dragonalex
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sabato 3 ottobre 2009
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fantastico
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E' un film decisamente fuori dal comune.Non esiste scenografia,non ci sono paesaggi...sembra una recita.Ma la storia è veramente gradevole.Nicole Kidman è straordinaria.Una storia che sembra noiosa per poi apparire di una crudelta' inaudita,con una vendetta tremenda nel finale.Guardatelo e godetevelo tutto!
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marta009
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 7
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Nel vangelo di Luca c’è un passo significativo che la scena finale del film di Lars von Trier richiama alla memoria. Gesù, in cammino alla volta di Gerusalemme, manda avanti dei messaggeri perché entrino in un villaggio di Samaritani e gli facciano i preparativi: «Ma essi non lo ricevettero […]. Quando Giacomo e Giovanni ebbero visto ciò, dissero: Signore, vuoi che diciamo al fuoco di scendere dal cielo e di annientarli? Ma egli si voltò e li rimproverò». In quel «li rimproverò» c’è tutto Gesù: la sua avversione per le logiche che dominano questo mondo, il disprezzo per lo scettro e la spada, il rifiuto di servirsi del potere. In quel «li rimproverò», insomma, Gesù rinnova il suo ‘no’ alla triplice tentazione del deserto (e per converso il suo Sì a Dio: lui infatti, come dice Paolo, è l’Amen, il Sì appunto, di Dio).
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Nel vangelo di Luca c’è un passo significativo che la scena finale del film di Lars von Trier richiama alla memoria. Gesù, in cammino alla volta di Gerusalemme, manda avanti dei messaggeri perché entrino in un villaggio di Samaritani e gli facciano i preparativi: «Ma essi non lo ricevettero […]. Quando Giacomo e Giovanni ebbero visto ciò, dissero: Signore, vuoi che diciamo al fuoco di scendere dal cielo e di annientarli? Ma egli si voltò e li rimproverò». In quel «li rimproverò» c’è tutto Gesù: la sua avversione per le logiche che dominano questo mondo, il disprezzo per lo scettro e la spada, il rifiuto di servirsi del potere. In quel «li rimproverò», insomma, Gesù rinnova il suo ‘no’ alla triplice tentazione del deserto (e per converso il suo Sì a Dio: lui infatti, come dice Paolo, è l’Amen, il Sì appunto, di Dio). Grace, decidendo di dare alle fiamme Dogville, si trasforma da figura Christi in figura anti-Christi: ella sceglie di ragionare secondo gli uomini e non secondo Dio. Gli ultimi dieci minuti, dunque, colpiscono lo spettatore come un pugno allo stomaco. Parlando di Macbeth, forse uno dei più grandi geni del male della letteratura di tutti i tempi, André Bazin diceva che dentro di lui v’era come la chance di una grazia e di una salvezza. Questo giudizio d’appello è negato ai cani di Dogville. E nemmeno si può balbettare la struggente preghiera di Baudelaire - «Signore, abbiate pietà dei mostri. Uomini e donne. Possono esserci mostri agli occhi dell’Unico che sa perché esistono, come lo sono diventati, come avrebbero potuto non diventarlo» - perché in Dogville Dio è addirittura più mostruoso dei mostri che egli stesso ha creato.
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 6
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Tentati dalla generosa taglia che le è stata messa sul capo, gli abitanti di Dogville tradiscono Grace. Segnalano la sua presenza nella cittadina al misterioso gangster, il quale non tarda ad arrivare scortato da un imponente corteo di automobili (impossibile non andare con la memoria alla parusia descritta nell’Apocalisse: e verrà preceduto dagli angeli con gloria e potenza grande). A questo punto il colpo di scena: il gangster è il padre di Grace. Questi la stava cercando perché durante il loro ultimo colloquio la figlia se ne era andata prima che egli avesse avuto la possibilità di replicarle alcunché. Tema della discussione era il perdono che Grace offriva a tutti i suoi simili, qualunque fossero le nefandezze da loro perpetrate, un costume questo che le era valsa l’accusa di orgoglio da parte del padre.
