American Hustle - L'apparenza inganna |
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Un film di David O. Russell.
Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence.
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Titolo originale American Hustle.
Drammatico,
durata 138 min.
- USA 2013.
- Eagle Pictures
uscita mercoledì 1 gennaio 2014.
MYMONETRO
American Hustle - L'apparenza inganna
valutazione media:
3,56
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La nuova Hollywood tra dramma, humor e stile '70di Nik DecoFeedback: 921 | altri commenti e recensioni di Nik Deco |
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martedì 28 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
È con quasi scontata leggerezza che David O. Russell (The Fighter, Il Lato Positivo) porta nei cinema la sua ultima fatica, American Hustle, pellicola che racconta la reale operazione ABSCAM, che alla fine degli anni settanta portò all’arresto di personalità politiche statunitensi da parte dell’FBI, mescolando sapientemente una capillare e costante tensione drammatica al più spregiudicato genere satiresco americano. Irving Rosenfeld (Christian Bale), insieme alla socia e compagna Sydney Prosser (Amy Adams), per anni riesce a presentarsi come un onesto mediatore finanziario, promettendo a disperati individui grandi cifre in cambio di cifre piccole, senza tuttavia corrispondere mai nulla. Incastrati dall’FBI, i due truffatori collaboreranno con quest’ultima e con l’agente Richie DiMaso (Bradley Cooper), per incastrare diversi membri del congresso e l’eccentrico sindaco di Camdem, Carmine Polito (Jeremy Renner), districandosi tra mafia, improbabili sceicchi e bizzarri individui. Il regista, manipolando sapientemente i diversi fili conduttori della pellicola, riesce a creare un’opera di profonda solidità, animata da un’etica di ferro, che pur stazionando al confine fra drammaticità e umorismo americano, ha il merito di non sbilanciarsi mai verso l’uno o l’altro polo. All’interno di questa cornice narrativa si inserisce uno dei temi più cari a O. Russell, esaminato già nei due precedenti lavori del regista: il conflitto fra la finzione umana e la realtà quotidiana e, in un’ottica più diversificata e caratterializzata, le implicazioni conseguenti a relazioni forzate interpersonali, dove ognuno persegue, più che obiettivi comuni, il proporre persistentemente ciò che non è. Ognuno dei personaggi del film, con le proprie peculiarità e particolarità, risulta vegetare in uno stato di inerzia etica che porta solo all’aggirare le difficoltà della vita quotidiana per mantenere inalterato lo status quo, il sistema di relazioni turbato tuttavia da eventi del destino. E se l’inserzione di finzioni personali in una realtà eterogenea e mutabile ha come primo scopo il reggere in piedi il più possibile la stessa finzione, ha come effetto inaspettato il totale annientamento dei piccoli mondi personali e la costante costruzione di nuove realtà in perenne mutamento. Ciò si riscontra nel finale della pellicola: l’obiettivo dei personaggi, l’oggetto del desiderio ricercato come bene assoluto (per quanto materiale), si dissolve portandosi dietro i delicati rapporti umani bilanciati sul filo del rasoio. E, in conclusione, risultano duraturi proprio quei rapporti incrinati, se non spezzati, dal mutare dello status quo (l’unica realazione che infatti sopravvive è quella di Irving e Sydney, mentre i desideri degli altri personaggi vengono sistematicamente spezzati e sostituiti da altri, secondo un sistema costruito secondo mere vanità umane). Dal punto di vista tecnico, il film risulta ben costruito, con una regia a stampo vivamente tarantiniano (si veda a tal proposito la scelta di determinate inquadrature, come la ripresa del portabagagli dell’auto di Polito) e un’eccentricità trapelante da ogni parte della pellicola (dalla colonna sonora stile anni ’70 al trucco e alle acconciature palesemente innaturali, ma che ben si adattano alle atmosfere comico-grottesche del film). Ma il successo del film è da attribuire sostanzialmente agli attori, che in perfetta forma si rivelano la chiave di vittoria dell’indubbiamente miglior film di O. Russell, dal “piccolo” ma essenziale ruolo di Jennifer Lawrence, moglie di Irving, fino al prestante ruolo di Bale, portando sullo schermo una sceneggiatura comica ma mai banale, profonda ma mai greve né ampollosa. Meritate le 10 candidature agli Oscar (tra cui miglior film, miglior regista, le nomination per i quattro attori e per la miglior sceneggiatura originale) e i 3 Golden Globe vinti, come miglior film commedia, miglior attrice (Adams) e miglior attrice non protagonista (una più che mai bizzarra e smagliante Jennifer Lawrence). American Hustleè un film di persone ordinarie che quotidianamente cercano di arrangiarsi per vivere, costruendo e smantellando sistemi di vita e di relazioni, in base alle necessità e alle circostanze.
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