Bisio racconta il suo esordio alla regia L'ultima volta che siamo stati bambini, tratto dal libro di Fabio Bartolomei. Al cinema.
Vanda, Italo, Cosimo hanno dieci anni e, nonostante la Seconda guerra mondiale, conoscono ancora il piacere del gioco che condividono con l'amico Riccardo che è ebreo. Il giorno in cui scompare decidono che non si può attendere: i tedeschi, che devono averlo portato via con un treno, debbono essere resi consapevoli del fatto che il loro amico non ha alcuna colpa per cui essere punito. Si mettono quindi in marcia seguendo la strada ferrata. A cercare di raggiungerli ci sono Vittorio, fratello di Italo e milite fascista che ha subìto una ferita, e la suora dell'Istituto per gli orfani che ospita Vanda.
L'ultima volta che siamo stati bambini è un'elegia all'amicizia in tempo di guerra e a quella difficile, bellissima lotta che è - in qualsiasi epoca - crescere e diventare adulti. Nel primo film di Claudio Bisio regista, tratto dal libro di Fabio Bartolomei, troviamo una storia che valeva la pena raccontare. E una storia trasformata in un esordio alla regia grazie ai "bambini giusti", come racconta Bisio stesso in questa intervista realizzata in collaborazione con Maremosso, magazine Feltrinelli.