Titolo originale | La terre outragée |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Ucraina |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Michale Boganim |
Attori | Olga Kurylenko, Andrzej Chyra, Nikita Emshanov, Nicolas Wanczycki, Vyacheslav Slanko Ilya Iosifov, Sergei Strelnikov, Natalya Tkachenko, Tatyana Rasskazova, Marina Bryantseva, Dmitry Surzhykov, Vyacheslav Kurbasov. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 26 agosto 2011
Un film che vede l'esplosione di Chernobyl al centro della storia che cambierà le vite dei protagonisti.
CONSIGLIATO SÌ
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In una bella giornata primaverile del 1986, nella città di Pripyat comincia a cadere improvvisamente una pioggia nera. Anija e Petr stanno celebrando le loro nozze con amici e parenti, quando lo sposo riceve una chiamata d'emergenza per andare a placare un incendio. Nello stesso momento, l'ingegnere Alexei si gode una giornata in campagna assieme al figlioletto Valerij, fin quando viene informato dell'esplosione di un reattore nella vicina centrale nucleare. Preoccupato per la famiglia ma costretto a non diffondere la notizia, fa fuggire moglie e figlio dal villaggio, mentre lui si prodiga a monitorare le emissioni di radiazioni sul territorio. Dieci anni dopo, Anija è una vedova che accompagna i turisti sui luoghi della tragedia nucleare. Non si è mai rassegnata alla morte del marito e vive la sua vita divisa fra una relazione con un uomo francese che vuole portarla a Parigi e un rapporto con un amico della sua infanzia deciso a ripopolare Pripyat. Il piccolo Valerij è invece diventato un adolescente inquieto segnato dal peso della mancanza di radici e di una figura paterna.
Progetto segnato da un'aura documentaristica fin dal titolo, La terre outragée è un'opera perfettamente inquadrabile in quella zona di confine denominata "docu-fiction". Le intenzioni di Michale Boganim (non a caso, allieva di Jean Rouch) tendono infatti a far convergere la drammaturgia di ampio respiro del melodramma con le intenzioni didattiche del saggio storico, nel tentativo di raccontare la città più colpita dall'attività nucleare, a dispetto del fatto che la tragedia è stata annotata nelle agende storiche come il "disastro di Chernobyl".
Primo obiettivo dell'operazione è quindi ricostruire il contesto ambientale e la vitalità sociale di Pripyat, oltre che descrivere le metamorfosi civili e paesaggistiche di quella che un tempo era "una delle città più vive in Ucraina", come ribadisce più volte il personaggio di Olga Kurylenko durante le sue visite guidate nella città fantasma. Per farlo, la Boganim lavora contemporaneamente su due piani, uno stilistico e l'altro narratologico. La sua macchina da presa si muove sinuosa e contemplativa fra la natura idilliaca della campagna ucraina della prima parte così come fra le rovine e i detriti contaminati della seconda, esplorando gli spazi attraverso carrelli e lunghi piani sequenza.
Al tempo stesso, la sceneggiatura raccoglie un insieme di dettagli storici sul disastro nucleare e sulla popolazione di Pripyat, integrandoli all'interno di piani narrativi paralleli (la storia sentimentale di Anija e il percorso nella memoria storica di Valerij), a loro volta scanditi da una cesura fra il giorno della fusione nucleare e gli eventi a dieci anni di distanza. È all'interno di questo incastro fra storia e racconto, indagine storica e immaginazione narrativa, che emergono gli squilibri di quest'opera prima. La Boganim accorda un peso diverso ai suoi protagonisti, dando maggiore rilievo al dissidio fra patria e futuro di Anija rispetto alla ricerca delle tracce del passato di Valerij. Questa diversa distribuzione manca proprio laddove dovrebbe risultare più efficace, ovvero nel corroborare la forza del film della giusta propulsione passionale e sentimentale. Purtroppo, in questo modo, le grandi ambizioni del film si disperdono dentro alla piccola cornice di un melodramma mancato.
La terra oltraggiata è una pellicola significativa e peculiare, che prende spunto dai tragici avvenimenti che sconvolsero l'Ucraina e il mondo intero dopo l'esplosione del reattore n.4 della centrale di Chernobyl nel 1986. Ma significativo è il fatto che la regista decide di distaccarsi dal creare una pellicola in stile documentaristico e si focalizza principalmente nel seguire [...] Vai alla recensione »