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Tentati dalla generosa taglia che le è stata messa sul capo, gli abitanti di Dogville tradiscono Grace. Segnalano la sua presenza nella cittadina al misterioso gangster, il quale non tarda ad arrivare scortato da un imponente corteo di automobili (impossibile non andare con la memoria alla parusia descritta nell’Apocalisse: e verrà preceduto dagli angeli con gloria e potenza grande). A questo punto il colpo di scena: il gangster è il padre di Grace. Questi la stava cercando perché durante il loro ultimo colloquio la figlia se ne era andata prima che egli avesse avuto la possibilità di replicarle alcunché. Tema della discussione era il perdono che Grace offriva a tutti i suoi simili, qualunque fossero le nefandezze da loro perpetrate, un costume questo che le era valsa l’accusa di orgoglio da parte del padre. La ripresa del colloquio all’interno di una lussuosa cadillac è uno dei momenti più emozionanti del film. «Come puoi rimproverare a dei cani di essere cani? », domanda Grace al padre. E subito si evocano risonanze bibliche. In particolare il libro di Giobbe: «L’uomo, breve di giorni e sazio d’inquietudine – grida il sofferente di Uz – è come ombre che svanisce. E tu su un essere simile sbarri gli occhi e lo citi in processo? Ma chi può estrarre il puro dall’impuro? Nessuno!». Ci lamentiamo se i cani di Dogville ringhiano, schiumano e azzannano? Sono cani, non possono fare altro, seguono semplicemente la loro natura. Grace si oppone recisamente alla proposta del padre di sterminare i cittadini perché, nonostante tutto, essi hanno fatto del loro meglio. «Ma quel meglio era anche buono? », ribatte il padre. Il baricentro del film poggia tutto su questa domanda. E a questa domanda è come se una benda cadesse dagli occhi di Grace. «Il male deve essere fermato – incalza il padre – altrimenti esso potrebbe diffondersi come un’infezione. Ora capisci perché il perdono è un atto di supremo orgoglio? Torna a casa: se torni a casa ti darò il mio potere». Grace si lascia convincere: ritorna dal padre, eredita il potere e lo usa su Dogville mettendola a ferro e fuco. Il fuoco dell’amore che il Figlio dell’Uomo avrebbe dovuto trovare sulla terra dopo il suo ritorno si trasforma nel suo esatto opposto, in un fuoco d’ira che tutto distrugge (Dies irae, dies illa, solvet saeculum in favilla…). Ma il fuoco è anche il simbolo del Paraclito. Così, se si scorge nella figura del padre quella di Dio e in Grace quella del Figlio, risulterebbe una perversa trinità, scimia di quella cristiana.
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 5
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Nel film il conflitto insanabile tra la Legge che uccide e lo Spirito che dà vita trova la sua formulazione più compiuta nel colloquio notturno tra Tom e Grace (che è quasi la grottesca parodia di quello tra Nicodemo e Gesù). Grace è ormai ridotta in schiavitù, relegata in una casetta ai margini della cittadina, sottratta agli sguardi perché pietra d'inciampo. Venendo meno ai patti, Tom decide di possederla. «Sei stata con tutti - le dice - manco solo io». «Ma tu non sei come tutti gli altri - gli ribatte Grace - Avevamo pensato a una cosa diversa per il nostro amore, di farlo quando saremmo stati liberi». La verità esplode davanti a Tom. Si guarda allo specchio e vi scorge solo menzogna. Lui che aveva fatto della sua attività intellettuale un motivo d'orgoglio, si accorge, come si dice in un famoso film di Bergman, di essere «un poeta senza poesia, un musicista senza musica».
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Nel film il conflitto insanabile tra la Legge che uccide e lo Spirito che dà vita trova la sua formulazione più compiuta nel colloquio notturno tra Tom e Grace (che è quasi la grottesca parodia di quello tra Nicodemo e Gesù). Grace è ormai ridotta in schiavitù, relegata in una casetta ai margini della cittadina, sottratta agli sguardi perché pietra d'inciampo. Venendo meno ai patti, Tom decide di possederla. «Sei stata con tutti - le dice - manco solo io». «Ma tu non sei come tutti gli altri - gli ribatte Grace - Avevamo pensato a una cosa diversa per il nostro amore, di farlo quando saremmo stati liberi». La verità esplode davanti a Tom. Si guarda allo specchio e vi scorge solo menzogna. Lui che aveva fatto della sua attività intellettuale un motivo d'orgoglio, si accorge, come si dice in un famoso film di Bergman, di essere «un poeta senza poesia, un musicista senza musica». Tom rimane schiacciato dall’idea che Grace ha dell’amore tra l’uomo e la donna, un amore inteso come elezione, promessa di felicità, fiducia, passione forte come la morte, unione di corpi e di anime (non a caso eros e psiche sono le due parole greche che Grace scrive sulla lavagna a casa di Chuk, il primo che approfitterà di lei, e che saranno cancellate con un colpo di spugna dalla moglie accecata dall’invidia). Inteso in questo senso, l’amore che Grace offre a Tom rimane abbagliante anche se il suo corpo viene ripetutamente profanato. Fin qui, però, la storia di Grace non si discosta troppo da quella di Bess e di Selma, le protagoniste dei precedenti film di von Trier Le onde del destino e Dancer in the dark. Anche'esse sono donne che si perdono per amore, anche se in realtà il perdersi è salvarsi perché, come si legge in una delle pagine più potenti dell'evangelo di Luca, pecca molto solo chi molto ha amato. Tuttavia sono sufficienti gli ultimi dieci minuti del film per mandare tutto a carte quarantotto. Von Trier si ferma alla prima tavola del tradizionale trittico passione-morte-resurrezione, e offre allo spettatore un finale che definire sconvolgente è poco.
