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Cala il sipario, standing ovation per Müller e Baratta

Alla conferenza di chiusura della Mostra gli applausi per i due.
di Ilaria Ravarino

In foto il Presidente della Mostra Paolo Baratta e il Direttore artistico Marco Müller.
Marco Müller (70 anni) 7 giugno 1953, Roma (Italia) - Gemelli.

lunedì 12 settembre 2011 - Incontri

Ci consideriamo molto umilmente vincitori»: cala il sipario sulla 68ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e parte un applauso scrosciante, da standing ovation, per un'edizione che ha accontentato (quasi) tutti. Paolo Baratta, Presidente della Biennale, non ha nessuna intenzione di nascondere la soddisfazione. Ieri, nella tradizionale conferenza di chiusura del festival, ha incassato accanto al Direttore del Festival Marco Müller un successo che corona il loro ultimo mandato, in scadenza a dicembre: «È stata una grande vittoria sulle circostanze, sulle sfide, sui tranelli tesi intorno a noi – ha esordito un entusiasta Baratta - e di questo sono grato a tutti. Perché mai, come quest'anno, c'è stata coerenza e sintonia di intenti. La 68ª edizione sarà ricordata come la mostra dello scatto d'orgoglio, del colpo di reni». E la Mostra si sottrae così, con estrema classe, al gioco al massacro tra i festival nazionali (vedi alla voce: Festival di Roma) e internazionali (l'arcinemica Cannes): «Non abbiamo complessi di inferiorità. Li abbiamo forse avuti gli anni scorsi, ma non ora – ha detto Baratta - Ormai la nostra struttura si qualifica per qualità e storia. E abbiamo tutti un senso di grande, grande vittoria sulle circostanze». Applausi. E davanti alla platea di giornalisti, per l'ultima volta, Direttore e Presidente fanno i conti in tasca ai premi, alle selezioni, alle inevitabili polemiche in coda: «Se saremo riconfermati? Abbiamo già chiesto pietà ai giornalisti su questo argomento. Sicuramente ci vedremo l'anno prossimo. Magari ci vedrete passeggiare per il Lido...».

Polemiche/Il Concorso

Una Mostra «agli antipodi» secondo Marco Müller, soddisfatto per il mix di glamour, star, arte sofisticata, risate e intelligenza in selezione. Ma una Mostra che premia anche l'Italia, con Terraferma di Crialese, e lascia fuori dal podio il maestro Polanski con Carnage, non è comunque immune dalle critiche.

Müller e l'Asia, una storia infinita: «Già so che qualcuno scriverà: l'Asia, ossessione di Marco Müller, trionfa al Lido. Ma io avrei tanto voluto veder premiato La Talpa».

Müller e gli italiani, colpo di fulmine: «Troppi italiani in cartellone? Cannes e Berlino fanno lo stesso: hanno 31-32 lungometraggi nazionali. E riguardo ai premi, abbiamo anche ipotizzato un Osella alla sceneggiatura per Quando la notte, il film di Cristina Comencini».

Müller e il mistero di Polanski: «La Giuria è stata subito conquistata da Faust. È stato il primo titolo che hanno visto e poi lo hanno voluto rivedere in sala con il pubblico. Così come da subito avevano deciso che Terraferma avrebbe preso un premio. Polanski non ha ricevuto premi? Il perché dovreste chiederlo a loro, ma credo che abbia prevalso la consapevolezza che a lui potesse andare solo il Leone d'Oro. Anche io mi sono chiesto come mai, se i premi erano pochi, non avessero voluto assegnargli il Leone per l'insieme dell'opera. Però, quando ho ipotizzato quel premio per Cronenberg, il maestro ci ha fatto sapere di non averne bisogno».

Baratta e il mistero di Polanski: «Il fatto che ci siano pochi premi costituisce il pepe della Mostra. Il pepe è una spezia e come tutte le spezie qualche volta aggiunge sapore, qualche volta rovina il piatto».

Müller e le dietrologie sul mistero di Polanski: «Medusa si lamenta per il mancato premio a Polanski? Tutti i distributori italiani che tornano a casa senza premi sono scontenti. Ma se è per questo, Medusa dovrebbe essere dispiaciuta anche per la mancata vittoria di un altro bellissimo film da loro distribuito, ovvero La Talpa. E comunque, al di là dei premi, l'effetto promozionale della Mostra sui film non c'è. E comunque mai come quest'anno gli articoli e le critiche sui film sono stati buonissimi».

Polemiche/ Il Buco

Baratta fa progetti: «Se c'è un problema, è quello delle sale. Sono troppo poche, alla Mostra ne occorrono almeno altre due: c'è un progetto di una da oltre mille posti ed una da 600. Per l'anno prossimo, intanto, si potrebbe anche restaurare la Sala Darsena».

La Mostra (ancora) con il buco: «Come e quando si potrà riutilizzare quello spazio occupato dal cantiere non dipende da noi. Per l'anno prossimo mi piacerebbe almeno che sgombrassero l'area dai detriti, così potremmo allestire, senza scavare, un'altra sala provvisoria».

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