Il regista dà vita a un lavoro che mescola allegramente dati biografici, immaginazione e situazioni e personaggi ispirati ai testi teatrali. Da giovedì 4 luglio al cinema.
di Roberto Manassero
Dopo l'incendio che nel 1613, durante la rappresentazione del dramma storico Enrico VIII, ha completamente bruciato il Globe Theatre, William Shakespeare, all'apice della fama come scrittore, fa ritorno alla sua Stratford-upon-Avon. Qui ritrova l'amico Henry Wriothesley e soprattutto la famiglia da cui è sempre fuggito, la moglie Anne Hathaway e le figlie. Il ritorno a casa offre allo stanco e anziano scrittore l'occasione di fare i conti con la morte del figlio Hamnet, che si è sempre rifiutato di accettare, e soprattutto di ripensare alla sua stessa vita, che potrebbe diventare il soggetto della sua ultima commedia.
«Volevamo fare quello che Shakespere ha sempre fatto infinite volte nei suoi drammi storici. Non ne sapeva nulla di quello che era successo nella vita priva di Giulio Cesare o dietro le porte della sua abitazione, ma era a conoscenza delle date e il resto lo riempiva con l'immaginazione. Inoltre, nei suoi play ha spesso parlato di gemelli e figli perduti e negli ultimi anni di vita ha scritto opere che parlavano del desiderio di riunire famiglie divise».