Titolo originale | The End of Violence |
Anno | 1997 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia, Germania |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Wim Wenders |
Attori | Bill Pullman, Andie MacDowell, Loren Dean, Gabriel Byrne, Traci Lind, Samuel Fuller Pruitt Taylor Vince, Udo Kier. |
Uscita | venerdì 27 febbraio 1998 |
Distribuzione | C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 16 giugno 2009
I personaggi: un produttore odiato da tutti (Pullman), sua moglie che lo odia a sua volta (Mac Dowell), un ricercatore informatico (Byrne), e altri mi...
CONSIGLIATO SÌ
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I personaggi: un produttore odiato da tutti (Pullman), sua moglie che lo odia a sua volta (Mac Dowell), un ricercatore informatico (Byrne), e altri minori. Il produttore viene rapito ma riesce a salvarsi. Soccorso da alcuni poveracci messicani si integra con loro e scopre che fare il giardiniere è meglio che avere il potere. Il ricercatore ha messo a punto un sistema di telecamere che tiene sotto controllo tutta Los Angeles prevenendo o scoprendo all'istante i crimini. Alla fine il produttore (che era stato informato dall'altro dunque ne era complice), rinuncia alla vecchia identità e con essa alla ricchezza e a tutto il resto, e se la cava. "Byrne" viene ammazzato. Decisive sono alcune frasi del protagonista, dette fuori campo: "i tuoi nemici arrivano per ucciderti, invece ti salvano". Significa che tutto non è prevedibile. La svolta arriva, ed è misteriosa, tu non puoi nulla. E poi c'è il solito pronunciamento di fede di Wenders, sempre terribilmente "serio", detto da una bambina: "lassù qualcuno ci guarda". Il regista fa dire al suo alter ego regista nel film "ma perché sono venuto a fare un film in America, devo essere impazzito". Accolto a Venezia senza le fanfare, in effetti questo film non le merita. Registriamo un passo indietro, rispetto al capolavoro Lisbon Story. Wenders si perde nelle spirali troppo complicate della sua ricerca umana e simbolica, nella chiave, che ormai dovrebbe abbandonare, immagine-film, che tutto filtra e decide. Involuzione pericolosa, astrazioni inutili e fastidiose. Peccato, perché noi riteniamo questo autore il maggiore del cinema mondiale, insieme a Scorsese. In virtù di questa stima preconcetta viene attribuita una buona valutazione.
In una america dedita alla sorveglianza piu' stretta attraverso delle telecamere,un produttore va avanti con solo film di violenza.Un giorno quando viene rapito ,si salva rimanendo vittima dell'assassinio dei due sequestratori.La moglie lo lascera' e intanto un suo amico che potrebbe toglierlo dai guai viene ucciso.Ma quale meccaniscmo oscuro c'e' dietro tutto questo?un poliziotto [...] Vai alla recensione »
Wim Wenders a cinquantun anni continua a sedurre i suoi spettatori e i giornalisti, anche se l'occasione è un film meno riuscito di altri e se, al di là delle chiacchiere problematico- promozionali, in The End of Violence (La fine della violenza) si alternano grandi momenti, semplicismi sentenziosi, thriller, immagini bellissime, ambiguità imperscrutabili, civetterie stucchevoli.