Titolo originale | Tharlo |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 123 minuti |
Regia di | Pema Tseden |
Attori | Shidé Nyima, Jinpa, Tsemdo Thar, Yangchuk Tso, Yangshik Tso . |
Tag | Da vedere 2015 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,33 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 8 settembre 2015
Tratto da un racconto scritto dal regista stesso, il film è stato selezionato nella sezione Orizzonti della 72. Mostra del Cinema di Venezia.
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo anni di isolamento nella remota campagna tibetana, Tharlo, meglio noto come Ponytail per la capigliatura, si reca in città per registrarsi all'anagrafe. Lì conosce una parrucchiera, Yangtso, e se ne innamora, ricambiato. La ragazza gli chiede di cambiare vita e di trasferirsi con lei a Lhasa: Tharlo accetta.
Tratto da un racconto scritto dallo stesso regista, il tibetano Pema Tseden, Tharlo diviene il luogo cinematografico perfetto per affrontare le contraddizioni della Cina, analizzandola dal punto di vista di una delle sue contrade più remote e contese, la regione del Qinghai. L'incipit, dominato da "Servire il popolo" di Mao Zedong, e recitato da Tharlo sotto forma di litania ininterrotta, introduce al memorabile protagonista, mettendo immediatamente a nudo il suo stato di "buon selvaggio", credulone ma di buon cuore.
Tharlo crede fermamente negli ideali rivoluzionari senza comprenderne la natura, perfetta e inconsapevole incarnazione della propaganda di regime. Il regista sceglie la nettezza di un bianco e nero dai contrasti marcati e gira utilizzando esclusivamente piani fissi, senza movimenti di macchina da presa percepibili. Tharlo è presente in quasi tutte le inquadrature, ma mai al centro delle stesse. Il volto iconico del pastore occupa il margine del quadro, spesso in maniera asimmetrica e mediato da specchi, a evidenziare il suo perenne stato di marginalità e di spaesamento, ritraendolo inerme e perplesso di fronte al caos cittadino e alla cupidigia degli esseri umani. Il lato bucolico della vita pastorale - in cui prevalgono scene mute di Tharlo e del suo gregge - è invece relegato al secondo segmento del film, quasi una reazione a una prima parte in cui Tharlo vive gioie e dolori della città: quando tornerà in campagna sarà solo per abbandonarla il più presto possibile e inseguire il suo sogno d'amore.
Scorgere i simboli celati nell'opera di Pema Tseden si dimostra esercizio agevole, tanto aderiscono a tipologie note i suoi personaggi. Tharlo è, quasi per definizione, un libro aperto nella finzione come nella interpretazione critica, ma anche la sua partner si dimostra tutt'altro che indecifrabile. Con la sua attitudine istintiva e spregiudicata, in cui una sigaretta, un karaoke o un concerto pop sono elementi sufficienti per ammazzare la noia e alimentare la speranza, Yangtso si dimostra opposta ma in realtà coincidente a Tharlo nel rappresentare la confusione e lo smarrimento di un popolo, quello tibetano, che ha smarrito la propria identità (benché l'espediente del documento rimarchi eccessivamente, palesandolo, il concetto). E talmente imbelle nei confronti della Cina da aver accettato, masochisticamente, il proprio oppressore, assimilandosi ad esso nei pregi ma soprattutto nei difetti. Il potere del denaro attecchisce così con la stessa rapidità dell'erbaccia in un cortile su anime perse capaci di memorizzare ma non di ascoltare.
Una regia, quella di Tseden, competente e fin troppo consapevole, tecnicamente impeccabile, ma incapace di rendere lo svolgimento imprevedibile e unico: notevoli i due personaggi principali, specie l'attore che dà vita a Tharlo, il poeta e musicista Shidé Nyima.
In un bianco e nero efficace si racconta la storia di Tharlo soprannominato "Trecce", un pastore tibetano che conosce a memoria i discorsi di Mao Tse-tung. Inviato dal funzionario del suo villaggio in città per farsi una fototessera da mettere sul suo primo documento di identità, il pastore, una sorta di Candido privo di strumenti di difesa dal mondo esterno e costantemente [...] Vai alla recensione »