparire l'ispirazione religiosa/biblica insospettabile per un dramma così. Un Von Trier crudele e coerente,estremamente preciso e mai lascivo . Una atmosfera scorretta e inquietante che ci precipita negli oscuri ingranaggi della volontà e del desiderio umano. Un grande affresco psicologico in cui vacilla la costante umana, come una variabile; una sorta di maleducazione ha condannato la cittadina del cane: perché avere bisogno del superfluo e del pressoché inutile? Perché una donna deve guadagnarsi la fiducia del villaggio in cui vuole vivere? Qual è il vero pericolo per la comunità? Perché Grace ha il sorriso e la grazia del mondo esterno che cerca pace e giustizia. Perché questa giovane donna ha scosso la puritana maschera di tranquillità calata su volti tristi, malvagi e incalliti. I volti bugiardi e la assurde pretese. Una malvagità quasi priva di colpa causata da un (voluto?) isolamento sociale durato troppo a lungo. Grace che forse non merita più redenzione dei suoi carnefici morali e stupratori plurimi, nel sonno si forgia fino a vedere gli stessi cittadini e l'amato (?) Tom firmare la loro stessa condanna a morte; con l'ignoranza e la perversione, l'ipocrisia e il segreto, con la menzogna. Neppure i bambini si salvano dal bagno di corruzione morale, e uno chiede addirittura, ricattando, di essere sculacciato, probabilmente per piacere. Insomma se c'è una città senza la quale il mondo starebbe meglio, è questa.
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Perverso, maniaco, psicopatico,simbolista, porco, dategli tutti gli aggettivi che vi pare, ma il fatto che, Lars Von Trier è uno dei più originali e fantasiosi cineasti del mondo, è innegabile.
Posso capire che vi sconvolge, con il suo cinema crudo, triste e pesante, ma chi sa vedere oltre la soglia dei propri pregiudizi o blocchi mentali, lo può apprezzare appieno.
Con “Dogville”, Trier decide di osare, andare al di là del suo tradizionalissimo dogma 95 (dogma che prevede assenza di musica nei film e opposto all'uso degli effetti speciali), facendo un'opera che gira sul complesso dell'astrazione di una scenografia scarna che fa sembrare il film un'opera teatrale.
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Perverso, maniaco, psicopatico,simbolista, porco, dategli tutti gli aggettivi che vi pare, ma il fatto che, Lars Von Trier è uno dei più originali e fantasiosi cineasti del mondo, è innegabile.
Posso capire che vi sconvolge, con il suo cinema crudo, triste e pesante, ma chi sa vedere oltre la soglia dei propri pregiudizi o blocchi mentali, lo può apprezzare appieno.
Con “Dogville”, Trier decide di osare, andare al di là del suo tradizionalissimo dogma 95 (dogma che prevede assenza di musica nei film e opposto all'uso degli effetti speciali), facendo un'opera che gira sul complesso dell'astrazione di una scenografia scarna che fa sembrare il film un'opera teatrale.
Ed è questo il propulsore del film, che lascia un campo libero immenso agli attori, i quali si destreggiano tutti in un'interpretazione reale e sofferta; lascia soprattutto campo libero all'immaginazione degli spettatori, che rimangono inermi e rapiti da questo dramma (condito da musiche classiche eccellenti).
E' un film che tratta molte tematiche delicate: il falso perbenismo della gente, la vigliaccheria, la falsità,la cattiveria umana, lo sfruttamento, il razzismo e il dramma dell'essere reietti.
La cosa originale è che questi temi pesanti vengono trasposti e filmati in una piccola comunità, composta da gente che sembra cordiale e semplice che però, saprà essere marcia come un mondo malavitoso; mondo dalla quale scappa la protagonista Grace.
E noi ci gustiamo o disgustiamo la visione di questo film, non risentendo le due ore e cinquanta, cercando di capire le radici dell'odio o il terrore del diverso, dispiacendoci a morte per la triste vicenda di Grace, odiata e sfruttata da questa piccola comunità; merito anche di una sceneggiatura convincente che non risente un minimo calo, con ogni scena che riveste la sua massima importanza e divisa ottimamente in capitoli, con tanto di affascinante narrazione (doppiata dal mitico Albertazzi).
Posso dire anche di assistere alla migliore interpretazione di Nicole Kidman, la cui bravura viene estrapolata completamente dal tirannico Von Trier, che sa sempre come mettere sotto pressione i suoi attori, tirando fuori prove eccellenti; risultano anche magnifiche prove di Paul Bettany, Stellan Skasgard e Ben Gazzara, oltre un significativo cameo di James Caan.
