Titolo originale | Nous ne vieillerons pas ensemble |
Anno | 1972 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Maurice Pialat |
Attori | Marlène Jobert, Jean Yanne, Jacques Galland, Christine Fabréga, Patricia Pierangeli Maurice Risch, Harry-Max, Muse Dalbray, Macha Méril. |
MYmonetro | 3,61 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 agosto 2017
Un uomo ha una relazione extra-coniugale con una donna molto più giovane di lui. Quando lei sparisce capisce di amarla profondamente. Il film è stato premiato al Festival di Cannes,
CONSIGLIATO SÌ
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Jean è sposato ma porta avanti da sei anni una relazione con Catherine, molto più giovane di lui. Tra litigi continui il rapporto si incrina anche se poi i due si ritrovano sempre. Poi Catherine sparisce e Jean capisce di esserne innamorato follemente. Una successione di incontri e scontri, di strattoni e carezze, una storia che va in pezzi ma si ricompone in continuazione, in cui i baci sono meno dei litigi.
Ma è attraverso questa indagine meticolosa, libera e coraggiosa che Maurice Pialat alla sua seconda opera forgia il proprio cinema.
Una trama fatta di nulla e un cinema pulsante di emozioni profonde con una componente fortemente autobiografica, come da tradizione Nouvelle Vague.
L'elemento autobiografico è reso evidente dalla fonte (un romanzo dello stesso Pialat, scorbutico al punto di essere scontento della sua trasposizione su schermo) e dalla professione del protagonista (il regista), oltre che da un ritratto così intriso di vero da non poter prescindere da una comunanza con il proprio vissuto.
La messa in scena apparentemente spoglia, fatta perlopiù di appartamenti disadorni - l'ultimo incontro tra Jean e i genitori di Catherine sembra una natura morta - e dell'auto di Jean, è lo specchio fedele di una relazione intensa quanto priva dei fondamentali. In cui gli opposti e complementari si cercano, ma in cui niente è come dovrebbe essere: Jean umilia Catherine con il proprio cinismo, il matrimonio è così impensabile da apparire un tabù, Jean è quasi un coetaneo dei genitori di Catherine, con i quali instaura un altro rapporto di conflittualità e alti e bassi.
Tutto è sui generis, tutto è insolito rispetto a una canonica relazione immortalata su grande schermo. Ma tutto è così reale, vibra dell'imperfezione della vita e della sua capacità di stupirci in ogni occasione. Straordinario come la macchina da presa risponda al volere di Pialat, immortalando scorci fondamentali per comprendere quanto stia avvenendo. Pialat studia l'epilogo di una storia, la sua dissezione. Ogni dettaglio sembra gridarlo, come quando Jean, fuori fuoco, osserva Catherine attraverso lo specchietto retrovisore. La lontananza tra i due, che si assottiglia e si allarga come un elastico, in una continua iterazione, raggiunge un punto di non ritorno quando infine la prospettiva cambia in modo definitivo. Il tempo stesso smette di avere senso: nella ricostruzione ai limiti dell'incomprensibile di Pialat - cosa avviene prima? Quanto tempo passa tra una scena e l'altra? - conta il feeling, o la sua assenza, non le date o una scansione temporale. La macchina da presa non osserva più frontalmente i due amanti in auto, fermi a parlare. L'auto è in movimento, di Jean osserviamo la nuca e capiamo che la crisi questa volta è irreversibile.
L'AMANTE GIOVANE disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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