Fa piacere constatare che al nostro Scialla! di Francesco Bruni il Busan Film Festival riserva addirittura lo Haneulyeon Theater in fascia pomeridiana. Una vetrina di grande prestigio per un film già passato a Venezia con una buona accoglienza e che con la sua attitudine easy – come da titolo – può far leva sui diversi tratti che accomunano i due popoli peninsulari, coreano e italico. Ancora Italia con Là-Bas, altro transito veneziano: faccenda di immigrazione e criminalità, duro e privo di compromessi, potrebbe trovare terreno fertile a Busan. E rimanendo su Venezia, per il nostro paese erano stati presentati nei giorni scorsi anche Terraferma di Emanuele Crialese, altro film sul delicato tema dell'immigrazione, e Missione di Pace dell'esordiente Francesco Lagi, tagliente critica in forma di commedia alle missioni militari all'estero. Da segnalare, poi, anche il Villaggio di cartone di Ermanno Olmi e l'esordio dei fratelli De Serio con Sette opere di misericordia, dramma intimistico incentrato sulle figure di un anziano solo (Roberto Herlitzka) e di una giovane clandestina rumena (Olimpia Melinte).

Ma il sesto giorno del BIFF è soprattutto la giornata di Luc Besson e di Yonfan, strana coppia di ospiti d'onore. Entrambi terranno una lezione di cinema (come la Huppert nei primi giorni del festival), chance rara di scoprire segreti reconditi dalla viva voce degli autori; ma se per vedere all'opera il primo occorre attendere un altro giorno, Yonfan è uno dei due autori oggetto di retrospettiva in questa sedicesima edizione del BIFF. Sovente sottovalutato e considerato al più come uno stravagante esteta, Yonfan è autore che merita l'attenzione che gli viene riservata dal Busan Film Festival. Nella giornata odierna per la retrospettiva vengono proiettati Colour Blossoms – la sua escursione più esplicita nell'erotismo, ambigua e sensuale – e In Between, in cui Yonfan dirige solo uno dei tre episodi, valorizzando al massimo i personaggi femminili, in un cast che vanta alcune delle più belle attrici della Hong Kong anni '90, come Maggie Cheung o Wu Chien-lien.
Passando alla sezione "Panorama", erotismo anche nello sperimentale Red Vacance Black Wedding, sorta di mockumentary in due episodi intrecciati e diretti da due registi differenti, Park Chul-soo (Green Chair) e Kim Tai-sik (Driving with My Wife's Lover). Lavoro collettivo anche KISSES, dove i registi (e relativi episodi) sono ben otto, con un budget a disposizione di soli 30000 dollari. Perlopiù freschi di università o assistenti alla regia di grandi film della new wave coreana, tra questi otto si nasconde di certo un talento destinato a qualcosa di importante negli anni a venire.

Lo spazio all'aperto del BIFF Theater, invece, è lasciato al toccante rapporto tra un uomo e un cane di Star Watching Dog, rivissuto in flashback ricostruendo la vicenda di ambedue, trovati morti in una foresta di Hokkaido. Ricordo che chiama ricordo, coinvolgendo anche chi li ha ritrovati e la sua infanzia, in un contrasto insanabile tra la sincerità dell'affetto tra uomo e animale e l'orrore di una società sacrificata sull'altare della competitività. Tema di disagio sociale tipicamente nipponico, fatto suo da Takimoto Tomoyuki (Soup Opera).

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