La forza bruta

Nell fugge da un baraccone in cui è costretta ad esibirsi come sirena e trova sostegno nel corpulento Bob e nel giovanissimo Pepe che sono entrambi artisti girovaghi. I tre incrociano la strada di un circo il cui impresario è attratto dalla grazia e dall'abilità della ragazza e le offre un contratto come trapezista. Nell sarà rapidamente oggetto dell'attenzione del collega Fred. Nascerà un amore che vedrà Bob soffrire in silenzio.
Bragaglia gira questo film in un anno per lui particolarmente prolifico (a questo si aggiungeranno altri quattro titoli) attribuendo ai suoi personaggi dei nomi dal suono anglofono (non dimentichiamo gli anatemi fascisti contro la 'perfida Albione') e ambientando la vicenda ad inizio secolo XX. Il suo debutto in campo cinematografico risale a meno di un decennio ma l'esperienza di pittore e di fotografo delle dive del muto gli ha fatto consolidare una maturità espressiva. È così in grado di realizzare un cinema popolare senza però rinunciare alla descrizione accurata di un microcosmo.
In questa occasione è il circo ad entrare sotto la lente di ingrandimento. La vicenda amorosa tra Nell e Fred avrebbe potuto svolgersi sotto qualsiasi cielo con la stessa passione e con gli stessi ostacoli da superare. Il fatto che sia collocata sotto lo chapiteau di un circo permette al regista di scandagliare tutte le diverse tipologie di artisti mostrando di ognuno (direttore compreso) pregi e debolezze. Su tutti spicca il personaggio di Bob. Essere umano più grosso che forte cova dentro di sé l'umiliazione che può provare chi passa da un lavoro mal remunerato ma libero (l'artista di strada) a un'attività dipendente. Il suo volto in primissimo piano, quando è costretto a fare il clown che prende sberle e deve ridere, è carico di dolore e umiliazione. È una di quelle 'facce' che sarebbero piaciute a Fellini che potrebbe anche aver visto il film. 