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 4
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A Dogville Grace s'imbatte in Tom, un giovane con velleità di scrittore che, attratto dalla bellezza della ragazza e dall'aura di mistero che si porta dappresso, decide di aiutarla. L'indomani convoca i suoi concittadini, espone il caso ricordando loro che è dovere di ogni cristiano portare aiuto a chi versi nelle angustie, e ottiene due settimane di tempo perché Grece dimostri di essersi meritata la fiducia dei suoi protettori. A questo punto von Trier ha già enucleato gli elementi che scateneranno la tragedia: il Dio cristiano trasformato in idolo infero, il fariseismo rancoroso, l'ossessione di fare opere di bene per meritarsi la benevolenza divina e, ciò che più importa, la religione degradata a morale.
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A Dogville Grace s'imbatte in Tom, un giovane con velleità di scrittore che, attratto dalla bellezza della ragazza e dall'aura di mistero che si porta dappresso, decide di aiutarla. L'indomani convoca i suoi concittadini, espone il caso ricordando loro che è dovere di ogni cristiano portare aiuto a chi versi nelle angustie, e ottiene due settimane di tempo perché Grece dimostri di essersi meritata la fiducia dei suoi protettori. A questo punto von Trier ha già enucleato gli elementi che scateneranno la tragedia: il Dio cristiano trasformato in idolo infero, il fariseismo rancoroso, l'ossessione di fare opere di bene per meritarsi la benevolenza divina e, ciò che più importa, la religione degradata a morale. «Bisogna incontrare l'amore prima della morale, altrimenti è lo strazio», scriveva Camus.
E difatti lo strazio non tarda a consumarsi. Grace non si sottrae ai lavori più pesanti pur di compiacere gli abitanti di Dogville e pur di riscattare i loro peccati (è troppo azzardato leggere le sette statuine acquistate da Grace con i risparmi quale metafora dei sette vizi capitali?). Come il Servo del Signore, «non apre la bocca, non grida né alza il tono» anche quando la maltrattano, la umiliano e abusano di lei; si fa tutto a tutti: come il Cristo ella si ritira, si svuota, si abbassa, assimilandosi alla sua kenosis.
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 3
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Questo scontro tra idiomi è il basso continuo che percorre Dogville (almeno fino al colpo di scena finale, come vedremo). Solo i primi minuti del film sono ricchissimi di risonanze evangeliche e letterarie. In particolare è all'evangelo di Giovanni e all'Idiota di Dostoevskij (che della buona novella giovannea è la rivisitazione) che si strizza l'occhio. I due racconti iniziano in medias res: sia Gesù che il Principe Myskin fanno il loro ingresso in un plot narrativo già avviato (la predicazione del Battista carica di attesa messianica nel primo caso; le relazioni pericolose tra gli Epancin, Nastaja Filippina e Rogozin, nel secondo). Entrambi, inoltre, sono stranieri (nel prologo si legge che il Logos incarnato «venne ad abitare in mezzo a noi», evocando così l'idea di una lontananza che si è trasformata nel suo opposto; sul treno che lo sta portando a Pietroburgo, invece, Myskin dichiara di essere di ritorno da una Svizzera, parola vuota che suona come una mera espressione geografica).
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Questo scontro tra idiomi è il basso continuo che percorre Dogville (almeno fino al colpo di scena finale, come vedremo). Solo i primi minuti del film sono ricchissimi di risonanze evangeliche e letterarie. In particolare è all'evangelo di Giovanni e all'Idiota di Dostoevskij (che della buona novella giovannea è la rivisitazione) che si strizza l'occhio. I due racconti iniziano in medias res: sia Gesù che il Principe Myskin fanno il loro ingresso in un plot narrativo già avviato (la predicazione del Battista carica di attesa messianica nel primo caso; le relazioni pericolose tra gli Epancin, Nastaja Filippina e Rogozin, nel secondo). Entrambi, inoltre, sono stranieri (nel prologo si legge che il Logos incarnato «venne ad abitare in mezzo a noi», evocando così l'idea di una lontananza che si è trasformata nel suo opposto; sul treno che lo sta portando a Pietroburgo, invece, Myskin dichiara di essere di ritorno da una Svizzera, parola vuota che suona come una mera espressione geografica). Le medesime osservazioni valgono anche per Grace, la protagonista di Dogville. Ella entra nella sperduta cittadina dal di fuori, all'improvviso e per di più nel cuore delle notte; è affamata, infreddolita e braccata da un misterioso gangster che non esita a spararle addosso pur di catturarla. È impossibile non notare il profondo scarto tra la bellezza straordinaria di Grace e il suo stato di profonda indigenza (ma tale era anche la condizione del Cristo che, a differenza delle volpi, non aveva un posto dove posare il capo; e tale è anche la condizione di Myskin, principe ma privo di sostanze, anch'egli bellissimo ma minato dall'epilessia).
