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Richard Gere: 60 anni

Uno che in età pensionabile può ancora giocare al dottore (T) con le donne.
di Alberto Beltrame

Just a gigolo?
Richard Gere (Richard Tiffany Gere) (74 anni) 31 agosto 1949, Filadelfia (Pennsylvania - USA) - Vergine.

lunedì 31 agosto 2009 - Celebrities

Just a gigolo?
Il buon Riccardo che piace alle donne. Sex symbol da una vita, lo sappiamo. Uomo del desiderio, icona di Hollywood, buddista in terra occidentale. Tutte cose note. Quello che pochi sanno, o vogliono ammettere, è che Richard Gere è anche un attore niente male. Uno che ha lavorato con registi del calibro di Altman, Coppola, Malick, Schrader, Haynes e addirittura Kurosawa. E, chissà perché, di questo non se ne parla mai.
Oggi compie 60 anni. I capelli bianchi li ha già da un pezzo. Così come i dolori alla schiena e i soliti rimpianti per il passato. È uomo come gli altri, si spera. In ogni caso questo non gli pesa troppo. Non gli può pesare, lui è uno tra gli attori più amati, il divo per eccellenza. Famoso in tutto il mondo e conosciuto da tutti. Perché tutti, voglia o meno, si sono sorbiti Pretty Woman e Ufficiale e gentiluomo. Tutti. Non c'è via di scampo, sono gli imprescindibili della storia del cinema. Che poi siano film pieni di retorica piagnucolosa non importa. Il cinema è anche pura estasi divistica, genuino e ridicolo strapparsi capelli di donne. Il cinema è emozioni forti, troppo forti, senza ragione. Richard Gere è, in questo senso, davvero l'emblema di un certo essere del cinema. Quello più commerciale si direbbe, ma non è così. Non nel suo caso specifico.
Richard Gere quindi. Bene, cosa dire alla fine su quest'uomo? Pensare ad una rivalutazione in chiave attoriale pare quantomeno strano. Si, perché lui non ne ha bisogno. Essere icona vuol dire molte cose. Vuol dire anche essere l'oscuro oggetto del desiderio e contemporaneamente venir trascurati per quella che è poi l'essenza vera del proprio mestiere. E pure Gere più volte ha mostrato le sue capacità. La sua carriera è gloriosa e allo stesso tempo impantanata paradossalmente dai suoi successi. Senza scampo, sempre agli apici della celebrità. Aver lavorato con Kurosawa e Malick e non aver fatto Pretty Woman non sarebbe stata la stessa cosa. Sarebbe visto, magari, come un grande attore ma, lo si sa, essere bravo non basta. Però, così tanto per dire, ricordiamo che il neosessantenne è uno di quelli che ha fatto lo storia del cinema che conta. Non solo uno che posa davanti ai fotografi. Non solo, ma è anche quello. Altrimenti non saremmo qui a scrivere su di lui.
Rapsodia per un 31 agosto
Nasce a Philadelphia il 31 agosto del 1949. Negli anni Settanta comincia la sua carriera, prima a teatro e poi lavorando per la tv. L'esordio al cinema avviene nel 1975, con una piccola parte in Rapporto al capo della polizia di Milton Katselas. E solo tre anni dopo ottiene già la parte di protagonista in I giorni del cielo, capolavoro secondo di Terrence Malick. Si può dire che si apre così per lui un periodo "autoriale", nel quale si trova nel giro di pochi anni a lavorare con registi come Schlesinger, Lumet, Coppola, Mulligan e, soprattutto, Paul Schrader. E grazie a quest'ultimo Gere diventa quell'icona eterna che ancora oggi è. Grazie a un film, un successo divistico come pochi altri. Si tratta di American gigolo, siamo nel 1980. Richard Gere è Julian il mangiatore cinico di femmine. Il pickpocket del sesso, l'innocenza nel peccato. Esplode così il suo mito e, a seguire, lo sfruttamento commerciale del suo sex appeal. Lo dimostra l'anno successivo con un altro successo: Ufficiale e gentiluomo. Fino ad arrivare alla consacrazione definitiva nel 1990. Ovviamente è l'anno di Pretty Woman, il più grande successo della sua carriera. Successo replicato anche a distanza d'anni quando, nel 1999, recita ancora a fianco di Julia Roberts per Se scappi, ti sposo, piccolo specchio (in)fedele di Pretty Woman.
Nel 1991 invece l'incontro con Akira Kurosawa per quel gioiello trascurato di Rapsodia in agosto, penultimo film del grande regista giapponese. Mentre nel 2000 lavora con Robert Altman ne Il dottor T e le donne. Ancora grande cinema per lui nel 2002 dove fa la parte del cattivo nel celebrato musical Chicago. E nel 2007 prende i panni di Bob Dylan (una delle tante anime di Dylan) in Io non sono qui, sotto la direzione di Todd Haynes. Cinema importante, cinema davvero importante.
I 60 anni di Richard Gere, si è detto. Solo un'occasione, ancora, per ricordare la sua presenza, costante permanenza, nel mondo dell'immagine in movimento. Un'onda, ondulante come i suoi capelli che lo hanno reso irresistibile. Un'onda, tra il fascino e la fascinazione. Tra un cinema che ti rende mito e un cinema che resta impresso nella memoria. Richard Gere, colui per il quale ogni parola spesa non serve. Richard Gere, divo eterno ed eterno personaggio di culto.

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