“Dogville” è anche una delle opere più assimilabili di Von Trier, ma potrebbe essere faticosamente apprezzata; entrate per bene nella storia e nella psicologia dei personaggi, sono certo che il risultato finale lo troverete ottimo.
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Uno strano film che racconta una storia di umanità senz'anima, credo che la scenografia atipica e curiosa serva proprio a rimarcare questo aspetto, qui rappresentato sotto forma ipnotica che in qualche modo ci disorienta e ci fa riflettere, ci meraviglia e ci fa chiedere: ma perchè ho scelto di vedere un film così lungo e impegnativo? Saluti.
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Con una superba Nicole Kidman che fa di se stessa la rappresentazione più che calzante della delicatezza e della bontà d'animo, diversamente dai film a cui siamo abituati Dogville si apre come una lunga pellicola di un'inconsueta drammaticità presentataci con gli strumenti più semplici di una scenografia teatrale. Fin dall'inizio ci rendiamo conto di come l'attenzione dello spettatore non dovrà fermarsi su altro che i personaggi che compongono questa storia, sufficienti più di ogni altro elemento, tanto che quasi tutti gli ambienti sono appena accennati, e unicamente per dare un rilievo minimamente significativo ad alcuni oggetti funzionali.
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Con una superba Nicole Kidman che fa di se stessa la rappresentazione più che calzante della delicatezza e della bontà d'animo, diversamente dai film a cui siamo abituati Dogville si apre come una lunga pellicola di un'inconsueta drammaticità presentataci con gli strumenti più semplici di una scenografia teatrale. Fin dall'inizio ci rendiamo conto di come l'attenzione dello spettatore non dovrà fermarsi su altro che i personaggi che compongono questa storia, sufficienti più di ogni altro elemento, tanto che quasi tutti gli ambienti sono appena accennati, e unicamente per dare un rilievo minimamente significativo ad alcuni oggetti funzionali. Il film dura a lungo, contrariamente a quanto ci si attenderebbe non è mai monotono, ma bisogna essere in grado di farsi catturare dal suo stile narrativo comunque volutamente lento per sostenere le quasi tre ore di questo indolente ma inesorabile crescendo di elementi disturbanti ed arrivare fino alla catarsi liberatoria del finale, in cui lo spettatore, con una ferocia naturale e priva di senso di colpa si può abbandonare ad una pace priva della tensione accumulata che non si sarebbe potuta risolvere diversamente da come si risolve. Dogville è un film intenso, un film dal contenuto forte e drammatico, che però risulta anche particolarmente impegnativo, motivo per cui ne suggerirei la visione solo a chi abbia voglia di prendere sul serio gli innumerevoli significati sociali e morali della trama, rinunciando a grandi espedienti cinematografici per mantenere accesa l'attenzione, ed a qualunque possibilità di "divertimento a breve termine", che è quello che ci si aspetta spesso da un film normale. Questa pellicola non è intrattenimento fine a se stesso, ma pone interrogativi e spunti per interessanti riflessioni.
Grace, la "Grazia" in terra, come ho potuto leggere su altre recensioni, è la rappresentazione simbolica dell'esperimento sociale in cui l'elemento esterno sembra corrompere, ed in realtà "scopre", ciò che vi è oltre il velo di superficiale e breve ostentare un'accettazione della comunità che non è altro che la rappresentazione della specie umana. Grace è la rappresentazione di un Cristo giunto in mezzo ad un'umanità che lo tradisce, mai pronta e forse neppure meritevole del suo perdono. Tuttavia Grace è anche il vero volto dell'arroganza, che si pone moralmente al di sopra dell'essere umano qualunque, che perdona ad ognuno quel che mai perdonerebbe a se stessa. Il volto di un'arroganza che si prende il diritto di togliere ai "cani" della città la percezione di bene e di male. Ella, ponendoli di fronte ad una bontà surreale ma sincera e completa, in cui ogni azione è priva di una conseguenza, li priva della scelta di essere buoni o cattivie della responsabilità di ciò che fanno, tanto che spesso gli stessi personaggi vedranno in lei la causa della propria depravazione, più che in se stessi, reali fautori dell'atto. Li priva della possibilità di sbagliare ed imparare. In qualche modo paradossalmente "costringe" i cani a vergognarsi di se stessi, ad essere umiliati dalle proprie azioni, senza però poter espiare in alcun modo, senza una punizione che li liberi, in balia della propria natura che sì, li giustifica, ma anche li condanna.