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 2
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Idiota, dunque, è colui che fa fatica, o addirittura è incapace, di comunicare perché parla un idioma che gli altri non comprendono. L'idiota è un forestiero, uno che viene dal di fuori, dalla lingua e dai costumi difficilmente, o almeno non immediatamente, assimilabili da parte nostra.
La letteratura conosce mirabili figure di idioti: Socrate, Don Chisciotte, il Principe Myskin, per citare i più conosciuti. Tuttavia la figura archetipica dell'idiozia è senza dubbio Gesù di Nazareth. Il Cristo, infatti, è a tal segno proteso verso gli uomini da chiudersi, paradossalmente, in una particolarità irriducibile; egli annuncia una bellezza così abbagliante che gli altri si ritraggono accecati. L'evangelista Marco racconta che Gesù, mentre commentava le Scritture nella sinagoga di Cafarnao, fu interrotto da un indemoniato che gridava: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?».
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Idiota, dunque, è colui che fa fatica, o addirittura è incapace, di comunicare perché parla un idioma che gli altri non comprendono. L'idiota è un forestiero, uno che viene dal di fuori, dalla lingua e dai costumi difficilmente, o almeno non immediatamente, assimilabili da parte nostra.
La letteratura conosce mirabili figure di idioti: Socrate, Don Chisciotte, il Principe Myskin, per citare i più conosciuti. Tuttavia la figura archetipica dell'idiozia è senza dubbio Gesù di Nazareth. Il Cristo, infatti, è a tal segno proteso verso gli uomini da chiudersi, paradossalmente, in una particolarità irriducibile; egli annuncia una bellezza così abbagliante che gli altri si ritraggono accecati. L'evangelista Marco racconta che Gesù, mentre commentava le Scritture nella sinagoga di Cafarnao, fu interrotto da un indemoniato che gridava: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?». La domanda coglie una profonda verità: che ha a che fare la luce con il buio? Il totalmente, il compiutamente bello, con le umane tenebre? Sono due linguaggi, due idiomi, destinati a non incontrarsi.
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giovedì 2 luglio 2009
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parole che andrebbero lette parte 1
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Roberto Escobar nel suo giudizio tranciante sul presunto statuto cristiano del film Dogville - «Qualcuno azzarda l’ipotesi che si tratti di un film quasi-cristiano. Ma persino il diritto alle idiozie ha un limite» - non si avvede di avallare proprio la tesi contro la quale appunta le sue armi di critico. Infatti, accostando all'aggettivo 'cristiano' la parola 'idiozie', inavvertitamente coglie una delle peculiarità del cristianesimo, che è quella di essere, per l'appunto, idiozia.
Idios, in greco, significa 'proprio', 'personale', ciò che attiene alla sfera privata del soggetto (gli oi idioi erano i cittadini privati, i ta idia i negozi privati). Da questo aggettivo derivano i sostantivi idiotes, che significa 'indigeno', membro di un clan familiare ben radicato nella sua identità; e idioma, che è il linguaggio parlato dai membri di quel clan e da loro soli inteso.
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Roberto Escobar nel suo giudizio tranciante sul presunto statuto cristiano del film Dogville - «Qualcuno azzarda l’ipotesi che si tratti di un film quasi-cristiano. Ma persino il diritto alle idiozie ha un limite» - non si avvede di avallare proprio la tesi contro la quale appunta le sue armi di critico. Infatti, accostando all'aggettivo 'cristiano' la parola 'idiozie', inavvertitamente coglie una delle peculiarità del cristianesimo, che è quella di essere, per l'appunto, idiozia.
Idios, in greco, significa 'proprio', 'personale', ciò che attiene alla sfera privata del soggetto (gli oi idioi erano i cittadini privati, i ta idia i negozi privati). Da questo aggettivo derivano i sostantivi idiotes, che significa 'indigeno', membro di un clan familiare ben radicato nella sua identità; e idioma, che è il linguaggio parlato dai membri di quel clan e da loro soli inteso. Idiota, dunque, è colui che fa fatica, o addirittura è incapace, di comunicare perché parla un idioma che gli altri non comprendono.
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alexdelarge
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domenica 14 giugno 2009
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ma è possibile?
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possibile che tutti i film di questo regista durano sempre più di 2 ore?! e basta dopo un po' uno si stanca di sentire dialoghi su dialoghi,con cambi improvvisi (e improbabili)di trama.situazioni improbabili,personaggi improbabili per un regista improbabile e mediocre che nella sua carriera avrà realizzato sì e no 2 film sufficienti.questo di sicuro non è tra quelli.
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