Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Amir Naderi |
Attori | Mark Greenfield, Nancy La Scala, Zach Thomas . |
Tag | Da vedere 2008 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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CONSIGLIATO SÌ
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Eddie Parker, sua moglie Tracy e suo figlio Mitch vivono in un piccolo appezzamento di terreno alla periferia di Las Vegas. Lui fa il gommista e s'impegna a star lontano dalle sale da gioco, lei fa la cameriera e s'impegna a far crescere l'erba in giardino e a coltivare pomodori biologici, nel tentativo di trovare la normalità, se felicità è chiedere troppo. Quando spunta un ex marine che dice di aver abitato da bambino nella loro casa e offre dei soldi per ricomprarla, il virus della tentazione penetra in Eddie, prolifera, ammorba, contagia e distrugge. Nulla sarà più come prima.
Amir Naderi, sessantenne ragazzino e indipendente doc, regista di racconti d'ossessione, di ricerca e di sfida (Marathon) -anche quando è persa in partenza- ha finanziato il suo Vegas: da una storia vera giocando nei Casinò della città proibita, esponendo al rischio se stesso e la sua creatura filmica, e aderendo in questo modo a una poetica della corrispondenza tra cinema e vita anche buffa ma più che mai autentica. In questo senso, innanzitutto, "da una storia vera".
Oasi nel deserto (del Nevada), Las Vegas è simbolo di opportunità e di illusione, di precarietà assoluta e modernissima; una scacchiera di cui la casetta con giardino dei Parker rappresenta un quadratino. Ma tanto basta: la casa, la terra, i soldi. La proprietà e l'opportunità di raddoppiarla facilmente. Ma il marine rilancia: bluffava, non è mai stata casa sua, ma c'è un tesoro sotterrato nel giardino. Ex giocatori raddrizzati, basta alcool e una sigaretta in due, i Parker ricascano (letteralmente) nella buca della dipendenza. La "febbre dell'oro" sale nel protagonista -l'ottimo Mark Greenfield- nonostante le cure del figlioletto preoccupato, ennesimo ragazzino del cinema contemporaneo costretto alla maturità precoce da un parentado adulto incapace di responsabilizzarsi. Più attento alla narrazione rispetto ad altri lavori dell'autore, il film offre una spiegazione, una verità sul tesoro, ma è superflua, è il gioco che conta, del denaro basta la chimera. C'è? Non c'è? Cosa "costa" tentare? Solo un colpo di badile, e poi la trivella e poi e poi, finché nel deserto ci si perde, coperti dalla sabbia e dalla polvere sollevate.
Naderi, l'iraniano che racconta l'America, non giudica il Nuovo Mondo ma la cara vecchia avidità, senza moralismo alcuno e anzi con un ghigno beffardo che invita a sua volta alla risata amara. Apologo, black short story, metafora talmente evidente da perdere il suo piano figurato per scendere, anche grazie alle riprese digitali quasi in tempo reale, a livello della più inquietante e quotidiana realtà. Quella che avremmo tutti sotto gli occhi, se solo scavassimo mezzo metro sotto terra.
Il film narra la vicenda di una "normale" famiglia di Las Vegas dove moglie e marito vedono dilapidati i propri capitali a causa della reciproca passione per il gioco d'azzardo. Tutto precipita quando un soldato racconta loro la storia della possibile presenza di un tesoro nel giardino della casa. Questo film mette in scena con realismo quanto già scritto in tanti romanzi [...] Vai alla recensione »