Terminata la visione di Dogville, credo di aver compreso sfumature di alcuni concetti che non avevo neppure pensato, prima. Un film come questo è, per me, qualcosa su cui riflettere almeno una volta, nella vita, in cui si legge dell'intera umanità, della religione, del sociale, del mondo, della filosofia, con solo qualche attore e delle linee in gesso su un pavimento nero. Consigliatissimo, alle condizioni che ho scritto prima.
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Signori accomodatevi,
salite su treno di questo eccellente lavoro di Lars Von Trier.
E' in scena l'umana meschinità
ed il potere di cancellarla .
Con una rappresentazione teatrale incisiva il regista
scava nei meandi della pische malata di chi cerca di giustifcarsi.
Un finale esplosivo con un dialogo finale lapidario.
Una colonna sonora appropriata ed a tratti energetica come quando si consuma un grande falo'
ricordiamo: dogville overture Vivaldi ; thoughts of time da haendel ; Happy at worck, Albinoni;
Dogville theme Vivaldi concerti in G major, the gifts flaute and cembalo Vivaldi concerto for flute in D.
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Signori accomodatevi,
salite su treno di questo eccellente lavoro di Lars Von Trier.
E' in scena l'umana meschinità
ed il potere di cancellarla .
Con una rappresentazione teatrale incisiva il regista
scava nei meandi della pische malata di chi cerca di giustifcarsi.
Un finale esplosivo con un dialogo finale lapidario.
Una colonna sonora appropriata ed a tratti energetica come quando si consuma un grande falo'
ricordiamo: dogville overture Vivaldi ; thoughts of time da haendel ; Happy at worck, Albinoni;
Dogville theme Vivaldi concerti in G major, the gifts flaute and cembalo Vivaldi concerto for flute in D. minor Poi ancora happy Time in Dogville /fast motion/ the fog
/ Grace gets Angry/Change of time
/Manderlay Theme/Mam's eath/
Thechild/the child/ the swallows arrives e,
per ,
concludere, Young Americans (05.12),written and performed by David Bowie
una nota di merito speciale per una Nikole kidman superlativa.
Un plauso convinto per la regia
w il cinema , questo cinema .
buona visone
weach illuminati [-]
[+] lo "stabat mater"! (di shiningeyes)[ - ] lo "stabat mater"!
[+] lascia un commento a weach »[ - ] lascia un commento a weach »
Lasciate perdere questo film. Un polpettone estremamente lungo, noioso, pesante, piatto, che non coinvolge, non dà emozioni, i personaggi non danno interesse, come anche la sceneggiatura. Come si può pretendere di fare un film in un unico set teatrale e esaltare al "capolavoro" solo per l'idea: il contenuto conta molto di più, e qui è veramente disastroso. Un buon cast (Nicole Kidman, Paul Bettany, James Caan) non basta a sollevare questo abominio. I veri capolavori di Von Trier sono altri, questo è solo pattume.
[+] lascia un commento a alex41 »[ - ] lascia un commento a alex41 »
Qualcuno definisce questo... "film" un capolavoro, qualcuno dice che è arte. Io dico che non è più arte di quella che potrebbe essere uno di quei quadri tutti bianchi con un punto o una linea in mezzo al niente. A me non piace ne l'uno ne l'altro. Innanzitutto questo non è un film, è una rappresentazione teatrale registrata e diffusa al cinema. Ma, definizioni a parte, concordo con chi l'ha definito nioso alla morte: è un dato di fatto. Sedersi a fianco di una ferrovia e guardare il treno che passa come Pozzetto nel Ragazzo di campagna è meno noioso. Non basta introdurre una componente di rottura col cinema tradizionale per gridare al capolavoro, altrimenti persino un film di Massimo Ceccherini potrebbe essere definito un capolavoro.
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Qualcuno definisce questo... "film" un capolavoro, qualcuno dice che è arte. Io dico che non è più arte di quella che potrebbe essere uno di quei quadri tutti bianchi con un punto o una linea in mezzo al niente. A me non piace ne l'uno ne l'altro. Innanzitutto questo non è un film, è una rappresentazione teatrale registrata e diffusa al cinema. Ma, definizioni a parte, concordo con chi l'ha definito nioso alla morte: è un dato di fatto. Sedersi a fianco di una ferrovia e guardare il treno che passa come Pozzetto nel Ragazzo di campagna è meno noioso. Non basta introdurre una componente di rottura col cinema tradizionale per gridare al capolavoro, altrimenti persino un film di Massimo Ceccherini potrebbe essere definito un capolavoro. Togliere la scenografia toglie una componente fondamentale a un mezzo di comunicazione che fa dell'ambientazione un componente chiave per immergere lo spettatore in una dimensione che non sia il salotto di casa sua o la poltrona del cinema dove è seduto. Un film deve trasmettere emozioni che passano anche e soprattutto per la componente visiva; toglierla completamente come si fa qui non fa altro uccidere una delle chiavI che danno allo spettatore quel senso di immersione e fuga che è proprio quello che si cerca in un film. Sedersi in una stanza vuota al buio e raccontarsi delle cose ha la stessa valenza artistica di questo pseudo film.
