Meglio morto che vivo

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Un film di Robert Sparr. Con Vincent Price, Anne Francis, Clint Walker, Mike Henry Titolo originale More Dead than Alive. Drammatico, durata 101 min. - USA 1968.
   
   
   

MEGLIO SE SI CAMBIAVA IL FINALE Valutazione 2 stelle su cinque

di DOMENICO RIZZI


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martedì 14 gennaio 2014

Il titolo sembra già un programma, influenzato sicuramente dal dilagare del western italiano dell'epoca, come dimostra l'inutile massacro iniziale nel carcere. In compenso, la trama non è male e segue, in maniera un po' discontinua, lo svolgimento di un discorso che si poteva condurre meglio. L'ex galeotto Cain, che si è rifiutato di evadere dal penitenziario e viene graziato per buona condotta dopo 18 anni di reclusione, è costretto a sfruttare la sua cattiva fama di killer in un mini-circo ambulante per guadagnarsi da vivere, dopo gli inutili tentativi di trovare un lavoro onesto. Incontra una donna, un'artista, con la quale intende mettere su una fattoria, ma si scontra con l'invidia di un collega psicopatico, ottimo tiratore ma persona priva di equilibrio che, dopo avere fatto fuori il suo datore di lavoro - un Vincent Price (Dan Ruffalo) prestato al western dal cinema horror - si farà ammazzare da un bandito per avere agito con troppa superficialità. Alla fine, Cain riesce nel suo intento di ricostruirsi un avvenire e sposa la sua amata, ma viene ammazzato da un uomo che gli dava la caccia da anni essendo rimasto orfano di padre per causa sua. Se i coni d'ombra del film sono parecchi, il finale - l'uccisione di Cain e la vedova che si scioglie in lacrime - è un secchio d'acqua gelida sul focherello appena attizzato di una racconto che forse incominciava a convincere. Ci si rende conto, a questo punto, che troppi film di quell'epoca vennero girati soltanto per mostrare scene di violenza e massacro o sparatorie a volte insensate. Spiace che un attore come Clint Walker, la cui capacità era fuori discussione, abbia avuto proposte che spesso non erano all'altezza della sua bravura. Volendo fare un altro genere di considerazione, viene il sospetto che quando Clint Eastwood girò il suo "Gli spietati" si sia ispirato per la figura di Schofield Kid a questo giovane pistolero - Billy Valence, l'attore Paul Hampton - malato di narcisistico protagonismo che crede di poter dimostrare il proprio valore uccidendo qualcuno. A costo di sconfinare nel melenso, meglio sarebbe stato se la conclusione del film avesse visto Cain e la moglie Monica (Anne Francis) ricominciare in pace una nuova vita. Ma, come insegnavano molti spaghetti-western, l'importante era far fuori la gente perchè il pubblico era stanco del romanticismo dei western tradizionali.
Domenico Rizzi, scrittore.

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