Oltretutto la mancanza di scenografia accentua ancora di più la noia di dialoghi che già di loro sono soporiferi.
Bocciato, su tutti i fronti.
Troppo lungo testo!
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[+] ci sono cose che devono restare inedite (di ulissenano)[ - ] ci sono cose che devono restare inedite
[+] lascia un commento a cianoz »[ - ] lascia un commento a cianoz »
Per iniziare una recensione di questo capolavoro di Lars Von Trier bisogna affermare che non è un film qualsiasi, e che potrebbe non piacere a tutti, proprio per l'originalità del soggetto e perchè tutto sommato è un prodotto piuttosto rivoluzionario.
La genialità della pellicola(e la prima cosa che salta all'occhio) è senz'altro l'assenza di scenografia, LVT ci porta in questa cittadina semplice,composta da poche casette malridotte e 15 abitanti,quasi tutti già da subito cordiali e gentili.
Molto di ciò che vediamo è lasciato alla nostra interpretazione ed immaginazione, sentiamo una porta scricchiolare, il cane abbaiare.
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Per iniziare una recensione di questo capolavoro di Lars Von Trier bisogna affermare che non è un film qualsiasi, e che potrebbe non piacere a tutti, proprio per l'originalità del soggetto e perchè tutto sommato è un prodotto piuttosto rivoluzionario.
La genialità della pellicola(e la prima cosa che salta all'occhio) è senz'altro l'assenza di scenografia, LVT ci porta in questa cittadina semplice,composta da poche casette malridotte e 15 abitanti,quasi tutti già da subito cordiali e gentili.
Molto di ciò che vediamo è lasciato alla nostra interpretazione ed immaginazione, sentiamo una porta scricchiolare, il cane abbaiare...ma non li vediamo, è tutto reso in maniera molto teatrale e visionaria, ci sono solo pochi elementi caratteristici:la panchina, un pezzo di muro e altri oggetti riconoscibili.
Ma questa particolarità di Dogville è sola la facciata dell'opera,solo l'aspetto esteriore...domandiamoci per un attimo questa scelta, analizzando il film scopriamo che tutto ciò è realizzato per farci capire a fondo la malsana mentalità da piccola cittadina nella quale tutti sanno tutto degli altri, e fanno finta di niente, anche se sanno che all'interno dell'amata cittadina succedono vere e proprie atrocità.
Dogville si basa proprio su questo, LVT ci mostra la vera crudeltà, la malsana violenza che risiede in tutti noi, è incredibile infatti il capovolgimento della storia, tutto inizia in maniera tranquilla e rilassata, dopo la presentazione del paesino e dei suoi abitanti, che cominciano ad accettare la fuggitiva Grace(una splendida Nicole Kidman), la situazione si ribalta, all'indifesa ragazza vengono inflitte le pene dell'inferno, come stupri e violenze di ogni sorta.
La sceneggiatura credo sia una delle migliori mai create, siamo portati ad odiare con tutto il cuore quei maledetti bastardi dei cittadini, così semplici e puri all'apparenza, ma allo stesso tempo così brutali e distruttivi.
Il film,sebbene la notevole lughezza di quasi tre ore, è molto coinvolgente ed appassionante, non vedi l'ora di scoprire come andrà a finire la vicenda.
La scena finale, in particolare, è da antologia del cinema, il dialogo con il padre sull'arroganza è molto significativo e la luna che rischiara e rivela la crudeltà delle persone è un'immagine che non si dimentica, il massacro seguente è un vero e proprio shock, incredibilmente cattivo e catartico.
Quest'opera è una completissima analisi di coscienza, un'analisi bellissima dell'animo umano e la consacrazione definitiva di questo regista così folle e talentuoso.
Notevoli tutte le interpretazioni, a partire da una Nicole Kidman irripetibile e un ottimo James Caan,nota a parte Paul Bettany, un'incredibile rivelazione( ho provato tanto, tanto odio nei confronti di Tom, sono stato veramente colpito dall'orripilanza e la falsità del personaggio).
In sintesi un cattivissimo capolavoro, il miglior film del decennio. 10/10
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